LA RICONCILIAZIONE E L’ESPIAZIONE
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(Parrocchia di Statte, Taranto)
LA RICONCILIAZIONE E L’ESPIAZIONE
Nel vocabolario della Quaresima ci sono due termini che fanno parte del cammino di Conversione, i quali hanno un significato molto diverso da quello che noi siamo soliti attribuire: i due termini sono ôriconciliazioneö ed ôespiazioneö.
Secondo il nostro modo di pensare, la riconciliazione indica quel movimento, che parte da chi ha commesso una mancanza nei confronti di un altro, che porta la persona a chiedere scusa alla persona offesa, che spinge a invocare il suo perdono. Questo movimento lo si pu‗ vivere verso unÆaltra persona o verso Dio. Quando lo viviamo verso Dio, parliamo di Sacramento della Riconciliazione, che nasce dal nostro pentimento, e ci conduce a celebrare questo ôsegnoö per ottenere il perdono di Dio. Solitamente, lÆaltro termine, ôespiazioneö, Þ legato al primo, poichÚ ôespiareö significa, per noi, pagare pegno, sopportare un costo, sostenere una penitenza, un sacrificio, una rinuncia, quasi come rimborso per il danno o per lÆoffesa arrecata.
La domanda che ci poniamo Þ: questi significati sono gli stessi che la Bibbia attribuisce ai due termini? Dio intende dire la stessa cosa che diciamo noi?
Partiamo dalla Riconciliazione. Prendiamo, come esempio, uno dei brani in cui ricorre questa parola: ôse uno Þ in Cristo, Þ una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo per‗ viene da Dio, che ci ha riconciliati con sÚ mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. ╚ stato Dio infatti a riconciliare a sÚ il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dioö (2Cor 5,17-20).
Troviamo sia il verbo ôkatallßss¶ö, che vuol dire cambiare, scambiare, riconciliare quelli che sono in disaccordo, ritornare in buona relazione con qualcuno (il verbo ricorre in totale 6 volte nel N.T.), sia il sostantivo ôkatallaghÚö, che significa scambio, adattamento di una differenza (presuppone che ci fosse un equilibrio che Þ stato rotto), riconciliazione, restaurazione a favore di qualcuno (ricorre nel N.T. 4 volte): chi Þ il soggetto del verbo? Chi compie lÆazione della riconciliazione? Chi ne Þ il protagonista?
Il soggetto di questo verbo Þ sempre Dio, il quale non ne Þ mai lÆoggetto! Ci‗ significa che il protagonista non Þ lÆuomo, nonostante sia lui a dover chiedere perdono a Dio. EÆ Dio, invece, che interviene per offrire il suo perdono, per accogliere presso di sÚ lÆuomo, senza che lÆuomo abbia alcun merito, e questo per la gratuita e amorevole iniziativa di Dio.
Per avere unÆidea di quanto affermiamo, leggiamo il brano su riportato: ôTutto questo per‗ viene da Dio, che ci ha riconciliati con sÚ mediante Cristoà ╚ stato Dio infatti a riconciliare a sÚ il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpeö (vv. 18.19); e soprattutto il testo di Rm 5, dove Paolo ne parla in modo pi¨ esteso: ôMentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morý per gli empi nel tempo stabilitoà Dio dimostra il suo amore verso di noi perchÚ, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo Þ morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto pi¨ ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Ges¨ Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazioneö (Rm 5,6.8-11; cf. anche i passi paralleli).
Questo ministero della riconciliazione, che ha come fonte Dio, Þ innanzitutto, come abbiamo appena visto, un ministero ôcristologicoö, ma, poichÚ la Chiesa Þ il Sacramento di Cristo, il segno efficace della presenza e dellÆazione di Cristo nella storia e nel mondo, Þ anche un ministero ôecclesialeö, nel senso che continua, che si prolunga nellÆazione della comunitÓ ecclesiale: ôTutto questo per‗ viene da Dio,à mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazioneà affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostroö (vv. 18.19-20).
Il pentimento come si pone nei confronti di questa concezione della riconciliazione? Il pentimento non Þ la causa della riconciliazione, ma ne Þ lÆeffetto: non Þ il pentimento che provoca questa azione di Dio, ma Þ lÆazione di Dio, il suo amore sconvolgente, che spinge a pentirsi. Dunque, non ci si pente per timore, per paura di Dio, ma per questo amore smisurato di Dio, che mette in difficoltÓ e porta alla contrizione.
Riconciliare, per‗, non significa soltanto appianare, ritornare nellÆequilibrio che Þ stato rotto, bensý unÆazione di ôcreazioneö, o, per meglio dire, di ri-creazione: Dio quando interviene crea ex-novo: ôse uno Þ in Cristo, Þ una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuoveö (v. 17).
Quanto detto per la riconciliazione, vale anche per la ôespiazioneö. Cosa significa espiare? Chi espia?
LÆespiazione ebraica, il kippur, deriva dal verbo kipper, che significa ôpurificareö, ôperdonare i peccatiö, per cui il soggetto, il protagonista dellÆespiazione, lÆagente che opera non Þ lÆuomo, ma Dio. La traduzione greca, il verbo ilaskomai precisa ancora meglio il significato di tale azione: vuol dire ôpurificareö, ôperdonareö, ôusare graziaö. In sostanza Þ Dio che ôespiaö, contrariamente a quanto pensiamo, mentre noi ne siamo gli usufruitori.
EÆ esattamente ci‗ che abbiamo giÓ detto parlando della riconciliazione!
don Pompilio

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