Archive pour le 7 mai, 2013

San Paolo: naufragio a Malta

San Paolo: naufragio a Malta dans immagini sacre painting1

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Publié dans:immagini sacre |on 7 mai, 2013 |Pas de commentaires »

SPIRITUALITA’ MARIANA – IL MAGNIFICAT, L’EXULTET DI MARIA

http://www.donbosco-torino.it/ita/Maria/spiritualit%E0/12-13/2012-3-Magnificat.html

SPIRITUALITA’ MARIANA -  IL MAGNIFICAT, L’EXULTET DI MARIA

Nel suo Magnificat Maria si fa voce di tutta l’umanità. È l’umanità povera che canta la sua Pasqua di salvezza. E con sette verbi – spiegato, disperso, rovesciato, innalzato, ricolmato, rimandato, soccorso – Maria descrive l’agire di Dio sull’umanità.
Federico Nietzche, parlando dei cristiani nel suo Zarathustra, afferma: « Canti migliori dovrebbero cantarmi, perché io impari a credere al loro Redentore. Un’aria più da salvati dovrebbero avere i suoi discepoli ». È questa una delle sfide più forti per i cristiani d’oggi, che si dimenticano facilmente di aver accolto e di dover annunciare una « lieta notizia », che fanno fatica a vivere con convinzione e originalità la loro dignità di esperti della Pasqua.
Per essere cristiani più veri e più credibili, bisognerebbe che ci rivolgessimo a Maria, che è modello della vita Pasquale e per questo venerata quale « causa della nostra letizia ». Bisognerebbe che imparassimo meglio il suo canto.
Il Magnificat è paragonabile all’exultet che la Chiesa intona nella notte di Pasqua. La Pasqua, il passaggio di Dio nella storia umana realizzato in Cristo, opera un passaggio dell’uomo dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce, dalla disperazione alla gioia. Il Magnificat celebra appunto questo passaggio.

Maria sperimenta in sé il passaggio di Dio
« O notte veramente gloriosa, che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore ». Così canta la Chiesa nell’Exultet Pasquale. Pasqua è dove si celebra questo passaggio-incontro, in cui è sempre Dio a fare il primo passo. Dio passa dalla parte dell’uomo perché l’uomo passa passare alla parte di Dio. Al venire divino risponde un andare umano, all’avvento di Dio fa eco l’esodo dell’uomo.
Maria sente realizzarsi dentro di sé questo misterioso incontro. Ella sperimenta la Pasqua mentre canta il Magnificat. « L’anima mia magnifica il Signore… grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente ». Maria percepisce con stupore il passo di Dio nella sua vita. Le è dato di testimoniare un « passaggio » straordinario di Dio nella storia, un passaggio che porta un nome e un volto: Gesù Cristo, di cui Maria è chiamata ad essere madre. Tutta l’opera salvifica di Gesù si svolge nel dinamismo del passaggio: con l’incarnazione, il figlio di Dio « discende dal cielo » (Gv 6,38), passando dalla sfera di Dio al mondo umano; la croce e la risurrezione, invece, segnano il suo « passare da questo mondo al Padre » (Gv 13,1). Maria è testimone e collaboratrice di questo duplice passaggio, ciò conferisce a tutta la sua esistenza, e in particolare al suo canto che rappresenta uno specchio limpido della sua vita, una tonalità Pasquale.

