Archive pour le 25 mars, 2015

Perdonare non significa dimenticare ciò che è successo, ma caricarsi del peso della fragilità, persino del male, di un’altra persona. (citazione dal sito dell’immagine)

 

 Perdonare non significa dimenticare ciò che è successo, ma caricarsi del peso della fragilità, persino del male, di un’altra persona. (citazione dal sito dell'immagine) dans immagini sacre remb_vz_terug1642

http://www.natidallospirito.com/2010/02/19/perdono-e-guarigione/

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IL CUORE (Benedetto XVI/Dentro la realtà, citazioni e commento)

http://www.tracce.it/default.asp?id=266&id2=262&id_n=7723

IL CUORE

LORENZO ALBACETE

Tracce N.3, Marzo 2007

Benedetto XVI/Dentro la realtà

Si presenta come sicuro e autosufficiente artefice del proprio destino, fabbricatore entusiasta di indiscussi successi quest’uomo del secolo ventunesimo. (…) Come non sentire che proprio dal fondo di questa umanità gaudente e disperata si leva un’invocazione straziante di aiuto? (…) Malgrado le tante forme di progresso, l’essere umano è rimasto quello di sempre: una libertà tesa tra bene e male, tra vita e morte. È proprio lì, nel suo intimo, in quello che la Bibbia chiama il “cuore”, che egli ha sempre necessità di essere “salvato”. E nell’attuale epoca post moderna ha forse ancora più bisogno di un Salvatore, perché più complessa è diventata la società in cui vive e più insidiose si sono fatte le minacce per la sua integrità personale e morale.
(Messaggio Urbi et Orbi, 25 dicembre 2006)

Nel cuore di ogni uomo c’è, amici miei, il desiderio di una casa. Tanto più in un cuore giovane c’è il grande anelito a una casa propria, che sia solida, nella quale non soltanto si possa tornare con gioia, ma anche con gioia si possa accogliere ogni ospite che viene. È la nostalgia di una casa nella quale il pane quotidiano sia l’amore, il perdono, la necessità di comprensione, nella quale la verità sia la sorgente da cui sgorga la pace del cuore. È la nostalgia di una casa di cui si possa essere orgogliosi, di cui non ci si debba vergognare e della quale non si debba mai piangere il crollo. Questa nostalgia non è che il desiderio di una vita piena, felice, riuscita. Non abbiate paura di questo desiderio! Non lo sfuggite! Non vi scoraggiate alla vista delle case crollate, dei desideri vanificati, delle nostalgie svanite. Dio Creatore, che infonde in un giovane cuore l’immenso desiderio della felicità, non lo abbandona poi nella faticosa costruzione di quella casa che si chiama vita.
(Incontro coi giovani in Polonia, 27 maggio 2006)

È stato in occasione del messaggio Urbi et Orbi del Natale di quest’anno che papa Benedetto XVI ha sottolineato l’importanza del concetto biblico di “cuore”, concetto essenziale per comprendere il dramma della vita umana all’inizio di questo terzo millennio. La Chiesa proclama Gesù Cristo “Salvatore” del mondo, ma il Papa si chiedeva se gli uomini e le donne di oggi sperimentino o anche solo comprendano il bisogno di un Salvatore. Comprendere il concetto biblico di cuore è essenziale per intendere correttamente l’insegnamento del Papa riguardo al modo in cui la Chiesa prende parte al dramma dell’esistenza umana, così come viene vissuto ai nostri giorni.
Già in Deus caritas est Benedetto XVI aveva scritto: «La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia». Il contributo della fede cattolica è di determinare quell’«allargamento della ragione», ovvero «l’apertura dell’intelligenza e della volontà alle esigenze del bene» che permette a tutti di cogliere i bisogni umani in relazione alla totalità del reale. Senza questo contributo, le risposte ai bisogni umani – seppur animate dalle migliori intenzioni – degenerano in un’ideologia che «umilia l’uomo e disconosce proprio ciò che è più specificamente umano» (Deus caritas est, 28).
Come ha ripetutamente insegnato don Giussani fin dall’inizio, la pretesa cristiana non verrà compresa né darà alcun contributo culturale finché non saremo persuasi che «per incontrare Cristo [...] dobbiamo innanzitutto impostare seriamente il nostro problema umano» (L. Giussani, Il cammino al vero è un’esperienza, Rizzoli, Milano 2006, p. 84). Senza la consapevolezza di ciò che costituisce il cuore dell’uomo, in particolare il suo bisogno d’infinito – che è ciò che ci definisce come umani -, Gesù Cristo resta solo un nome. Le “soluzioni” al dramma della vita si trasformano presto in ideologie.
Di recente un amico ha osservato come qui «negli Stati Uniti sia più facile dire Gesù che dire cuore». Per quanto riguarda l’attuale campagna politica, per esempio, è chiaro come la religione continui a essere una delle sue componenti principali. Il “voto di Dio” continuerà a giocare un ruolo fondamentale per il suo esito finale. Da un lato, il Partito Repubblicano cerca di fare in modo di non perdere il sostegno della “destra cristiana”, dall’altro, i candidati del Partito Democratico ingaggiano società di consulenza che li facciano apparire in profonda sintonia con il linguaggio e coi valori delle comunità religiose. In questo contesto, è facile appellarsi agli insegnamenti di Gesù lasciando che la discussione rimanga sul piano moralistico. L’unico punto di riferimento che può aprire un varco in questa riduzione della proposta cristiana è il “cuore”, dove si sperimenta la natura e la vastità dell’umano bisogno di salvezza. È al livello più profondo dell’esistenza umana che umano e divino si incontrano, che la ragione trionfa sul sentimentalismo, la politica tocca la fede e nasce un’autentica cultura umana.

