30 MARZO 2014 – 4A DOMENICA A – QUARESIMA – OMELIA
30 MARZO 2014 | 4A DOMENICA A – QUARESIMA | OMELIA DI APPROFONDIMENTO
LECTIO DIVINA : GV 9,1-41
Gv 9 è un racconto magistrale che non ha paralleli nella tradizione sinottica (anche se vi sono parecchi guarigioni di ciechi: Mc 8,22-26; Mt 9,27-31; Mc 10,46-52; Mt 20,29-34; Lc 18,35-43!). L’incontro di Gesù, luce del mondo (9,5), con un cieco di nascita descrive un preciso cammino di fede (9,11.17.33.38) e anche un percorso inarrestabile verso l’incredulità (9,2.34.41). Infatti, l’episodio si apre con una domanda dei discepoli: la cecità è peccato?; finirà mostrando che il peccato di cecità non sta nel non vedere la realtà, ma nel non credere in Gesù, luce del mondo.
Al racconto del miracolo (9,6-7) segue un dialogo continuato ad opera di diversi interlocutori – sempre presente o Gesù o il cieco – che si converte di fatto in un autentico processo sull’identità del guaritore: il centro d’interesse slitta dal cieco di nascita a Gesù luce del mondo. Il cieco, noto mendicante, attesta la propria guarigione davanti alla gente che lo conosce (9,8-12) e viene interrogato dai farisei (9,13-17.24-34), come pure i suoi genitori (9,18-23). Ad alcuni, quanto accaduto pone degli interrogativi, altri si costruiscono delle ragioni per negare l’evidenza (9,16). Il cieco, che è giunto prima alla luce (9,7) che alla fede (9,35-38), finirà per essere espulso dalla comunità (9,34); in realtà, nel processo che le autorità fanno al nuovo vedente (9,13-34), la sentenza non la emanano i giudici ma l’accusato in absentia, Gesù (9,40-41).
In quel tempo, 1Gesù pasando vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono:
« Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco? ».
3Rispose Gesù;
« Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifeste le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiano le opere di colui che mi ha mandato finchè è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo sono la luce del mondo. »
6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse:
« Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe’, [che significa 'Inviato'].
Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano:
« Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina? ».
9Alcuni dicevano:
« È lui » Altri dicevano:
« No, ma è uno che gli assomiglia »
Ed egli diveva: « Sono io!’
10Allora gli domandarono:
« In che modo ti sono stati aperti gli occhi?’
11 Egli rispose:
« L’uomo che si chiama Gesú ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: ‘Va’ a Sìloe e làvati’. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista ».
12Gli dissero: « Dov’è costui? »
Rispose: « Non lo so »
13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro:
« Mi ha messo el fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo ».
16Allora alcuni dei farisei dicevano:
« Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato ».
Altri invece dicevano:
« Come può un peccatore compiere segni di questo genere? ».
E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco
« Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi? ».
Egli rispose: « È un profeta!.
18Ma i Giudei non credettero di lui che fossse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono:
« È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Como mai ora ci vede? »
20I genitori di lui risposero:
« Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma como ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui; ha l’età: chiedetelo a lui! ».
22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti, i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto como il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero:
« Ha l’età: chiedetelo a lui! ».
24 Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero:
« Da gloria a Dio!. Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore ».
Quello rispose: « Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: era cieco e ora ci vedo ».
Allora gli dissero:
« Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi? ».
Rispose loro: « Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perchè volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli? ».
Lo insultarono e dissero:
« Suo discepolo sei tu!. Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia »
Rispose loro quell’uomo:
« Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Do e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non averbbe potuto far nulla ». Gli replicarono:
« Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi? » E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse:
« Tu, credi nel Figlio dell’uomo? » Egli rispose:
« E chi è, Signore, perchè io creda in lui? ». Gli disse Gesù:
« Lo hai visto: è colui che parla con te »
Ed egli disse: « Credo, Signore! ».
E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse:
« È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedano, vedano e quelli che vedono,, diventino ciechi ».
Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parolo e gli dissero:
« Siamo ciechi anche noi? »
Gesù rispose loro:
« Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: ‘Noi vediamo’, il vostro peccato rimane ».
1. LEGGERE : capire quello che dice il testo facendo attenzione a come lo dice
Cammin facendo, Gesù vede un cieco di nascita, un uomo che non aveva mai visto la luce. Pur essendo fortuito, l’incontro è conseguenza dell’iniziativa di Gesù. E mentre Gesù vede l’uomo, i suoi discepoli si domandano perché è cieco. Dall’incontro con Gesù partirà la guarigione; dalla domanda dei discepoli, la discussione ‘teologica’.
