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UNA MERAVIGLIOSA FEDE SEMPLICE
mons. Antonio Riboldi
XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (28/06/2009) Vangelo: Mc 5,21-43
Leggendo il Vangelo di oggi si rimane stupiti dalla natura profonda, spontanea, della protagonista, tipica di chi sa affidarsi a Qualcuno che capisce e può.
Noi, abituati a volte a tante parole, come volessimo strappare dal Cuore di Dio ciò che chiediamo, rimaniamo davvero senza parole, di fronte alla meravigliosa semplicità di una donna, che fra l’altro non apparteneva al ‘gruppo’ o alla ‘sequela’ di Gesù.
Lo aveva semplicemente visto passare e, quello che a lei stava a cuore, era solo trovare chi la sollevasse dalla malattia che la perseguitava da anni.
Era ricorsa a tanti medici – lo racconta il Vangelo – che, non solo non avevano saputo risolvere il suo caso, ma le avevano fatto ‘sperperare tutti i suoi averi’ senza averne nessun vantaggio. Ormai la sua fiducia era solo più riposta in quel ‘profeta o Maestrò, grande nella sua capacità di capire e di guarire, se voleva, ma che probabilmente conosceva unicamente per sentito dire.
Si aggiunge alla folla che seguiva Gesù, come una qualunque, ma con la certezza che le sarebbe bastato poco per essere guarita: ‘toccare il suo mantello’.
Non formula nessuna preghiera, lascia tutto lo spazio ad una fede illimitata, che è totale fiducia, ed esprime con quel gesto di una semplicità disarmante.
Ha la possibilità di mettersi alle spalle di Gesù e, con la certezza nel cuore, gli tocca il mantello. Immediatamente viene guarita. Incredibile oggi, in questo nostro tempo di languida fede. Meravigliosa testimonianza di una donna semplice, ma dalla fede immensa!
Come è diverso il suo dal nostro modo di accostarci a Dio, soprattutto nel bisogno.
Diciamo tante parole….ma c’è davvero la stessa fiducia di quella donna nel nostro cuore?
Non sfugge a Gesù quello che è accaduto e che certamente ‘sapeva’, perché non poteva uscire da Lui tanta potenza senza il suo consenso.
Non aveva bisogno, Gesù, di ‘sapere e vedere’ chi si affidava alla potenza del Suo Cuore. Lui sa. Lui vede la profondità e totalità della fede, che si è espressa in quel gesto semplice.
Ma vuole sottolineare e confermare l’amore.
Racconta il Vangelo:
“Ora una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle e gli toccò il mantello. Diceva infatti: Se riuscirò a toccare il suo mantello, sarò guarita”.
Il cuore di questa donna non ammette dubbi: la sua è la certezza propria delle semplici persone di fede, che sanno che Dio non ha bisogno di parole, ma di totale fiducia.
“Dopo aver toccato il mantello, subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era stata guarita. Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da Lui, si voltò alla folla dicendo: Chi mi ha toccato il mantello?: I discepoli gli dissero: Tu vedi la folla che si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?: Egli intanto guardava attorno per vedere colei che aveva fatto questo”.
E ancora una volta quella semplice donna, che vorremmo essere tutti noi, agisce:
“E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne e gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: ‘Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male” (Mc 5, 21-43).
La fede semplice, lodata da Gesù, davvero mette in discussione la nostra fede: è davvero ‘grande’ come quella della donna tra la folla?
Per trovare tanta ‘radicalità’ di fede, che commuove il cuore del Padre, basterebbe avere la gioia di presiedere la processione pomeridiana eucaristica a Lourdes.
Ho avuto questo dono parecchie volte. AI termine, proprio vicino alla basilica, si forma il grande cerchio degli ammalati, colpiti da ogni tipo di malattia, che certamente sono venuti a Lourdes per essere esauditi. Un grande desiderio di guarigione, che tutti possiamo avere ed una grande fiducia. Passavo tra quella folla di sofferenti per dare la benedizione eucaristica, mentre la preghiera che saliva era: ‘Se vuoi, puoi guarirmi’.
Spesso mi veniva alla mente l’episodio della donna malata, raccontato dal Vangelo di oggi.
Ma il grande miracolo era la serenità che si diffondeva sugli ammalati, come avessero avuto la certezza che Madonna si era fatta interprete della loro preghiera e a Lei affidavano se stessi. Era commovente, quella semplicità di fede, che tocca il Cuore di Dío, e donava loro la capacità di accogliere la Sua volontà.
