Archive pour le 3 décembre, 2014

Icona di Natale sopra il luogo della Natività a Betlemme.

Icona di Natale sopra il luogo della Natività a Betlemme. dans immagini sacre 3

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SAN BERNARDO –(1090-1153) – DONO DELL’AVVENTO

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DISCORSI PATRISTICI SULL’AVVENTO

SAN BERNARDO –(1090-1153) – DISCORSO 4 SULL’AVVENTO 1. 3-4

DONO DELL’AVVENTO

Fratelli, celebrate come si conviene, con grande fervore di spirito l’Avvento del Signore, con viva gioia per il dono che vi viene fatto e con profonda riconoscenza per l’amore che vi viene dimostrato. Non meditate però solo sulla prima venuta del Signore, quando egli entrò nel mondo per cercare e salvare ciò che era perduto, ma anche sulla seconda, quando ritornerà per unirci a sè per sempre. Fate oggetto di contemplazione la doppia visita del Cristo, riflettendo su quanto ci ha donato nella prima e su quanto ci ha promesso per la seconda. “E’ giusto infatti il momento”, fratelli, “in cui ha inizio il giudizio a partire dalla casa di Dio” (1 Pt 4,17). Ma quale sarà la sorte di coloro che rifiutano attualmente questo giudizio? Chi infatti si sottrae al giudizio presente in cui il principe di questo mondo viene cacciato fuori, aspetti, o, piuttosto, tema il Giudice futuro dal quale sarà cacciato fuori insieme al suo principe. Se invece, noi ci sottomettiamo già ora al doveroso giudizio, siamo sicuri, e “aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Fil 3,20). “Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre tuo” (Mt 13,43).”Il Salvatore trasfigurerà” con la sua venuta “il nostro misero corpo per conformarlo al suo glorioso” solo se già prima troverà rinnovato e conformato nell’umiltà al suo il nostro cuore. Per questo dice: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29). Considera in queste parole la doppia specie di umiltà, quella di conoscenza e quella di volontà. Quest’ultima qui viene chiamata uniltà di cuore. Con la prima conosciamo il nostro niente, come deduciamo dall’esperienza di noi stessi e della nostra debolezza. Con la seconda rifiutiamo la gloria fatua del mondo. Noi impariamo l’umiltà del cuore da colui che “spogliò se stesso,assumendo la condizione di servo” (Fil 2,7), da colui che quando fu ricercato per essere fatto re, fuggì; invece quando fu ricercato per essere coperto di oltraggi e condannato all’ignominia e al supplizio della croce, si offrì di propria spontanea volontà”.

San Bernardo – Discorso 5 sull’Avvento

Il Verbo di Dio verrà in noi

Conosciamo una triplice venuta del Signore. Una venuta occulta si colloca infatti tra le altre due che sono manifeste. Nella prima il Verbo fu visto sulla terra e si intrattenne con gli uomini, quando, come egli stesso afferma, lo videro e lo odiarono. Nell’ultima venuta”ogni uomo vedrà la salvezza di Dio” (Lc 3,6) e vedranno colui che trafissero. Occulta è invece la venuta intermedia, in cui solo gli eletti lo vedono entro se stessi e le loro anime ne sono salvate. Nella prima venuta dunque egli venne nella debolezza della carne, in questa intermedia viene nella potenza dello Spirito, nell’ultima verrà nella maestà della gloria. Quindi questa venuta intermedia è, per così dire, una via che unisce la prima all’ultima: nella prima Cristo fu nostra redenzione, nell’ultima si manifesterà come nostra vita, in questa è nostro riposo e nostra consolazione. Ma perchè ad alcuno nons embrino per caso cose inventate quelle che stiamo dicendo di questa venuta intermedia, ascoltate lui: se uni mi ama – dice – conserverà la mia parola: e il Padre mio lo amerà e ni verremo a lui (Gv 14,23). Ma che cosa significa: se uno mi ama, conserverà la mia parola? Ho letto infatti altrove: chi teme Dio opererà il bene (Sir. 15,1), ma di chi ama è detto qualcosa di più: che conserverà la parola di Dio. Dove si deve conservare? Senza dubbio nel cuore, come dice il Profeta: “Conservo nel cuore le tue parole per non offenderti con il peccato” (Sal. 118, 11). Poichè sono beati coloro che custodiscono la parola di Dio, tu custodiscila in modo che scenda nel profondo della tua anima e si trasfonda nei tuoi affetti e nei tuoi costumi. Nutriti di questo bene e ne trarrà delizia e forza la tua anima. Non dimenticare di cibarti del tuo pane, perchè il tuo cuore non diventi arido e la tua anima sia ben nutrita del cibo sostanzioso. Se conserverai così la parola di Dio, non c’è dubbio che tu pure sarai conservato da essa. Verrà a te il Figlio con il Padre, verrà il grande Profeta che rinnoverà Gerusalemme e farà nuove tutte le cose. Questa sua venuta intermedia farà in modo che “come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste” (1 cor 15,49). Come il vecchio Adamo si diffuse per tutto l’uomo occupandolo interamente, così ora lo occupi interamente Cristo, che tutto l’ha creato , tutto l’ha redento e tutto lo glorificherà.
(Ufficio letture Mercoledì 1^ sett. Avvento)

