Archive pour le 13 mars, 2015

Gesù e Nicodemo

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Publié dans:immagini sacre |on 13 mars, 2015 |Pas de commentaires »

L’INCONTRO DI GESU’ CON NICODEMO: « RINASCERE DALL’ALTO » GV. 3,1-21

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L’INCONTRO DI GESU’ CON NICODEMO: « RINASCERE DALL’ALTO » GV. 3,1-21

Gv. 3,1-21
Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui».
Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».Gli disse Nicodemo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?».
Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodemo: «Come può accadere questo?».
Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo.
E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Chi rappresenta Nicodemo?
Giovanni ci racconta di Nicodemo che cerca Gesù, nella prima visita alla città santa, il primo pellegrinaggio pasquale, dopo il battesimo al Giordano e lo Spirito che lo consacra Servo di Yahvè, figlio diletto. Vedremo Nicodemo come rappresentante dell’esperienza religiosa ebraica. In questo senso Nicodemo può pure rappresentare noi cristiani di oggi, che cerchiamo un’esperienza religiosa che ci scaldi il cuore, dopo periodi di delusione e stanchezza. In particolare ascolteremo, con Nicodemo, cosa significa nascere di nuovo; vogliamo anche noi vivere l’esperienza dello Spirito, come aria che respiriamo, come vento sulle nostre vele.
Con Nicodemo e con Giovanni conserveremo nel cuore l’eco delle parole di Gesù: “Dio ha tanto amato il mondo da donare l’unico Figlio”. Cosa significa, per noi oggi, che Dio ama tanto il mondo? Vogliamo scoprire nel volto di Gesù come Dio guarda noi, nati da donna; noi oggi, a volte inquieti nel vedere una storia umana che va avanti per conto suo come se Dio non ci mettesse mano.

Chi era Nicodemo?
Dunque, Nicodemo di Gerusalemme. È un notabile, un anziano, capofamiglia benestante; appartiene alle prime famiglie tornate da Babilonia, che hanno preso possesso delle terre migliori, lasciando a chi arriva dopo le colline seminate a sassi, dove gli altri capifamiglia aspettano in piazza di venire assunti a giornata come braccianti agricoli precari (Mt 20, 6-7).
È “maestro in Israele”, testimone della novità religiosa che la famiglia di Abramo conserva gelosamente di fronte alle altre religioni, tutte ‘pagane’. Sa che può dire la sua parola nel Consiglio del Sinedrio, dare del tu alle persone importanti del popolo. È uomo di cultura tra i colleghi Scribi, esperti di Bibbia e di leggi sociali, che sanno a chi va la casa della vedova e il campo dell’orfano.
L’iniziativa coraggiosa di Nicodemo per incontrare quel Gesù non amato da chi ha il potere nelle mani.
Nicodemo va da Gesù di notte. Fuori città, lontano dagli occhi dei colleghi. Essi provano fastidio per questo nuovo rabbì senza diploma, che viene da una Nazaret da niente, da una Galilea dei pagani da cui non è mai venuto fuori un profeta. Conosce bene il disprezzo dei colleghi per il popolo ignorante, che non conosce la Torà ed è maledetto (Gv 7, 49), e si lascia « abbindolare » da questo profeta dai sandali polverosi, che vende speranze a chi non ha roba da parte.
Nicodemo è stato colpito da Gesù, non lo cercava, non l’aspettava. A Gerusalemme la religione c’era già; il tempio era splendido, le liturgie solenni; le regole morali erano chiare fino ai dettagli. Non c’era nessun problema di fede, quella era già detta e ridetta. Restava il problema della morale, cioè di mettere in pratica i comandamenti e i precetti e le sante tradizioni. Perché c’è sempre chi cerca di farla franca con la moglie di un altro, chi non paga le decime per il tempio, chi ruba nel campo del padrone, le prostitute dei bassifondi. Piccole cose diciamo, bastano già i Farisei a ridire le regole e controllare i comportanti. Gesù era un di più, non era aspettato, tutto era già a posto.

Nicodemo si lascia affascinare da Gesù!
Ma Gesù lo ha colpito. Nessuno ha mai parlato come quest’uomo. Sembra acqua di sorgente, non quella tirata fuori dalla vecchia cisterna. Quando parla di Dio gli si illumina il volto, pare che lo veda con gli occhi. Già, come diceva Davide: “Il tuo volto, Signore, io cerco”.
Ma è vero! Gli altri esperti di religione e di riti sono fieri dei paramenti, sono protagonisti delle liturgie, sembrano incaricati di tirare l’attenzione; forse cercano solo la gloria gli uni dagli altri.

