L’AVVENTURA DI SERAFINO DI SAROV, MAESTRO DI SPIRITUALITÀ NON SOLO PER GLI ORTODOSSI.
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L’AVVENTURA DI SERAFINO DI SAROV
MAESTRO DI SPIRITUALITÀ NON SOLO PER GLI ORTODOSSI.
(Michele Evdokimov) San Serafino di Sarov, con san Sergio di Radonetz (XIV secolo) e, più vicino a noi, con san Silvano del Monte Athos (morto nel 1938), è uno dei santi russi più venerati, almeno tra i più conosciuti in Occidente. L’irradiamento della santità non conosce frontiera. All’inverso, san Francesco d’Assisi, san Benedetto da Norcia e santa Teresa di Lisieux sono i santi d’Occidente più amati in Russia. L’irradiamento della santità si fonda raramente su un’opera scritta. Se all’infuori di alcuni Insegnamenti spirituali Serafino non lascia scritti, tuttavia l’irradiamento del monaco di Sarov scaturito dalle profondità della foresta russa, ha superato rapidamente quell’ambito per diffondersi nel mondo. Certe sue frasi sulla pace interiore, sulla gioia della risurrezione, e altre ancora, sono entrate in un linguaggio comune a molti cristiani di tutte le confessioni.
È l’uomo della parola orale. La sua notorietà si fonda soprattutto sul celebre Colloquio con Motovilov riguardante l’acquisizione dei doni dello Spirito Santo. Esso forma un’opera di grande originalità, di un’estrema elevazione mistica, capace di segnalare nuove vie di accesso al mistero di Dio, un mistero pieno di luce e di bellezza nello Spirito Santo.
Il Figlio e lo Spirito, queste «due mani del Padre», diceva sant’Ireneo, sono chiamati ad agire in perfetta armonia nel mondo. Il genio di Serafino è stato quello di essere condotto, per grazia, a correggere, a riequilibrare questa armonia a vantaggio dello Spirito, che era allora assai misconosciuto e i cui carismi non erano affatto vissuti nella loro potenza di trasfigurazione.
Al cuore di questo Colloquio c’è dunque l’acquisizione dei doni dello Spirito. Si tratta meno di pronunciare parole, di dare un insegnamento, che non di condividere un’esperienza di trasformazione interiore. Accolto con serietà, questo messaggio non può non provocare un cambiamento del nostro essere, per quanto impercettibile. Il desiderio stesso di pregare, di unirsi a Dio, non è già il segno che lo Spirito è all’opera nel cuore del credente? Infatti, «nessuno può dire “Gesù è Signore!”, se non sotto l’azione dello Spirito Santo» (1 Corinzi, 12, 3).
La preghiera è un’avventura, quella di un esploratore che si immerge negli abissi del cuore e vi incontra l’ospite invisibile. Lontano da ogni moralismo attivista, ci dice Serafino, essa è un’attesa vigilante, appassionata, uno spazio di silenzio scavato nel fondo di sé per liberare il posto a colui che «viene verso di noi».
Serafino ha una sua maniera di proporre come fine della vita cristiana l’acquisizione dei doni dello Spirito, e non la sola messa in pratica dei fondamenti della morale. Alcuni criteri palpabili permettono di misurarne gli effetti: la gioia, soprattutto quella data dalla certezza della risurrezione; la pace interiore, quali che siano gli sconvolgimenti della vita; la semplicità del cuore che si dedica alla sapienza; la luce, che è la manifestazione dello Spirito in un’anima aperta alla sua pienezza.
Pregare con i santi significa unirsi al nugolo dei testimoni che circondano il trono di Dio, lasciarsi trascinare verso la gloria indicibile. Essi vengono dalla grande tribolazione, «hanno lavato le loro vesti rendendole candide nel sangue dell’Agnello» (Apocalisse, 7, 14).
Il patriarca Cirillo
Venerato in tutta la Russia e amato in Occidente, san Serafino di Sarov è considerato dagli ortodossi modello di vita cristiana. Nel giorno della sua festa, il 1° agosto scorso, il patriarca di Mosca, Cirillo, ha esortato i fedeli a guardare all’esempio di questo santo per mantenere la purezza della mente, «in modo che il nostro cuore sia sempre aperto alle persone e al bene». San Serafino, ha aggiunto, «ha acquisito queste virtù con la preghiera, il digiuno, la solitudine, e in modo particolare con l’umiltà e l’amore per le persone. Dio, in risposta a questa prodezza, lo rese angelico, perché solo la potenza di Dio può fare questo e dà la possibilità di vivere la vita che ha vissuto san Serafino di Sarov. Attraverso le sue preghiere Dio ci preservi da ogni male».
Al santo monaco è dedicato un libro, in vendita da alcune settimane, dal quale riprendiamo il testo introduttivo scritto dall’autore dell’opera, un sacerdote ortodosso (Serafino di Sarov, 15 meditazioni, Milano, Piero Gribaudi editore, 2013, pagine 92,
L’Osservatore Romano
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