In Maria si compie il passaggio dell’umanità
« Dio ci ha fatti passare dalla schiavitù alla libertà, dalla tristezza alla gioia, dal lutto alla festa, dalle tenebre alla luce. Perciò diciamo davanti a lui: alleluia! » (Pesachim X,5). Sono parole della liturgia Pasquale ebraica, che evidenziano questo concetto: il passaggio di Dio opera un passaggio nell’uomo. Pasqua è passare a ciò che non passa!
Ora, le « grandi cose » che Maria sente realizzate in sé sono precisamente questi passaggi pasquali: dalla piccolezza della serva alla grandezza della madre, dal niente dell’essere creaturale alla pienezza della grazia, dall’umiltà alla gloria. Come per il suo figlio, così per Maria, la Pasqua è un admirabile commercium, un meraviglioso incontro degli estremi.
Come non esplodere di gioia nello scoprirsi un prodigio così stupendo! Nel suo Magnificat Maria si fa voce di tutta l’umanità. « Ha spiegato la potenza del suo braccio… » (Lc 1,51-55). Con una serie di sette verbi: spiegato, disperso, rovesciato, innalzato, ricolmato, rimandato, soccorso, Maria descrive l’agire di Dio sull’umanità. Egli è il Dio della Pasqua. Infatti i sette verbi rappresentano tutti un ribaltamento della situazione, un passaggio. La Pasqua di Dio sconvolge gli schemi umani ed opera un cambiamento a vari livelli:
a livello politico: « ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili ».
a livello sociale: « ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote ».
a livello di valutazione morale: « ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore ».
a livello storico-salvifico: « ha soccorso Israele suo servo, ricordandosi della sua misericordia ».

A Maria, donna della Pasqua
O Maria, Vergine del Magnificat e donna della Pasqua, veglia su questo mondo in continuo passaggio ma che non sa dove andare. Portaci a colui che può « mutare il nostro lamento in danza e la veste di sacco in abito di gioia » (Ger 31,13).

Sei l’esperta del passaggio.
A Nazaret il tuo « sì » segna il passaggio tra l’Antico e il Nuovo Testamento.
Ad Ain Karem annunzi con il tuo Magnificat il passaggio ad un mondo nuovo.
A Betlemme partecipi al passaggio di Dio dal cielo alla terra.
A Gerusalemme con la profezia di Simeone e con la perdita del tuo figlio nel tempio compi una Pasqua interiore e senti passare una spada nel tuo cuore.
A Cana hai provocato il cambiamento dall’acqua al vino.
Al Calvario sei testimone del passaggio dell’umanità dalla morte alla vita.
Nel Cenacolo accogli con tutta la Chiesa la Pasqua dello Spirito.

Dopo il tuo « passaggio » nel cielo, non hai cessato di essere ausiliatrice della nostra Pasqua, causa della nostra letizia. Lungo tutta la storia della Chiesa ti troviamo in tutte le svolte, tutti i momenti quando spunta l’alba, quando germoglia la vita. Continua ad assisterci, o Maria, nel nostro passaggio terreno. Fa’ che camminiamo sicuri cantando il tuo canto Pasquale: il Magnificat.

Maria Ko Ha Fong

Publié dans:Inni, Maria Vergine |on 7 mai, 2013 |Pas de commentaires »

LA MADONNA NERA. ENIGMA ?

http://www.artcurel.it/ARTCUREL/MARIAMADREDIDIO/laMadonnaNeraEnigmaAlessioVarisco.htm

LA MADONNA NERA. ENIGMA ?

di Alessio Varisco

« Nostra Signora di Oropa », una delle più celebri « Madonne nere » venerate in Italia.

Oltre alla « Madonna bianca », quella del latte, abbiamo quella « Nera ». La storia dell’arte è madida di testimonianze artistiche, a volte anche di elevato valore contenutistico e stilistico, che a livello iconografico presentano una Madonna « bruna », una Vergine « nera ». Le domande al riguardo si accrescono, centuplicandosi in maniera esponenziale. Su questo enigma, delle cosidette « Madonne nere » molto si è scritto all’Estero, minormente in Italia. Caratteristica peculiare delle Madonne di pelle scura non é certamente il dato notorietà-importanza del culto legato alla Madonna scura, anzi non abbiamo Madonne nere « minori » di altre più note. Il culto alla « Madonna Nera » di Czestochowa è un tipico esempio, richiamatoci anche da Papa Giovanni Paolo PP II.
 Ed in Italia ne esistono? E se si, i luoghi dedicati alla Vergine Scura sono distribuiti equamente sulla superficie del nostro territorio?
 La risposta è affermativa per entrambi i quesiti in quanto ne esistono molte, più di quanto si potrebbe pensare, e distribuite lungo tutta la Penisola e nelle Isole, equamente fra Nord, Centro e Sud. Le maggiori « Madonne Nere » sono:

Maria Mater Gratiae Santissima Vergine di Oropa a Biella,
il Sacro Monte di Santa Maria Assunta di Serralunga di Crea,
Nostra Signora di Loreto a Graglia (Biella),
la Madonna Nera di Groscavallo « Santuario di Forno » Alpi Graie (Torino),
la Madonna Nera di Rivoli (Torino),
la Madonna Nera di Sampeyre (Cuneo),
la Madonna Nera di Trana (Torino),
Nostra Signora di Celle a Trofarello (Torino),
la Madonna del Sasso Malesco a Finero (Verbano);
in Lombardia: la Madonna del Sacro Monte a Varese,
la Madonna Nera di Rogaro a Tremezzo (Como),
la Madonna di Loreto a Chiavenna (Sondrio);
la Madonna Nera di Tresivio (Sondrio);
in Veneto: la Beata Vergine Nicopeja – Venezia,
la Madonna Nera di Pralongo (Treviso);
in Friuli Venezia Giulia: la Beata Vergine di Castelmonte a Cividale (Udine);
in Emilia Romagna: la Beata Vergine di San Luca a Bologna (simbolo della città e dell’affetto mariano dei bolognesi),
la Madonna Nera di Carboniano a Gemmano (Rimini);
in Liguria: Nostra Signora delle Grazie a Sori (Genova);
in Toscana: Santa Maria Cortelandini detta « Santa Maria Nera » a Lucca,
la Madonna del Monserrato a Porto Azzurro–Fosso di Riale (Isola d’Elba);
nelle Marche: la Madonna Nera di Loreto – Ancona,
Beata Vergine della Tempesta – Tolentino (Macerata);
in Abruzzo: la Madonna di Monte Tranquillo a Pescasseroli (L’Aquila);
in Lazio: Maria Santissima di Valverde a Tarquinia (Viterbo),
la Madonna Nera della Civita di Itri (Latina),
Maria Santissima di Canneto « Santuario di Canneto » in località Settefrati (Frosinone),
la Madonna Nera della Chiesa Santa Lucia Vergine Maria a Fontechiari (Frosinone);
in Campania: Maria Santissima del Carmine a Napoli,
Maria Santissima la Bruna a Puccianiello (Caserta),
Santa Maria Assunta a Positano (Salerno);
in Puglia: Maria Santissima del Soccorso « Santuario del Soccorso » San Severo (Foggia),
Maria Santissima Incoronata « Santuario dell’Incoronata » (Foggia),
la Madonna Nera di Rovereto a Terlizzi (Bari),
Maria Santissima di Carpignano Salentino (Lecce);
in Basilicata: la Madonna del Sacro Monte a Viggiano (Potenza);
in Calabria: la Madonna Nera dei Carbonari a Longobucco (Cosenza),
la Madonna della Lettera a Palmi (Reggio Calabria),
Maria Santissima di Patmos  a Rosarno (Reggio Calabria),
la Madonna Nera di Capocolonna di Crotone,
la Madonna Nera di Seminara a Reggio Calabria;
in Sicilia: la Madonna Nera di Tindari a Messina;
in Sardegna: Madonna Nera di Cagliari.

Le più visitate -fra quelle menzionate- sono: Loreto, Oropa, Crea, Foggia, Tindari, Viggiano.

