Archive pour août, 2014

OMELIA 3 AGOSTO, 18A DOMENICA T.O. – LECTIO MT. 14,13-21

http://www.donbosco-torino.it/ita/Domenica/01-annoA/Anno_A-2014/5-Ordinario-A-2014/Omelie/18a-Domenica-A/03-18a-Domenica-A-2014-JB.htm

3 AGOSTO 2014 | 18A DOMENICA A – T. ORDINARIO | OMELIA DI APPROFONDIMENTO

LECTIO DIVINA : MT 14,13-21

Il passaggio ci ricorda oggi una delle attuazioni più portentose di Gesù: moltiplicando i pochi alimenti che i discepoli avevano per sé, riuscì a soddisfare la moltitudine che, per saziarsi della sua parola, aveva lasciato insoddisfatta la sua necessità di pane. Curiosa maniera di rimanere affamato! Faremmo male se, come i primi discepoli, rimanessimo tanto sorpresi per la grandezza del miracolo e non sapessimo approfittare della disposizione di Gesù di ripeterlo di nuovo con noi. Perché, e per ciò è buona notizia il racconto evangelico, quanto Gesù fece un giorno con una moltitudine affamata, è disposto a ripeterlo purché trovi quello che vide in quella occasione: interesse nel cercarlo, essere disposto a soffrire la fame pur di ascoltarlo, e lasciarsi sfamare con il pane e i pesci moltiplicati. Indubbiamente affinché Gesù potesse fare il miracolo, dovette disporre di quel poco, ma era tutto ciò che avevano i suoi discepoli… E qui può esserci il problema, per Gesù e per la moltitudine…

