Archive pour le 2 juin, 2015

Iconostasis, Washington’s St Nicholas Cathedral

Iconostasis, Washington’s St Nicholas Cathedral dans immagini sacre st-nicholas-8
https://ryanphunter.wordpress.com/tag/russian-iconography/

Publié dans:immagini sacre |on 2 juin, 2015 |Pas de commentaires »

LAVORO E FESTA – TRATTO DA « LETTERA AI CERCATORI DI DIO »

http://www.donboscoland.it/articoli/articolo.php?id=125086

LAVORO E FESTA

TRATTO DA « LETTERA AI CERCATORI DI DIO »

Il lavoro è un diritto e una responsabilità. Nel lavoro entrano in gioco la nostra dignità di persone, il senso e la qualità della nostra vita, l’esercizio quotidiano della nostra relazione con gli altri. Ne siamo convinti e non abbiamo bisogno che qualcuno ce lo ricordi. Guardiamo con senso di preoccupazione e di rimprovero le persone che hanno poca voglia di lavorare.

3. LAVORO E FESTA
Il lavoro è un diritto e una responsabilità. Nel lavoro entrano in gioco la nostra dignità di persone, il senso e la qualità della nostra vita, l’esercizio quotidiano della nostra relazione con gli altri. Ne siamo convinti e non abbiamo bisogno che qualcuno ce lo ricordi. Guardiamo con senso di preoccupazione e di rimprovero le persone che hanno poca voglia di lavorare.
Percepiamo la difficoltà e perfino il dramma di chi non riesce a trovare lavoro. La negazione del diritto al lavoro, di cui soffrono ancora tante donne e uomini di questo tempo, specialmente fra i giovani, non può lasciarci indifferenti.
Come discepoli di Gesù, il Figlio di Dio che “ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo” (Concilio Vaticano II, Costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, 22), riconosciamo al lavoro una grande dignità, un significato profondo. Vogliamo perciò interrogarci insieme sul suo significato, per comprendere meglio questa dimensione importante della nostra esistenza e le attese che essa porta con sé.
Perché il lavoro?
Per il lavoro impegniamo la maggior parte della nostra esistenza. Se perdiamo il senso del lavoro, perdiamo il senso stesso della nostra vita. Veniamo da esperienze e da modelli di tessuto sociale in cui il lavoro era gravato da condizioni disumane: dannoso alla salute, carico di pericoli, segnato da orari insopportabili, pagato in nero. Oggi, certamente, molte cose sono cambiate, anche se non sempre e non per tutti.
Affiorano però problemi nuovi, connessi alla globalizzazione, alla delocalizzazione, alla concorrenza, alle difficoltà delle imprese, alle ricorrenti crisi economiche. È cresciuto il livello medio della ricchezza, ma nel contempo si sono allargate le aree della povertà e dell’emarginazione. La forte innovazione tecnologica ha spesso determinato nel lavoratore insicurezza sul suo posto di lavoro e incertezza sul destino della sua professionalità. Ne deriva una sete di giustizia e di dignità, sempre più diffusa ed esigente.
In quali condizioni lavorare, per non diventare schiavi del lavoro e perché in esso si esprima la nostra dignità di persone? Ce lo chiediamo con l’ansia di chi non si accontenta di parole e riconosce di affrontare questioni vitali, personali e sociali. Non viviamo per lavorare, ma lavoriamo per vivere. Non lavoriamo per fare soldi – o almeno non dovremmo farlo solo per questo -, lavoriamo per vivere dignitosamente. Non lavoriamo solo per noi, ma per far vivere coloro che non sono ancora in grado di lavorare, i bambini, e coloro che non possono più lavorare, gli anziani. Il lavoro deve servire a realizzare la nostra dignità di persone. Non è una merce che si compra e si vende, ma un’attività umana libera e responsabile.
La crescita in consapevolezza e in responsabilità ci ha aiutato a scoprire un’altra ragione del nostro lavoro: lavoriamo per il benessere della collettività e dell’umanità in generale. In tal senso, il lavoro è un obbligo morale verso il prossimo: in primo luogo verso la famiglia, poi verso la società a cui si appartiene, la nazione di cui si è cittadini, l’intera famiglia umana. Noi siamo eredi del lavoro delle generazioni che ci hanno preceduto e insieme costruttori del futuro di coloro che vivranno dopo di noi.
Quanti riconoscono orizzonti più alti di quelli che costruiamo con le nostre mani e collocano, in qualche modo, il riferimento a Dio creatore nella loro esperienza quotidiana, individuano un’ulteriore ragione del lavoro umano. A noi pare importante e offre un respiro di speranza alla nostra fatica, anche se ci rendiamo conto di quanto questa visione possa essere esigente: mediante il lavoro l’uomo collabora con Dio nel portare a termine la creazione.
Lo riferisce una delle prime pagine della Bibbia. Dopo aver creato il mondo, Dio comanda all’uomo e alla donna: “Riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo…” (Genesi 1,28). Soggiogare la terra vuol dire prendere possesso dell’ambiente e governarlo, rispettando l’ordine posto in esso dal Creatore e sviluppandolo a proprio vantaggio, per soddisfare i bisogni propri, della famiglia e della società. In questo consiste l’impresa della scienza e del lavoro per umanizzare il mondo, al fine di farne la dimora dell’uomo, una casa di giustizia, di libertà e di pace per tutti.
Quando Dio ha creato il mondo, non lo ha creato compiuto: la creazione non è finita.
L’uomo ha preso possesso lentamente della terra, forgiandola, adattandola alle sue esigenze, sviluppando le potenzialità del creato per il suo bene e per la gloria di Dio. In modo particolare oggi stiamo assistendo a trasformazioni impensabili fino a pochi decenni fa. Esse ci fanno vedere come l’uomo abbia capacità sconfinate, di cui sono strumento le nuove tecnologie.
Non siamo però padroni del creato. Dobbiamo collaborare con Dio nel portarlo a compimento, rispettando la natura e le leggi insite in essa. Dio ci ha affidato il creato, perché potessimo custodirlo e perfezionarlo, non per sfruttarlo e manipolarlo a nostro piacimento. Ce lo ricorda ancora il libro della Genesi: “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse” (2,15). Il lavoro – vissuto in condizioni rispettose della giustizia e della dignità umana, oltre che dell’ambiente affidatoci dal Creatore – è la via in cui l’uomo realizza questo compito.