La novità di Gesù: « l’Abbà amabile »
Gesù è libero, è innamorato di Dio. Certo, lo chiama Abbà, lo chiama suo Padre; no, qui deve stare attento, gli chiederò spiegazioni. Ecco, Gesù ha spostato l’attenzione dalla Legge al volto di Dio. Siamo abituati a spiegare alla gente quello che deve fare per Dio, e Gesù spiega quello che Dio fa per l’uomo. Noi, a parte i grandi pellegrinaggi; noi abbiamo sempre il problema che la gente pratica poco, che è poco interessata. Ma quelli che vanno dietro a Gesù anche nei giorni feriali sembrano avere scoperto un Dio che attira; un Dio che, una volta incontrato, non hai più voglia di mollarlo. Gesù presenta un Dio amabile, quello che “la luce del suo volto” illumina i nostri volti, e anche i poveri sotto gli stracci sporchi si sentono importanti per Dio.

Anch’io Gesù ho bisogno di parlarti!
E Nicodemo va. Sa che Gesù coi suoi amici è accampato sotto gli alberi, dorme sotto gli olivi. “Sì, Gesù, ho bisogno di parlarti, di ascoltare da te altre cose. Sono sicuro che vieni da Dio, benedetto il suo Nome. Ascoltate dalla tua bocca, le parole del Signore riprendono il sapore del miele, come diceva il nostro padre Davide. E poi, le opere che fai, di sicuro vengono dall’alto. Pare che Dio metta di nuovo mano al mondo, porti a compimento l’opera iniziata, restauri la sua casa caduta in rovina. Ci fai incontrare un Dio che si impegna per l’uomo, e vuole che la festa non finisca. E la festa sono le nozze, l’Alleanza, sentirci dentro la storia di Dio che ama il suo popolo. A volte pare che il suo braccio si sia fatto corto, che sia mutata la destra dell’Altissimo. Perché la miseria lima gli orfani e le vedove e i forestieri; i malati non hanno nessuno che li guardi; i ricchi portano animali da sacrificare al tempio, ma non si curano delle vere pecore, che è il popolo dei poveri di Yahvè. La religione vera non può essere una liturgia di sacrifici, senza la misericordia della vita. Ecco, Gesù, vorrei ascoltare da te parole che mettono luce nuova alle mie conoscenze”.
Forse hai messo i comandamenti al primo posto; prova a metterci l’Amore, cambierà tutto.
Ma non si tratta di aggiungere capitoli nuovi alle conoscenze antiche: si tratta di nascere di nuovo. Non basta mettere in bella l’insegnamento già dato, bisogna essere persone nuove, uscite inedite da un grembo che genera vita. No, non parlo del grembo della tua vecchia madre, inaridito come quello di Sara. Ciò che nasce dalla carne è carne. Bisogna nascere dallo Spirito, per essere figli di Dio, a immagine e somiglianza di chi ci ha fatti con sapienza e amore. Perché eterno è il suo amore per noi. Invece Dio dice, per bocca di Osea profeta: “L’amore del mio popolo è breve come la rugiada del mattino, che secca al primo sole”. È lo Spirito che ci fa partecipi della Vita che è in Dio. È lo Spirito che ci fa vivere al ritmo dell’Amore che Dio ha per noi. Solo chi nasce dallo Spirito può avere questa qualità di Vita, questa qualità di Amore. Cos’è la vita, senza l’Amore? Avete messo i comandamenti al primo posto; prova a metterci l’Amore, cambierà tutto. Cosa dobbiamo fare per avere questo? Ma è dono! Senti il vento tra gli alberi: non lo vedi, ma fa danzare le foglie. Lo Spirito di Dio è gratuito come il vento, come l’aria da respirare, ma fa danzare l’anima di festa.

Il segreto della felicità: sentirsi amati e poter amare.
Perché i bambini sono felici? Perché sanno di essere amati. La felicità è qui, il senso della vita è qui: sentirsi amati e poter amare. Chi si lascia colmare dall’amore, farà traboccare questo amore come sorgente che non secca, come la sorgente di Siloe che non secca nella lunga arsura estate. È Dio, questa sorgente di Siloe, come diceva Isaia. È Dio, che non desidera altro che effondere il suo amore, e colmarci, e renderci capaci di amare. Ecco: Dio ha tanto amato il mondo, da donare l’unico figlio. Sì, hai capito giusto. Dio non ha mandato il Figlio a giudicare il mondo, ma a farlo vivere.
Avete troppo insistito sulla legge. La Legge è stata data per mezzo di Mosé, la grazia e la verità per mezzo del Figlio. Grazia, gratuità, volto grazioso del nostro Dio: tu queste cose le sai. Verità è la stessa cosa che fedeltà: Dio è Amore, non può essere altro che Amore. L’Amore può essere festa, può essere dolore, ma sarà sempre soltanto amore, amore a caro prezzo. Le grandi acque non possono spegnere l’Amore, e il vento « dello spirito » le rafforza

