Archive pour le 14 mai, 2013

Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, Arco Trionfale e Catino

Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, Arco Trionfale e Catino dans immagini sacre SMM-T-Arch-DC0763sAR1000

http://www.paradoxplace.com/Perspectives/Rome%20&%20Central%20Italy/Rome/Rome_Churches/Santa_Maria_Maggiore/Santa_Maria_Maggiore_Triumphal_Arch/Santa_Maria_Maggiore_Mosaics_T.htm

Publié dans:immagini sacre |on 14 mai, 2013 |Pas de commentaires »

CHI È L’AUTORE DEL VANGELO DI GIOVANNI?

http://www.toscanaoggi.it/Rubriche/Risponde-il-teologo/Chi-e-l-autore-del-Vangelo-di-Giovanni

CHI È L’AUTORE DEL VANGELO DI GIOVANNI?

Leggendo il libro del Santo Padre «Gesù di Nazaret», il capitolo su Giovanni l’Evangelista  mi ha confuso… ho sempre creduto che l’autore del quarto Vangelo fosse Giovanni, il discepolo tanto amato… perchè tanti interrogativi?

Risponde don Stefano Tarocchi, docente di Sacra Scrittura
Il Vangelo di Giovanni, ultimo fra i quattro Vangeli, ha sempre attratto l’attenzione dei suoi lettori come il Vangelo spirituale, il Vangelo teologico. La data della sua composizione (intorno agli anni ’90, nella città di Efeso) e la stessa struttura ne fanno un elemento unico nel panorama del Nuovo Testamento.
Almeno fino a qualche generazione fa, esso era ritenuto pacificamente un Vangelo scritto da un testimone diretto, un discepolo, a differenza degli scritti di Marco e di Luca, che non erano stati discepoli di Gesù. Le differenze con i Sinottici erano spiegate con l’intenzione dell’evangelista di completare le narrazioni di questi ultimi, omettendo quelle parti su cui essi si erano già dilungati.
Di conseguenza non fu sempre rispettato il carattere peculiare del Quarto Vangelo, ad esempio fino a negarne totalmente la storicità. Fu affermato che Giovanni si sarebbe servito dei Sinottici, ma ricostruendo alla sua maniera le loro narrazioni, o viceversa che avrebbe usato delle fonti totalmente non storiche.
Il suo autore presunto, «Giovanni, il figlio di Zebedeo», già secondo la tradizione della Chiesa antica (Papia di Gerapoli, Ireneo di Lione, ecc.) è stato ritenuto così vicino alla persona di Gesù da potersi fregiare del titolo di «prediletto» e così rendere una testimonianza unica sui gesti compiuti da Gesù.
È noto, infatti, che nel Quarto Vangelo spicca la figura misteriosa di un discepolo, definito il «discepolo prediletto». Nell’ultima cena questi siede accanto a Gesù, cui chiede il nome del traditore (13,23-25). Il «discepolo prediletto» è accanto alla madre di Gesù nell’ora della croce (19,26-27). Il «discepolo prediletto» corre con Simon Pietro al sepolcro (20,1-8) e partecipa alla pesca sul mare di Tiberiade, quando riconosce il Signore (21,6-7). Il «discepolo prediletto», infine, segue Gesù e Simon Pietro, quando riceve il mandato pastorale: di lui Gesù afferma a Pietro che egli rimarrà in vita fino alla sua venuta (21,20-23).
Per la verità, un altro «discepolo», anonimo, compare nella scena della vocazione dei discepoli di Giovanni (1,35-38.40). E, ancora, nel momento della passione, Simon Pietro segue Gesù con un «altro discepolo», di nuovo anonimo, che lo introduce  al sommo sacerdote (18,15-16), con il cui ambiente sembra avere dimestichezza. Ma non pare si tratti del «discepolo prediletto», da cui lo dividono non pochi dettagli. Per di più si afferma che questo «discepolo prediletto» ha «scritto» lo stesso Vangelo: «Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera» (21,24).