In quel tempo, 13 venuto a sapere della morte di Giovanni Battista, Gesù andò via da lì in barca, ad un posto tranquillo ed appartato. Venutolo a sapere, la gente, lo seguì a piedi dai paesi vicini.
14 Sbarcando, Gesù vide la folla, sentì compassione e curò i malati. 15Sul far della sera, si avvicinarono i discepoli a dirgli:
« Il luogo è deserto ed è molto tardi, congeda la folla affinché vadano nei villaggi e si comprino da mangiare. »
16 Gesù replicò loro:
« Non è necessario che vadano, date loro da mangiare. »
17 Essi gli replicarono:
« Non abbiamo che cinque pani e due pesci. »
18 Disse loro: « Portatemeli. »
19 Ordinò alla gente di sedersi sull’erba e, prendendo i cinque pani e i due pesci, alzò lo sguardo al cielo, pronunciò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li diedero alla gente.
20 Tutti mangiarono a sazietà e raccolsero dodici cesti pieni di pezzi avanzati.
21 Mangiarono circa cinque mila uomini, senza contare le donne e i bambini.
1. LEGGERE : capire quello che dice il testo facendo attenzione a come lo dice
Matteo situa la prima delle due moltiplicazioni dei pani (14,13-23; 15,32-39) vicino al lago, in territorio ebreo. La sua attuazione evoca l’attuazione di Dio nel deserto (Es 16; Nm 11): il popolo che lo seguiva soddisfece la sua fame e raccolse perfino dodici cesti di pezzi avanzati, uno per ogni tribù di Israele. Con tutto ciò, il portento che fa Gesù non ‘cade dal cielo’, ma richiede l’intervento dei suoi discepoli. Essi noteranno il problema e si sentiranno incapaci di risolverlo. Fino a che non mettono tutto quello che hanno a disposizione di Gesù, per scarso che sia, non ci sarà alimento per la gente.
Il racconto incomincia con un Gesù assente. Il dettaglio è qualcosa di insolito. Come lo è una moltitudine quella che cerca Gesù e lo tira fuori dal suo isolamento. La compassione che ispira la sua situazione, l’obbliga ad intervenire: cura i loro malati e sazia la loro fame. È significativo che siano i discepoli chi menzionino la fame come scusa per sbarazzarsi della gente e disinteressarsi della loro necessità. Non condividono la pena di Gesù; non sempre la prossimità fisica, vissuta giorno e notte con Gesù, riesce ad avvicinare al suo progetto e a condividere i suoi sentimenti. Gesù li sorprende, sollecitandoli a responsabilizzarsi della necessità della moltitudine; scopre così la penuria delle loro risorse e la durezza dei loro cuori.
Gesù si avvale del poco avere dei suoi discepoli per saziare una moltitudine, e riesce ad implicarli nella realizzazione del miracolo. L’apporto dei discepoli è semplicemente ministeriale: servendo alla distribuzione, constatano il miracolo raccogliendo gli avanzi. Facendo un semplice servizio alla moltitudine si convertono in testimoni del miracolo. Gesù continua ad occuparsi della moltitudine e non sarà di impedimento l’indifferenza dei suoi, né la loro scarsità di risorse: il miracolo è frutto della compassione di Gesù; e saranno discepoli, se confidano le loro esistenze a Gesù e servono le genti, i migliori testimoni.
2 – MEDITARE : Applicare quello che dice il testo alla vita
La prima cosa che vide Gesù fu una moltitudine che camminava cercandolo. Si era ritirato in un posto solitario; e fino a lì lo seguì la gente. Senza badare alle conseguenze, la gente non permise che Gesù si fosse nascosto allontanandosi da loro; non permise che la lasciasse e seguì le sue orme fino a trovarlo. Se la gente non fosse andata a cercarlo, se si fosse accontentata dell’assenza di Gesù, se avesse accettato il suo desiderio di rimanere da solo, non avrebbe avuto chi saziasse le loro necessità.
Per ottenere quello che ci manca, dovremmo, in primo luogo, accorgerci che ci manca Gesù: lanciarci alla sua ricerca, senza permettergli che si allontani, come fece la moltitudine quel giorno, è il migliore modo di assicurarci che egli sazierà un giorno la nostra fame. Lasciando che Gesù, qualunque sia la ragione, si apparti da noi, stiamo ingrandendo, senza saperlo, le nostre necessità, anche le più terrene, le meno importanti. Se non vogliamo che la nostra scarsità di risorse metta in pericolo la nostra vita, non rimaniamo senza Gesù nemmeno per un momento, o affrettiamoci a cercarlo affinché resti vicino a noi.