Problemi e sfide
Nel mondo del lavoro, però, non mancano le contraddizioni e i problemi: “Va bene lavorare – osserva qualcuno – ma con questi ritmi e con questa tensione non c’è più tempo né per me, né per la mia famiglia”. Molti giovani sono costretti a constatare: “Dicono che ogni uomo ha diritto a un lavoro, ma da tempo non riesco a trovare un’occupazione che mi dia garanzie”. Non è facile trovare le parole adeguate per confrontarsi con queste sfide. Del resto, le parole da sole non bastano. Ci vogliono fatti. Quali? Come possiamo produrre fatti nuovi in un contesto sociale quale è quello che spesso sperimentiamo, dove valgono regole e dominano logiche, che tante volte calpestano la dignità della persona umana e il suo diritto al lavoro?
Non è difficile constatare come, purtroppo, la cultura occidentale abbia messo alla base dell’idea del lavoro una prospettiva economicistica e materialistica, che finisce con il riservare il primato al denaro. Questo è uno dei più gravi errori del nostro tempo, da cui deriva un principio perverso nella vita sociale: avere sempre di più, secondo la logica per cui la ricchezza deve produrre nuova ricchezza e bisogna perciò tendere sempre al massimo profitto.
Una delle conseguenze più tragiche è sotto gli occhi di tutti: uno sviluppo squilibrato, che crea diverse velocità di crescita, per cui i popoli ricchi diventano sempre più ricchi e i popoli poveri sempre più poveri. Questa disparità va accentuandosi anche tra le componenti di una stessa comunità.
Non tutto, però, è così. A uno sguardo attento si offrono certamente non poche realizzazioni positive, che rassicurano il nostro impegno e alimentano la nostra speranza.
Possiamo dirlo con consapevolezza proprio guardando al nostro popolo, ricco di tante persone impegnate e coraggiose, che hanno saputo trasformare le terre più aride e rendere i contesti di produzione più difficili luoghi di umanità benestante, promuovendo la qualità della vita di tutti.
Tanto però resta ancora da realizzare. Siamo consapevoli che molto di quello che c’è da fare riguarda la direzione e il senso del nostro impegno, la qualità del nostro lavoro e dell’ambiente in cui esso si svolge, la sicurezza che prevenga ogni possibile danno ai lavoratori. Abbiamo tutti domande inquietanti e possediamo frammenti di risposte concrete.
Condividendo le une e le altre, possiamo progettare un futuro forse più felice del presente, da condividere come protagonisti.

