Archive pour le 21 novembre, 2013

Il Guercino, Santa Cecilia

Il Guercino, Santa Cecilia dans immagini sacre

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Publié dans:immagini sacre |on 21 novembre, 2013 |Pas de commentaires »

SANTA CECILIA – 22 NOVEMBRE

http://it.wikipedia.org/wiki/Santa_Cecilia

SANTA CECILIA – 22 NOVEMBRE

BIOGRAFIA

Cecilia, nata da una nobile famiglia a Roma, sposò il nobile Valeriano. Si narra che il giorno delle nozze nella casa di Cecilia risuonassero organi e lieti canti ai quali la vergine, accompagnandosi, cantava nel suo cuore: “conserva o Signore immacolati il mio cuore e il mio corpo, affinché non resti confusa”. Da questo particolare è stato tratto il vanto di protettrice dei musicanti. Confidato allo sposo il suo voto, egli si convertì al Cristianesimo e nella prima notte di nozze ricevette il Battesimo per mano del Pontefice Urbano I. Tornato nella propria casa, Valeriano vide Cecilia prostrata nella preghiera con l’Angelo che da sempre vegliava su di lei e, ormai credente convinto, pregò che anche il fratello Tiburzio ricevesse la stessa grazia e così fu. Il giudice Almachio aveva proibito, tra le altre cose, di seppellire i cadaveri dei Cristiani, ma i due fratelli convertiti alla fede si dedicavano alla sepoltura di tutti i poveri corpi che incontravano lungo la loro strada. Vennero così arrestati e dopo aver redento l’ufficiale Massimo che aveva il compito di condurli in carcere, sopportarono atroci torture piuttosto che rinnegare Dio e vennero poi decapitati. Cecilia pregò sulla tomba del marito, del cognato e di Massimo (tutti e tre Santi venerati il 14 aprile), anch’egli ucciso perché divenuto cristiano, ma poco dopo venne chiamata davanti al giudice Almachio che ne ordinò la morte per soffocamento nel bagno di casa sua, ma si narra che « la Santa invece di morire cantava lodi al Signore ». Convertita la pena per asfissia in morte per decapitazione, il carnefice vibrò i tre colpi legali (era il « contratto » dei boia per ogni uccisione) e, non ancora sopraggiunta la morte, la lasciò nel suo sangue. Fu Papa Urbano I, sua guida spirituale, a renderle la degna sepoltura nelle catacombe di San Callisto. La Legenda Aurea narra che papa Urbano I, che aveva convertito il marito di lei Valeriano ed era stato testimone del martirio, «seppellì il corpo di Cecilia tra quelli dei vescovi e consacrò la sua casa trasformandola in una chiesa, così come gli aveva chiesto».[1]

Culto
Nell’821 le sue spoglie furono traslate da papa Pasquale I nella Basilica di Santa Cecilia in Trastevere. Nel 1599, durante i restauri della basilica, ordinati dal cardinale Paolo Emilio Sfondrati in occasione dell’imminente Giubileo del 1600, venne ritrovato un sarcofago con il corpo di Cecilia sorprendentemente in un ottimo stato di conservazione. Il cardinale allora commissionò a Stefano Maderno (1566-1636) una statua che riproducesse quanto più fedelmente l’aspetto e la posizione del corpo di Cecilia così com’era stato ritrovato; questa è la statua che oggi si trova sotto l’altare centrale della chiesa.

Patrona della musica
È quanto mai incerto il motivo per cui Cecilia sarebbe diventata patrona della musica. In realtà, un esplicito collegamento tra Cecilia e la musica è documentato soltanto a partire dal tardo Medioevo.
La spiegazione più plausibile sembra quella di un’errata interpretazione dell’antifona di introito della messa nella festa della santa (e non di un brano della Passio come talvolta si afferma). Il testo di tale canto in latino sarebbe: Cantantibus organis, Cecilia virgo in corde suo soli Domino decantabat dicens: fiat Domine cor meum et corpus meum inmaculatum ut non confundar (« Mentre suonavano gli strumenti musicali (?), la vergine Cecilia cantava nel suo cuore soltanto per il Signore, dicendo: Signore, il mio cuore e il mio corpo siano immacolati affinché io non sia confusa »). Per dare un senso al testo, tradizionalmente lo si riferiva al banchetto di nozze di Cecilia: mentre gli strumenti musicali (profani) suonavano, Cecilia cantava a Dio interiormente. Da qui il passo ad un’interpretazione ancora più travisata era facile: Cecilia cantava a Dio… con l’accompagnamento dell’organo. Si cominciò così, a partire dal XV secolo (nell’ambito del Gotico cortese) a raffigurare la santa con un piccolo organo portativo a fianco.

