IL LIBRO DEL LEVITICO
IL LIBRO DEL LEVITICO
Al centro del Pentateuco si trova una raccolta di leggi che costituisce il terzo libro di Mosè, e che la tradizione ebraica, dalle parole iniziali, titola Wayyiqra’ (= E chiamò). Il titolo greco, che ha dato origine al nostro, è Levitikon (= Levitico), ricavato dal contenuto che riguarda, in buona parte, l’attività dei sacerdoti appartenenti alla tribù di Levi. Il libro interrompe il racconto del cammino del popolo verso la Terra promessa ed è essenzialmente un codice: il codice delle leggi date da Dio al suo popolo al Sinai. Le leggi regolano le cerimonie, il culto e molti aspetti della vita, ma pongono sempre tutto in relazione con Dio. La parte più importante e antica di questo libro è chiamata Codice di santità (cc. 17-26), per la tematica e le formule che usa (Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo). Il Levitico contiene solo due brevi brani narrativi: il primo riguarda la morte di Nadab e Abiu, figli di Aronne (10,1-5); il secondo la lapidazione di un bestemmiatore (24,10-15). Nel libro si possono riconoscere alcuni blocchi unitari: prescrizioni sui sacrifici (cc. 1-7), norme relative al puro e all’impuro (cc. 11-15), il rituale del grande giorno dello Jom Kippur (c. 16) e il «Codice di santità» (cc. 17-26). Il c. 27, che chiude il libro, offre una specie di tariffario, precisando le condizioni per il riscatto delle persone, degli animali e dei beni consacrati al Signore. Lo scopo principale del libro è ribadire la presenza del Signore in mezzo al suo popolo. È proprio la coscienza della presenza di Dio in Israele che dà vita e giustifica tutte queste norme, che vanno intese come difesa di Israele dalle contaminazioni idolatriche degli altri popoli. La distinzione puro/impuro e l’insistenza sulla santità sono finalizzate alla eliminazione del peccato, per abilitare il popolo all’incontro con Dio. Il centro ideale del libro, infatti, è costituito dal c. 16 che detta le norme del giorno dello Jom Kippur (= giorno dell’espiazione), una serie di riti e di pratiche penitenziali tese a ristabilire la relazione con Dio. Anche se vengono rielaborati elementi molto antichi, questi testi descrivono il culto così come veniva praticato nel periodo post-esilico. Il culto si attuava principalmente con i sacrifici (qorban), che vengono minuziosamente catalogati e descritti: 1) l’«olocausto» (‘olah), dove l’animale viene interamente bruciato nel fuoco; 2) il «sacrificio di comunione» (selamim), dove all’offerta segue il pasto comune; 3) l’«oblazione» (minhah), cioè l’offerta dei prodotti del suolo; 4) il «sacrificio espiatorio» (hattat); 5) il «sacrificio di riparazione» (‘asham). Il Levitico può sembrare un libro addirittura ripugnante con tutti i suoi sacrifici cruenti. Però senza di esso molte pagine della Scrittura sarebbero incomprensibili. Il libro del Levitico aiuta a comprendere l’evento chiave della storia della salvezza: la morte redentrice di Gesù in croce. L’offerta dei sacrifici giorno dopo giorno, anno dopo anno, il ricordo annuale del giorno dell’espiazione rammentavano costantemente a Israele il peccato che lo separava da Dio. Gli israeliti avevano infranto l’alleanza disobbedendo alle leggi di Dio ed erano condannati a morte. Dio però, nella sua misericordia, mostrò loro che avrebbe accettato un sostituto, cioè la morte di un essere perfetto e innocente, al posto della vita del popolo peccatore. Come per tutto il Pentateuco non è possibile parlare di un autore del Levitico. Certamente Mosè ha avuto un grande influsso come legislatore anche del culto. Tuttavia questo libro è nato dalla riflessione dei sacerdoti che hanno raccolto in un’unica opera tutta la legislazione religiosa, sociale e morale d’Israele. È sicuramente opera di molte mani che, attraverso i secoli, hanno rimaneggiato le leggi mosaiche adattandole ai tempi. Il libro del Levitico non ha avuto molta fortuna tra i cristiani. Oggi però è oggetto di particolare attenzione perché, con le sue prescrizioni rituali e la sua teologia, è una preziosa e indispensabile chiave di lettura del culto cristiano e del suo simbolismo. Queste leggi, spesso strane per un lettore moderno, ricordano con forte insistenza ai credenti di tutti i tempi e di ogni luogo che la comunione con Dio è una necessità vitale per l’uomo. (9. segue) (Gastone Boscolo)

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