CONOSCERE LA PASQUA E VIVERLA DA CRISTIANI
http://www.donegidio.com/santapasqua.htm
CONOSCERE LA PASQUA E VIVERLA DA CRISTIANI
E’ il nucleo centrale della nostra fede. E’ il passaggio dalla morte alla vita e dalla mentalità corrente del mondo alla sapienza di Dio
Comprendiamo subito il significato di “Natale”, “nascita” di Nostro Signore. Invece l’etimologia e l’origine di “Pasqua”, al quale i Cristiani danno normalmente il senso di “Resurrezione”, forse sono sconosciute a molti. Essa deriva da “pasha”, dall’antico aramaico, lingua che vanta circa 3.000 anni di storia, usata in buona parte dei testi biblici e parlata correntemente in Israele ai tempi di Gesù. La parola, trasformata dai Greci e dai Latini in pascha, è stata poi interpretata, dai Padri della Chiesa, in maniera diversa. Qualcuno si è ispirato al greco paschein (= soffrire), con ciò riferendosi soprattutto alla sofferenza del Cristo percosso e crocifisso; altri, rifacendosi all’agnello (pasqua, in ebraico), hanno posto l’accento sulla salvezza che ci viene dalla passione del Signore; un terzo gruppo, collegandola al passaggio del Mar Rosso e conseguente liberazione degli Ebrei dalla schiavitù in Egitto, le diedero il significato di “passare oltre”. Il Salvatore “passa” dalla morte alla vita, “passa oltre” la natura umana e ritorna a quella divina.
Anche la data della Pasqua, stabilita durante il Concilio di Nicea (325 d.C), accredita questa interpretazione (che ritroviamo pure nel Battesimo con cui “si passa” dal giogo del peccato originale alla libertà di figli del Padre): come la prima luna piena dopo l’equinozio di marzo (pasqua ebraica e, quindi, ultima cena di Gesù) sottolinea il ritorno della primavera, simbolo di rinascita, dopo i rigori dell’inverno, così la nostra Pasqua indica il passaggio dall’oscurità del male alla luce della salvezza. Il che collega il cristianesimo alla sua matrice giudaica: non a caso, una delle più antiche preghiere pasquali cristiane riprende, applicandolo a Cristo, una orazione giudaica: “Egli è colui che ci ha fatti passare dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, dalla tirannia al regno eterno. Egli è l’Agnello della nostra salvezza”.
In sostanza, quindi, Pasqua significa passaggio alla pratica delle virtù. Acquisirne il significato aiuta a comprendere il significato della Quaresima, in memoria di quei quaranta giorni di digiuno e di preghiera che il Cristo trascorse, in preparazione del sacrificio che l’attendeva, nel deserto, antitesi del giardino rigoglioso e verdeggiante dell’Eden; aiuta a cercare di non imitare Adamo ed Eva, che si lasciarono convincere a mangiare il frutto del Bene e del Male, ma a vincere le tentazioni, come “l’uomo” Gesù seppe resistere a Satana, traendo la sua forza dalla parola di Dio. Perché, ascoltandola, si trova la via della salvezza.
Non per nulla il Papa, nel messaggio per la Quaresima di quest’anno, ci ha invitati a vivere il digiuno come segno di amicizia con Dio e di attenzione verso chi ha bisogno di sostegno economico o di conforto. Vale la pena registrare le sue parole: ci serviranno a santificare meglio questa festività importante: “Scegliendo liberamente di privarci di qualcosa per aiutare gli altri, mostriamo concretamente che il prossimo in difficoltà non ci è estraneo. La Quaresima sia pertanto valorizzata in ogni famiglia e in ogni comunità cristiana, per allontanare tutto ciò che distrae lo spirito e per intensificare ciò che nutre l’anima aprendola all’amore di Dio e del prossimo”.
Ma conoscere l’etimologia di “Pasqua” aiuta anche a seguire l’invito a “passare oltre” la mentalità e i costumi correnti; a non ricadere negli errori dei progenitori che peccarono di presunzione e di arroganza, credendo di poter uguagliare l’Onnipotente in poteri e conoscenze. Aiuta a controllare debolezze e difetti; a non condividere, in nome della laicità (o, piuttosto, del laicismo) e del progresso scientifico, quei comportamenti (per esempio: divorzio, aborto, eutanasia, esaltazione dell’omosessualità) che vanno tanto di moda ma che, ovviamente, la morale cristiana condanna; a non vivere con indifferenza l’attuale divario tra ricchezza materiale e povertà morale, che trasforma la libertà (il libero arbitrio riconosciutoci da Dio) in licenza; a purificare il nostro cuore dalla schiavitù del peccato per renderlo sempre più “tabernacolo vivente di Dio”.
E’ questo il significato della Pasqua: è la festa della salvezza, di quel disegno salvifico di Dio che ci permette di riconquistare il Paradiso che le nostre debolezze rischiano di farci perdere. E’ il dono che il Signore ci offre per “passare dal peccato alla vita, dalla colpa alla grazia, dalla macchia alla santità”. La celebrazione della Passione, morte e Resurrezione di Gesù è il nucleo della nostra fede cristiana, che invita a seguire le scelte di vita di Cristo: aiutare i poveri, essere solidali, amare “il prossimo come te stesso”. Ma anche a chiederci se i comandamenti di Dio sono ancora alla base dei nostri comportamenti. Per non correre il rischio di sprofondare in un baratro senza ritorno e senza speranza.
Egidio Todeschini
4.4..2009
Laisser un commentaire
Vous devez être connecté pour rédiger un commentaire.