Archive pour le 2 mai, 2013

Santi Filippo e Giacomo Apostoli

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Publié dans:immagini sacre |on 2 mai, 2013 |Pas de commentaires »

03 MAGGIO: SANTI FILIPPO E GIACOMO il minore – apostoli

http://www.preghiereperlafamiglia.it/santi-filippo-e-giacomo-apostoli.htm

03 MAGGIO:  SANTI FILIPPO E GIACOMO il minore – apostoli

Filippo, pescatore di Betsaida, in Galilea, fu fra i primi ad essere chiamato da Gesù vicino a sé; conosciamo la sua immediata risposta alla chiamata di Gesù dall’entusiasmo con il quale comunica subito l’incontro a Natanaele: « Vieni e vedi » lo invita, rispondendo alla sua incredula reazione (Gv 1, 43 ss.). Giovanni lo cita in diversi episodi: prima della moltiplicazione dei pani, quando Gesù « per metterlo alla prova » chiede a Filippo dove poter provvedere il pane per sfamare tanta gente (Gv 6, 5-6); dopo l’ingresso messianico a Gerusalemme è a Filippo che si rivolgono alcuni greci che vogliono vedere Gesù (Gv 12, 20-22) ed è Filippo stesso che durante l’Ultima Cena chiede al Maestro di mostrare loro il Padre (Gv 14, 8) a testimonianza che solo per il dono dello Spirito dopo la Risurrezione gli apostoli comprenderanno la verità di Gesù, Cristo, Figlio di Dio e la missione loro affidata.Le altre notizie che si hanno di Filippo sono leggendarie. È comunque probabile che, dopo la Pentecoste, Filippo abbia attraversato l’Asia Minore spingendosi fino alla Scizia (dalle parti dell’attuale Ucraina) e poi nella Frigia (nell’attuale Turchia asiatica), nella cui capitale, Gerapoli, sarebbe stato martirizzato su una croce decussata, cioè a forma di X e con la testa all’ingiù. Dopo diverse vicende le sue reliquie sarebbero state trasportate a Roma e sepolte nella basilica dei Dodici Apostoli.
 Giacomo, detto il Minore per distinguerlo dal fratello Giovanni, divenne vescovo di Gerusalemme dopo la morte di Giacomo il Maggiore e la partenza di Pietro. Occupo’ una posizione di rilievo negli Atti degli Apostoli ed e’ autore di una lettera  » cattolica  » alle  » dodici tribù’ della diaspora « , che e’ come un’eco del « Discorso della montagna ». Il suo ascetismo gli conquisto’ la stima anche di ebrei ortodossi, molti dei quali si convertirono. Sembra sia stato lapidato nel 62 d.C..

PREGHIERA A SAN FILIPPO APOSTOLO
 Glorioso san Filippo, che al primo invito di Gesù lo seguiste
volenteroso, e riconosciutolo come il Messia promesso da Mosè e dai
Profeti, ripieno di santo entusiasmo, lo annunziaste agli amici, perchè
accorressero fidenti ad ascoltare la sua parola;
voi che foste l’intercessore dei gentili presso il divin Maestro e che
foste da lui in particolar modo istruito sul grande mistero della Trinità;
voi che infine anelaste al martirio come alla corona dell’apostolato:

Pregate per noi,
affinchè la nostra mente venga rischiarata dalle sublimi
verità della fede e il nostro cuore si attacchi fortemente agli insegnamenti divini.
 Pregate per noi,
onde non manchi la forza di sopportare la mistica croce del
dolore con la quale potremo seguire il Redentore nella via del
Calvario e nella via della gloria.
 Pregate per noi,
per le nostre famiglie, per i nostri fratelli lontani, per la nostra patria,
affinche trionfi in tutti i cuori la legge del Vangelo, che è la legge dell’amore.

PREGHIERA A SAN FILIPPO APOSTOLO
Abbandonate le cose della terra, hai seguito Cristo, e segnato con l’ispirazione del Santo Spirito, da lui sei stato inviato tra le genti perdute per convertire gli uomini alla luce della conoscenza di Dio, o apostolo Filippo; compiuta la lotta del tuo divino desiderio, tra molteplici supplizi hai consegnato la tua anima a Dio. Supplicalo, o beatissimo, di donarci la grande misericordia. O Santo Apostolo Filippo, intercedi presso il Dio misericordioso perché conceda alle anime nostre la remissione delle colpe

PREGHIERA A SAN GIACOMO IL MINORE, APOSTOLO
San Giacomo ci hai mostrato un cristianesimo molto concreto e pratico, indicandoci che la fede deve realizzarsi nella vita soprattutto nell’amore del prossimo e particolarmente nell’impegno per i poveri: (Gc 2,26).
“Come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta”  Ci hai esortato ad abbandonarci nelle mani di Dio in tutto ciò che facciamo, pronunciando sempre le parole: “Se il Signore vorrà” (Gc 4,15) insegnandoci così a non presumere di pianificare la nostra vita in maniera autonoma e interessata, ma a fare spazio all’imperscrutabile volontà di Dio, che conosce il vero bene per noi.
San Giacomo, la tua vita e le tue parole siano sempre per ciascuno di noi un forte esempio a cui conformare la nostra vita per divenire veri discepoli di Cristo Gesù. Amen.