Non ci si è fermati a pensare al solo Giovanni di Zebedeo nello sforzo di dare un volto a questa misteriosa figura, di cui non c’è traccia nella tradizione evangelica extra-giovannea: alcuni hanno pensato ad altri personaggi del Nuovo Testamento: Lazzaro, o Giovanni Marco (ovvero Marco, autore del Vangelo omonimo), per esempio. Altri hanno sostenuto che il «discepolo prediletto» non sia una persona in carne ed ossa ma un simbolo ed un modello del discepolo perfetto. Si può tuttavia osservare come la stessa Madre di Gesù, senza essere chiamata per nome, è presente in alcune scene che si trovano solo in questo Vangelo (l’episodio di Cana e la scena della crocifissione: 2,3-12; 19,25-27), ma a nessuno verrebbe in mente di negarne l’esistenza reale.
Altri, infine, hanno concepito una teoria più complessa: il «discepolo prediletto», che durante il ministero di Gesù si trovava in secondo piano tra tutti gli altri, tanto che i Sinottici lo ignorano, avrebbe assunto un ruolo molto importante nella «comunità giovannea» (= il gruppo da cui ha avuto origine il Vangelo), di cui è probabilmente all’origine, tanto da poter competere con lo stesso Pietro nell’essere discepolo (cap. 21).
Non tutti concordano con questa interpretazione, anche se suggestiva. Personalmente ritengo che la tradizione antica, che pensa al «discepolo prediletto» come Giovanni di Zebedeo, anche se non senza problemi, sia da considerarsi la più probabile. Questo non significa che le due figure del «discepolo prediletto» e dell’«evangelista» (= colui che materialmente ha scritto il Vangelo) coincidano.
Se, infatti, il Quarto Vangelo dice con chiarezza che il «prediletto» è «il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti» (21,24), è pur vero che nella «prima finale» del Vangelo (20,30-31) si parla dello scrivere in maniera più generica, come pure nella scena della crocifissione si accenna in maniera diversa alla stessa testimonianza: «Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera ed egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate» (19,35).
Chi scrive il Vangelo ha un legame profondo con il «discepolo prediletto», senza essere stato un testimone oculare; è forse un suo discepolo, ed appartiene alla «comunità giovannea». Costui ha profondi legami con la geografia, anche minuta della Palestina, e delle istituzioni del giudaismo. All’interno della comunità giovannea egli vive tutto il travaglio del progressivo distacco dal mondo giudaico, mentre si va affinando la comprensione della figura di Gesù, accentuandone la dimensione divina.
Dobbiamo, in ultimo, pensare ad una composizione finale – o persino ad un diverso altro autore – che completa il Vangelo, senza alterare nulla, e vi aggiunge il capitolo 21, dopo la morte del «discepolo prediletto». Secondo altri studiosi, sarebbe stato proprio l’«evangelista» a far trovare un posto nel Quarto Vangelo al «discepolo prediletto», oscurando la figura di Giovanni di Zebedeo, per sostituirla con la figura misteriosa che si incontra nelle sue pagine. Se così fosse, la successiva identificazione tradizionale del «prediletto» con il figlio di Zebedeo avrebbe un’ulteriore giustificazione. Infatti, «con un’ironia degna del vangelo stesso» – come ha scritto uno studioso -, alla fine del II secolo Giovanni di Zebedeo avrebbe assunto di nuovo il ruolo dal quale era stato estromesso.