Stupendo questo affidarsi fiduciosi a Dio, che sa tutto di noi, come a dirGli: ‘Io ti prego, ma Tu, che sai tutto e mi ami, fa’ quello ché ti pare più grande per me’.
Non ci resta che cogliere da questi fratelli e dal Vangelo, l’esempio.
Non dimentichiamo mai, nelle necessità che sono il bagaglio della vita, di chiedere la stessa fiducia e lo stesso abbandono in Dio.
Nello stesso brano del Vangelo di Marco, si intreccia un altro episodio.
Protagonista è ancora un ‘estraneo’ alla cerchia di Gesù, come la donna, ma che mostra la stessa fede, ‘senza se e senza ma’, una fede che è affidamento fiducioso al Maestro: è Giairo, capo di una sinagoga.
Alla sua fede in Gesù, ancora una volta si contrappone l’incredulità di tanti, che giungono a ‘deridere’.
“Si recò da Lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giairo, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: ‘La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva. Gesù si recò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno”. Mentre avviene il miracolo della donna e Gesù sta parlando con lei “dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: Tua figlia è morta, perché disturbi il Maestro? Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: ‘Non temere, continua ad avere fede! E non permise a nessuno di seguirLo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato disse loro: Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, dorme. Ed essi lo deridevano. Ma egli cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: Fanciulla, ti dico: alzati! Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare: aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare” (Mc 5, 21-43).
Si rimane davvero senza parole dinanzi a questi due fatti: da una parte la totalità della fede della donna e del capo della sinagoga, che non hanno il minimo dubbio sulle parole e sulla potenza di Gesù, dall’altra lo stupore e, peggio ancora, l’incredulità di tanti, che non sanno rassegnarsi alla potenza di amore di Dio.
Quanto c’è da meditare oggi sulla fede!
Noi tante volte, di fronte a veri ‘miracolì, soprattutto quelli che avvengono nelle anime, ma anche attorno a noi, non sappiamo né vedere né lasciarci prendere dallo stupore, pur magari esclamando: ‘E’ un miracolo!’ oppure ‘Sono vivo per miracolo!’.
Forse ci manca la profondità dello sguardo della fede, ma soprattutto la spontaneità disarmante della donna, che tocca il mantello del Maestro, o la fiducia di Giairo, che segue Gesù, anche se gli dicono che ‘non c’è più nulla da fare’.
Il Padre ha sempre cura di noi. Ci ama, ci segue, anche nella nostra povertà e difficoltà umane e, se si ha fede, tante, ma tante volte, interviene, al punto che noi stessi ci meravigliamo per come sono andate le cose: ‘E’ un miracolo!’….ma lo diciamo a parole e non sempre lo crediamo davvero con il cuore cosi….non ne ringraziamo l’Autore!
Avessimo più fiducia nell’amore provvidenziale di Dio, come cambierebbe la nostra vita. Ma forse è troppo debole la nostra fede e, senza Dio,…siamo soli!
“La fede – affermava Paolo VI – è propriamente una risposta al dialogo di Dio e alla sua Parola, alla Sua Rivelazione. È il ‘sì’ che consente al pensiero divino di entrare nel nostro. La fede è un atto che si fonda sul credito che noi diamo al Dio vivente: è l’atto di Abramo che credette a Dio e che da ciò trasse salvezza. È un insieme di convinzione e fiducia, che pervade tutta la personalità del credente e impegna la sua maniera di vivere. È la miglior offerta dell’uomo a Dio, a Cristo Maestro ed è la scelta più personale, più intima, più decisiva. È il passo con cui il fedele varca la soglia del regno di Dio ed entra nel sentiero del suo eterno destino” (nov. 1966).
E’ dunque giusto chiederci, oggi, quale dimensione ha la nostra fede: se è ‘un modo di vivere Dio’ o un atteggiamento superficiale che non dà credito alla Sua onnipotenza?
Non vorremmo che fosse rivolta a noi la frase di Gesù: ‘Quando il Figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora fede sulla terra?’
Che Dio ci doni sempre una fede illimitata in Lui, da renderci sereni anche nei momenti difficili, perché davvero credere, ossia affidarci a Dio, è sentirsi ‘piccoli nelle braccia della Madre’.