I SERVIZI LITURGICI DI NATALE NELLA CHIESA ORTODOSSA

http://www.tradizione.oodegr.com/tradizione_index/commentilit/nataleschmemann.htm

I SERVIZI LITURGICI DI NATALE NELLA CHIESA ORTODOSSA

del protopresbitero A. Schmemann

Il ciclo della Natività

Come Cristiani Ortodossi, iniziamo la celebrazione della Natività di Cristo – il 25 dicembre – con un tempo di preparazione. Quaranta giorni prima della festa della nascita di Nostro Signore si entra nel periodo del Digiuno di Natale: per purificare l’anima e il corpo per entrare veramente e per partecipare dell’unica grande realtà spirituale della Venuta di Cristo. Questo periodo di digiuno non compone l’intenso periodo liturgico che è caratteristica della Grande Quaresima, invece, la Quaresima di Natale è più di natura “ascetica” piuttosto che “liturgica”. Tuttavia, il periodo del digiuno natalizio si riflette nella vita della Chiesa in un certo numero di note liturgiche che annunciano la festa ventura.
All’interno dei quaranta giorni di preparazione il tema della veniente Natività è introdotto nei servizi e nelle commemorazioni liturgiche, a poco a poco. Se l’inizio del digiuno il 15 novembre non è liturgicamente caratterizzato da nessun inno, cinque giorni più tardi, alla vigilia della Festa dell’Ingresso della Vergine al Tempio, sentiamo il primo annuncio dai nove hirmoi del Canone di Natale : “Cristo è nato, glorificateLo!”.
Con queste parole qualcosa cambia nella nostra vita, nell’aria stessa che respiriamo, nell’intera atmosfera della vita della Chiesa. È come se percepissimo molto, molto lontano, la prima luce della più grande gioia possibile – la venuta di Dio nel suo mondo! Così la Chiesa annuncia la venuta di Cristo, l’incarnazione di Dio, il suo ingresso nel mondo per la sua salvezza. Allora, nelle due domeniche che precedono il Natale, la Chiesa commemora i Progenitori e i Padri: i profeti ed i santi dell’Antico Testamento, che han preparato ciò che viene, che hanno trasformato la storia stessa in aspettativa, l’attesa per la salvezza e la riconciliazione del genere umano con Dio. Infine, il 20 dicembre, la Chiesa inizia la Prefesta della Natività, la cui struttura liturgica è simile a quella della Settimana Santa che precede Pasqua – perché la nascita del Figlio di Dio come bambino è l’inizio del ministero di salvezza che lo porterà, per il bene della nostra salvezza, all’estremo sacrificio della Croce.

La vigilia
I servizi liturgici del 24 dicembre, la vigilia della Natività, sono i seguenti:
1. Le Ore
2. I Vespri, e
3. La Divina Liturgia di san Basilio il Grande.

