25 DICEMBRE 2013 – SANTO NATALE – OMELIA : FESTA DI PRESENZA

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25 DICEMBRE 2013 | SANTO NATALE | OMELIA DI APPROFONDIMENTO

NATALE: FESTA DI PRESENZA

« Rallegriamoci tutti nel Signore, perché è nato nel mondo il Salvatore », così dice l’antifona dell’Introito. E’ uno squillo di gioia che inonda i nostri cuori in questa Notte Santa. Si può dire che Natale è una festa che parla da sé, tanto essa è sentita anche nei settori ove è meno attivo l’impegno cristiano. Tuttavia c’è un grande pericolo da evitare: quello cioè di ridurre questa celebrazione ai soli motivi folcloristici e sentimentali. Quello che si richiede a noi oggi è di penetrare nel mistero commemorato. Impresa ardua. E noi non potremo dire tutto in questi pochi minuti. Per fortuna il ciclo natalizio è ricco di feste e offre perciò diverse occasioni per ritornare sull’inesauribile tema del Natale. Questa Notte dobbiamo accontentarci di poche annotazioni. « Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa, mentre la notte giungeva a metà del suo corso, il tuo Verbo onnipotente, o Signore, è sceso dal cielo, dal trono regale » (Sap. 18,14-15). Nelle loro credenze popolari gli Ebrei dicevano che il Messia sarebbe nato di notte, ma nessuno pensava che il Figlio di Dio sarebbe entrato nel mondo in punta di piedi. Tutti si aspettavano qualche grande segno, qualche prodigio strepitoso, un annuncio chiaro. Tutti si aspettavano di vedere la gloria di Dio manifestarsi in modo prodigioso. Invece Gesù venne al mondo come tutti i bambini. La sua casa, una grotta; la sua culla, una mangiatoia. Ad accoglierlo c’era solo sua Mamma Maria, e san Giuseppe. Tutto questo ha un significato. Gesù viene tra noi per servire, non per comandare; per salvarci, non per punirci; per portarci la gioia, non per spaventarci. Vuole che noi Lo accogliamo come amico, non che Lo temiamo come padrone. Per questo nasce bambino. Un bambino non fa paura a nessuno. Un bambino è la gioia di tutti. 1. Natale dunque è festa di presenza. « Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi » (Gv. 1,14). Da questo momento dell’anno liturgico Gesù parlerà a noi con la sua presenza, con la sua parola e i suoi esempi. (Già nel periodo dell’attesa i nostri occhi erano fissi in Lui per desiderarlo, per invitarlo, per preparargli la strada. Adesso dobbiamo vederlo in mezzo a noi, sentirne la voce, seguirne gli esempi, che il corso dell’anno liturgico ci proporrà. Il Natale apre questa immensa prospettiva alla nostra imitazione). 2. Il Natale, inoltre, è festa di luce. Oggi tutto parla di luce attorno alla grotta ove è nato Gesù. La luce che circondò i pastori (Vangelo, prima Messa), la luce della stella che guidò i Magi è simbolo di quella luce che è Gesù stesso: « Io sono la luce del mondo ». « La luce splende nelle tenebre… La luce vera quella che llumina ogni uomo » (Gv. 1,5.9). Purtroppo – e potrebbe essere la nostra sorte e la nostra disgrazia – le tenebre non hanno acolto questa luce (Cfr. Gv. 1,5). 3. Natale è festa di salvezza. Il fatidico annuncio a noi riproposto dall’Avvento, oggi si compie. Dio è venuto davvero a salvarci. Tutta la liturgia ripete questo soave ritornello. Nella meditazione adorante e riconoscente, dovremmo assaporare questo dono di Dio, in Gesù nostro Salvatore. 4. Natale è festa di amore: che cosa è mai l’Incarnazione se non il grande sproposito dell’amore di Dio, deciso a salvare la sua creatura ingrata e ribelle e assolutamente incapace a risalire la china del suo peccato? Di che cosa ci parla il presepio, se non di amore? Sì, nel Natale « è apparsa la grazia di Dio » apportatrice di salvezza… (Tito, 2,11). Nel Natale « si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore » (Tt. 3,4). 