L’anelito del rinascere di nuovo, vedi l’esperienza dell’iniziazione in Africa.
In varie luoghi dell’Africa ho notato che si realizza ancora, sebbene ora con minor durata, un antico rito di iniziazione, che permette ai ragazzi di diventare adulti e poter così assumere una vita di responsabilità con tutti i suoi diritti e doveri. In questa esperienza di iniziazione, obbligatoria per far parte del clan, viene chiesto al giovane di dire addio alla vita passata da bambino e di non voltarsi indietro quando lascia i suoi genitori per andare nella foresta, sebbene la madre pianga a causa della paura e del timore di perdere per sempre il proprio figlio.
Al giovane iniziato viene insegnata la saggezza degli antenati, i comportamenti da assumere in ogni situazione di vita; gli vengono anche presentati modelli di vita vissuta per imitarli. L’iniziato poi deve dimostrare di saper costruire la propria casa, di aver il coraggio di cacciare animali pericolosi, passare varie prove di resistenza e di isolamento e lasciarsi incidere sul proprio corpo il segno di appartenenza (v. circoncisione).
Alla fine di tutto per accedere alla comunità degli adulti, viene chiesto all’iniziato di affrontare il saggio maestro mascherato che lo aspetta sotto l’albero (simbolo della vita), il quale lo esamina bene e poi gli chiede di avvicinarsi a lui e di imitare la nascita di un bambino. Alla fine di tutto gli rivela che ora è rinato ad una nuova vita, la vita della comunità degli adulti, i quali ora possono contare su di lui in qualsiasi momento.
Da quel momento gli viene dato un nome nuovo, un padrino che lo accompagna nella vita, gli viene preparato un bagno di purificazione e lo si accoglie con danze e gioia grande. Da qui in poi potrà assumere incarichi per il bene di tutti e potersi anche formare una famiglia. Questa esperienza fatta, non potrà più dimenticarla perché viene ritenuta sacra.
Quante analogie ci sono con il nostro cammino cristiano di iniziazione (l’addio alla vita di bambino, il padrino, gli istruttori, la comunità, gli insegnamenti, le prove, le esperienze pratiche, il nome nuovo, il bagno con l’acqua, la festa, la possibilità di accedere alla vita degli adulti, vedi con i sacramenti,… ), ma ciò che più segna è la convinzione di essere rinato nuovamente.
La comunità o il clan, solo ora lo potrà ritenere una persona a pieno titolo, rimarcandogli che ha lasciato per sempre « quel bambino che era prima e le cose usate nella sua infanzia ». Ora avrà davanti a se nuovi ideali, un modo nuovo di vivere e dovrà fare scelte coraggiose e responsabili, dove potrebbe anche essere disposto a perdere la vita per il bene della sua comunità.

La rigenerazione dell’Africa o « rinascita dall’alto » in Comboni.
Che stupendi insegnamenti di vera saggezza di vita si trovano proprio in questi luoghi della terra sperduti in questo continente, ma altrettanto amati da Dio e anche dal caro Daniele Comboni. Lo stesso Comboni ci ha insegnato che Gesù lo ha chiamato a collaborare per la rigenerazione dell’Africa per mezzo degli stessi africani, cioè farla rinascere nuovamente con la forza della Parola del Vangelo e dello Spirito donato dal Salvatore. Ora se ci abita nel cuore la stessa passione del Comboni e permettiamo a Dio di farci rinascere dall’alto, possiamo dire che tocca a noi fare la nostra parte, affinché la pienezza della vita del Figlio di Dio sia offerta a tutta l’umanità.

 

OMELIA 4A DOMENICA DI QUARESIMA B

http://www.donbosco-torino.it/ita/Domenica/02-annoB/14-15/Omelie/6-Quaresima/4a-Domenica-B-2015/10-04a-Quaresima-B-2015-UD.htm

15 MARZO 2015 | 4A DOMENICA – TEMPO DI QUARESIMA B | OMELIA

4A DOMENICA – T. QUARESIMA 2015

Per cominciare
Questa è la domenica « laetare », dall’antifona con la quale inizia la celebrazione eucaristica. L’invito è quello di rallegrarsi, di esultare e di gioire. E il motivo più grande di questa gioia è lo smisurato amore di Dio per l’umanità. Amore che tocca il culmine nella vita del Figlio di Dio, che per amore ha accettato di essere innalzato sulla croce.