Gesù non dà delle spiegazioni sull’origine della malattia, ma scagiona colui che ne soffre. Lui non è colpevole, ma è l’occasione affinché Dio manifesti la sua salvezza e Gesù, obbediente, la realizzi; il male è luogo e motivo perché Dio attui il bene. Prima di dare luce al cieco Gesù si dice luce del mondo.
Dopo l’autorivelazione, il miracolo, che viene sobriamente narrato: il gesto ‘ricorda’ l’atto creatore di Dio (Gn 2,7): solo chi è la luce dà luce. Lo fa in forma totalmente gratuita: né chiede fede, né spera riconoscenza. Ma prima ancora di cominciare a vedere, comincia ad obbedire, e va a lavarsi nella piscina di Sìloe. È la prima tappa del suo cammino di fede. A Sìloe potrà vedere: l’obbedienza che gli ottiene la guarigione è il suo modo di cominciare a credere.
Primi a reagire meravigliati sono i più vicini al cieco; i suoi conoscenti hanno dubbi sull’identità del cieco, non del fatto che può vedere. L’uomo dovrà provare che è lo stesso cieco di prima, raccontando il miracolo. Aprire gli occhi ai ciechi è compito del messia che verrà (cf. Is 42,6.7; 49,6.9). Il cieco può narrare quello che gli è accaduto, non conosce però chi è l’autore. In questo modo anch’essi, vicini e conoscenti, diventano testimoni del segno, anche se non credenti.
La testimonianza della propria esperienza è la seconda tappa verso la fede. Non importa se c’è da affrontare un lungo ‘processo’ e dei castighi. I farisei, avversari di Gesù, non del cieco, non possono negare il fatto, screditano l’autore: Dio non è con chi viola il sabato. Si basano su Dio e negano le opere di Dio!
Il miracolato non è creduto e rimane solo; pure i genitori l’abbandonano. Ma lui non può immaginarsi che non sia peccatore colui che lo ha guarito. Attorno a lui si crea divisione. Un’altra tappa nel lento processo verso la fede . Il cieco lo chiama profeta. In Gv questo titolo suole apparire quando è in gioco la missione di Gesù (4,19; 9,28). Fatto sta che mentre i giudici non vogliono arrendersi all’evidenza, il guarito va facendo un lento cammino di fede: confessare Cristo può portare a rotture familiari e all’emarginazione sociale.
L’uomo subisce nuovi interrogatori, più duri ed impegnativi: deve dare gloria a Dio…, negando le opere di Dio! Lui non giudica, si afferra ai fatti: era cieco, ora vede. Gli oppositori sanno invece che il taumaturgo è peccatore, ma non sanno da dove viene. A misura che l’interrogatorio si svolge, il cieco si va avvicinando sempre più alla fede (9.11.17) e alla condanna da quelli che vogliono vedere i fatti (9,34). Nella loro cecità risplende il loro peccato (9,41).
Gesù ritorna alla scena (9,35-38) per incontrarsi di nuovo con quest’uomo che è stato emarginato per averlo difeso. In questo secondo incontro – tappa centrale – arriva alla fede vera: prima conosceva il suo benefattore solo di nome (9,11), poi lo considera profeta (9,17) ed uomo accreditato da Dio (9,30-33), per finire confessandolo figlio dell’Uomo (9,35), meta dell’esperienza promessa al discepolo (1,51). Per riuscire a giungere alla fede (9,36) – tratto, questo, tipico di Gv – ha avuto bisogno di ritrovarsi con Gesù, che si lascia vedere da chi ha fede (9,37). La fede fa ‘vedere’ non solo Gesù, ma la sua vera identità e la sua missione.
Finisce così l’itinerario di fede del cieco di nascita, iniziato con l’apertura degli occhi alla luce e completato con una esplicita confessione di fede (9,38) in Gesù, figlio dell’uomo (9,35) e luce del mondo (9,5). Senza la parola del Gesù rincontrato (l’hai già visto, lo vedi), il cieco avrebbe continuato a vedere, ma non sarebbe giunto ad essere credente. La reazione di quest’uomo è di autentico cristiano: vede e crede, crede e adora (9,38), nonostante le avverse conseguenze.