Publié dans:SANTI APOSTOLI |on 2 mai, 2013 |Pas de commentaires »

INIZIO DELLA SAPIENZA…

http://www.cristianiortodossi.it/monastero/inizio_sapienza.htm

MONASTERO ORTODOSSO SAN SERAFINO DI SAROV

INIZIO DELLA SAPIENZA…

« Inizio della sapienza è il timore del Signore », così il salmista ammonisce, ed al frequentatore contemporaneo della pagine (solo delle « pagine ») della Scrittura questo suona come un anacronistico richiamo alla minaccia di punizioni temporali (da una disgrazia personale o familiare fino al Diluvio) o alla terribile visione dei tormenti eterni dell’Inferno, magari usciti da una Divina Commedia illustrata dal Dorè. Niente di più falso: il « timor di Dio » di cui parlano le Sacre Pagine, è, come » la legge fatta di prescrizioni e di decreti », il salutare rimedio posto dall’economia del piano salvifico di Dio all’immaturità dei suoi figli che – finché restano nella minorità spirituale - » in nulla differiscon dallo schiavo » come ricorda Paolo ai Galati; e siccome noi non siamo – probabilmente – ancora pervenuti alla statura dell’amore che « caccia via il timore, perché chi teme non è perfetto nell’amore » (prima epistola di San Giovanni, 4) – cominciamo la nostra riflessione sapienziale dal timor di Dio. Scopriremo che, lontano dal rivelare un volto terribile di Dio, dimostra la premura paterna di liberarci da uno dei più terribili inganni che ci sovrastano; spesso noi pensiamo che « esser liberi » equivalga a « fare ciò che vogliamo » non avvedendoci che « ciò che vogliamo  » è invece ciò che esige la necessità – deterministica direi – della nostra natura fisica. L’equazione esprime cioè l’inganno della falsa libertà.
L’istinto naturale infatti -quello che abbiamo in comune con gli animali – è la più pesante catena, il più terribile giogo che ci portiamo appresso, fino a quell’istinto di morte che Freud (Al di là del principio del piacere) vide giustamente iscritto in ogni organismo vivente, uomo non escluso; così l’asservimento alla nostra natura fisica equivale, filosoficamente parlando, al nostro « essere per la morte » caro ad alcuni pensatori esistenzialisti; « chi – dunque – ci libererà da questo corpo di morte ? » – « inizio della sapienza è il timore del Signore », esso si oppone alla necessità naturale e ci addita la legge come massimamente liberatoria.
Dice l’istinto: « mangia! se vuoi vivere, paga al ventre il tuo tributo! » La legge al contrario prescrive il digiuno ascetico come via per affrancarci dalla servitù all’istinto, perchè l’uomo « vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio »; pensate a certi santi asceti che hanno vissuto di niente: poco pane qualche goccia d’acqua fino a ridurre il nutrimento alla sola Comunione Eucaristica; agiografie d’oriente e d’occidente son pronte a fornirci, fino ai giorni nostri, esempi numerosi: uomini e donne spiritualizzati, fatti lievi, lontani da ogni pesantezza carnale e terrena, già deiformi, pronti – come aquile dall’alto volo- a raggiungere le vette del Tabor spirituale, del Sinai mistico di San Gregorio di Nissa, del Carmelo dei contemplativi spagnoli del XVI secolo; corpi da icona, con le labbra piccole per la consumazione del frammento eucaristico solo, cui fanno riscontro i grandi occhi, dilatati fino all’estremo per l’incontro interpersonale con Dio e con i fratelli, occhi contemplanti già da quaggiù la visione della Luce Increata; « occhi chiaroveggenti » per dirla con Dovstoevskij.
Dice l’istinto naturale: « fa’ sesso! quando ne senti il bisogno, ché « l’astuzia della ragione » (della ragione immanente di hegeliana memoria), lo userà per riprodurre la specie, per chiamare alla vita altri « destinati alla morte » . Al contrario la legge: non fornicare! – ossia, in una interpretazione amplia, sii tu dominatore e non dominato del tuo appetito sessuale, incornicialo in un rapporto interpersonale in cui l’incontrarsi dei volti – ricorda i grandi occhi delle icone – sia più pregnante di senso che non l’incontro genitale dei corpi; oppure mettilo al servizio dell’eros trasfigurato della vita monastica che guarda lontano, verso orizzonti escatologici, là dove « non si prende né moglie né marito ma si è come gli angeli del cielo ».
Dice l’istinto « aggredisci », « per non esser sopraffatto,segui l’istinto: homo homini lupus  » (Hobbes) . E la legge di rimando: « tu non ucciderai! »,  » vi dico: non resistete al malvagio, se uno ti percuote su una guancia, porgigli anche l’altra »; « beati i mansueti: loro erediteranno la terra »; sì, la terra nuova ed cieli nuovi del Regno. Così, e solo così, l’uomo può avviare il suo processo di trasfigurazione, di redenzione dalla morte, di deificazione, a cui il Risorto ha dato irreversibile inizio ed a cui noi siamo chiamati a rispondere in maniera sinergica, attiva, personale; in questo modo la legge diviene legge di libertà, dell’unica vera libertà; ed il timore si schiude sull’amore sponsale dell’amante Cristo che ci vuol partecipi, nei talami celesti, alla sua vita senza fine.

Un Monaco

Publié dans:meditazioni, Ortodossia |on 2 mai, 2013 |Pas de commentaires »

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