5. Natale è festa di pace: dalla grotta di Betlemme si dispiega l’inno angelico augurante a tutti gli uomini la pace: « Pace in terra agli uomini che Egli ama » (Lc. 2,14). Gesù è venuto in terra per affratellare gli uomini, manifestando loro il Padre celeste, che è Padre di tutti. E’ venuto con la sua presenza e con la sua parola per avviare a soluzione, dal di dentro, i molteplici problemi della convivenza umana. Gesù è davvero « fonte di armonia per il mondo moderno » (PIO XII, Radiomessaggio natalizio 1957). « Il suo regno sarà un regno di pace », dice Isaia nella prima lettura. Con l’arrivo di questo Bambino splende la luce nelle tenebre, il cuore si apre alla gioia. E’ finito il tempo dell’oppressione, la liberazione è venuta. Col suo arrivo è finita la guerra, perché arriva « il principe della pace ». (La pace non è assenza di guerre; non è equilibrio di forze, giusto rapporto etico. La pace nell’A.T. è Alleanza. Dio che si impegna verso l’uomo, si lega a lui, gli promette la salvezza. Tutta la storia dell’Alleanza è storia di un rapporto di amore misericordioso). « La pace è comunione con Dio e in questo senso Gesù stesso è la nostra pace, perché Egli è il vincolo di comunione (cfr. Ef. 2,14-17). La pace viene dalla nostra unione con Gesù e supera ogni umano pensiero e non può essere realizzata con semplici mezzi umani (Fil. 4,7) 6. Natale è festa di gioia: « Gioiscano i cieli ed esulti la terra dinanzi al Signore, perché è già venuto ». Come già ai pastori viene ripetuto a noi: « Vi annunzio una grande gioia che sarà di tutto il popolo. Oggi vi è nato un Salvatore, che è il Cristo Signore » (Lc. 2,10-11). Chi riesce a comprendere chi è Gesù e che cosa vuol essere per ciascuno di noi, non può non trasalire di gioia… 7. Natale è festa di povertà: dobbiamo rilevare anche questo aspetto meno… folcloristico del Natale, con cui Gesù comincia a farci scuola, e una scuola severa e impegnativa… Dovremo ritornare spesso su questa meditazione. Ma accenniamola anche oggi, in mezzo a tanti sprechi del Natale. Gesù è nato povero per soffrire. Gesù è nato a Betlemme per avviarsi al Calvario. Natale, festa della povertà di Dio e ricchezza dell’uomo: Dio si è fatto povero per arricchirci della sua divinità e del suo amore. Il Natale con la sua povertà è stato per molti il momento della conversione ad una vita più evangelica e fervorosa. E’ il caso del Ven. Antonio Chevrier, di Lione, fondatore dell’opera del Prado. Nel 1856 egli aveva 30 anni ed era coadiutore nella parrocchia di S. Andrea in periferia, abitata da povera gente, resa ancor più miserabile dalle tremende alluvioni di quei giorni. La notte di Natale di quell’anno egli si trovava davanti al presepio e meditava sulle parole del Vangelo: « Il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi ». Ad un tratto una particolare luce interiore lo colpì. Vide l’immenso amore di Gesù per l’umiltà e la povertà. Passò tutta la notte in preghiera. Poi andò per alcuni giorni ad Ars a confidare il suo segreto al Santo Curato, di cui era figlio spirituale. Non voleva rinunciare alla cura pastorale e nello stesso tempo desiderava realizzare alla lettera l’invito del Vangelo: « Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi ». Così ridusse al minimo le sue esigenze e appena gli fu possibile, si trasferì nel rione più povero e malfamato di Lione per dedicarsi all’evangelizzazione di quella gente, specie dei ragazzi abbandonati per le strade. Per essi non esitò a farsi mendicante alla porta della sua ex-parrocchia di S. Andrea, ricevendo anche gravi umiliazioni da chi non capiva il suo amore alla povertà e all’umiliazione. Il programma che lasciò ai suoi discepoli era molto semplice: « Tutto per Gesù e per le anime, niente per noi ». Tracciò poi il celebre programma sacerdotale con le tre frasi: « Il sacerdote è un uomo spogliato (la povertà del presepio); un uomo crocifisso (il Calvario); un uomo mangiato (il Cenacolo). E’ un programma perfettamente valido per ogni anima consacrata, perché anch’essa deve essere: spogliata, crocifissa e mangiata dalle anime. La Madonna che a Betlemme – casa del pane – ci ha dato Gesù – pane celeste – aiuti anche noi a diventare pane saporoso per tutte le anime.

D. Severino GALLO sdb, (+)

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