La dignità di chi lavora e la festa
Tra domande e risposte che toccano il lavoro e la nostra responsabilità verso gli altri e
verso il creato, trova collocazione un’esigenza che è ormai patrimonio di quasi tutta l’umanità, almeno sul piano teorico. La tradizione cristiana la sottolinea con forza: è l’esigenza del riposo e della festa.
Sì, c’è un modo concreto per esprimere la dignità di chi lavora: sospendere l’attività lavorativa con il riposo settimanale, a somiglianza di Dio che, dopo avere creato il mondo, si riposò. L’uomo partecipa al lavoro e al riposo di Dio: entrambi sono per lui una benedizione e un dono, fecondi di vita e necessari per affermare la dignità della persona umana.
Il riposo settimanale non ha solo lo scopo di far recuperare le forze fisiche, al fine di lavorare di più e meglio nei giorni seguenti: questo sarebbe il riposo dello schiavo. Riposare e celebrare la festa sono espressione della “libertà” dell’essere umano, esperienza di comunione in famiglia e di incontro fraterno nella comunità, possibilità di ravvivare la relazione con la natura. Per i cristiani il riposo e la festa domenicali sono in modo particolare partecipazione alla vita del Signore Risorto, anticipazione e pregustazione della vita futura nella comunità radunata nel suo nome. Partecipando all’Eucaristia domenicale i cristiani sono chiamati a liberarsi dall’idolatria del denaro, del possesso, del lavoro ossessivo e a crescere nella sobrietà e nella solidarietà con i più deboli.
Certo, è più facile dirlo che farlo. La realtà sociale e la trama intricata in cui essa si svolge, esige da tanti uomini e donne una disponibilità che non consente giorni vuoti o tempi rigidi. La festa e il riposo restano per molti un’aspirazione, troppo lontana per essere sperimentata. Ma non è giusto rassegnarsi e non ci aiuta a crescere in umanità constatare le esigenze, senza venirvi incontro e immaginare alternative. Dobbiamo cercarle insieme, mettendo a frutto fantasia, amore, competenza e responsabilità. In questa ricerca tutti siamo chiamati a collaborare, perché la posta in gioco riguarda tutti. E lo sguardo della fede ci è di grande aiuto.

