Archive pour le 4 juin, 2014

SHAVUOT

SHAVUOT dans immagini sacre shavuot
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IL «TESTAMENTO» DI PADOVESE: DALL’ODIO NASCA IL PERDONO (assassinato il 3 giugno 2010

http://www.reginamundi.info/rassegna-stampa-cattolica/rassegna-stampa.asp?codice=958

(è stato mio professore, sono testimone della sua saggezza, sapienza e grande carità)

IL «TESTAMENTO» DI PADOVESE: DALL’ODIO NASCA IL PERDONO (assassinato il 3 giugno 2010)

di Mimmo Muolo

Una lettera scritta due mesi prima di morire. E che alla luce di quanto poi è successo sembra quasi un testamento spirituale. «La fecondità del perdono di fronte alla sterile alternativa dell’odio e della vendetta». La civiltà dell’amore al posto della legge del taglione. Monsignor Luigi Padovese, presidente della Conferenza episcopale turca e vicario apostolico d’Anatolia, assassinato il 3 giugno scorso a Iskenderun, non poteva immaginare che le parole scritte a suor Chiara Laura Serboli, abbadessa del Monastero Santa Chiara di Camerino, sarebbero diventate quasi una testimonianza ante litteram del suo sacrificio, resa ancora più vera dal tragico evento che avrebbe reciso la sua vita terrena.
Ma così è. E adesso che la lettera è stata pubblicata integralmente nella rivista delle Clarisse e ripresa dall’agenzia Sir, ci si può rendere conto della profondità di fede e della limpidezza d’animo di questo pastore che ha offerto la sua vita per restare fedele alla missione che la Chiesa gli aveva affidato.
I fatti innanzitutto. È il 3 aprile scorso. Il presule prende carta e penna e scrive alla monaca sua amica in occasione della canonizzazione della beata Camilla Battista da Varano che avverrà il prossimo 17 ottobre, durante il Sinodo per il Medio Oriente che ha per tema La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. Non è una scelta casuale. Nella biografia della donna spicca una prova particolare che seppe superare proprio grazie alla forza del perdono. La sua famiglia fu trucidata nell’ambito delle lotte territoriali che coinvolsero Cesare Borgia e i signori locali. Ma la beata Camilla seppe trasformare l’odio in amore. Così il suo esempio viene preso da Padovese come una luce che può illuminare le dolorose vicende di Terra Santa e di tutti i Paesi in cui i cristiani sono perseguitati.
«Le Chiese del Medio Oriente – scrive il presule – vivono da anni situazioni di grande tribolazione spesso culminanti in atti di vera e propria persecuzione, come avviene purtroppo, con frequenza quotidiana, in Iraq e non solo. Lo stesso Benedetto XVI, nello scegliere il tema, ha voluto sottolineare il bisogno e la sete di pace che il Medio Oriente vive. L’indicazione del Papa ci invita a riflettere innanzitutto sulla comunione e sulla testimonianza che la Chiesa è chiamata a dare nel contesto di un territorio così tormentato come il nostro».
Perciò Padovese chiede alla comunità delle clarisse di Camerino di pregare perché «questa terra martoriata trasformi tanto dolore in invocazione di pace e annuncio di perdono». Ed ecco il collegamento con la clarissa di cinque secoli fa. «Le tragiche vicende politiche che travolsero la famiglia di Camilla Battista, fino ad arrivare allo sterminio dei suoi cari e all’esilio per lei, pur nella drammaticità non ebbero la meglio su questa donna – ricorda Padovese –. Ella ebbe la forza interiore di pregare per i suoi nemici fino a trasformare l’odio di cui era stata fatta oggetto in occasione di perdono e di amore eroico».
Per il presule, «queste stesse virtù, oggi, a distanza di 500 anni, ne fanno un modello per tutta la Chiesa e per tutti gli uomini. Per questo mi sento di dire – conclude – che, anche per i cristiani delle nostre comunità vessate dalla persecuzione e dalla violenza, la beata Camilla Battista può diventare un esempio di riconciliazione e un’occasione per ritrovare speranza attingendo alla sorgente della Passione di Cristo». Parole che adesso colpiscono ancora di più. E che fanno apparire il sacrificio di Padovese come una reale adesione alle sofferenze di Cristo. Offrendo anche l’indicazione di un cammino che non renda vana l’offerta della sua vita