IL CULTO MARIANO E IL VATICANO II…

http://www.zenit.org/it/articles/il-culto-mariano-e-il-vaticano-ii

IL CULTO MARIANO E IL VATICANO II

LA « LUMEN GENTIUM » E ALTRI IMPORTANTI DOCUMENTI CONCILIARI SONO UNA CHIAVE PER COMPRENDERE CON PIENEZZA IL RUOLO DELLA MADRE DI DIO NELLA STORIA DELLA SALVEZZA

Roma, 13 Maggio 2013 (Zenit.org) Carmine Tabarro

Perché è importante ricordare i 50 anni che ci separano dal Concilio? Molti sarebbero i motivi, ma vale la pena citarne due in particolare: innanzitutto perché i cristiani dai sessant’anni in giù lo conoscono poco o per nulla, escluso, chiaramente chi lo ha studiato.   
Il secondo motivo è subordinato al primo: l’immensa luce che il Vaticano II ha proiettato sul retto culto mariano.
Va detto in premessa che il Concilio Vaticano II è stato il concilio ecumenico che ha emanato il più organico documento dottrinale su Maria nella storia della Chiesa: il capitolo VIII della costituzione dogmatica Lumen gentium.
Troviamo tuttavia altre indicazioni nella costituzione sulla liturgia  Sacrosanctum Concilium (103), nel decreto Presbyterorum ordinis (18), nel decreto sull’attività missionaria della Chiesa Ad gentes (42), nel decreto sulla formazione dei sacerdoti e dei seminaristi Optatam totius (8) e nel decreto sul rinnovamento della vita religiosa Perfectae caritatis (25).
In questa sede ci soffermeremo sull’incarnazione del Verbo e sulla maternità di Maria alla luce del Vaticano II.
Al centro dell’insegnamento conciliare c’è una maternità che le Sacre Scritture presentano come opera dello Spirito Santo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio” (Lc 1,35).
In questo senso il Concilio ha riconosciuto il cuore della dignità di Maria. Scrive la Lumen gentium (cap. VIII, n°56): “abbracciando la volontà divina di salvezza con tutto il cuore e senza impedimento di alcun peccato, (Maria) si è dedicata totalmente, quale serva del Signore, alla persona e all’opera del suo Figlio, mettendosi al servizio del ministero della redenzione sotto di lui e con lui, per la grazia di Dio onnipotente”.
I padri del Concilio, riconoscono in Maria, l’accettazione del disegno di Dio e una sua cooperazione che va compresa bene: da una parte l’iniziativa di Dio dipende solo dal suo libero e assoluto amore; dall’altra il consenso (fides et ratio) di Maria libero e totale.
Maria ha capito bene e in profondità quello che Dio le chiedeva? Il Concilio insegna che Maria, “arricchita di doni corrispondenti alla sua così alta funzione”, ha attivamente e responsabilmente preso parte all’incarnazione senza che questo fosse frutto di una sua scelta ex ante. Maria è la terra che ha accolto la Parola, la terra offerta e predisposta all’opera di Dio: “la terra ha dato il suo frutto, ci ha benedetto Dio, il nostro Dio” (Sal 67,7).
Maria è l’icona del tutto singolare, in cui la grazia, produce la vita e le dà forma.
I padri del Concilio descrivono la presenza di Maria a fianco di Cristo con queste stupende pennellate: “[...] la beata vergine Maria ha percorso il suo pellegrinaggio di fede e ha serbato fedelmente la sua unione col Figlio fino ai piedi della croce dove, non senza un disegno divino, fu presente in dolorosa compassione col suo unigenito Figlio, associandosi con animo materno al suo sacrificio e unendo il suo amorevole consenso all’immolazione della vittima che lei stessa aveva generato” (Lumen gentium, cap.VIII, n° 58).
Maria, chiamata dalla Storia della Salvezza a partecipare al progetto divino, ci ricorda che lei è la porta che conduce a Cristo; comprendere con l’intelligenza della fede il posto che il Padre ha attribuito a Maria vuol dire costruire la nostra fede in Cristo sulla roccia; è per salvare la verità di Cristo che la Chiesa ha riconosciuto e definito il ruolo di Maria.
In conclusione rimandiamo alle note del cap. VIII della Lumen gentium; nello specifico i nn° 55-59, dove viene presentato un apparato critico di note, con riferimenti biblici e patristici assai importanti, che sono d’aiuto nel discernimento per il retto culto mariano.
Approfondire con fides et ratio il ruolo di Maria nella vita della Chiesa e dei fedeli, è importante per saper evitare le diverse deformazioni (sempre presenti nella storia della Chiesa) che minacciano la retta fede mariana: da un lato il tentativo generalizzato di demitizzare il culto mariano, d’altro il rischio di cadere nel sentimentalismo o in una specie di surrogato affettivo; fino agli estremisti, che arrivano a mettere Cristo subordinato alla Madonna.
Il Concilio Vaticano II ha donato un grande contributo per  il retto culto alla figlia di Sion.
“Dunque questo Figlio di Dio, nostro Signore, che è verbo del Padre è anche Figlio dell’uomo, poichè da Maria, che aveva avuto la generazione da creature umane ed era ella stessa creatura umana, ebbe la nascita umana e divenne Figlio dell’uomo. Perciò il Signore stesso ci dette un segno, in profondità e in altezza, segno che l’uomo non domandò, perché non si sarebbe mai aspettato che una vergine potesse concepire e partorire un figlio continuando ad essere vergine, e il frutto di questo parto fosse – Dio-con-noi; che egli discendesse nelle profondità della terra a cercare la pecora che era perduta, e in effetti era la sua propria creatura, e poi salisse in alto ad offrire al Padre quell’uomo che in tal modo era stato ritrovato”. Sant’Ireneo, Adv. Haer., II, 19, 3 PG 7, 941A

PUERI CANTORES SACRE' ... |
FIER D'ÊTRE CHRETIEN EN 2010 |
Annonce des évènements à ve... |
Unblog.fr | Annuaire | Signaler un abus | Vie et Bible
| Free Life
| elmuslima31