(Teologo Borèl) Giugno 2009 – autore: Conferenza Episcopale Italiana

Publié dans:lavoro, LAVORO E FESTA |on 2 juin, 2015 |Pas de commentaires »

AMARE DIO

http://www.clerus.org/pls/clerus/cn_clerus.h_centro?dicastero=2&tema=7&argomento=33&sottoargomento=0&lingua=3&Classe=1&operazione=ges_formaz&vers=3&rif=102&rif1=102lunedi

AMARE DIO

(Biblioteca Pastorale Vocazionale)

(da Clerus.org)

Chi non sente il desiderio di attuare la propria vocazione, qualunque essa sia, e vivere la vita in pienezza? Chi non ha mai sognato di giungere alla piena identità con se stesso, con il proprio essere? Acquistare la piena maturità in Cristo è l’anelito segreto di ogni cristiano. E proprio questo desiderio di pienezza di vita che spinge l’uomo a porsi in cammino e a intraprendere il « santo viaggio » verso la completa attuazione di ciò a cui è chiamato.
Come riamare Dio da cui ci scopriamo immensamente amati? Ci sarà un modo semplice e attuale per compiere l’itinerario di crescita spirituale a cui il Vangelo ci chiama, e così giungere a rispondere all’Amore con quella pienezza di amore a Dio che è la santità e l’integrale maturità umana di tutta la persona.
Sì, il modo c’è! Ed e semplice e sicuro e attuale oggi più che mai. È racchiuso in una parola del Vangelo: “Non chiunque mi dice, Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli,, (Mc 13, 31). In questo conformarsi al volere del Padre si attua la risposta d’amore. “Chi osserva la sua parola – scrive Giovanni riferendosi alla rivelazione di Gesù -, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto” ( 1 Gv 2, 5). Non conta tanto dire di sì a parole. Importano i fatti, come ci insegna Gesù nella parabola dei due figli (cf. Mc 21, 28-31). Si mostra l’amore facendo la volontà di Dio nel presente, vivendo con interezza il quotidiano, compiendo per amore e con sincerità, per Iddio, quanto attimo per attimo ci è suggerito dallo Spirito attraverso la Parola di Dio, le circostanze di ogni giorno, i doveri e le condizioni della nostra vita, i piccoli gesti abituali… Scegliere Dio è scegliere ciò che lui vuole.
È qui che forse possiamo ritrovare finalmente la semplicità del vivere evangelico. È questo anche l’insegnamento dei più grandi mistici che, pur sperimentando fenomeni spirituali straordinari, sapevano bene che la perfezione non consiste nel far miracoli o nell’operare in modo straordinario, ma – come scrive ad esempio san Paolo della Croce – “in essere perfettissimamente unito alla santissima volontà di Dio, e chi è più unito e trasformato in questo divinissimo beneplacito, quello è il più umile, il più povero di spirito, il più perfetto, il più santo”.
Con la semplicità e la profondità che gli sono proprie, anche il Curato d’Ars non esitava ad affermare che “la santità non consiste nel fare grandi cose, ma nel compiere fedelmente i comandi di Dio e nell’adempiere i doveri dello stato in cui il buon Dio ci ha messi”. Ed ancora recentemente, Paolo Vl confermava la validità di questa strada per l’uomo di oggi, quando diceva: “La santità a noi richiesta non è quella dei miracoli, cioè dei fenomeni straordinari, ma quella della volontà buona e ferma che, in ogni vicenda ordinaria del vivere comune, cerca la dirittura logica della ricerca della volontà di Dio”.
