Archive pour le 3 avril, 2015

The Three Marys at the Tomb by Peter von Cornelius, c. 1820

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OMELIA DI S.E.R. CARD. ANGELO SCOLA, ARCIVESCOVO DI MILANO (2013, RITO AMBROSIANO)

http://kairosterzomillennio.blogspot.it/2013/03/scola-caffarra-omelie-di-pasqua-2013.html

(L’Omelia è del Card. scola, quindi le letture sono quelle del rito Ambrosiano, Scola è stato il mio Rettore quando studiavo alla Lateranense)

Arcidiocesi di Milano

Domenica di Pasqua nella Risurrezione del Signore
At 1,1-8a; Sal 117; 1Cor 15,3-10a; Gv 20,11-18

Duomo di Milano, 31 marzo 2013

OMELIA DI S.E.R. CARD. ANGELO SCOLA, ARCIVESCOVO DI MILANO

1. Dalle tenebre del Venerdì Santo e dalla discesa agli inferi del Sabato Santo, la liturgia della Chiesa, attraverso la solenne Veglia pasquale, ci ha condotto a questo radioso mattino di Risurrezione del Signore.
Oggettivamente parlando la Pasqua è il giorno definitivo della storia dell’umanità. Un giorno segnato da un inaudito paradosso. La Chiesa, infatti, ci parla – lo ascolteremo nel Prefazio – di una morte beata: «Con una morte veramente beata vince per sempre la loro morte» (Prefazio). Come può la morte essere beata? Non siamo qui messi di fronte all’assurdo più radicale che la ragione non può sopportare se vuol continuare a dirsi tale? Può l’uomo di oggi, consapevole delle strabilianti scoperte della bioingegneria, delle neuroscienze, della microfisica dare credito ad un simile annuncio? Può reggere questo annuncio di fronte alla assillante richiesta di prove ben documentate propria della sensibilità dei nostri contemporanei? Disincantati fin da bambini di fronte a tutto ciò che non è empiricamente verificabile, possiamo ragionevolmente aderire e prendere parte alla gioia dell’Alleluia Pasquale?
Sì, se si mantiene alla ragione tutta la sua ampiezza. In questo caso, come molti scienziati credenti testimoniano, si scopre che mai la scienza rigorosa è nemica della fede autentica. Anche per l’uomo post-moderno, che giustamente si affida alle scienze e alle sofisticate tecnologie per scoprire come è fatta la realtà, la morte singolare di Cristo è veramente beata.
Cerchiamo di comprenderlo meglio.
La singolare morte di Cristo è beata anzitutto perché il Signore Gesù è il protagonista della Sua morte. Egli, in definitiva, non l’ha subìta, ma l’ha scelta, l’ha misteriosamente voluta, in obbedienza al Padre. E lo ha fatto proprio per poter riscattare, dal di dentro e dal profondo, la nostra comune morte, ogni morte umana. Sulla croce Cristo sale liberamente. Così sulla croce morte e libertà si identificano. Giustamente la Chiesa chiama Gesù Risorto «la nostra vittima pasquale». Donando totalmente se stesso per espiare i nostri peccati (vittima) Egli ci fa passare dalla morte alla vita (pasqua).
In secondo luogo il mistero della libertà di Cristo che si consegna alla morte per noi ha svelato definitivamente agli uomini la verità dell’amore, consentendo alla nostra libertà di attingere il suo più alto livello: l’essere per l’altro, per il suo bene.
Gesù che ama in questo modo può dire – ne ha il diritto – ad ogni uomo e ad ogni donna, qualunque sia la situazione in cui versa: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» (Vangelo, Gv 20,15).
Solo Gesù che ha fatto della morte fonte di beatitudine può asciugare le lacrime che, inevitabilmente, scolpiscono il volto degli uomini. Solo Lui può abbracciare l’uomo offrendosi come definitiva compagnia per la sua vita.