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CIÒ CHE MARIA CREDETTE DIVENNE IN LEI REALTÀ – SANT’AGOSTINO, SERMONE 215, 4

http://www.vatican.va/spirit/documents/spirit_20011223_agostino_it.html

CIÒ CHE MARIA CREDETTE DIVENNE IN LEI REALTÀ

SANT’AGOSTINO, SERMONE 215, 4.

4. « Perciò crediamo in Gesù Cristo nostro Signore, nato da Spirito Santo e da Maria Vergine. La Vergine Maria partorì credendo quel che concepì credendo. Infatti quando le fu promesso il figlio, essa domandò come questo sarebbe successo, dato che non conosceva uomo (e naturalmente le era noto quale fosse il solo modo di conoscere e partorire, ossia che l’uomo nasce dall’unione del maschio e della femmina, modo che essa non aveva sperimentato, ma che aveva appreso dalla normale frequentazione delle altre donne).
E l’angelo le rispose: «Lo Spirito Santo scenderà su di te; su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo; colui dunque che nascerà da te sarà santo e chiamato Figlio di Dio» (Lc 1, 35). E dopo che l’angelo ebbe detto così, essa, piena di fede e concependo Cristo prima nel cuore che nel grembo, rispose: «Eccomi, sono la serva del Signore; avvenga di me secondo la tua parola» (Lc 1, 38). Ossia avvenga la concezione nella Vergine senza seme di uomo; nasca da Spirito Santo e da una donna integra colui per il quale integra possa rinascere da Spirito Santo la Chiesa.
Il santo che nascerà dalla parte umana della madre senza l’apporto umano del Padre si chiami Figlio di Dio; colui che è nato da Dio Padre senza alcuna madre, doveva in modo meraviglioso diventare figlio dell’uomo, e così, nato in quella carne, poté uscire piccolo attraverso viscere chiuse, e grande, risuscitato, poté entrare attraverso porte chiuse. Sono cose meravigliose, perché divine; indescrivibili, perché inscrutabili; non è in grado di spiegarlo la bocca dell’uomo, perché non è in grado di esprimerlo il cuore dell’uomo. Maria credette e in lei quel che credette si avverò.
Crediamo anche noi, perché quello che si avverò possa giovare anche a noi. Per quanto infatti anche questa nascita sia ammirabile, tuttavia, o uomo, tu puoi pensare che cosa il tuo Dio si è fatto per te, il Creatore per la creatura; il Dio che è sempre in Dio, l’Eterno che vive con l’Eterno, il Figlio uguale al Padre non ha disdegnato di rivestirsi della condizione di servo per dei servi empi e peccatori. E questa non è stata ricompensa per dei meriti umani; per le nostre iniquità semmai noi meritavamo delle pene; ma se egli avesse tenuto conto delle colpe, chi avrebbe potuto sussistere? (cf. Sal 129, 3). È quindi per dei servi empi e peccatori che il Signore si è degnato di nascere servo e uomo dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria. »

PREGHIERA

Ave Maria e Sub tuum – Madre di Dio Vergine, salve, piena di grazia, il Signore è con te (Lc 1, 28); benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo (Lc 1, 42), perché tu hai generato il Salvatore delle nostre anime.
Sotto la tua misericordia ci rifugiamo, o Madre di Dio: non disprezzare le nostre suppliche nelle tentazioni, ma liberaci dai pericoli, o sola pura, sola benedetta.

A cura della Pontificia Facoltà Teologica «Marianum»

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