SALMO 67: SORGA DIO
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Un cantore medita i salmi. Ed. Vocazioniste, 2006
SALMO 67: SORGA DIO
Il lungo salmo 67 (68), attribuito a Davide, canta della gloriosa epopea di Israele. In esso vengono ripercorse tutte le tappe della storia di salvezza che Dio fa con il
suo popolo. D’altra parte ciò che avvenne nella storia di Israele si rinnova nella storia della Chiesa e si riproduce nella vita spirituale di ogni uomo. Nella prima parte del testo, che qui commentiamo, si fa riferimento ai fatti dell’Esodo. In particolare, il salmo inizia con l’acclamazione, il grido di guerra, che Mosè e il popolo ripetevano ogni volta che l’Arca veniva issata per guidare il cammino nel deserto (cfr. Num. 10, 35):
“Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano,
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.”
Questo è già avvenuto nell’Esodo come è avvenuto nel Cristo risorto, la cui croce innalzata è il simbolo della Nuova Alleanza. Davanti a Cristo, infatti, gli spiriti del
male si disperdono come fumo e, nel giorno del giudizio, gli empi fonderanno come cera:
“Come si disperse il fumo, tu li disperdi;
come fonde la cera di fronte al fuoco
periscano gli empi davanti a Dio.
I giusti invece si rallegrino,
esultino davanti a Dio
e cantino di gioia.”
I giusti, invece, nell’ultimo giorno udranno le parole: “Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo”
(Mt. 25,34) e gioiranno davanti a Lui. Risuoni allora l’acclamazione della Chiesa e di ogni cristiano che si accinge ogni giorno al combattimento spirituale: Sorga
Dio! “Fate strada a Cristo, in modo che, attraverso l’opera di coloro che con piedi graziosi annunziano il Vangelo, i cuori dei credenti si aprano a lui. Egli è colui
che sale oltre il tramonto” (S. Agostino, En. in ps., 67), colui che, come dice il salmista, è Kyrios, Signore, e cavalca le nubi:
“Cantate a Dio, inneggiate al suo nome,
spianate la strada a chi cavalca le nubi:
«Signore» è il suo nome,
gioite davanti a lui.
Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
Ai derelitti fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri;
solo i ribelli abbandona in terra arida.”
Con questi orfani e con queste vedove, con coloro che sono privi di speranze terrene, con chi è prigioniero, con gli umili il Signore costruisce il suo tempio, facendoli abitare nella sua casa. Casa che è nel cuore di ogni uomo se solo apre la porta dell’anima per farsi accogliere nel cuore immacolato di Cristo. Ecco il Regno, la terra promessa, il riposo del cuore, la pace, pegno della vita eterna della quale parla il salmista: “e il tuo popolo abitò il paese che nel tuo amore, o Dio,
preparasti al misero”. Nella seconda parte di questo salmo “Il Signore annuncia
una notizia” tramite una miriade di messaggeri. Di chi si parla? O meglio, di chi si profetizza? Del cristianesimo! Degli evangelizzatori… dei cristiani che annunciano il
Kerygma… Cristo ha distrutto la morte! Questo è l’annuncio di vittoria, la notizia, la buona notizia di fronte alla quale tutti i re e gli eserciti che prima ci intimorivano (ognuno provi a elencare concretamente quelli che angosciano la sua vita) sono messi in fuga. Così come fuggirono Sìsara e i suoi di fronte a Israele, guidato da Debora e da Barak. Molto probabilmente il salmista fa infatti riferimento ai fatti narrati nel libro dei Giudici (cfr. Gdc. capitoli 4 e 5):
“Il Signore annuncia una notizia,
le messaggere di vittoria sono grande schiera:
«fuggono i re, fuggono gli eserciti;
la bella della casa1
spartisce il bottino».”
La “bella della casa”, allora, potrebbe essere Debora… o Giaele, che trafisse alla fine il potente Sìsara; ma anche qui è possibile vedere una profezia: si tratta di una figura di Maria, la tutta bella della casa, cioè della Chiesa. Così, mentre il gregge di Dio dorme al sicuro tra gli steccati dell’ovile (S. Agostino, nel suo commento ai
salmi, dice che questi steccati sono immagine dei due Testamenti o, meglio, delle due Alleanze), le ali della colomba, figura dello Spirito Santo, risplendono. La
Chiesa risplende nella carità! “Guardate come si amano!” dicevano ammirati tra loro i pagani nel vedere questo splendore delle prime comunità cristiane.
“«Mentre voi dormite tra gli ovili,
splendono d’argento le ali della colomba,
le sue piume di riflessi d’oro»;”
Il versetto seguente è oscuro. Una delle ipotesi proposte è che si faccia riferimento alla distruzione di Sichem voluta da Abimélech, il quale sparse sale sullo Zalmon, il
monte ombroso, perché non vi crescesse più niente (cfr. Gdc. 9, 45). La neve, d’altra parte, è bianca come il sale (Sir. 43, 18) e anche Abimélech, come Sìsara, fu poi ucciso da una donna (Gdc. 9, 53)… si rafforzerebbe così il concetto già espresso all’inizio:
“Quando disperdeva i re l’Onnipotente,
nevicava sullo Zalmon…”
Continua il lungo racconto del salmista, che profetizza la risurrezione di Cristo quando dice: “il Signore Dio libera dalla morte”, fino a vedere, nei versetti finali, la sua Ascensione al cielo:
“Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore;
egli nei cieli cavalca, nei cieli eterni,
ecco, tuona con voce potente.”
Quest’ultima esortazione annuncia la glorificazione del Cristo da parte di tutti i Regni della terra: “Riconoscete a Dio la sua potenza, la sua maestà su Israele, la sua
potenza sopra le nubi”. “Allora infatti si realizzerà completamente e veracemente quel nome di Israele che significa «colui che vede Dio»” (S. Agostino, En. in ps.,
67).
1
Viene riportata la traduzione letterale, che secondo la Bibbia di
Gerusalemme si riferisce a Giaele (Gdc. 5, 24). Altre traduzioni
riportano: “anche le donne si dividono il bottino”.
2
Si potrebbe proporre, a conferma del parallelo Giaele-Maria, il
confronto tra il libro dei Giudici: “Una mano essa stese al picchetto
e la destra a un martello da fabbri, e colpì Sisara, lo percosse alla
testa, ne fracassò, ne trapassò la tempia. Ai piedi di lei si contorse,
ricadde, giacque; dove si contorse là ricadde finito” (Gdc. 5, 26-27)
e quello della Genesi: “Allora il Signore Dio disse al serpente: Io
porrò inimicizia tra te e la donna… questa ti schiaccerà la testa e tu
le insidierai il calcagno.” (Gen. 3, 15) Un cantore medita i salmi. Ed. Vocazioniste, 2006

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