La Parola di Dio
2 Cronache 36,14-16.19-23. La storia di Israele è attraversata dalle sue infedeltà, ma anche dal persistente perdono di Dio. Uno dei momenti più tragici della storia di questo popolo, a causa della rinuncia alla propria identità di popolo di Dio per darsi alla imitazione degli altri popoli, è stata la deportazione in Babilonia. Ma Dio suscita un re pagano, Ciro, re di Persia, che li riporta nella terra promessa.
Efesini 2,4-10. Paolo sottolinea nella lettera agli Efesini con grande insistenza i motivi profondi della nostra gioia. Esalta la bontà di Dio, la misericordia, la sua grazia che si manifesta nella salvezza realizzata per mezzo di Gesù. Dio ci ha amati e ci resi suoi figli, comunicandoci la sua vita divina.
Giovanni 3,14-21. Il vangelo propone una parte del dialogo che Gesù ha avuto con uno dei capi dei giudei, Nicodemo. Costui viene invitato a rinascere e a guardare alla salvezza che viene dalla croce di Gesù.

Riflettere…
o Il secondo libro delle Cronache racconta la più grande catastrofe vissuta dal popolo di Israele, dopo la schiavitù in Egitto: la deportazione in Babilonia. Un esilio umiliante e tragico per un popolo che pensava di avere sempre Dio dalla propria parte. A nulla erano servite le parole dei profeti: i sacerdoti e il popolo « moltiplicarono le loro infedeltà » e la conseguenza fu la perdita di tutto, delle proprie mura, del tempio, dei palazzi, delle case, della propria storia e cultura.
o Dio permette questa terribile prova. Ma la sua fedeltà non viene meno nemmeno questa volta: suscita Ciro, re di Persia, un pagano che si mette a disposizione di Dio. E tutto può ricominciare: il ritorno e la ricostruzione, la ripresa del dialogo con Dio.
o Il brano di vangelo presenta la parte centrale del dialogo che Gesù ha avuto con Nicodemo. Nicodemo è un notabile ebreo. Incuriosito dalle opere straordinarie compiute da Gesù, vuole parlare con lui. Riconosce che è un inviato di Dio e si reca da lui di notte. A Nicodemo Gesù non si nega, anzi gli rivela il piano d’amore di Dio sul mondo, che si sta realizzando nel Figlio.
o C’è chi ha scritto che questi versetti sono tra i più importanti di tutto il quarto vangelo. Qui infatti si trova « l’affermazione chiara e precisa dell’amore di Dio come causa vera, ultima e determinante della presenza del suo Figlio nel mondo » (Felipe Ramos).
o Giovanni lo ha scritto anche nella sua prima lettera: « In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati » (1Gv 4,9-10).
o La croce è la più grande rivelazione dell’amore di Gesù, ma anche dell’amore del Padre, che accetta che il Figlio sia innalzato sulla croce perché « chiunque crede in lui abbia la vita eterna ».
o È questo riconoscimento, questa fede che illumina e salva. Chi crede così non conosce condanna. Ma c’è chi preferisce le tenebre alla luce, perché condizionato dalle sue scelte contro Dio.

