LA SPIRITUALITÀ DELL’AVVENTO

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LA SPIRITUALITÀ DELL’AVVENTO

La liturgia dell’Avvento è tutta un richiamo a vivere alcuni atteggiamenti essenziali del cristiano: l’attesa vigilante e gioiosa, la speranza, la conversione, la povertà.
L’attesa vigilante e gioiosa deve sempre caratterizzare il cristiano e la Chiesa perché il Dio della rivelazione è il Dio della promessa, il quale in Cristo ha manifestato tutta la sua fedeltà all’uomo. Tutta la liturgia dell’Avvento risuona di questa promessa, soprattutto nella voce di Isaia, che ravviva la speranza d’Israele. Non siamo di fronte a una finzione come se in questo tempo liturgico la Chiesa dovesse mettersi a recitare la parte degli ebrei che attendevano il Messia promesso. La liturgia esprime sempre la realtà e quando nell’Avvento assume la speranza d’Israele, lo fa vivendola ai livelli più profondi e pieni di attuazione. La speranza della Chiesa è la stessa speranza d’Israele, ma già compiuta in Cristo. Lo sguardo, allora, della comunità cristiana si fissa con più sicura speranza verso il compimento finale: la venuta gloriosa del Signore: “Maranathà: vieni, Signore Gesù”. E’ il grido e il sospiro di tutta la Chiesa nel suo pellegrinaggio terreno verso l’incontro definitivo con il Signore. Al senso dell’attesa vigilante è accompagnata sempre l’invito alla gioia. L’Avvento è un tempo di attesa gioiosa perché ciò che si spera, certamente avverrà. Dio è fedele.
Nell’Avvento tutta la Chiesa vive la sua grande speranza. Il Dio della rivelazione di Gesù ha un nome: “Dio della speranza” (Rm 15,13). Non è l’unico nome del Dio vivo, ma è il nome che lo identifica quale “Dio per e con noi”. L’Avvento è il tempo liturgico della grande educazione alla speranza: una speranza forte e paziente; una speranza che accetta l’ora della prova, della persecuzione e della lentezza nello sviluppo del regno; una speranza che si affida al Signore e libera dalle impazienze soggettivistiche e dalle frenesie del futuro programmato dall’uomo. La Chiesa vive nella speranza la sua esistenza come grazia di Cristo, tutta e solo ancorata alla parola del vangelo. Questa Chiesa è chiamata dal mistero dell’Avvento a rendersi segno e luogo di speranza per il mondo in un impegno concreto di liberazione integrale dell’uomo, liberazione che è inscindibilmente grazia di Dio e libera risposta umana.
Avvento, tempo di conversione. Non c’è possibilità di speranza e di gioia senza ritornare al Signore con tutto il cuore nell’attesa del suo ritorno. La vigilanza richiede di lottare contro il torpore e la negligenza, di essere sempre pronti e perciò stesso richiede distacco dai piaceri e dai beni terreni. Appare evidente che gli atteggiamenti fondamentali del cristiano, richiesti dallo spirito dell’Avvento, sono intimamente connessi tra loro, per cui non è possibile l’attesa, la speranza e la gioia per la venuta del Signore senza una profonda conversione. Lo spirito di conversione, proprio dell’Avvento, ha tonalità diverse da quelle richiamate dalla Quaresima. La sostanza essenziale è sempre la stessa, ma, mentre la Quaresima è contrassegnata dall’austerità per la riparazione del peccato, l’Avvento è contrassegnato dalla gioia per la venuta del Signore.
Un atteggiamento, infine, che caratterizza la spiritualità dell’Avvento, è quello del povero. Non è tanto il povero in senso economico, ma il povero inteso nel senso biblico: colui che si affida a Dio e si appoggia con fiducia in lui. Questi “anavim”, come li chiama la Bibbia, sono i miti e gli umili, perché le loro disposizioni fondamentali sono l’umiltà, il timore di Dio, la fede.

Giuliano Franzan OFM Cap.

Publié dans : spiritualità , Tempi Liturgici: Avvento |le 2 décembre, 2014 |Pas de Commentaires »

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