Ma Gesù vide qualcosa di più in quella moltitudine che lo cercava; in effetti, sentì compassione di lei. Invece di dispiacersi di non avere rispettato la sua solitudine, si mise a curare i malati. Irrompendo nella sua intimità, entrarono nel suo cuore: Gesù non si seppe difendere davanti a chi lo cercava con tanto impegno per le loro necessità. Probabilmente, a differenza della moltitudine, noi non usciamo in cerca di Gesù, per non suscitare la sua compassione. Perché ci pensiamo già guariti, ci crediamo senza necessità di trovarci con lui. Con la scusa di non disturbarlo, non lo seguiamo. Perdendolo di vista, ci perdiamo noi stessi. Solo chi si avvicina a Gesù, anche per necessità, lo troverà compassionevole, comprensivo con le nostre carenze e disposto a superarli. Non dovremmo dimenticare che Gesù alimentò una moltitudine della quale prima si era compatito e che aveva guarito: prima di provvedere il pane, prestò loro attenzione; badò ad essi prima di dar loro alimento. Non soddisfece la fame senza prima guarire i malati. Rispondere alle loro necessità fu una forma migliore di soddisfarli, non l’unica.
E, guarda se non è curioso, quello che immediatamente dopo vide Gesù fu la durezza del cuore dei suoi discepoli. Essi furono quelli che ricorsero a Gesù per renderlo consapevole che, dove stavano, in un posto tanto isolato, era difficile procurare alimento per simile moltitudine. Gesù poté scoprire l’insensibilità dei suoi e l’incapacità di imparare dalla sua compassione: volevano sbarazzarsi di quanti avevano cercato Gesù, solo perché tutto quello che avevano per mangiare non sarebbe bastato per alimentarli tutti. È tragico vedere che i migliori devono conoscere ancora Gesù, perché lo hanno seguito sempre più da vicino, ostinati nel disinteressarsi della fame della gente, una necessità che soffrivano, senza prevedere il rischio, di cercare Gesù.
E la cosa più tragica non è che tale fosse il comportamento di quei discepoli, ma continua ad essere l’atteggiamento di quelli che, anche oggi, seguono Gesù più da vicino: i cristiani seguiamo oggi disinteressandoci della fame che soffrono le moltitudini che non hanno ancora Gesù e che ancora camminano cercandolo. Sembra che il fatto di avere il pane abbondante e Gesù vicino, ci chiude le viscere di fronte a quanti vivono privati di entrambi i beni. Non smette di essere significativo, che i paesi più cristianizzati siano quelli che hanno più soddisfatti i loro bisogni materiali e si sentono meno responsabili dei paesi più bisognosi.
Dovremmo, se vogliamo essere discepoli di Gesù, sentire oggi di nuovo il suo invito: « Date loro da mangiare! ». Benché sappiamo che ciò ci è impossibile, Gesù non permette che ci distogliamo dalla nostra responsabilità di fronte a chi meno ha o soffre più fame di noi. Chi ha scoperto la necessità del prossimo deve responsabilizzarsi per lui. In questo modo Gesù scopre i suoi discepoli che credevano di disporre di quanto basta per vivere e che non possono pensare di soddisfare la loro necessità, senza farsi carico della necessità degli altri. Gesù non vede bene che i suoi discepoli pensino di disinteressarsi degli affamati, solo perché non hanno il necessario per dar loro da mangiare. Proponendo loro che si incarichino di soddisfare la necessità della moltitudine con le poche risorse che hanno, scopre la loro povertà e, contemporaneamente, la durezza del loro cuore; non avevano molto da compartire né avevano volontà di farlo. La loro povertà era doppia: erano scarsi di pane… e di misericordia.
Sfortunatamente, i discepoli di Gesù, ancora oggi, continuiamo a scusarci per non servire chi ha di meno e giustifichiamo la nostra irresponsabilità in quel poco che abbiamo per soddisfare la nostra necessità. Crediamo che, per non disporre di molto, non dobbiamo mettere tutto a disposizione di chi ha di meno. E ci sbagliamo.
Dopo avere smascherato l’egoismo dei suoi, Gesù si serve delle loro scarse risorse per operare il miracolo. Non si sa bene dove sta il portento, nella moltiplicazione di alcuni pani o nell’utilizzo degli alimenti che i discepoli pretendevano conservare per sé. Gesù si avvalse di quanto avevano i suoi per saziare alla folla: li obbligò così a mettere a disposizione degli altri quanto pensavano di conservare per sé. Poté saziare la fame di una moltitudine quando convertì la generosità dei suoi. Chissà se Gesù non continua a fare oggi miracoli, solo perché i suoi discepoli continuano ad avere poca compassione verso i più bisognosi e continuano a nascondere i propri beni per colmare la loro necessità? Stiamo, anche oggi, negando a Gesù la possibilità di essere compassionevole, ogni volta che ci rifiutiamo di mettere a disposizione degli altri quanto abbiamo per noi.
Oggi il vangelo ci esorta a sentire compassione dei più bisognosi ed a colmare le loro necessità con la nostra scarsità: lasciando che Gesù disponga dei nostri beni in favore di quelli che ne hanno di meno, vedremo la compassione grande di Gesù e stupendi miracoli. Se egli non ne fosse capace, non sarebbe degno della nostra obbedienza. Ma non lo sapremo fino a che non mettiamo a sua disposizione quanto di buono abbiamo: perdiamo Gesù ed i suoi miracoli, se conserviamo ad oltranza i nostri scarsi beni.

