DOPO LA « VISITA » DEL PAPA BENEDETTO IN SINAGOGA, NUOVO « DIALOGO » « EBREI-CRISTIANI » – (« Avvenire », 23/1/’10)

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DOPO LA « VISITA » DEL PAPA BENEDETTO IN SINAGOGA, NUOVO « DIALOGO » « EBREI-CRISTIANI »

QUEL « TESTAMENTO » COMUNE CHE PUÒ FARCI ANCORA PIÙ VICINI

Carlo Cardia

(« Avvenire », 23/1/’10)

Con la « visita » di Benedetto XVI alla « Sinagoga » di Roma di Domenica scorsa, il « dialogo » tra « cristiani » ed « ebrei » può svilupparsi e andare oltre i risultati già raggiunti. Probabilmente, la percezione di questa novità non è filtrata a sufficienza in alcuni « commenti » dell’ »incontro » tra il Papa e il « Rabbino » Riccardo Di Segni, che pure vi hanno fatto riferimento.
Benedetto XVI ha più volte richiamato le « radici bibliche » comuni, aprendosi alla dimensione « religiosa », « spirituale », del « dialogo » fino ad oggi un po’ sacrificata. Il « Rabbino » Di Segni ha parlato del bisogno che « cristiani » ed « ebrei » hanno di conoscersi, e di «vivere la propria « religione » con onestà e umiltà, come potente strumento di crescita e « promozione umana »». La riflessione sui rapporti « storici » tra « ebraismo » e « cristianesimo » proseguirà, ed è giusto che sia così, per superare incomprensioni e « diffidenze », per riparare a « torti » ed errori di altre « epoche », ma per generazioni di giovani che non hanno vissuto i « contrasti » del passato, è giusto parlare anche di ciò che ha unito e unisce « ebrei » e « cristiani » presenti in tutto il mondo. Il « cristianesimo » ha universalizzato il « Testamento Ebraico », lo ha riconosciuto sin dall’inizio come proprio « tesoro » inestimabile, ha resistito ad ogni tentativo di scindere il « cordone ombelicale » che lo unisce in modo irreversibile all’ »ebraismo ». La lettura e l’interpretazione delle « Scritture » conoscono una dialettica « ebraico-cristiana » che ha portato frutti per quanti approfondiscono la « fede » nello stesso Dio con la propria « spiritualità ». Benedetto XVI ha colto una difficoltà reale nel fatto che « cristiani » ed « ebrei » «hanno una gran parte di « patrimonio spirituale » in comune, pregano lo stesso « Signore », hanno le stesse « radici », ma rimangono spesso « sconosciuti » l’uno all’altro».
Probabilmente queste parole meritano un approfondimento specifico, perché il « dialogo » tra « cristiani » ed « ebrei » non si esaurisce nei « giudizi storici », ma deve avvicinare le « comunità », far crescere i semi della « fraternità » nella coscienza di ciascuno. La comune « ascendenza » dal Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, non è un dato « formale » o di pura « memoria storica », ma è ricca di « contenuti » ed è sostenuta nella « fede » in una « rivelazione » che è stata progressiva, per gli « ebrei » e per i « cristiani ». I « cristiani » leggono lo stesso « Testamento » che hanno in comune con gli « ebrei », pregano Dio con i « Salmi » di « gloria » e di « ringraziamento », si formano sugli stessi « libri sapienziali », assaporano la « paternità divina » che gli « ebrei » sentono usando le stesse parole dei « cristiani » da sempre. Il nucleo della « legge divina », fatta conoscere con il « Decalogo » consegnato a Mosè, è fondamento per ogni vita che voglia costruirsi nella giustizia e nell’amore per il prossimo, ma anche di ogni « struttura sociale » che violando la « Legge del Sinai » sarebbe destinata al « disfacimento ». Nei libri dei « profeti » si manifesta il Dio della storia e del futuro, che trasmette all’uomo una « saggezza » destinata a penetrare nelle profondità dell’animo, delinea il destino di « salvezza » e di « perdizione » che ciascuno può realizzare con le proprie scelte e azioni. Nei « libri sapienziali », l’uomo avverte e sviluppa quel senso della « paternità divina » che è forza e dolcezza insieme, avvolge la coscienza e forma la « psiche », allarga l’orizzonte della « sapienza » ed eleva la « creatura » ai livelli più prossimi del « Creatore ». Il mistero del cammino del « popolo ebraico » è il mistero stesso dei « cristiani », perché Dio si è mostrato poco per volta agli uomini, ha parlato in relazione alla loro capacità di apprendere, ha svelato il « disegno » di amore e di vicinanza che ciascuno di noi può sentire e avvertire dentro di sé come il « dono » più prezioso che abbia ricevuto. Il « dialogo » tra Joseph Ratzinger e il « Rabbino » statunitense Jacob Neusner, di cui si è parlato in questi giorni, dimostra come la figura di Gesù non divide « ebrei » e « cristiani » perché il suo insegnamento completa e arricchisce l’ »affresco biblico » e il rapporto con il Dio di Abramo, e la sua figura può essere approfondita dai fedeli delle due « religioni » per meglio conoscersi e comprendersi. La « storia » e le « colpe » degli uomini hanno diviso « ebrei » e « cristiani », ma la « fede biblica » può riavvicinarli, renderli protagonisti di un progresso « spirituale » di cui oggi la terra ha più bisogno di ieri.
Insieme, essi possono diffondere e difendere il messaggio « etico » comune, tutelare ciò che Dio ha donato all’uomo con l’opera della « Creazione », difendere la « vita » come valore sommo del « disegno divino »: possono « trasfigurarsi » nella « preghiera » allo stesso Dio, nel quale si riconoscono per la comune « ascendenza ». Proseguire su questa strada non vuol dire cancellare le « differenze » tra le due « religioni », ma avvicinare le « comunità » di « fedeli », realizzare insieme esperienze « spirituali » e di « carità », far sì che « ebrei » e « cristiani » non siano più «sconosciuti» gli uni agli altri, ma si incontrino e apprezzino sempre più i « doni » di cui sono stati gratificati dalla propria « fede ». 

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