LITURGIA ED EUCARISTIA, Edith Stein *
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LITURGIA ED EUCARISTIA
Edith Stein *
Nata nella Slesia il 12 ottobre 1891, Edith Stein apparteneva a una famiglia di Giudei osservanti. Assistente di Husserl, !’iniziatore della fenomenologia, si convertì al cattolicesimo ed entrò al Carmelo. Morì nel 1942, nel campo di Auschwitz, vittima della persecuzione nazista contro gli Ebrei. Anima assetata di assoluto, giunse fino al dono totale di sè; mentre negli scritti filosofici si rivela capace di un rigore quasi scientifico, sa essere delicata e vibrante nel comunicare le sue scoperte nel campo della fede.
Nella pagina che presentiamo, la Stein sottolinea il legame esistente tra Eucaristia e Pasqua giudaica, ma nello stesso tempo mette in luce la novità creatrice del sacrificio del Salvatore.
Gli scritti evangelici ci di,cono che il Cristo ha pregato come pregava un giudeo credente e fedele alla legge. Fin da »"infanzia con i genitori e più tardi coni suoi discepoli, era solito andare in pellegrinaggio a Gerusalemme nei tempi prescritti, per partecipare alle grandi solennità celebrate nel tempio. Certamente egli ha cantato con fervore, insieme ai suoi, inni di giubilo in cui cominciava a manifestarsi la gioia dei pellegrini: Mi rallegro perché mi è stato detto: Andremo nella casa del Signore (Sal. 121,1). Egli ha recitato le antiche preghiere di benedizione sopra il pane, il vino e i frutti della terra, come ancora facciamo oggi. Questo risulta dal racconto della sua ultima cena con i discepoli, cerimonia destinata proprio ad adempiere uno dei più santi doveri religiosi: la solennità della cena di Pasqua, memoriale della liberazione dalla schiavitù in Egitto. E forse quest’ultimo convegno di Gesù con i suoi è proprio quello che ci dà la visione più profonda della preghiera del Cristo ed è la chiave che ci introduce nella preghiera della Chiesa.
Ora, mentre mangiavano Gesù prese il pane, rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo. Poi, prendendo il calice, rese grazie e lo diede loro dicendo: Bevetene tutti perché questo è il mio Sangue, il Sangue della nuova Alleanza che sarà sparso per molti in remissione dei peccati. (Mt. 26, 26-28).
La benedizione e la distribuzione del pane e del vino appartenevano al rito della cena pasquale. Ma ora l’una e l’altra assumono un senso interamente nuovo. Da qui prende inizio la vita della Chiesa. Certamente essa apparirà come comunità spirituale e visibile solo a Pentecoste. Ma qui, nella cena di Pasqua, si compie l’innesto del tralcio sulla vite che renderà possibile l’effusione dello Spirito. Le anti-che preghiere di benedizione, sulle labbra di Cristo, diventano parole creatrici di vita. I frutti della terra sono divenuti la sua carne e il suo sangue, portatori della sua stessa vita. La creazione visibile, nella quale egli si era già inserito attraverso l’Incarnazione, è ora legata a lui in un modo nuovo e misterioso. Le sostanze che servono allo sviluppo del corpo umano sono radicalmente trasformate e quando gli uomini le ricevono con fede vengono essi stessi trasformati, incorporati al Cristo in una unione vitale e riempiti della sua vita divina. La potenza della Parola creatrice di vita è legata al sacrificio. Il Verbo si è fatto carne per dare la vita che possiede; egli ha offerto se stesso e ha offerto l’universo, riscattato dalla sua immolazione, come sacrificio di lode al Creatore. Con l’ultima cena del Signore la Pasqua dell’antica alleanza è diventata la Pasqua dell’alleanza nuova: e questo lo vediamo attuarsi nel sacrificio della croce sul Golgota, in ogni agape gioiosa del tempo tra la Pasqua e l’Ascensione, in cui i discepoli riconobbero il Signore allo spezzare del pane, e nel sacrificio della Messa con la santa Comunione.
* Das Gebet der Kirche – Karmel K61n 1965 – pp. 7-9.

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