15 AGOSTO 2014 | ASSUNZIONE DI MARIA – OMELIA
15 AGOSTO 2014 | ASSUNZIONE DI MARIA A | T. ORDINARIO | OMELIA DI APPROFONDIMENTO
ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente.
In questa settimana dopo le memorie di Santa Chiara e di San Massimiliano Kolbe, la Chiesa ci fa vivere la solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria; questa festa di Maria è una di quelle suggellate con un dogma, dal pronunciamento vincolante per tutti i credenti, di una verità di fede certa fatta dal papa Pio XII nell’anno santo del 1950 a proposito dell’ultima parte della vita della Vergine Maria.
La prima lettura, tratta dall’Apocalisse di san Giovanni ci presenta, con la sua architettura letteraria di genere apocalittico, una teofania, una manifestazione di Dio, che ha come protagonisti Dio, il Bambino, la Donna e il drago. Descritti in questa maniera sono coinvolte tutte le realtà, quella divina (il bambino), quella umana (la donna) e quella del rifiuto e opposizione a Dio (il drago).
Tutta questa descrizione che Giovanni ci dà, particolareggiata e simbolica è per mostrarci come il piano di Dio che viene accolto dalla Vergine che porta in sè e dà alla luce il figlio della promessa ed è ostacolato da realtà e forze contrarie che non vorrebbero vedere la realizzazione di questo progetto divino, è l’avvenimento invece del compimento di questo progetto che il Padre ha in serbo verso tutti gli uomini.
In questo progetto un posto di riguardo, differente da tutte le altre creature lo riveste proprio questa donna che viene ad essere la nuova arca dell’Alleanza, Alleanza sancita non più da una Legge, ma da un Figlio, Dio cioè si « compromette » in prima persona incarnandosi nel tempo e nella storia per rendere il suo amore « più capibile » per ogni creatura. Maria è la vera Arca dell’Alleanza, il mistero del Tempio – l’inabitazione di Dio qui in terra – che è adempiuto in Maria. In Maria realmente abita Dio, diventa presente qui in terra e Maria diventa la sua tenda.
Se il rifiuto di Dio e il male, rappresentati nella figura del dragone, riflettevano in passato il dominio storico di chi minacciava i cristiani, ancora oggi il dragone esiste, ma in modi nuovi e diversi; Benedetto XVI ci dice: « Esiste nella forma delle ideologie materialiste che ci dicono: è assurdo pensare a Dio; è assurdo osservare i comandamenti di Dio; è cosa di un tempo passato.
Vale soltanto vivere la vita per sé. Prendere in questo breve momento della vita tutto quanto ci è possibile prendere. Vale solo il consumo, l’egoismo, il divertimento. Questa è la vita. Così dobbiamo vivere. E di nuovo, sembra assurdo, impossibile opporsi a questa mentalità dominante, con tutta la sua forza mediatica, propagandistica. Sembra impossibile oggi ancora pensare a un Dio che ha creato l’uomo e che si è fatto bambino e che sarebbe il vero dominatore del mondo. Anche adesso questo dragone appare invincibile, ma anche adesso resta vero che Dio è più forte del dragone, che l’amore vince e non l’egoismo ».
San Paolo, nella seconda lettura, ci conferma, anch’egli, il primato di Cristo; egli ci ribadisce subito la certezza della risurrezione dai morti e la pone in relazione con la disobbedienza di quel primo uomo per mezzo del quale la morte è entrata nell’esistenza umana, ma subito chiarisce che essa non è per sempre, non è l’ultima parola sulla esistenza umana. Al tempo stesso questa realtà è « compagna » alla creazione fino alla venuta definitiva del Cristo nella quale ogni essere sarà assunto e nell’amore giudicato.
Il brano del Vangelo di Luca, ci presenta quello che nella tradizione della Chiesa viene inteso come il cantico di Maria, il Magnificat. L’evangelista è pronto a darci le coordinate di questa azione di Maria a favore di sua cugina Elisabetta, Maria dopo aver ascoltato l’annuncio dell’angelo del progetto che Dio ha su di Lei, e saputo della condizione di Elisabetta, « si alzò e andò in fretta » verso il luogo dove la cugina stava. Il risultato dell’annuncio dell’angelo produce nel cuore di Maria, non uno stallo nella sua situazione di « privilegiata », un fermarsi a contemplare la grandeza di quell’annuncio, ma, tale annuncio si apre ad una carità che solo chi comprende la dinamica di abbassamento del Padre nell’amore a favore dell’umanità, può fare.