Come riamare l’Amore? Facendo cio che a lui piace! Santità e volontà di Dio sono quindi sinonimi, anche se il termine volontà di Dio va compreso in tutta la sua profondità. Come tante altre parole del vocabolario cristiano, anche questa espressione ha perduto il suo smalto, divenendo spesso scialba, antiquata, fino ad assumere una patina opaca. Spesso è purtroppo sinonimo di rassegnazione o ha fatto da copertura all’ingiunzione autoritaria della volontà di un uomo su altri uomini. Occorre riscoprirla per quello che veramente è: l’incontro tra Dio e l’uomo, la manifestazione che Dio fa di se stesso, e la piena conformazione dell’uomo, in tutto il suo essere, al Dio che rivelandosi si comunica.
Dio ha su ciascuno un disegno d’amore: da sempre l’ha pensato, voluto, amato. Un disegno che si svela progressivamente nel tempo attraverso un rapporto dialogico nel quale, a mano a mano che si aderisce al suo progetto d’amore, si prende coscienza di come Dio ci ha pensati. Creati nel Figlio, ognuno di noi è, nel profondo della sua persona, verbo nel Verbo, parola nella Parola. Per conoscersi occorre quindi rispecchiarsi nella Parola, che si è dispiegata nelle parole del Vangelo. Vivendo il Vangelo, rievangelizzandoci, entriamo in comunione con la Parola originaria e archetipa, e anche la nostra parola prende consistenza. La volontà di Dio non è allora un’imposizione esteriore, arbitraria. È piuttosto il fiorire della nostra più autentica personalità fino a diventare quel verbo d’amore che il Padre da sempre ha pronunciato nel suo Verbo divino. È un rapporto con Dio, un dialogo. Lui mi parla, si svela e mi svela. Io gli rispondo adeguandomi a lui, divenendo come mi ha pensato nel suo disegno d’amore. Si intesse così tutto un legame, sempre più profondo, attraverso il quale io mi realizzo pienamente in una crescita continua che mi porta a diventare quel capolavoro che Dio da sempre ha visto e custodito in sé. Fare la volontà di Dio è l’opposto dell’alienazione: è il pieno ritrovamento di se stessi.
La parola di Dio che sono io, proprio perché parola nella Parola, non è mai disgiunta dalle altre parole che Dio ha pronunciato nel suo amore fecondo e inesauribile. II mio disegno è parte di un disegno più vasto che mi pone in rapporto con gli altri, con le persone con cui vivo, con l’umanità intera, ma anche con gli angeli e con i santi che già dimorano nel seno del Padre. Quando infatti Dio ci pensa, non ci pensa separati dagli altri: ci vede tutti come membri della sua grande famiglia, legati gli uni agli altri, in dono gli uni verso gli altri. Così la vocazione a riamare l’Amore ci pone in dialogo di comunione con gli altri, cos) come ci pone in dialogo di comunione con Dio. Donandoci e accogliendoci, in una costante reciprocità, « usciamo » fuori da noi e diventiamo ciò che siamo chiamati ad essere: il capolavoro pensato da Dio.