Una frase finale di Gesù chiarisce tutto l’episodio (9,41). Vi è chi è incapace di vedere, come il cieco dalla nascita e vi è chi non vuole vedere, come i farisei: nel primo non vi è responsabilità, in questi il loro peccato rimane; è questa la cecità frutto del peccato, la negazione ostinata a ricevere Lui la luce del mondo (9,41; cf. 9,4-5).
2 – MEDITARE : Applicare quello che dice il testo alla vita
La scena si apre con l’incontro di Gesù e i suoi discepoli con un handicappato; mentre Gesù vede l’uomo bisognoso di salvezza, i discepoli si domandano se è responsabile o meno della sua situazione. Due forme, contrastanti, di vedere il male trionfante nel prossimo: chi vede la sofferenza ed aiuta e chi si intrattiene immaginandone le cause. Con chi mi identifico meglio, con i discepoli o con Gesù? Dove mi porta a guardare il male? Trovarmi con il male mi porta a giudicare come cattivi chi lo soffre o a pensare alla loro salvezza?
Per vedere, il cieco deve obbedire ad uno strano mandato di uno sconosciuto. Gesù non richiede previamente fede in lui, ma ‘cieca’ sottomissione al suo commando. La luce arriverà subito agli occhi del cieco, ma la fede solo alla fine di un percorso fatto di obbedienza e di testimonianza. Non sarà perché mi manca la subordinazione a Dio che non riesco a vedermi libero dai miei mali? Non è l’indocilità con Dio la causa dei miei mali? E non mi dice niente che Gesù prima di dare la fede al cieco lo liberò dalla sua malattia?
Al cieco bastò, per essere sanato, un’obbedienza ‘cieca’: per credere in Gesù dovette testimoniare ripetutamente l’accaduto davanti ad un pubblico sempre più ostile. Credere in Gesù non risulta comodo; chi crede davvero, anche se solo in modo incerto e ‘con poche luci’, non risparmierà incomprensioni e calunnie, l’allontanamento dai familiari e l’esclusione della società. Quale prezzo pago per credere? Quale sono disposto a pagare per avere in Cristo il mio Salvatore?
Il cieco guarito deve ‘pagare’ un altro prezzo per la sua nuova ‘luce’, la sua fede in Gesù. Nella parte centrale, e più lunga, del racconto Gesù sparisce per lasciare al cieco di difendere la veracità del miracolo e l’identità di Gesù. Non solo riesce a far arrabbiare i suoi nemici, si allontana pure dai genitori. Resta solo, con la sua fede, testimoniando l’accaduto. Tutti vogliano vedere, tutti desideriamo vederci liberi dai nostri mali. Ma siano disposti a pagare il prezzo, per ottenere più luce ma perdere la stima persino dei nostri? Credere in Gesù è gratuito, ma ha conseguenze scomode, pericolose.
Nella malattia del cieco di nascita si manifestarono l’opere di Dio: Gesù dimostrò essere ‘la luce del mondo’ perché diede luce al cieco. Il male ha sempre un senso, anche se fa del male a chi lo soffre e fa pensare male a chi lo vede. Dio è nemico del male nell’uomo, come la luce lo è delle tenebre. Dove vince il male, sta per venire Dio, come dopo la notte arriva il giorno. Quale è la mia percezione del male nel mondo, nei prossimi, in me? Guardo il male come Gesù, mi avvicino ai malati come Lui? È per me il male che soffrono gli uomini l’occasione per andare incontro a loro e fare del bene.
3 – PREGARE : Prega il testo e desidera la volontà di Dio: cosa dico a Dio?
Eccoci, Signore Gesù, luce del Padre, ai tuoi piedi come ciechi ignari della loro infermità. Guardaci, figlio di Davide, come hai guardato il cieco che ti incontrò nel cammino. Sveglia in noi la luce del cuore, la fede in te, e saremo raggianti. Curaci, Signore Gesù con un tocco delle tue mani e con la Parola che apre occhi e cuore alla luce. Mandaci, Signore Gesù, alla piscina del lavacro di vita nuova, ma dacci la capacità di obbedire a ciò che ci comandi . Custodiscici, Gesù, nella prova della fede; e se ci lasci da soli, non ci lasciare senza fede capace di rispondere davanti agli increduli e senza il coraggio di perdere i nostri cari ma non perdere la tua luce. Rivelati in noi, Signore Gesù, luce di Dio, mettendo sulle nostre labbra il grido del cieco sanato: « Io credo, Signore! ».
JUAN JOSE BARTOLOME sdb,

Vous pouvez laisser une réponse.
Laisser un commentaire
Vous devez être connecté pour rédiger un commentaire.