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KYRIE

http://www.examenapium.it/meri/kyrie.htm

KYRIE

Il Kyrie eleison, formula greca che significa «Signore, misericordia» o «abbi pietà», è diffusa in oriente fin dall’antichità.  Eteria lo rileva fra le risposte del coro (di ragazzi) in una litania vespertina. Fu introdotto nella messa più tardi.
All’inizio del VI secolo è attestato già in uso a Roma come risposta corale di una litania introduttiva alla messa, il Deprecatio di papa Gelasio, scritta dopo il 466.
Al tempo di Gregorio Magno la risposta si era arricchita della formula Christe eleison (di fatto la parola Kyrie già per san Paolo identificava indistintamente Dio e Cristo), inoltre le messe quotidiane tendevano tralasciare il testo litanico.
In periodo carlingio la triplice ripetizione della formula divenne simbolo trinitario e si stabilizzò nella ripetizione di tre Kyrie, tre Christe, tre Kyrie.
Il Kyrie fu uno dei canti più frequentemente tropati (quasi a restituire l’impianto originario della litania) i cui testi e melodie aggiunti furono tutte eliminati con la riforma di Pio V (1570). Tuttavia l’incipit del testo tropato è rimasto a designare la melodia del Kyrie. Un caso interessante è il  Kyrie II Fons bonitatis.
Fra le numerose intonazioni del Kyrie, l’Editio vaticana ne ha conservate una trentina (di cui 11 ad libitum) in cui si riconoscono tre formulari melodici base:
a) tutte le ripetizioni intonate sullo stesso tema
b) il Christe adotta una melodia diversa (questa è la soluzione più frequente)
c) tre melodie, una per il primo Kyrie, una per il Christe e un’altra per il secondo Kyrie
Forme melodiche più elaborate possono adottare un nuovo tema per la seconda delle tre ripetizioni sia del I Kyrie, che del Christe e del II Kyrie, creando una casistica melodica assai ampia, ulteriormente complicata dall’uso abbastanza frequente di variare, a guisa di ‘coda’, il finale dell’intero canto.
Kyrie XVIII (pro defunctis)
Fra i Kyrie più celebri, il XVIII, quello che si adotta nella messa pro defunctis, accoglie la struttura più semplice: il tema è lo stesso per tutte le ripetizioni (qui però la ‘coda’ è variata). In questi casi, spesso, l’esecuzione tende a limitare le ripetizioni di ogni sezione a due sole (per un totale di sei parti), al posto delle canoniche tre (nove parti in tutto)
 
(sul sito c’è lo spartito qui)
 
Kyrie XVIII
Cantori gregoriani
dir. Fulvio Rampi
[Cd Fsp-Paoline, 1996]
Kyrie XI (Orbis Factor)
Il Kyrie XI, in dominicis per annum, ovvero da cantarsi nelle domeniche esterne al Temporale, è uno dei più antichi (X sec.), ed è strutturato sul modello più comune con il Christe su tema nuovo. La sua natura spiccatamente tonale ha fatto sì che sia stato molto usato nella forma cosiddetta B, scritta nel Cinquecento (qui riprodotta). Sui temi del Kyrie Orbis Factor Frescobaldi ha elaborato, nei Fiori musicali (1635) 12 versioni polifoniche per organo.
 
 
Kyrie XI
Monaci benedettini dell’abbazia di Saint-Maurice e Saint-Maur di Clerveaux
[Cd Philips, 1971]
È un’esecuzione del 1960 che adotta, come si usava all’epoca, l’accompagnamento dell’organo.
Kyrie I (Lux et origo)
Kyrie assi celebre, che si canta a Pasqua, intonato su tre temi diversi.
  
Kyrie XVIII
Cantori gregoriani
dir. Fulvio Rampi
[Cd Fsp-Paoline, 1996]
Kyrie X (Alme Pater)
Kyrie mariano (in festis et memoriis B. M. V.) dall’intonazione elaborata. Oltre a mutare tema per ogni parte, qui la seconda ripetizione di ciascun versetto è su melodia nuova. La musica del Graduale triplex è stata reimpaginata per mettere in evidenza divergenze e similitudini delle ripetizioni. Non si tratta infatti di una successione aba-cdc-efe, perché d e f coincidono; inoltre tutti i temi, a parte c, sono identici nella conclusione. Si osservi come il finale del canto (la ‘coda’) si una ripetizione delle due precedenti frasi.
 
Kyrie X
Cantori gregoriani · dir. Fulvio Rampi [Cd Fsp-Paoline, 1996]

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