2. Domandiamoci allora, carissimi: qual è la strada per credere ed imparare a vivere, anche nel nostro tempo, di questa morte beata? Che prove ci dà il Risorto? San Luca, nella Lettura degli Atti, così si esprime, senza possibilità di equivoci: «Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove» (Lettura, At 1,3). L’Apostolo Paolo, nella Prima Lettera ai Corinzi, identifica queste prove con la testimonianza dei primi: «Apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta (…) Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve a me» (Epistola, 1Cor 15,5-8).
Il modo di agire di Dio è sempre lo stesso: Egli non vuole sopraffare i Suoi figli risparmiando loro la strada del coinvolgimento personale, il cammino della libertà, la via dell’amore. L’Epistola ci dice che il Risorto appare e parla a precisi testimoni. La prova ultima della Sua attuale presenza tra noi sono questi testimoni. Il Signore ha voluto aver bisogno degli uomini affinché il Suo Spirito potesse garantire il suo essere contemporaneo a tutti i tempi e luoghi.
Per incontrare Gesù Risorto non c’è altra strada che la testimonianza: non ci sono scorciatoie che ci esimano dal fare spazio, per grazia e fede, al testimone. È questa la responsabilità fondamentale del cristiano intrisa di abbandono e di amore.

3. Partecipando alla certezza dei testimoni, non solo noi riconosciamo il Risorto, ma conosciamo pienamente noi stessi. Paolo lo dice nel versetto finale dell’Epistola che abbiamo ascoltato dopo essersi riferito al dono immeritato dell’apparizione del Risorto, a lui che è stato persecutore della Chiesa: «Per grazia di Dio sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana» (Epistola, 1Cor 15,10). Nel conoscere Cristo Risorto, Paolo si ri-conosce.
La luce della Pasqua ci offre chiarezza sulla nostra identità: noi siamo, per la misericordia del Padre e solo per essa, figli redenti. Questa è la speranza che non muore: dinanzi al Crocifisso risorto veramente possiamo dire: Ave Crux, spes unica!

4. Dalla morte beata e dall’essere testimoni scaturisce un compito pieno di gioia nei confronti di ogni fratello uomo.
«Và dai miei fratelli» (Vangelo, Gv 20,17). Le parole del Risorto a Maria di Màgdala attraversano i duemila anni di storia che ci separano da quel santo mattino per raggiungere, come in una lunga catena anello dopo anello, ciascuno di noi, qui ed ora. «Va’ dai miei fratelli»: è impressionante rendersi conto, ancora una volta, che il Risorto chiama gli apostoli, e in essi tutti gli uomini, miei fratelli. Egli, infatti, ha abbattuto ogni muro di discordia e di separazione e, nella Pasqua, ha radunato, per il dono dello Spirito, un popolo di figli a gloria di Suo Padre. Non ci sono più bastioni da difendere, solo strade da percorrere incontro agli uomini.
Raggiunti dai testimoni del Risorto, siamo chiamati ad essere anche noi testimoni della Sua presenza nel mondo attraverso la nostra umanità cambiata. Questa è l’unica nostra ricchezza e l’orizzonte totale della nostra esistenza. Non a caso il Concilio Vaticano II insegna che «tutto ciò che di bene il popolo di Dio può offrire all’umana famiglia, nel tempo del suo pellegrinaggio terreno, scaturisce dal fatto che la Chiesa è “l’universale sacramento della salvezza” che svela e insieme realizza il mistero dell’amore di Dio verso l’uomo» (Gaudium et spes 45). Un popolo di uomini e donne redenti, tesi ad edificare un mondo dal volto umano perché sorretti dalla certezza dell’eternità, questa è la Chiesa per il mondo.

5. Domandiamo con insistenza a Gesù Risorto la grazia di essere Suoi testimoni in forza della Sua misericordia che «serba i nostri cuori da ogni mondana tristezza» (All’inizio dell’Assemblea liturgica) e fa fiorire per tutti la speranza. Amen.

 

1A DOMENICA: S. PASQUA – T. DI PASQUA 2015 – OMELIA

http://www.donbosco-torino.it/ita/Domenica/02-annoB/14-15/Omelie/7-Pasqua/1a-Domenica-S_Pasqua-B-2015/10-01a-Domenica-S_Pasqua-B-2015-UD.htm

1A DOMENICA: S. PASQUA – T. DI PASQUA 2015 – OMELIA

Per cominciare

Pasqua, festa delle feste, trionfo della fede. Domenica che dà senso a tutte le altre domeniche. Mistero che ci rivela profondamente chi è Gesù, la sua identità ultima e il nostro destino, l’irrompere di Dio nella Storia e nella nostra vita.

