1 NOVEMBRE 2013 | TUTTI I SANTI : « VIDI UNA FOLLA IMMENSA… »
1 NOVEMBRE 2013 | TUTTI I SANTI – TEMPO ORDINARIO C | OMELIA DI APPROFONDIMENTO
« VIDI UNA FOLLA IMMENSA… »
Oggi la Chiesa è colma di gioia: « Rallegriamoci tutti nel Signore… », dice l’Introito.
Essa celebra infatti, con la più grande solennità, tutti insieme i suoi figli gloriosi, già cittadini della patria celeste.
E’ dunque la gioia di una madre che contempla la sterminata moltitudine dei suoi figli ornati del diadema della santità, sicura premessa della sua stessa felicità.
La Chiesa pertanto celebra oggi la sua santità. Rafforza la speranza ne glorioso compimento del suo cammino. Rinsalda la misteriosa corrente che circola fra la terra e il cielo e tiene unita la mirabile compagine di cui Gesù è il Capo.
Festa importante anche per noi, dunque. E’ la verifica della nostra coscienza ecclesiale, della soprannaturale speranza, dell’impegno pratico con cui ci avviamo a quel beato epilogo nel regno, da cui ci osservano oggi i nostri fratelli, che ci hanno preceduti nella gloria.
Perché la festa odierna? La Chiesa celebra i Santi per offrirci una splendida galleria di modelli da imitare. Di fronte all’esempio dei Santi, ognuno di noi deve esclamare con Sant’Agostino : « Se questi e quelle, perché non io? ». In ciò, ricordiamolo, sta il miglior culto dei Santi. Ed essi stessi sarebbero i primi a dolersi e a rimproverarci se alle nostre manifestazioni di culto, spesso anche troppo rumorose, non corrispondesse un vigile impegno interiore di fedele imitazione…
COME LORO
La visione del Cielo deve ripeterci una verità: tutti possiamo e dobbiamo essere santi!
E’ onore della Chiesa cattolica poter offrire, nell’albo dei suoi Santi, un campione per ogni età, per ogni ceto, per ogni professione. Tra i Santi ci sono dei giovinetti (San Domenico Savio, San Tarcisio, la Beata Laura Vicuna); ci sono dei giovani (San Luigi Gonzaga e Santa Teresina); ci sono donne e uomini; ci sono anziani e vecchi; ci sono religiosi e laici; vergini e madri di famiglia.
Ci sono rappresentanti dei più alti ceti dell’autorità e del prestigio: papi, re, principi, e ci sono umilissimi rappresentanti delle classi meno stimate.
Il Cielo è un giardino, in cui tutti i fiori, dall’umile viola alla splendida rosa, fioriscono in una varietà meravigliosa e affascinante. E’ una schiacciante riprova della polivalenza della parola evangelica a tutti rivolta, tutti invitante a salire le ardue vette della perfezione alla sequela di Gesù…
Dunque ognuno di noi può diventare santo. Di più: tutti devono diventar santi. E il Concilio che ce lo ricorda: « Tutti nella Chiesa… sono chiamati alla santità… Il Signore Gesù, maestro e modello divino di ogni perfezione, a tutti e ai singoli suoi discepoli, dio qualsiasi condizione, ha predicato la santità della vita, di cui egli stesso è autore e perfezionatore: « Siate dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste… E’ chiaro dunque a tutti che i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla perfezione della carità » (L.G. 39-40).
Che cosa decidiamo dunque?
I nostri fratelli del Cielo attendono ansiosi una risposta. L’attende anche Gesù.
Il codice della santità
Noi troviamo il codice della santità nelle « beatitudini », che inaugurano il « discorso della montagna ».
Esso è il più sconvolgente proclama rivoluzionario che sia mai risuonato su questa terra. E’ troppo grande il pericolo di svilire quelle parole divine, di ridurne l’immensa ricchezza con poveri commenti umani.
E’ preferibile inginocchiarsi dinanzi a Gesù Maestro e supplicarlo: « O Signore, dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge e la custodisca con tutto il cuore » (Sal. 118,34). « Aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge » (ibid. 18).
Nelle beatitudini è racchiusa, nel suo nucleo germinale, tutta la morale di Gesù, è segnato inequivocabilmente il cammino del suo vero seguace. Se vogliamo farci santi, la via è segnata.
Seguiamo dunque, sull’esempio dei fratelli che ci hanno preceduti, la via che Gesù ci ha tracciato.
E’ via di rinuncia e di sacrificio; non possiamo farci illusioni. Gesù proclama beati i poveri, i piangenti, gli affamati, i perseguitati, gli insultati, in una parola sola: coloro che sanno svuotarsi di tutto, anche di se stessi, delle proprie inclinazioni, del proprio orgoglio; quelli che non confidano nelle proprie risorse terrene, nelle amicizie dei potenti, nel plauso del mondo, ma hanno scelto Dio solo…
E’ questa la « via regia della santa croce », percorsa per primo da Gesù e, dopo di Lui, dai Santi. Ora tocca a noi!
E’ via di amore. La rinuncia imposta dalle beatitudini ha un solo scopo: quello di spingerci a Dio con un cuore indiviso, quello di svuotarci di tutto per riempirci del suo amore. Questo amore totalitario a Dio trova la sua quotidiana esplicazione, nell’amore per i fratelli…
I « miti », i « pacifici », i « misericordiosi » sono appunto coloro che diffondono l’amore, raggiungendo così la santità… La vocazione alla santità, in fondo, non è nient’altro che la vocazione all’amore compassionevole e misericordioso del prossimo. Subito dopo le beatitudini, Gesù prosegue con i famosi sette « Ma io vi dico… », con cui Egli inaugura la « legge nuova » fondata sull’amore.
E’ via di felicità…: « Beati… Beati… Beati… »: che altro significa tale insistenza se non un grande invito alla gioia? « Il distintivo della morale e della religione di Gesù è la gioia, anche in mezzo alle prove della vita. La felicità di Dio, la gioia della salvezza viene partecipata ai discepoli mediante le otto beatitudini.
« Nella misura in cui i discepoli di Gesù comprendono la beatitudine del regno di Dio e la gustano, portano al mondo la pace di Gesù e adempiono anche in mezzo alle contraddizioni, al dolore e alle persecuzioni, il grande comandamento dell’amore » (B. HARING).
Ecco la via che i Santi ci additano dal Cielo. E’ la loro via. Di qui è nata la gioia sovrumana da cui sono ricolmi ora nella luce di Dio. Può essere la nostra via, la via della vera felicità.
La Madonna, Regina di tutti i Santi, ci prenda per mano e ci aiuti a volare per la via delle beatitudini, al termine della quale ci attende Gesù, « delizia di tutti i Santi ».
D. Severino GALLO sdb,

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