Giungendo alla conclusione della Prefesta, anzi dell’intero Avvento, le ore ricapitolano tutti i temi della festa e li trasformano in un ultimo e solenne annuncio. Nei particolari salmi, inni e letture bibliche prescritte per ogni ora, sono proclamate la gioia e la potenza della venuta di Cristo. Si tratta di una ultima meditazione cosmica sul significato della Natività, sul cambiamento decisivo e radicale effettuato nell’intera creazione.
I Vespri, che seguono solitamente le Ore, inaugurano la celebrazione della festa stessa, perché, come sappiamo, il giorno liturgico comincia la sera. Il tono di questa celebrazione è dato dal quinto stikira nel “Signore, a te ho gridato…”. Quella che è realmente un’esplosione di gioia per il dono dell’Incarnazione di Cristo, che ora è compiuta! Otto letture bibliche mostrano che Cristo è il compimento di tutte le profezie, che il suo regno è il Regno “di tutte le ere”, che tutta la storia umana trova il suo significato in esso, e il cosmo intero il suo centro.
La Liturgia di san Basilio, che segue i Vespri era in passato la liturgia battesimale in cui i catecumeni venivano battezzati, crismati e immessi nella Chiesa, il Corpo di Cristo. La duplice gioia della festa, per i neo-battezzati e gli altri membri della Chiesa, si riflette nel prokeimenon del giorno:

Il Signore mi ha detto: Tu sei mio figlio,
oggi ti ho generato.
Chiedimi, e io ti darò le nazioni per tua eredità, e le estremità della terra, come tuo possesso.

Poi, alla fine della liturgia, il celebrante, tenendo una candela accesa al centro della Chiesa, e circondato dall’intera assemblea, intona il tropario e il kontakion della festa:

La tua natività, o Cristo nostro Dio,
ha fatto brillare per il mondo la luce della sapienza.
Da essa, coloro che adoravano le stelle
sono stati ammaestrati da una stella ad adorare Te,
il Sole di Giustizia, e a conoscere Te, l’Oriente dall’alto.
O Signore, gloria a Te!

La Veglia e la Liturgia
Poiché i Vespri della festa sono già stati celebrati, la Veglia ha inizio con la Grande Compieta e il lieto annuncio di Isaia: “Dio è con noi!”. L’ordine del Mattutino è quello di una grande festa. Ora, per la prima volta, il Canone proprio “Cristo è nato…”, uno dei canoni più belli nel culto ortodosso, viene cantato mentre i fedeli venerano l’icona del Natale di Cristo. Le Lodi che seguono, riassumono la gioia e i temi dell’intera festa:

Rallegratevi, o giusti!
Gioite grandemente, o cieli!
Danzate di gioia, o monti, perché Cristo è nato!
La Vergine è divenuta come cherubico trono.
Porta nel suo seno il Verbo di Dio, fatto carne.
I Pastori glorificano il neonato.
Gli uomini sapienti offrono i doni al Signore.
Gli Angeli lodano e cantano:
O Signore, inaccessibile, gloria a Te!

A concludere la celebrazione della Natività di Cristo è la liturgia del giorno stesso con le sue antifone della festa che proclamano:
…Il Signore manderà lo scettro del suo potere da Sion: “Regna in mezzo ai tuoi nemici”.
Con te è il dominio dal giorno della tua nascita, nel fulgore della santità.

La Post-festa
Nel secondo giorno della festa, viene celebrata la Synaxis della Theotokos. Unendo gli inni della Natività con quelli che celebrano la Madre di Dio, la Chiesa indica Maria come colei attraverso la quale l’Incarnazione è stata resa possibile. La sua umanità – concretamente e storicamente – è l’umanità che Egli ha ricevuto da Maria. Il suo corpo è, prima di tutto, il corpo di lei; la sua vita è la di lei vita. Questa festa, l’assemblea in onore della Theotokos, è probabilmente la più antica festa di Maria nella Tradizione Cristiana, l’inizio stesso della sua venerazione da parte della Chiesa.
I sei giorni di post-festa portano il periodo di Natale a concludersi il 31 dicembre. Nelle ufficiature di tutti questi giorni, la Chiesa ripete gli inni e i canti che glorificano l’Incarnazione di Cristo, ricordandoci che la fonte e il fondamento della nostra salvezza deve essere trovato soltanto in Colui che, come Dio prima dei secoli, è venuto in questo mondo e per noi è “nato come un piccolo bambino”.
The Rev. Alexander Schmemann in the book The Services of Christmas: The Nativity of Our Lord Jesus Christ, David Anderson and John Erickson, Dept of Religious Education, Orthodox Church in America, Syosset, New York, 1981.

Tradotto per Tradizione Cristiana da E. M. dicembre 2009 

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