La Parola di Dio

Atti degli apostoli 10,34a.37-43. « Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui », dice Pietro a Cornelio, dando ragione della propria fede e di ciò che ha vissuto dopo la Pasqua del Signore. « Dio lo ha risuscitato al terzo giorno », racconta Pietro, « e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti ». È la fede degli apostoli che ora si manifesta così diversa e sicura, dopo l’abbandono e il tradimento.
Colossesi 3,1-4. « Cercate le cose di lassù », dice Paolo ai Colossesi, dal momento che siete anche voi risorti con Cristo. Datevi a una vita nuova per condividere la gloria di Gesù.
1 Corinzi 5,6b-8. Di fronte a un grave scandalo tra i cristiani di Corinto, Paolo interviene duramente perché un seme negativo non guasti quella comunità. Poi esorta tutti non solo a evitare il male, ma a diventare lievito di vita nuova, a essere con la propria vita testimoni del Signore Risorto.
Giovanni 20,1-9. È l’alba del primo giorno della settimana, e Maria di Magdala va a prendersi cura di un cadavere, ma trova la tomba vuota e va a dirlo agli apostoli. Corrono alla tomba Pietro e Giovanni, si rendono conto di tutto, riflettono su ciò che è successo e si accende in loro la fede. Maria rimane presso la tomba e incontrerà per prima il Risorto.

Oppure per l’anno B: Marco 16,1-7. Secondo Marco, sono tre le donne che vanno al sepolcro il mattino di Pasqua, vedono la tomba vuota, e un angelo annuncia loro la risurrezione di Gesù. L’angelo le manda ad annunciare la risurrezione agli apostoli, ma le donne, spaventate e tremanti per la paura, non dicono niente a nessuno.

Riflettere…
o « Sì, i cristiani possono dire ai loro fratelli che all’alba di un primo giorno della settimana, il 9 aprile dell’anno 783 dalla fondazione di Roma, che sarebbe diventato l’anno 30 della nostra era, alcuni discepoli di Gesù, innanzitutto delle donne, poi anche qualcuno dei dodici, hanno trovato vuota la tomba in cui era stato deposto Gesù di Nazaret, il loro rabbi condannato e crocifisso il venerdì precedente » (Enzo Bianchi). È quella tomba vuota che permette ai discepoli e alle donne di rileggere le parole dei profeti, e quelle dello stesso Gesù, per giungere alla fede nella risurrezione.
o Pasqua è prima di tutto la sorpresa di questa tomba vuota. Le donne il primo giorno della settimana vanno a completare quello che non è stato possibile fare dopo la deposizione dalla croce. Vanno per prendersi cura di un cadavere e vedono la pesante pietra ribaltata, la tomba vuota, angeli che parlano loro della risurrezione di Gesù e le invitano a farsi testimoni di lui presso gli apostoli.
o Il secondo elemento di forza della Pasqua di Gesù è la trasformazione degli apostoli. Essi, che nel momento della passione e morte si sono comportati da paurosi, da vigliacchi e traditori, sorpresi e delusi per l’umiliazione di Gesù, ora, anche se a fatica e ancora dubitando, si fanno progressivamente coraggiosi testimoni della risurrezione.
o Tutto cambia. Pietro, che non voleva lasciarsi lavare i piedi da Gesù, perché il messia non poteva abbassarsi a tanto, ed era rimasto scioccato dalla inattesa umiliazione della croce, ora eccolo sicuro di sé, testimone coraggioso, insieme agli altri apostoli. Non temono di affrontare il sinedrio e le autorità ebraiche, di essere imprigionati e maltrattati. Dicono di non poter tacere ciò che loro hanno visto con i loro occhi: affermano con decisione che Gesù è vivo ed è risorto, che è il Salvatore, il Figlio di Dio.