Maria prontamente accoglie l’annuncio di Dio e prontamente accoglie la richiesta implicita di aiuto dell’umanità sintetizzata da Elisabetta; l’angelo con le sue parole aveva fatto molte allusioni, aveva informato solo per inciso, ora spetta al suo senso dell’ubbidienza, donatole da Dio all’atto della sua solenne promessa, realizzare queste allusioni e fare di ogni più piccolo cenno un ordine.
Mentre Maria rivolge il suo saluto il bambino nel grembo di Elisabetta si muove e questo moviento la spinge a soffermarsi su quanto c’è di nuovo. Con l’agitarsi di suo figlio viene ad essere riempita di Spirito Santo, tra il sobbalzare del bambino, l’azione dello Spirito Santo che la pervade, ed il saluto non intercorre alcuno spazio di tempo; ella inizia ad avere cognizione del soprannaturale e dell’ultraterreno che si è manifestato in Maria.
Il saluto di Elisabetta è una benedizione rivolta sia a Maria che al Figlio, ella comprende che entrambi costituiscono un’unità e che quest’unità è il risultato di una grazia del tutto particolare che in quel momento investe sia lei che Maria in maniera uguale. Tuttavia, poiché il sobbalzo del figlio in lei le ha procurato queste cognizioni, afferra contemporaneamente che esiste un’unità tra lei stessa ed il suo bambino, tra la sua missione e quella del bambino, e ancora una relazione tra queste due unità.
Elisabetta vede in Maria la Madre del Signore, mentre ritiene se stessa solo una comune donna gravida; la visita, nel suo più profondo significato, non è una visita di Maria ad Elisabetta, ma una visita di Cristo a Giovanni, entrambe le madri fungono ora solo da mediazione per i figli.
Dopo l’incontro con l’Angelo che si è rivolto a lei indicandola come piena di grazia, Maria è diventata la mediatrice della grazia stessa; là, dove arriva con il suo bambino, la grazia, attraverso di lei, si riversa nel mondo. E’ l’ubbidienza che indica a Maria come amministrare la grazia ricevuta, in virtù di questa ubbidienza ella non trattiene niente per sé; è sufficiente che Maria creda quanto Dio le dice perché ciò si realizzi. Ha detto sì liberamente e come tutto si sviluppa ora dal suo sì, così tutto si sviluppa dalla sua libertà e compie nella fede.
La fedeltà del sì di Maria al Padre e al Figlio, testimoniato in e con tutta la sua esistenza terrena non poteva non restare indifferente agli occhi del Padre stesso, non poteva ella che ha vissuto una singolare e originaria relazione con Dio avere una fine come ogni creatura. Per Maria la sua Assunzione in forza dell’amore del Padre e del Figlio non è che l’esito di una vita svolta in quell’amore sviluppato con e dal suo sì.
Maria è la giusta figura umana a cui ogni credente deve guardare per orientare la propria vita nella relazione con Cristo. Maria indica pure all’umanità, che la risurrezione di Gesù opera realmente nel credente che si dona totalmente a Lui, che la promessa d’amore del Padre, attuata nel Figlio è vera, proprio lei è la prima creatura ad esserne partecipe col Figlio.
Maria è assunta in cielo in corpo e anima: anche per il corpo c’è posto in Dio. Il cielo non è più per noi una sfera molto lontana e sconosciuta. Nel cielo abbiamo una madre. E la Madre di Dio, la Madre del Figlio di Dio, è la nostra Madre. Egli stesso lo ha detto. Ne ha fatto la nostra Madre, quando ha detto al discepolo e a tutti noi: « Ecco la tua Madre! »
Nel cielo abbiamo una Madre. Il cielo è aperto, il cielo ha un cuore. Non resta che affidarci, da buoni figli, alla sua potente intercessione affinchè anche noi, come lei, sappiamo fare delle nostre vite un sì gradito al Padre.
Luca Desserafino sdb

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