VIVERE LA DIVINA AVVENTURA
L’uomo è il culmine della creazione e tutta la riassume in sé.
Fra tutti gli esseri della terra è il solo fatto a immagine e somiglianza di Dio e ha un rapporto personale con lui: un rapporto di conoscenza, di amore, di amicizia, di comunione. Aderendo a ciò che Dio vuole da lui, l’uomo stesso si realizza come uomo e il suo essere trova felicità e pienezza.
Ma fin dal principio l’uomo rifiuta il rapporto con il Creatore; vuole affermare se stesso e diventare Dio, prescindendo da lui, anzi contro di lui.
Anche di fronte al peccato del primo uomo Dio non lo abbandona, lo punisce, ma lo salva. Egli lo caccia dal giardino, ma gli lascia la vita e la speranza di una redenzione.
Con la chiamata di Abramo, l’umanità dice di nuovo il suo « sì » a Dio, e ha inizio così l’avventura di un nuovo cammino morale, spirituale e sociale.
Dopo avere stretto l’alleanza con Abramo e la sua discendenza, Dio rivela a Mosè sul Monte Sinai la propria volontà nel Decalogo, che aiuta l’uomo ad essere più uomo sia in rapporto con Dio che con i suoi simili.
Per mostrare all’uomo tutto il suo amore Dio manda il Figlio Gesù nel quale tutti possono trovare un modello della piena conformità al volere del Padre.
Gesù mostra agli uomini tutta la volontà di Dio, attraverso la sua vita e i suoi insegnamenti, ma soprattutto con il Comandamento Nuovo: “Come io ho amato voi, così anche voi amatevi gli uni gli altri” (Gv 13, 34).
Per il cristiano, fare la volontà di Dio significa « vivere come Gesù », cioè vivere quel rapporto d’amore di figlio col Padre, che si attua nel fare la sua volontà.
Questo amore totale a Dio e agli uomini che Gesù chiede agli altri, egli lo ha vissuto prima di tutti, fino a dare la sua vita per noi.
La volontà di Dio, come ce la mostra il Nuovo Testamento con la vita, la morte e la risurrezione di Gesù, non è l’osservanza di un codice di precetti, ma è tutta e solo Amore, perché è soltanto sull’amore che saremo giudicati.
Se ci incamminiamo per la strada della volontà di Dio, egli ci guida lungo sentieri pensati attimo per attimo dal suo amore, inventati dalla sua fantasia e suggeriti dalla sua provvidenza.
Vivendo cosi, si acquista una grande elasticità nel comprendere la volontà di Dio e si compone un disegno magnifico di cui forse non si capisce subito il senso, ma di cui si sa di certo che è proposto da un Padre che ci vuole bene.
Scriveva Chiara Lubich nel 1946: “Far da Gesù sulla terra, prestare a Dio la nostra umanità affinché la usi per farvi rivivere il suo Figlio diletto. Per questo far come Gesù: solo la Volontà del Padre.
“E la Volontà del Padre è racchiusa nel Vangelo ed è: essere una sola cosa con Dio Padre per mezzo e con l’esempio di Gesù ed essere una sola cosa con tutti i fratelli: « Ut omnes unum sint »”.
Nel Vangelo vissuto fu trovata dunque la chiave per comprendere la Volontà di Dio. E, per attuare quello che Gesù chiama il suo Comandamento, Chiara e le sue prime compagne fecero un patto di amore scambievole.
La guerra, che faceva da sfondo al Movimento nascente, aiutò a far capire un’altra cosa fondamentale, e cioè che la Volontà di Dio va fatta subito perché un momento dopo sarebbe troppo tardi.
“L’unico tempo che avevamo nelle nostre mani – ricorda Chiara – era il momento presente. Il passato non era più, il futuro non sapevamo se ci sarebbe mai stato: vivendo il presente, si vivrà bene il futuro quando sarà presente.
“Come un viaggiatore non cammina avanti e indietro nel treno, per affrettare la corsa, ma sta seduto al suo posto, così noi dobbiamo star fermi nel presente.
“Il treno del tempo cammina da sé e, presente dopo presente, arriveremo al momento dal quale dipende l’eternità”.
Un altro esempio è quello del sole con i raggi. “Ognuno di noi cammina nella vita su un raggio distinto da quello del fratello ma pur sempre su un raggio di sole e cioè nella Volontà di Dio.
“Cosi ognuno si sente, per l’unica Volontà che ci lega fra noi e al Padre in Gesù, uno col fratello, con Gesù, col Padre”.
Bisogna camminare sempre in quel raggio e rimanere costantemente nella Volontà di Dio dell’attimo presente. E per rimanerci occorre far tacere la nostra Volontà, facendo solo la sua.
Quando ci accorgiamo di aver trascorso qualche attimo nella Volontà nostra, « fuori dal raggio », nelle tenebre, l’unico modo per migliorarci è rimettersi a far subito in quell’attimo la Volontà divina.
E mentre gli attimi in cui si vive fuori del raggio possono sembrare come i tanti nodi di un disegno intricato e senza senso, quando si crede alla misericordia di Dio, e si vedono le cose con gli occhi suoi, tutto appare come una magnifica trama, che è il disegno di Dio su ciascuno di noi.
* * *

