ERNST SCHLEIERMACHER – STORIA DELLA RESURREZIONE DI CRISTO FINO ALL’ASCENSIONE
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FRIEDRICH DANIEL ERNST SCHLEIERMACHER,
STORIA DELLA RESURREZIONE DI CRISTO FINO ALL’ASCENSIONE
Cristo appare alle donne e dice loro che devono invitare i discepoli in Galilea, dove essi avrebbero potuto vederlo; poi viene inserito il racconto delle guardie e il tutto si conclude con un: se ne andarono tutti in Galilea. Che gli apostoli abbiano visto molte volte Cristo in Gerusalemme.
Cominciamo questa seconda parte del terzo periodo della vita di Gesù con una osservazione generale. È noto che contro questi racconti della resurrezione e dell’ascensione di Cristo sono state fatte grandi critiche e che gli oppositori del cristianesimo si sono dati da fare molto in questo ambito, soprattutto per indicare le incoerenze nei racconti della sua resurrezione.
Queste incoerenze non sono certamente da negare, ma esse sono una realtà che compare ampiamente anche nelle prime parti della vita di Cristo, tanto che è soltanto una unilateralità e una premeditazione del tutto inconseguente il fatto che gli avversari pongano la storia evangelica in modo che il passato avrebbe la sua coerenza, ma poi sarebbe incominciata la falsità.
Quelle incoerenze si trovano pure nelle restanti parti della vita di Cristo, ad esempio nel racconto della singolare permanenza di Cristo in Gerusalemme secondo i tre Evangeli, e anche in altri racconti più lunghi. Queste contraddizioni derivano tutte da un unico elemento. Indubbiamente l’interpretazione è poggiata su un fondamento: si potrebbe addirittura pensare e spiegare anche per altri racconti che ciò può pure avvenire, perché se il racconto viene fatto da uno, costui non racconta tutto in maniera così completa da non dover poi ampliare qualcosa; se sono due a raccontare, questo ampliamento potrebbe moltiplicarsi, anche se qui non si sarebbe dovuti arrivare a questo, perché questi racconti sarebbero, ad ogni buon conto, racconti ispirati.
Già a partire da questo presupposto si potrebbe dire: per quel che riguarda i racconti evangelici non si può urgere al massimo ciò che si può addurre per altri. Ma se si dovesse attuare ciò in modo globale, allora si arriverebbe di conseguenza ad affermare che non ci sono racconti ispirati, ma racconti per i quali, così come sempre essi vengono enunciati, non può essere fatto un qualche uso letterale dell’ispirazione, perché sarebbe un controsenso. .
Perciò abbiamo qui da fare la stessa osservazione nei confronti del racconto della resurrezione e dobbiamo affrontare il problema nella medesima maniera. Va poi tenuta presente anche la solita differenza tra il Vangelo di Giovanni e gli altri tre Evangeli e qui non posso fare altra osservazione che questa: che il Vangelo di Giovanni è la relazione di un testimone oculare, scritta di getto. I primi tre Evangeli sono una raccolta di parecchi racconti sorti singolarmente. Se si confrontano i singoli momenti, nei diversi Vangeli, si trovano chiaramente differenze che sono vere enantiofonie e quindi vere contraddizioni, che non si possono risolvere in modo reale, ma solo in modo ipotetico.
Ma queste emergono soprattutto lì dove si raccontano da parte di testimoni oculari particolarità che vengono riprese poi da altri, lì dove uno riempie la penuria del racconto con congetture proprie o di altri, così che si può certo estrapolare il fatto dal racconto, ma insieme si possono trovare le loro incongruenze a partire dalle loro fonti, attraverso congetture e ricerche critiche. Ciò si ripete in tutti i casi simili. E ciò non avviene in alcun modo soltanto per qualche singola data, ma anche per le idee generali che stanno sullo sfondo, per cui appare giusto che ce le poniamo davanti e che si chiarifichino. .
Matteo inserisce questa parte in un unico capitolo, di cui di nuovo il racconto dell’inizio comprende la metà dell’intero. Il filo conduttore sta in questo: Cristo appare alle donne e dice loro che devono invitare i discepoli in Galilea, dove essi avrebbero potuto vederlo; poi viene inserito il racconto delle guardie e il tutto si conclude con un: se ne andarono tutti in Galilea. Che gli apostoli abbiano visto molte volte Cristo in Gerusalemme, l’evangelista non lo riferisce, così come viene trascurato anche ciò che ci raccontano Luca e Giovanni, cosicché dobbiamo dire di nuovo: non è possibile che questa redazione provenga da uno dei dodici apostoli, se non c’è in essa la volontà di sconfessare apertamente le altre falsità; allora vuol dire che necessariamente dobbiamo ricondurre questo racconto ad un’altra fonte diversa da quella apostolica. Se si vuoi capire, fin dal primo momento, come è annunciata la resurrezione, come Cristo compare alle donne, la tendenza del racconto è unilaterale e mira, da una parte, a far capire l’incredulità dei giudei e il fatto di trattare tutto come una favola da parte dei sommi sacerdoti e, dall’altra, a far capire il fatto dell’annuncio degli apostoli secondo il comando che Cristo aveva loro dato.
Storicamente la cosa non si può affrontare, poiché non si racconta affatto dove il Cristo sia andato.
(L’autore) I filosofi e Cristo – autore: Friedrich Daniel Ernst Schleiermacher
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