JUAN JOSE BARTOLOME sdb,

Raffaello, La pesca miracolosa

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http://www.artbible.info/art/large/120.html

Publié dans:immagini sacre |on 1 août, 2014 |Pas de commentaires »

UFFICIATURA DELLA PARAKLISIS (alla Madre di Dio)

http://www.abbaziadipulsano.org/home/primo-piano/108

UFFICIATURA DELLA PARAKLISIS

« L’abisso della tua sviscerata bontà concedi a me che ti invoco, tu che hai generato il Misericordioso, il Salvatore di tutti quelli che ti inneggiano.. »

dai tropari della paraklisis

Paràklisis è una parola greca che significa conforto, supplica, intercessione, consolazione e venerazione. L’Ufficiatura della paraklisis è una preghiera impetratoria alla Madre di Dio assai diffusa nella Chiesa Bizantina, in preparazione alla grande festa della Dormizione della Madre di Dio. . Il canone originario della Paraklisis è di 9 odi composte di 3 o 4 strofe. Il primo tropario di ogni ode si chiama irmos e serve da prototipo e modello alle successive strofe, le quali lo seguono nel numero delle sillabe, negli accenti ritmici e nella melodia. Al canone originario di 9 odi sono stati aggiunti nel tempo i salmi 142 e 50, la pericope evangelica della visitazione (1,31-47.56), altri inni come i megalinaria, i kathismata e i kondakia ed alcune preghiere litaniche (penitenziali), seguendo lo schema che ricalca quello del mattutino. L’ufficiatura del « Piccolo canone paracletico”che si celebra in Abbazia (chiamato così per distinguerlo da quello del « Grande canone paracletico” sempre dedicato alla Madre di Dio) è attribuita al monaco innografo Theostericto (prima metà del IX secolo) del monastero di Medicius in Bitinia, indicato da alcuni testi liturgici col nome di Teofane.
Questa traduzione italiana dal testo originale greco è frutto della Chiesa Bizantina di Piana degli Albanesi in Sicilia, efficace testimonianza di unità tra la Chiesa orientale e la Chiesa occidentale: unica Chiesa, unico Cristo Dio-uomo, nato dalla Vergine Maria, l’Emmanuele, Dio che rimane sempre con noi. La Chiesa ci offre questa preghiera come un tesoro da cantare nei tempi liturgici e nei momenti di difficoltà personali: essa serve a riaccendere nei nostri cuori quel santo fervore che ci conduce ad una forte esperienza del soprannaturale e a segnare un ritorno più consapevole alla venerazione delle sante icone della Madre di Dio. Il cercare « nella fede di Maria il sostegno per la propria fede » (Redemptoris Mater, n°27) ci sprona ad attingere alle fonti della Grazia, Cristo Risorto, le energie per affrontare le difficoltà della vita e per testimoniare con coraggio – ognuno nel proprio ambito sociale – la fede cristiana.

Publié dans:Maria Vergine, preghiera (sulla) |on 1 août, 2014 |Pas de commentaires »

E GESÙ DISSE LORO: «SEGUITEMI, E IO VI FARÒ DIVENTARE PESCATORI DI UOMINI».MARCO 1:17

http://carmelogenerosa.wordpress.com/2013/09/11/cosa-ci-chiede-di-fare-il-signore/

Cosa ci chiede di fare il Signore?