Attualizzare
* Anche in questa quarta domenica di quaresima al centro della Parola di Dio c’è Gesù. Un Gesù che si rivela di domenica in domenica: nelle tentazioni, nella trasfigurazione, nel desiderio di purificare la vita religiosa del popolo. E oggi nel suo amore senza misura.
* È la domenica « laetare » e la liturgia ci rimanda alla fonte della nostra gioia, all’annuncio esplicito e profondo dell’amore di Dio. Dio ci ama, Dio ci ha tanto amati: sono le espressioni che ritornano più frequenti nelle tre letture. Al centro, l’espressione del vangelo che toglie il velo al progetto di Dio sull’umanità: Dio ci ha tanto amati da consegnare il suo Figlio unigenito.
* Come si manifesta, come ci coinvolge l’amore di Dio? All’inizio, prima del tempo, l’amore di Dio era per così dire chiuso all’interno delle tre persone della Trinità. Ma anche là, in qualche modo, noi eravamo presenti: « In lui (in Cristo) Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo », dice Paolo, « predestinandoci a essere per lui figli adottivi… » (Ef 1,4-5). « Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele… » (Ger 31,3).
aDio poi si è manifestato nel suo amore attraverso la sua creazione. È stato un manifestarsi libero, gratuito, creativo. Libero della libertà di Dio: ed è stato un manifestarsi per noi straordinario nell’infinitamente grande e nell’infinitamente piccolo.
* La creazione ci mostra a volte il suo volto ambivalente. C’è anche la sofferenza dovuta alla malvagità umana, e c’è la sofferenza intollerabile degli innocenti. Non tutto ci è chiaro nella pur incredibile magnificenza della creazione. C’è qualcosa che ci sfugge: Bisogna « lasciare a Dio di essere Dio » (Von Balthasar).
* Dio poi ha creato per amore l’uomo e lo ha fatto a sua immagine e somiglianza. L’uomo è davvero un pensiero d’amore di Dio rivestito di carne.
aPer questo l’amore è il fine ultimo della nostra vita, è ciò per cui siano stati creati ed è ciò che può farci pienamente felici.
* Tra Dio e l’uomo il rapporto d’amore non è pacifico e non è stato facile. Il suo amore, l’unico totalmente gratuito e disinteressato, non è sempre stato ricambiato dall’uomo. La storia della salvezza di ieri e di oggi è piena del racconto della infedeltà dell’uomo.
* La prima lettura ne è un esempio. La schiavitù di Babilonia é stata una conseguenza dell’infedeltà di Israele e nello stesso tempo il mezzo di cui Dio si è servito per recuperare l’amore del suo popolo.
* Un terzo grande momento in cui si è rivelato l’amore di Dio è l’incarnazione. Dio si è fatto uomo come noi. Per parlarci e coinvolgerci, ha scelto la strada più audace, attraversando i cieli, eliminando la distanza infinita che ci separa.
* Infine Dio ha scelto per amore la strada della croce, che, come si diceva, è insieme dimostrazione dell’amore infinito del Padre e del Figlio. La croce è in particolare la dimostrazione dell’amore senza limiti di Gesù, che ha scelto per sé il compito di indicarci la strada della salvezza. « Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici » (Gv 15,13). È morto per noi, perché si rivelasse il suo amore in modo pieno e noi comprendessimo che l’amore è superamento di noi, è fedeltà, è scelta della strada stretta che porta a un supplemento di amore.
* La vita eterna, che è la vita divina in noi, e la salvezza eterna, dove consumeremo per sempre l’amore di Dio, si conquistano guardando la croce. « Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna » (Gv 3,14-15).
* Dice Gesù: « La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce » (Gv 3,19). È questa la storia dell’uomo sulla terra, la nostra storia personale, in cui fedeltà e infedeltà entrano in gioco. Chi opera il male rimane nelle tenebre, chi fa il bene diventa luminoso.
* L’amore di Dio si manifesta infine nella vita della chiesa. Siamo soliti sottolineare i limiti della chiesa-istituzione, gli intollerabili difetti dei cristiani, che diventano ostacolo alla fede. Ma la comunità cristiana, nella sua fedeltà quotidiana, soprattutto nella testimonianza dei suoi figli migliori, i santi, è una grande prova dello Spirito che l’ha fatta nascere e la sostiene. L’amore vissuto in ogni secolo da un numero grande di cristiani generosi è la prova più convincente dell’amore che ha dato vita al mondo. « L’amore esiste. È raro, ma esiste. Ed è l’unica prova dell’esistenza di Dio » (Jonesco)
* La quaresima è questo tempo di esercizio positivo per scoprire il significato della croce e per vivere nella luce. Alla nostra debolezza e incoerenza viene in soccorso l’esempio di Nicodemo, protagonista del vangelo. Invita Gesù di notte per non compromettersi, ma poi lo difende quando vogliono imprigionarlo senza un adeguato giudizio: «  »La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa? » (Gv 7,51). Durante il giudizio riesce a fare poco. Ma poi coraggiosamente ricupera il corpo di Gesù e gli dà sepoltura. La tradizione vuole che Pietro lo abbia poi battezzato e sia morto martire. È oggi nell’elenco dei santi. Un cammino di rinascita che è stato forse lento, ma è riuscito.

La testimonianza dei santi
Affermava il Card. Shuster, arcivescovo di Milano: « La gente, quando passa davanti alle chiese e ci vede, non si ferma, come se non avessimo nulla da insegnare, ossia come se non portassimo novità di vita, che vale la pena di abbracciare… Così pure, quando passa davanti ai nostri oratori, non si ferma, perché ha trovato posti più divertenti. Ma quando vede passare « un santo » si ferma per ammirarlo e invidiarlo, come un richiamo a un paradiso perduto ».

Fonte autorizzata : Umberto DE VANNA

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