Panorama meta-cultuale
 Gli studiosi ritengono che un tempo regnasse la religione primigenia della Grande Madre.
 Con il passare degli anni e la tecnologizzazione le divinità maschili spodestarono la religione matriarcale, sostituendola -in tempi più prossimi- con una patriarcale. La « Grande Madre », questo l’appellativo generale e comune a tutte le latitudini e longitudini, veniva chiamata Iside, Ishtar o Gea o con altri nomi a seconda della zona. Caratteristica peculiare di questa divinità, di fatto la dea Terra, è il suo duplice aspetto: uno positivo -luminoso, in quanto apportatrice di fertilità, raccolto, abbondanza- e l’altro negativo -oscuro, addirittura tremendo, di dea dell’infertilità, della carestia, della distruzione-. L’ ininterrotto della vita, un ciclo continuo ed eterno, distinto da venuta al mondo, decesso, nuova nascita oppure divenire, essere, morire, era rappresentato da questa divinità. Da questa poi il fiorire di immagini, allegorie e simboli presenti anche in culture successive e in ambienti moderni.
 In Europa –come peraltro negli altri continenti- i punti di culto della Grande Madre sono numerosissimi, qualcuno in superficie, diversi sottoterra (nascosti, segreti, sotterranei, scavati o semplicemente reimpiegati in anfratti a significare il « contenitore » che generò la vita dell’uomo: l’utero della Madre). Questi luoghi sotterranei erano posti a stretto attiguità con le fluenti cariche energetiche, si pensi alle forze telluriche dell’entroterra.
 Quelle che gli studiosi di storia dell’arte definiscono le « Vergini Nere », che sono le Madonne Nere e cioè Vergini dal volto scuro venerate in molti santuari in Borgogna, in Alvernia e in Linguadoca deriverebbero dalla Grande Madre.
 La domanda che viene da porci è la seguente: quale mistero si cela dietro le loro forme e il loro simbolismo?
 È la domanda cui quest’analisi si offre di dare una soluzione.
 Certamente il culto mariano in Europa, e così anche in Italia, ha perfettamente attecchito anche –e soprattutto- grazie ad una presenza già avviata di culti alla « Madre ». Il tema della « maternità » era già dunque presente –ed in modo animato- nella cultura pagana pre-cristiana.
 Ponendosi alla sequela di Maria si scopre, con piacere, un lungo itinerario che conduce inesorabilmente alla ricerca di una soluzione a questo mistero affascinante. Passando trasversalmente un passato lontano, animato da popoli vari, con i propri culti e rituali: celti, galli, romani, arabi, il percorso conduce attraverso il Medioevo, che si appare insolitamente rutilante di colori, attraverso la sua storia, le saghe, le leggende.
 I personaggi che ci aiutano a comprendere tutto questo -l’humus che permea questa storia di ricerca della Madre- rievoca il nome di categorie che oggi vanno per la maggiore in trasmissioni televisive in seconda serata e che vendono migliaia di best seller infrangendo ogni record nelle vendite di libri: catari, pellegrini, santi, templari, eretici, streghe, alchimisti, trovatori, dame dell’amor cortese.
 La Madonna Nera è collante di un fitto intreccio che abbraccia enigmaticamente la civiltà europea e quella islamica.
 Il viaggio parrebbe terminare ai giorni nostri, in cui una crescente e militante teologia femminista si riallaccia (si pensi al « Woman’s in the Bible » pubblicato nei primi del Novecento), o almeno tenta di riallacciarsi, alla religione primigenia della Grande Madre.
 In Germania, negli Stati Uniti e in altri paesi europei gruppi di donne recuperano antichi rituali legati alla figura della Dea Terra, mettendosi insieme per farli rivivere e parlando a tale proposito di ‘religione del futuro’, un culto che, tra l’altro, va di pari passo con il movimento ecologico perché « come madre [ la Madonna Nera ] può esigere che i suoi figli riflettano sul modo in cui essi trattano l’uno con l’altro e si servono delle risorse concesse dalla vita ».
 Particolare scomodo quest’ultimo perché riallaccia a molte visioni e messaggi tollerati anche dalla Chiesa Cattolica. Dunque un messaggio che vorrebbe dirci che anche Maria, Madre di Dio e nostra Madre Celeste, ci richiami ad un rispetto della vita e delle risorse? Oppure che questi gruppi attingano a fonti cattoliche senza rendersene conto? Oppure che vi è una saggezza anche in questi culti sincretisti ed alquanto astrusi che fondano anche sulla magia?
 Fanatismi religiosi, nuove interpretazioni della storia della Chiesa e nella stessa teologia cattolica il ruolo delle donne nei Vangeli, la rievocazione del ruolo della Madre nel pontificato di Giovanni Paolo PP II ed il suo avvicinarsi alla figura femminile in un giusto rapporto scevro da ogni misoginia fanno dell’argomento una pagina di storia delle religioni ancora da scrivere, in questo work in progress… Ed anche noi tentiamo di contribuirvi fornendo utili elementi alla lettura del dato « pietà popolare mariana » e « architettura mariana » per recuperare anche nei codici estetici valori cultuali e ben lungi dall’essere meri elementi visivi o plastici.