Pubblicato il 11 settembre 2013

E GESÙ DISSE LORO: «SEGUITEMI, E IO VI FARÒ DIVENTARE PESCATORI DI UOMINI».MARCO 1:17

Dio desidera che tutti gli uomini si salvino e a tal fine vuole che non perdiamo la compassione per i perduti, che predichiamo la Sua Parola a tutte le genti e che diventiamo abili nel portare le persone nel Suo Regno.
Matteo 18:14 Così è la volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neppure uno di questi piccoli perisca».
Il messaggio di oggi prende spunto dalla parte del Vangelo di Luca in cui si parla della pesca miracolosa, questo brano ha un valore storico e insieme profetico per la nostra chiesa “La Parola della Grazia”, che oggi è composta da venticinque chiese disseminate in tutta Italia, oltre alle missioni, e che ebbe inizio nel 1985 nella sua abitazione. Fu lì che fu fatto il primo culto e fu lì che ebbero inizio i primi studi.
Per ispirazione del Signore il tema trattato in quella prima predicazione riguardava proprio ‘La pesca miracolosa’ e nessuno avrebbe mai pensato che quella sarebbe diventata la chiesa più grande d’Italia, ma purtroppo ebbe valore profetico anche nel senso che le reti si sarebbero rotte e tanti pesci sarebbero usciti, cosa che è avvenuta probabilmente per inesperienza e immaturità.
Viene quindi data lettura di Luca 5:1-11.
Luca 5:1 Or avvenne che, mentre egli si trovava sulla riva del lago di Gennesaret e la folla gli si stringeva attorno per ascoltare la parola di Dio, 2 vide due barche ormeggiate alla riva del lago, dalle quali erano scesi i pescatori e lavavano le reti. 3 Allora salì su una delle barche, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Postosi a sedere, ammaestrava le folle dalla barca. 4 E, quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo, e calate le vostre reti per pescare». 5 E Simone, rispondendo, gli disse: «Maestro, ci siamo affaticati tutta la notte e non abbiamo preso nulla; però, alla tua parola, calerò la rete». 6 E, fatto ciò, presero una tale quantità di pesci che la rete si rompeva. 7 Allora fecero cenno ai loro compagni, che erano nell’altra barca, perché venissero ad aiutarli. Ed essi vennero e riempirono tutt’e due le barche, tanto che stavano affondando. 8 Vedendoquesto, Simon Pietro si gettò ai piedi di Gesù, dicendo: «Signore allontanati da me perché sono unuomo peccatore». 9 Infatti Pietro e tutti quelli che erano con lui furono presi da grande stupore, per la quantità di pesci che avevano preso. 10 Lo stesso avvenne pure a Giacomo e a Giovanni, figli di Zebedeo, che erano compagni di Simone. Allora Gesù disse a Simone: «Non temere; da ora in avanti tu sarai pescatore di uomini vivi». 11 Essi quindi, tirate in secco le barche, lasciarono ogni cosa e lo seguirono.
Dall’esame di questi versetti emergono cinque cose che il Signore chiese a Pietro di fare e cinque benedizione che questi ricevette.
Le cinque cose che Gesù chiese a Pietro di fare
1. Gli chiese di fare qualcosa quando era stanco.
Assieme a Giacomo e a Giovanni, Pietro era reduce da un’intera notte trascorsa in mare e conclusasi con un grande fallimento, visto che non avevano pescato nulla. Affaticato, deluso e di cattivo umore, Pietro con gli altri due stava lavando le reti, quando Gesù li vide, notò due barche ormeggiate alla riva del lago (v.29) e chiese a Pietro la disponibilità di fare qualcosa per Lui.
Viene ricordato, a questo punto, cosa ci insegna la Scrittura riguardo a chi è stanco.
Isaia 40:29“Egli dà forza allo stanco e accresce il vigore allo spossato. 30 I giovani si affaticano e si stancano, i giovani scelti certamente inciampano e cadono, 31 ma quelli che sperano nell’Eterno acquistano nuove forze, s’innalzano con ali come aquile, corrono senza stancarsi e camminano senza affaticarsi”.
2. Gesù gli chiese il permesso di usare la sua barca.
Luca 5:3 Allora salì su una delle barche, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Postosi a sedere, ammaestrava le folle dalla barca.