Tutti i santi non fanno che esortarci a vivere la Volontà di Dio:
Per san Francesco di Sales: “L’anima che ama Iddio è tanto trasformata nella divina Volontà da meritare di essere chiamata « Volontà stessa di Dio »”.
“L’anima corre come un cavallo sfrenato – dice Caterina da Siena – di grazia in grazia velocemente e di virtù in virtù, ‘ché non ha alcun freno che la trattenga dal correre, perché ha tagliato in se ogni disordinato appetito e desiderio della propria Volontà, i quali sono i freni e i legami che non lasciano correre le anime degli uomini spirituali”.
“Non dimenticatelo mai – dice Teresa d’Avila – perché è importantissimo. L’unica brama di chi vuol darsi all’orazione deve essere di fare il possibile per risolversi a conformare la sua Volontà a quella di Dio”.
“La somma perfezione non sta nelle dolcezze interiori, nei grandi rapimenti, nelle visioni e nello spirito di profezia, bensì nella perfetta conformità del vostro volere a quello di Dio”.
“Mentre pensavo se non avessero ragione di vedermi di malocchio uscir di clausura per fondare monasteri e se non fosse meglio darmi con maggior impegno all’orazione, intesi queste parole: « Finché si è sulla terra, il profitto non consiste nel maggiormente godermi, ma nel fare la mia Volontà »”.
Una regola d’oro che tutti i santi ci confermano è di vivere bene l’oggi, l’affanno di ogni giorno, il momento presente.
Caterina da Siena diceva: “La fatica che è passata, noi non l’abbiamo, però che è fuggito il tempo; quella che è a venire non l’abbiamo però che non siamo sicuri di avere il tempo”.
E Antonio Abate: “Ricominciare oggi di nuovo, nella purezza di cuore e nell’obbedienza alla Volontà di Dio”.
Maestra del vivere il presente è Teresa di Lisieux: “Approfittiamo del nostro unico momento di sofferenza, badiamo solo all’attimo che passa; un attimo è un tesoro”.
“La mia vita è un baleno, un’ora che passa, è un momento che presto mi sfugge e se ne va.
Tu lo sai, mio Dio, che per amarti sulla terra non ho altro che l’oggi”.
I1 completo abbandono alla Volontà di Dio, Teresa d’Avila l’ha espresso con una bellissima poesia:
“Vita o morte, trionfo oppure infamia, infermità o salute, sia in pace che tu mi voglia o in orride pene continue e acute, tutto accetta e gradisce questo cuore: Dimmi che vuoi da me, dimmi, ignore.
“Dammi ricchezza o in povertade astringimi, inferno dammi o cielo, vita sepolta fra più dure tenebre o senza velo: a tutto mi sottometto, o dolce Amore: Dimmi che vuoi da me, dimmi, Signore.
“L’Alma, se vuoi, di gioia inalterabile oppure d’assenzio inonda; divozione, orazione, ratti ed estasi o siccità profonda; nel tuo volere trova pace il cuore: Dimmi che vuoi da me, dimmi, Signore”.
La tensione fra Volontà umana e Volontà divina è vissuta da Gesù stesso nell’Orto degli Ulivi:
“Padre, se è possibile, si allontani da me questo calice… Tuttavia sia fatto non ciò che voglio io, Padre, ma ciò che vuoi tu”.
“Soffri e non vorresti lamentarti – dice José Maria Escrivà – Non importa se ti lamenti. È la reazione naturale della nostra povera carne. Purché la tua Volontà voglia, ora e sempre, quello che vuole Dio”.
Ma poi vengono i frutti: “La piena accettazione della Volontà di Dio porta necessariamente la gioia e la pace: la felicità nella croce”.
La Chiesa ha illuminato sempre con la sua dottrina il cammino dell’uomo verso Dio, chiarendogli i misteri del suo volere.
Il Concilio Vaticano II ci ricorda la consolante affermazione di Paolo: “Dio vuole che tutti gli uomini si salvino e arrivino alla conoscenza della verità”.
Con chiarezza poi il Concilio ci ricorda: “Il Padre vuole che noi riconosciamo ed efficacemente amiamo Cristo in ciascuno dei nostri fratelli. Ma vi è anche la vita di tutti i giorni, con le sue vicende che, se vengono prese con fede dalla mano del Padre celeste, servono a santificarci, perché sono il mezzo per cooperare alla Volontà divina”.
La voce di Dio parla anche attraverso i Vescovi, dice il Concilio: “Essi fanno le parti dello stesso Cristo, Maestro, Pastore e Pontefice”.
C’è poi la voce di Dio che parla nel nostro cuore. Per chi la sa ascoltare essa diventa come il faro che guida sulla rotta dell’esistenza.
Nel Concilio si è parlato spesso anche di segni dei tempi nei quali bisogna imparare a scorgere con la luce della fede il progetto di Dio nel cammino della storia. Fra questi segni dei tempi vi è la ricerca dell’unità fra le Chiese separate.
“La Volontà di Cristo – dice Giovanni Paolo II – ci stimola a lavorare seriamente e costantemente per l’unità con tutti i nostri fratelli cristiani”.