Premessa: cristianesimo e sua opzione preferenziale
 La storia della Chiesa è ricca di singolarità e peculiarità caratteristiche che ne hanno tracciato i segni dalla notte dei tempi. Su tutti è da leggersi l’insegnamento paolino nella storia della diffusione del cristianesimo. L’Apostolo delle Genti si è fatto promotore, artefice e diffusore di quel comandamento cristico «andate e portate la Buona Novella ». Così l’Evangelo ha raggiunto le varie regioni allora conosciute, ha incontrato problematiche oggettive di scontro con gruppi oltranzisti pagani (vedasi romani e loro persecuzioni ai danni dei christifideles) e di confronto con altre culture o religioni.
 Certamente il cristianesimo non nasce come eresia ebraica, ma ha in sé contenuti profondi e soggiacenti principi di un’altissima centralità del rispetto della persona, della tolleranza e dell’amore caritatevole verso tutte le categorie. Ciò che appassiona chi poco conosce dell’autentico messaggio predicato da Cristo è sicuramente la sua « opzione preferenziale » verso le categorie degli esclusi: donne, bambini, vecchi e malati. Tutti questi gruppi nella civiltà semitica del tempo in cui nacque Gesù erano fortemente « schiacciati » da un imperante maschilismo funzionalistico che fondava tutto sull’efficentismo. Si pensi che Gesù stesso verrà ripreso –ed i Vangeli ne danno conferma- dai suoi coevi, ma non solo farisei, persino dagli stessi discepoli (l’esempio della Samaritana, Marta e Maria, tanti altri). La « femminilità » era divenuta sinonimo di « impurità » (vi erano categorie addirittura doppiamente impure, si pensi alla già menzionata samaritana che incontra Gesù al pozzo).

