SIRACIDE 35,12-14.16-18
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SIRACIDE 35,12-14.16-18
12 Il Signore è giudice
e non v’è presso di lui preferenza di persone.
13 Non è parziale con nessuno contro il povero,
anzi ascolta proprio la preghiera dell’oppresso.
14 Non trascura la supplica dell’orfano
né della vedova, quando si sfoga nel lamento.
16 Chi venera Dio sarà accolto con benevolenza,
la sua preghiera giungerà fino alle nubi.
17 La preghiera dell’umile penetra le nubi,
finché non sia arrivata, non si contenta;
18 non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto,
rendendo soddisfazione ai giusti e ristabilendo l’equità.
COMMENTO
Siracide 35,15b-17.20-22a
Dio giudice giusto
Il libro del Siracide si divide in due parti, la prima delle quali raccoglie gli insegnamenti della sapienza (1,1 – 42,14) e la seconda descrive gli interventi della sapienza nella natura e nella storia (42,15 – 43,33). La prima di queste due parti si divide a sua volta in due sezioni: a) sapienza e coscienza umana (1,1 – 23,27); b) sapienza e legge (24,1 – 42,14). Il brano liturgico si situa verso la fine della seconda di queste due sezioni. Nella prima parte (vv. 15-17) viene descritta l’attività giudiziale svolta da jhwh; nella seconda invece (vv. 21-22) si sottolinea l’efficacia della preghiera dei poveri. Sono omessi due versetti (vv. 19-20) che interrompono il flusso delle idee.
La prima massima riguarda il potere giudiziale di Dio: «Il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone» (v. 15b). Molte volte nella Bibbia Dio è presentato come giudice (cfr. Gn 18,25; Rm 3,6). In quanto giudice Dio si caratterizza per il fatto di non fare preferenza di persone. Per definizione il giudice deve essere imparziale, cioè al di sopra delle parti. Questa imparzialità si manifesta soprattutto nel rapporto con le categorie più disagiate, verso le quali è facile commettere soprusi: «Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell’oppresso. Non trascura la supplica dell’orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento» (vv. 16-17). In campo sociale coloro che sono più facilmente oggetto di soprusi sono i poveri che non hanno i mezzi per opporsi all’oppressione e allo sfruttamento. Fra costoro si situano in primo piano la vedova e l’orfano, i quali sono privi di una famiglia dalla quale nell’antichità derivava soprattutto la sicurezza e la stabilità di una persona. Nei loro confronti è facile che i giudici umani commettano ingiustizie. Ma Dio è dalla loro parte e li difende nei confronti di coloro che li opprimono.
Dopo le massime riguardanti Dio come giudice, viene ora presentata l’efficacia della preghiera a lui rivolta: «La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità» (vv. 21-22). È soprattutto la preghiera di coloro che sono discriminati e oppressi che giunge direttamente a Dio. Essa è talmente insistente da provocare il suo intervento. Il povero è qui identificato con il giusto, cioè la persona innocente, quello che non si è macchiato di soprusi e ingiustizie. Dio non lo abbandona a se stesso, ma interviene per fargli giustizia.
Linee interpretative
La presentazione di Dio come giudice giusto è molto rassicurante, ma porta con sé il rischio di considerare Dio come il garante dell’ordine pubblico, che subentra a riparare i danni causati dall’ingiustizia umana. Dio invece deve essere considerato come l’energia positiva che opera in questo mondo, conducendolo verso un fine di salvezza. La sua azione il più delle volte resta nascosta e sconosciuta. È proprio della fede riscoprire al di sotto delle cose che capitano in questo mondo una forza di bene che guida gli eventi umani verso un fine di pace e di amore. È proprio questa visione ottimistica della realtà che dà la forza per combattere contro il male, dovunque si manifesti, senza lasciarsi travolgere da esso o scoraggiare dai fallimenti che si sperimentano.
Non è evidente a prima vista che le preghiere dei poveri e degli oppressi siano esaudite da Dio. I fatti che capitano ogni giorno sembrano smentire questa ingenua affermazione. Tuttavia bisogna riconoscere che, pur credendo che Dio agisce potentemente nelle vicende di questo mondo, noi non sappiamo nulla delle modalità del suo intervento. Solo in base alla fede si può affermare che Dio è dalla parte degli ultimi e lo si può dimostrare nella misura in cui si è disponibili a impegnarsi fino in fondo in loro favore. L’amore di Dio verso gli ultimi si manifesta soprattutto nel comportamento concreto di quanti credono in lui.

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