SHAVUÒT, PENTECOSTE, FESTA DELLE PRIMIZIE E DELLA MIETITURA

http://www.sunuraghe.it/2010/shavuot-pentecoste-festa-delle-primizie-e-della-mietitura

SHAVUÒT, PENTECOSTE, FESTA DELLE PRIMIZIE E DELLA MIETITURA

20 maggio 2010

Calendario per l’omer, Padova 1797. Manifesto in legno e pergamena per il conteggio dell’omer (i 49 giorni fra Pasqua e Pentecoste). Tratto da: Ebraismo Ed. Giunti Firenze.
Questa festa ebraica corrisponde alla nostra Pentecoste ma con significato diverso. Infatti festeggia il raccolto delle messi con un particolare significato per la primogenitura di ogni cosa, dedicata al Signore, ed anche completa il ricordo della liberazione ottenuta con la fuga dall’Egitto.
Shavuòt cade sette settimane (shavuòt) dopo Pèsach (la Pasqua ebraica che anche Gesù festeggiò). In quanto festa delle delle primizie e della mietitura è anche chiamata Ghang abikkurìm e Chang hakatzir. Poiché i Dieci Comandamenti furono promulgati sul Monte Sinai proprio cinquanta giorni dopo l’uscita del Popolo ebraico dall’Egitto, la ricorrenza di Shavuòt viene festeggiata come “tempo in cui è stata donata la legge”.
Il popolo Ebraico conquistò la libertà fisica con la liberazione dall’Egitto, ma fu solo quando ricevette i Comandamenti e la Legge che la liberazione arrivò al suo compimento anche spirituale. Le feste di Pèsach e Shavuòth sono collegate fra loro dal periodo dell’òmer che dura sette settimane.
Il passaggio dalla liberazione fisica a quella spirituale necessita di un periodo di purificazione. Sette giorni è il periodo di purificazione normale, quarantanove giorni è il periodo di purificazione necessario per liberarsi dalle influenze assorbite dalla cultura egiziana: il conto inizia la seconda sera di Pèsach e continua per quarantotto sere successive.
Lòmer è una misura di orzo pari a circa quattro litri che, ai tempi in cui esisteva il Tempio a Gerusalemme, veniva prelevata dal nuovo raccolto e offerta al Santuario, per la prima volta, proprio il secondo giorno di Pèsach.
Come gli Ebrei festeggiano oggi giorno Shavuòt: si usa trascorrere la prima notte della festività studiando tutta la notte su libri appositi in cui sono indicati i brani della Torà, del Talmud e dello Zohar da leggere. Si legge il Libro di Ruth.
Come per gli altri giorni di festa solenne, è permesso accendere da un fuoco già acceso, cucinare e trasportare oggetti da un luogo pubblico ad uno privato. Sono in genere vietati gli stessi lavori vietati il sabato: per es. non è permesso accendere o spegnere la luce elettrica.
In alcune comunità si usa consumare pasti composti di soli latticini forse perché, non avendo ancora ricevuto la Torà (la Legge), gli Ebrei non sapevano ancora come macellare in modo kasher gli animali (in modo puro e codificato dalla Legge oltre che, oggi, verificato e vigilato dai Rabbini).
È consuetudine adornare il Tempio con fiori e piante in ricordo del profumo che gli Ebrei sentirono quando furono promulgati i Comandamenti.
Ludovica Pepe Diaz

Spiegazioni:
Torà: equivale alla nostra Bibbia (Vecchio Testamento, detto anche Pentateuco perché consta di 5 Libri, come nel canone Protestante.
Talmud: Libro che racchiude interpretazioni e pareri sulla Torà di molti Rabbini, oltre a norme di comportamento; è considerato come la Torà orale.
Zohar: testo che appartiene alla mistica ebraica della Kabalà.
Macellazione kasher: viene fatta da macellai autorizzati in modo che l’animale soffra il meno possibile e che tutto il sangue esca tramite rapido taglio della giugulare. La preparazione della carne per la cottura avviene tenendola mezz’ora nell’acqua e poi un giorno sotto sale.

Fonti:
Ebraismo – Giunti Ed. Firenze
Lunario della Comunità Ebraica di Roma?

Publié dans:Ebraismo : feste |on 4 juin, 2014 |Pas de commentaires »

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