Il culto della Madre
 Quando in Europa iniziò la cristianizzazione ed i primi missionari cristiani scoprirono in Gallia un gruppo di Celti immersi nella venerazione di una figura femminile nell’atto di dare alla luce un bambino subito svelarono agli indigeni che, senza saperlo, stavano adorando un’immagine della Madonna e che loro erano già cristiani. Su quel sito sacro venne costruita una chiesa cristiana, e l’idolo pagano, trasferito al suo interno, si modificava automaticamente in una raffigurazione di religione cristiana. Per questo motivo alcune effigi mariane sarebbero precristiane e per darne una giustificazione i teologi coniarono il termine « Prefigurazione della Vergine ». Con questa definizione si intende dunque la presenza di figurazioni mariane che, a volte, precedevano la stessa nascita di Maria o che ad essa non erano legate nell’atto di forgiarle dell’artista.
 Sul nostro continente sono innumerevoli i siti in cui si praticava il culto della Grande Madre. La Dea  viene rappresentata legata alla Terra e perciò i luoghi di culto si trovano quasi tutti in superficie ma, gran parte di esse, erano posti originariamente nel sottosuolo, dove la presenza delle correnti terrestri si fa maggiormente sentire. Qualche studioso azzarda anche ipotesi per le quali proprio dalla Grande Madre, la Dea Terra , deriverebbero probabilmente le celebri « Vergini Nere », le Madonne dal volto scuro venerate in tanti santuari presenti anche in Italia.
 Viene definita anche l’operazione con la quale la Grande Madre pagana avrebbe preso il volto di Maria, colorato però in nero, come quello delle sue prime raffigurazioni. Maria si sarebbe dunque rivestita della Dea Terra, questa operazione è meglio nota come « sincretismo », la medesima per cui agli dèi del voodoo di Haiti sono stati associate le immagine dei Santi cattolici introdotte dai missionari. Le immagini delle Vergini Nere contraddistinguerebbero dunque i luoghi particolarmente legati alla Grande Madre, gli stessi su cui, da sempre, gli uomini costruiscono i loro edifici sacri.
 Ecco dunque spiegato il motivo per il quale nelle chiese di tutta Europa troviamo Vergini nere disseminate un po’ ovunque in maniera casuale. Nel nostro paese ne troviamo a Cagliari, a Crea nel Monferrato, a Crotone, a Loreto, a Lucca, a Oropa, a Pescasseroli, a Rivoli, a Roma, a San Severo, a Tindari, a Venezia. Oltralpe nella vicina Francia sono addirittura novantasei le presenze di Madri « scure ». Le più famose sono quelle della cattedrale gotica di Chartres, chiamate Notre-Dame-sous-Terre e Notre-Dame-du-Pilier.
Correlato a questo già insolito mistero, ad aggiungere preoccupazione e problemi a questo irrisolto « x-file », si aggiungerebbero alcuni sintomi che individui particolarmente sensibili, accostandosi alle cappelle in cui sono poste, sentirebbero uno strano senso di mancamento, di calore e spossatezza. Taluni studiosi di religioni antiche affermano che sono le correnti terrestri che, in questi luoghi, arrivano al massimo della loro potenza, e che percorrendo la colonna vertebrale dell’ospite, non di rado provochino in questi un improvviso « illuminamento mistico ».
 Per di più, all’interno del culto della Madonna rivivrebbe -in modo concreto- il culto idolatra di Iside, che fu per due secoli la « Santa Madre » del mondo antico. Iside
 «che tutto vede e tutto può, stella del mare, diadema della vita, donatrice di legge e redentrice»
 era la donna venerata (culto ripetuto anche in altre mitologie).
 A livello visivo è rappresentata come una giovane donna inghirlandata dal loto azzurro della luna crescente che tiene fra le braccia il suo bimbo, il figlioletto Horus. Non poche statue di Iside furono trasformate più tardi in immagini della Madonna.
 In ambiente europeo anche nell’ambito celtico, i Druidi –considerati sacerdoti pagani- onoravano la statua in legno di una donna, rappresentante la fecondità.
 La Dea viene spesso indicata come la « divinita’ dai mille nomi ». È ora Iside con Horus, Cerere, Epona, Amaterasu, Ishtar, Artemide, Diana, Demetra e questi sono solo alcuni dei molti nomi con i quali Dea Myrionyme (la dea dai mille nome appunto) e’ conosciuta.
 La stessa parola Myrionyme richiama alla mente Myrion, il nome di « Maria », la Vergine cristiana dando origine così a strani e non del tutto irrazionali accostamenti.
 Petra von Cronenburg, una studiosa tedesca ricercatrice di esoterismo, ha pubblicato un recente studio tradotto dall’Editore Arkeios « Madonna nere – Il mistero di un culto », in cui viene presentato al pubblico un ricco esame del fenomeno. Eccetto la « caduta » dell’autrice che inciampa di continuo nel banale ricordo del mito della ‘Grande Madre’ e nei riti pagani della ‘Madre Terra’ spiega –invece con abilità- un’iconografia che -seppure fra analogie con culture ancestrali-, sembrerebbe ben lontano dal riferire le sue vere sorgenti.
 Ma di che ci scandalizziamo? Del resto, la Liturgia non applica da sempre alla Vergine Maria l’autocompiacimento della fidanzata del « Cantico dei Cantici »: « Nigra sum sed formosa – Sono bruna, ma bella » [Ct 1, 5] ?

Publié dans:Maria Vergine |on 7 mai, 2013 |Pas de commentaires »

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