GIOVANNI PASCOLI – « E GESÙ RIVEDEVA, OLTRE IL GIORDANO… »

http://www.moscati.it/Italiano/Pascoli_MG.html

GIOVANNI PASCOLI

« E GESÙ RIVEDEVA, OLTRE IL GIORDANO… »

COMMENTO DI MONICA GAUDIOSI

E Gesù rivedeva, oltre il Giordano,
campagne sotto il mietitor rimorte:
il suo giorno non molto era lontano.

E stettero le donne in sulle porte
delle case, dicendo: Ave, Profeta!
Egli pensava al giorno di sua morte.

Egli si assise all’ombra d’una meta
di grano, e disse: Se non è chi celi
sotterra il seme, non sarà chi mieta.

Egli parlava di granai ne’ Cieli:
e voi, fanciulli, intorno a lui correste
con nelle teste brune aridi steli.

Egli stringeva al seno quelle teste
brune; e Cefa parlò: Se costì siedi,temo per l’inconsutile tua veste.

Egli abbracciava i suoi piccoli eredi:
– Il figlio – Giuda bisbigliò veloce –
d’un ladro, o Rabbi, t’è costì tra’ piedi:

Barabba ha nome il padre suo, che in croce
morirà. – Ma il Profeta, alzando gli occhi,
– No –, mormorò con l’ombra nella voce;

e prese il bimbo sopra i suoi ginocchi.
———————————

Una trama invisibile sottende le nostre vite, non frutto del caso ma di un’intelligenza suprema che crea, conserva e guida come la trama che sottende questa poco nota poesia di Giovanni Pascoli intitolata Gesù. Una trama di amore « passionale » che spinge Gesù ad andare incontro alla morte di croce, anche accettando di sottomettersi alla sorte di un pregiudicato.
Affiora il simbolismo di Pascoli attraverso scene campestri dall’aspetto mosso a causa della mietitura, scene quotidiane di fanciulli che giocano e di donne che siedono sulle porte salutandolo come « Profeta ».
Noi, provenienti da studi scolastici che ormai non comprendono questa composizione, d’altra parte poco conosciuta, siamo colti da meraviglia nell’apprendere come la sensibilità poetica di Pascoli sapesse creare versi così profondi su Gesù che, davvero profetico e « rivoluzionario » va consapevole incontro alla sua missione prendendo un bimbo sopra i suoi ginocchi, il figlio di quel Barabba che la folla sceglierà condannando Gesù alla croce.
Pascoli ci mostra Gesù già consapevole del giorno della passione che avanza repentinamente e che gli sarà riservato. Un Gesù che trasfigura i ricordi del Giordano, acque da lui santificate con la sua immersione, mentre riceve il battesimo di Giovanni. Lontano quel giorno in cui lo Spirito Santo rivelava la sua vera identità di Figlio di Dio… lontano dal momento presente che vede campi già « vissuti » dopo il lavoro della mietitura.
Valorizzando scene strappate alla quotidianità le donne vedendo passare Gesù, lo salutano dalle loro case riconoscendolo come Profeta, ma la sua mente va già al giorno del suo sacrificio… La morte incalza e si fa più vicina… e Gesù pensa a quel giorno in cui disconosciuto Profeta sarà.
Ma se il chicco di grano non muore sottoterra non porta frutto, così sarà per lui, se non andrà incontro alla morte invano sarà vissuto. Il pensiero e le parole di Gesù, sebbene umane, portano con sé sempre il riflesso del suo essere Divino, della sua libera accettazione della volontà del Padre: è lui il seme, è il Cielo il campo che contiene il raccolto abbondante della sua passione e noi siamo i frutti del Suo seminare.
Amato e ricercato da quei fanciulli dalle brune teste che vengono dai campi portando resti di steli aridi, mietuti, fra i capelli, egli li abbraccia disdegnando le premurose e quanto mai umane raccomandazioni e preoccupazioni di coloro che aveva scelto capi e portatori del suo messaggio. L’uno temendo per l’inconsutile veste, cioè per la sua preziosa tunica, l’altro avvertendolo, con un senso morale ristretto e troppo umano, che uno dei bambini che egli accarezza è figlio di un criminale, di Barabba. Ma Gesù pensa piuttosto a quanto ha sempre costituito il cuore del suo messaggio: l’Amore, che come l’universo abbraccia il mondo, esortando tutti a « rinascere » per divenire « eredi » del Regno del Cielo: « chi si fa piccolo come un bambino avrà parte all’eredità del Cielo ».
È in accordo con la sua missione che, infine, Gesù abbraccia proprio il figlio di colui che sa essere di Barabba, quel malfattore e ladro a cui verrà preferito dalla folla, mentre gli si riserverà in cambio il supplizio della croce!
Nelle nostre orecchie come un eco di quella voce che Gesù già sa di dover udire… di urla provenienti dalle folle in rissa: chi volete, Barabba o Gesù? L’innocente o il malfattore? La sorte per Barabba è certa, la croce lo attende, ma Gesù profetizza: « No »… e con voce sommessa prende il bimbo, figlio di quell’uomo, sui suoi ginocchi.
La poesia si chiude con questa immagine del bambino che Gesù accarezza, quasi a farci pensare che tutto in Lui si conclude con la più grande sottomissione, con il più grande abbandono alla volontà del Padre, facendosi uno con l’Amore del Padre che, attraverso il Figlio, stringe al suo seno tutti coloro che, facendosi « piccoli », sono da Lui ammaestrati e condotti a rinascere a nuova vita, ad essere « veraci » testimoni della sua morte e risurrezione.

Publié dans : Letteratura italiana |le 31 mars, 2014 |Pas de Commentaires »

Vous pouvez laisser une réponse.

Laisser un commentaire

PUERI CANTORES SACRE' ... |
FIER D'ÊTRE CHRETIEN EN 2010 |
Annonce des évènements à ve... |
Unblog.fr | Annuaire | Signaler un abus | Vie et Bible
| Free Life
| elmuslima31