Gesù chiese a Pietro di potersi servire della sua barca, cioè di qualcosa che egli già aveva. Anche a noi il Signore chiede di servirsi di ciò che abbiamo, è un principio che usa sempre e che usò anche con Mosé. Per dimostrare agli Israeliti che agiva per Suo comando gli disse di usare il bastone che teneva in mano. Gettandolo per terra davanti a loro si sarebbe trasformato in serpente e prendendolo poi per la coda sarebbe tornato ad essere un bastone.
Esodo 4:1 Mosè rispose e disse: «Ma ecco, essi non mi crederanno e non ubbidiranno alla mia voce, perché diranno: “L’Eterno non ti è apparso”». 2 L‘Eterno quindi gli disse: «Che cos’è quello che hai in mano?». Egli rispose: «Un bastone». 3 L‘Eterno disse: «Gettalo a terra». Egli lo gettò a terra, ed esso diventò un serpente, davanti al quale Mosè fuggì. 4Allora l’Eterno disse a Mosè: «Stendi la tua mano e prendilo per la coda». (Egli stese la mano e lo prese, e nella sua mano esso divenne un bastone). 5 «Questo farai», disse l’Eterno, «affinché credano che l’Eterno, il DIO dei loro padri, il DIO di Abrahamo, il DIO di Isacco e il DIO di Giacobbe ti è apparso».
Talvolta pensiamo di avere bisogno di chissà cosa o di chissà che gran fede per obbedire al Signore, ma Egli vuole semplicemente servirsi di quello che già abbiamo.
2 Gesù gli chiese di offrirGli il suo tempo per ascoltarLo mentre insegnava.
Dopo che la folla si pose a sedere sulla spiaggia per ascoltarLo, Gesù iniziò a parlare dalla barca giovandosi della direzione del vento, che dal mare portava verso la terra la sua voce amplificandola. Pietro non solo aveva remato per scostarsi dalla riva, ma dovette rimanere sulla barca ad ascoltarLo. Un giorno sarebbe stato lui a fare quello che stava facendo Gesù. Lo leggiamo nel libro degli Atti.
Atti 5:42 E ogni giorno, nel tempio e per le case, non cessavano di insegnare e di annunziare la buona novella: che Gesù è il Cristo.
4. Gesù gli chiese di fare nuovamente quello che aveva fatto da solo senza successo.
Per tutta la notte Pietro aveva cercato invano di pescare, ma Gesù gli disse: «Prendi il largo, e calate le vostre reti per pescare». Da pescatori quali erano, sapevano che si pesca di notte e poiché era già giorno avranno pensato che Gesù parlava da incompetente. Tuttavia Pietro rispose: «Maestro, ci siamo affaticati tutta la notte e non abbiamo preso nulla; però, alla tua parola, calerò la rete »(v.5). Pietro si accinse ad obbedire, ma parzialmente, visto che Gesù aveva comandato di gettare ‘le reti’ ed egli rispose che avrebbe calato ‘la rete’! I risultati diedero torto a Pietro, che dovette mettere in discussione la sua cultura sulla pesca. I pesci presi erano così tanti che ‘la rete’ si ruppe. Se avesse eseguito pienamente l’ordine di Gesù, ‘le reti’ non si sarebbero rotte. Quella pesca straordinaria è razionalmente inspiegabile, la cosa certa è che Gesù fa la differenza, perché quando le cose si fanno con Lui arriva la benedizione.
5. Gli chiese di usare le reti che aveva appena lavate e di sporcarle di nuovo.
Dopo una notte di fatica e di scoraggiamento, di certo Pietro avrebbe desiderato riposare, invece dovette rimanere con Lui sulla barca ad ascoltarLo. Avrebbe potuto risponderGli che non era il caso, dato che le reti erano state lavate ed erano stanchi. Nonostante tutto, però, Pietro fece ciò che Gesù gli chiese e con sommo stupore vide la rete riempirsi tanto da rompersi.
Le cinque benedizioni ricevute da Pietro
1. Anche se parzialmente, Pietro obbedì, rifece ciò in cui da solo aveva fallito e Dio lo benedisse.
Luca 5:6 E, fatto ciò, presero una tale quantità di pesci che la rete si rompeva.
Gesù ci insegna ad obbedirGli senza lasciarci condizionare da precedenti insuccessi, perché con Lui i risultati cambiano.
2. Pietro ricevette una benedizione così grande che dovette chiedere aiuto ad altri per evitare che i pesci fuoruscissero dalla rete. Questo ci dice che quando c’è una grande raccolta abbiamo bisogno dell’aiuto di altre persone.
Luca 5:7 Allora fecero cenno ai loro compagni, che erano nell’altra barca, perché venissero ad aiutarli. Ed essi vennero e riempirono tutt’e due le barche, tanto che stavano affondando.