* * *
Ma come va fatta la Volontà di Dio? “Con estrema fiducia e senza riserva”, dice Giovanni Paolo II. “La nostra resa alla Volontà di Dio deve essere totale, il Sì detto una volta per sempre”.
Di fronte alla morte che vede giungere, Paolo VI ci apre il suo animo: “Non più guardare indietro, ma fare volentieri, semplicemente, umilmente, fortemente la Tua Volontà. Fare presto, fare tutto, fare bene. Fare lietamente ciò che ora tu vuoi da me, anche se supera immensamente le mie forze e se mi chiede la vita”.
Papa Giovanni nel suo “Giornale dell’anima” scriveva: “La mia vera grandezza consiste nel fare totalmente e con perfezione la Volontà di Dio.
Tutto il creato compie la Volontà di Dio. I cieli, mossi dalla sua Volontà, gli stanno sottomessi in pace – scrive Papa Clemente Romano -: Il giorno e la notte percorrono il corso da lui prescritto senza ostacolarsi a vicenda. Il sole e la luna e i cori delle stelle girano come egli ha ordinato, in armonia, e senza deviare dall’orbita da lui segnata. L’immenso mare ricurvo, che per l’opera sua creatrice si raccolse nei suoi alvei, non oltrepassa mai i confini che gli pose intorno”.
Nel « Padre Nostro » chiediamo: “Sia fatta la tua Volontà come in cielo così in terra”.
“Quando questo sarà compiuto, allora tutto sarà cielo – esclama Pietro Crisologo -. Allora tutti saranno una cosa sola, anzi uno solo, il Cristo, tutti, quando in tutti vivrà l’unico Spirito di Dio”.
Scriveva Chiara Lubich nel Natale ’46 alle sue prime compagne: “Sì, sì, sì virile, fortissimo, totalitario, attivissimo alla Volontà di Dio… …Se tutte faremo la Volontà di Dio saremo prestissimo quella perfetta unità che Gesù vuole in terra come nel Cielo. E questo non è il nostro sogno? Se poi tutta la nostra vita, nell’attimo presente, sarà questo « sì » ripetuto con uguale intensità, vedremo veramente avverato quello che abbiamo chiesto e tanto desiderato come dono di Natale: essere Gesù. Questo vi invito a fare tutte. Perché su tutte Iddio ha posto una magnifica stella, la sua particolare Volontà su ciascuna di noi, seguendo la quale arriveremo unite al Paradiso e vedremo dietro la nostra luce camminare molte stelle!”.

Publié dans:Vocazionali (Temi) |on 2 juin, 2015 |Pas de commentaires »

PUERI CANTORES SACRE' ... |
FIER D'ÊTRE CHRETIEN EN 2010 |
Annonce des évènements à ve... |
Unblog.fr | Annuaire | Signaler un abus | Vie et Bible
| Free Life
| elmuslima31