Attualizzare
* Se la bellezza del creato suscita stupore, e i miracoli di Gesù ci riempiono di ammirazione, il mistero pasquale ci riempie di meraviglia e di gioia. Tutta la liturgia pasquale è attraversata da questi sentimenti e ci fa rivivere il prodigio senza precedenti che è la risurrezione di Gesù. Dall’Exultet cantato in questa notte in tutte le chiese, all’alleluja che ritorna come un ritornello di fede gioiosa: Gesù è veramente risorto! È su questo fatto che si fonda tutta la fede di noi credenti. aLeggiamo nel salmo responsoriale: « La destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto prodezze… la pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo… ». È Gesù la pietra scartata dai costruttori e che Dio ha glorificato.
* Questa gioia e stupore la troviamo anche in Pietro, che annuncia nella casa del centurione Cornelio le meraviglie di Dio. Pietro ricostruisce la vita di Gesù, ricorda che si è conclusa drammaticamente: « Lo uccisero appendendolo a una croce! », ma Dio si è preso la rivincita sulla crudeltà e ottusità degli uomini: Dio lo ha risuscitato il terzo giorno…
* Pietro si sente il primo testimone di questo fatto prodigioso della risurrezione dell’Eterno Vivente, che compie all’infinito gesti di risurrezione per chi crede in lui: « Chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome ».
* La storia è piena di uomini di buona volontà e di profeti. Ma Gesù non è semplicemente un grande uomo, un taumaturgo, un uomo buono e misericordioso, un uomo di comunione. È il Figlio di Dio, il Signore della vita. Anche la sua morte in croce, con tutta la sua drammaticità, non farebbe di Gesù altro che un profeta straordinario e fedelissimo a Dio. È la risurrezione che toglie ogni dubbio alla sua figliolanza divina, è la sua risurrezione il sigillo che autentica pienamente da parte di Dio la sua missione.
* « Quale segno ci dai? », gli hanno chiesto. E Gesù ha risposto: « Distruggete questo tempio e io lo ricostruirò in tre giorni. E parlava del tempio del suo corpo ». « Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio ». Così Paolo ai Corinzi. Poco prima aveva detto: « Gesù apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto » (1Cor 15,5-15).
* Tutto il brano del vangelo appena proclamato è pervaso di stupore e di meraviglia. L’evangelista Matteo usa un genere letterario particolare per mettere maggiormente in evidenza la singolarità della autenticità storica della risurrezione. Le donne vanno visitare un cadavere, non si aspettano nulla. Vanno a piangere su una tomba, ma Gesù si presenta loro vivo: «  »Salute a voi! », dice. Ed esse si avvicinano, gli abbracciano i piedi e lo adorano. Gesù dice loro: « Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno » (Mt 28,9-10).
* Le donne adorano per prime e sono le prime annunciatrici del mistero, di questo evento fondamentale, quasi a sottolineare il ruolo che la donna può avere nella chiesa e soprattutto il primato dell’amore, perché è l’amore che le spinge a rimanere unite a Gesù anche dopo la sua morte.
* Gesù risorto diventa per noi principio di vita nuova. È in lui che siamo battezzati e otteniamo il perdono. È perché lui è risorto che dobbiamo elevare la nostra vita e vivere di fede: « Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, non quelle della terra », ci dice Paolo (seconda lettura). Anche noi, come gli apostoli, siamo chiamati a produrre frutti di novità, passare da una fede incerta a una fede che ci renda suoi testimoni.
* Dalla Pasqua infine un messaggio di gioia senza misura. Tutto è possibile, la gioia esiste, la vita trova un senso, il destino dell’uomo non è un tunnel senza uscita. Nonostante i quotidiani acciacchi che ci mandano in crisi, nonostante di interrogativi sul dolore e la sofferenza che ci fanno dubitare della bontà di Dio, noi siamo autorizzati a coltivare la gioia profonda che nasce da una vita che, nonostante tutto, non perde il suo senso, perché siamo oggetto di un grande amore e di un progetto più grande di noi che ci coinvolge.

« Devo proprio dirlo a mio marito! »
Il cardinale Biffi racconta ciò che gli è capitato dopo una sua lezione di teologia tenuta a Milano sulla risurrezione di Gesù. È stato così convincente, che una donna alla fine è andata a sincerarsi e a chiedere conferma: « Davvero Gesù si è presentato vivo dopo essere stato ucciso? ». E alla conferma del cardinale, la donna ha concluso: « Devo proprio dirlo a mio marito! ». La settimana seguente, la signora si è ripresentata dal cardinale e gli ha detto che cosa aveva risposto suo marito: « Avrai certamente capito male! ».

Umberto DE VANNA

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