È da notare che solo la barca in cui c’erano Gesù e Pietro fece la pesca miracolosa, perché la rete fu gettata alla Parola del Signore; pur essendo vicina, l’altra barca non prese nulla.
3. La benedizione ricevuta da Pietro fu così grande che ne beneficiarono anche altri.
Ricordiamo cosa disse Gesù riguardo alla Sua messe?
«La mèsse è grande, ma gli operai sono pochi; pregate dunque il Signore della mèsse che spinga degli operai nella sua mèsse (Luca 10:2).
Gesù dice che quando c’è una grande raccolta serve l’aiuto di altri operai, con la conseguenza che la benedizione di uno passa anche ad altri. Questo ci ricorda la benedizione di Abrahamo, che Dio benedisse affinché fosse fonte di benedizione per altri.
Genesi 12:2 Io farò di te una grande nazione e ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai una benedizione.
4. La più grande benedizione che Pietro ricevette fu la rivelazione di chi era Gesù.
Inizialmente Lo considerava solo un maestro, ma alla fine Gli si gettò ai piedi chiamandoLo ‘Signore’.
Luca 5:8 Vedendo questo, Simon Pietro si gettò ai piedi di Gesù, dicendo: «Signore allontanati da me perché sono un uomo peccatore».
5. Da quel momento la vita di Pietro prese una direzione totalmente diversa.
L’episodio descritto in questo brano avvenne agli inizi del ministero di Gesù, quando i discepoli non stavano sempre con Lui, ma Lo vedevano di tanto in tanto. Da quel momento in poi, però, la loro vita venne cambiata, quel miracolo la cambiò radicalmente.
Luca 5:9 Infatti Pietro e tutti quelli che erano con lui furono presi da grande stupore, per la quantità di pesci che avevano preso. 10 Lo stesso avvenne pure a Giacomo e a Giovanni, figli di Zebedeo, che erano compagni di Simone. Allora Gesù disse a Simone: «Non temere; da ora in avanti tu sarai pescatore di uomini vivi». 11 Essi quindi, tirate in secco le barche, lasciarono ogni cosa e lo seguirono.
Quella pesca miracolosa era figura ed ombra di una grande pesca spirituale, che ebbe inizio subito dopo la risurrezione di Gesù, infatti alla sua prima predicazione Pietro portò alla salvezza ben tremila persone.
È da notare che mentre l’episodio della pesca miracolosa inizia dicendo che Gesù vide due barche ‘ormeggiate’ in riva al lago, non tirate sull’asciutto dove venivano poste quando non si dovevano usare più, si conclude dicendo che Pietro e gli altri due tirarono le barche in secco perché, avendo avuto la rivelazione di chi era Gesù, decisero di seguirLo, di lasciare il loro vecchio lavoro e la loro vecchia vita. Quella rivelazione li spinse a dare un nuovo orientamento alla loro esistenza.
Questa Scrittura ci insegna quanto è grande il valore dell’obbedienza; ci dice che è sempre seguita dalle benedizioni del Signore e che le Sue benedizioni motivano a prendere una vera decisione di seguirLo e di offrirGli la propria vita. Quando si prende seriamente questa decisione, la vita cambia e in quel momento anche a ciascuno di noi Gesù dice: «Non temere; da ora in avanti tu sarai pescatore di uomini vivi». Quando Gesù fece a Pietro questa promessa, non pose condizioni, essa rimase valida anche se Pietro ebbe momenti di sbandamento e arrivò a rinnegarLo, perché Dio è fedele alla Sua Parola e quando dice qualcosa la adempie sempre.
Pietro diventò il grande apostolo che Gesù aveva detto che sarebbe diventato, ma non per suo merito; neppure la pesca miracolosa avvenne per merito suo o della sua barca, ma perché con lui c’era Gesù, è Lui che fa la differenza.
Alle cinque cose che Gesù chiese di fare, sono seguite cinque benedizioni, grazie alle quali Pietro ebbe la rivelazione di trovarsi in presenza del Signore, piegò il suo cuore a Lui e prese la decisione di mettersi definitivamente al Suo seguito.
Questo prezioso insegnamento ci fa comprendere che dall’obbedienza scaturiscono benedizioni in abbondanza, che ad obbedire al Signore c’è tutto da guadagnare sia per noi che per chi ci sta intorno, e soprattutto stimola il nostro desiderio di donarGli totalmente la nostra vita.

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