ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE -25 MARZO (2013: 8 aprile) – SULL’ESEMPIO DI MARIA – Enrico dal Covolo SDB
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SULL’ESEMPIO DI MARIA
ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE -25 MARZO (2013: 8 aprile)
Enrico dal Covolo SDB
Nei suoi primi inizi l’Incarnazione si è realizzata nel grembo di Maria, quando l’umile ancella del Signore ha formulato liberamente il suo assenso dinanzi al misterioso piano di Dio, che le veniva svelato.
Grazie a quel fiat di Maria, scrive san Leone Magno, “il Figlio di Dio fa il suo ingresso in mezzo alle miserie di questo mondo, scendendo dal suo trono celeste, ma senza lasciare la gloria del Padre. Entra in una condizione nuova. Nasce in un modo nuovo”. Proprio con quel fiat ha avuto inizio la nuova storia dell’umanità, di cui abbiamo celebrati i duemila anni.
Con il racconto dell’Annunciazione Luca illustra in maniera efficace l’intera storia della vocazione di Maria, utilizzando uno schema a cinque punti (che in verità ritorna di norma nelle storie bibliche di vocazione). I cinque punti sono i seguenti:
– la chiamata-elezione da parte di Dio;
– la risposta di Maria;
– la missione, che Dio stesso le affida;
– il turbamento di Maria;
– infine, la conferma rassicurante da parte di Dio.
Riflettendo su ognuno di questi momenti potremo avviare un utile confronto tra la storia della vocazione di Maria e la storia della nostra vocazione, così da renderci sempre più disponibili e generosi alla chiamata del Signore e conformare più decisamente a Cristo la nostra vita.
Scriveva nel XII secolo un monaco famoso, sant’Isacco, abate del Monastero della Stella: “Ciò che la Bibbia dice di Maria va riferito singolarmente a ogni anima credente”.
Non è dunque una presunzione confrontare la nostra storia di vocazione con quella di Maria: è invece una precisa esigenza della vita spirituale di ogni cristiano.
La chiamata-elezione da parte di Dio
“L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea di nome Nazaret, da una vergine chiamata Maria”.
Ecco il primo tratto di questa splendida storia, la storia della vocazione di Maria: è la chiamata-elezione da parte di Dio.
È lui il vero protagonista del racconto. A ben guardare, anche la storia della vocazione di Maria, come ogni storia di vocazione, è anzitutto dono e mistero (per usare una suggestiva espressione del Papa, allorché, nel cinquantesimo della sua ordinazione sacerdotale, ha inteso rileggere con sguardo di fede la storia della propria vocazione).
È Dio che manda Gabriele, è Dio che riempie di grazia… Così l’umile ancella, vuota di sé, è piena di grazia, e in lei si compiono le “grandi cose” di Dio.
È una lezione per tutti noi. Solo alla luce della grazia, solo assicurando il primato di Dio nella nostra vita potremo capire noi stessi, e decifrare la storia della nostra vocazione. “Che io conosca te, che io conosca me”, implorava sant’Agostino nei Soliloqui, alla vigilia del suo Battesimo.
LA RISPOSTA DI MARIA
Davanti all’intervento gratuito di Dio, Maria conclude il proprio discernimento con una parola di totale disponibilità: “Eccomi, sono la serva del Signore. Dio faccia con me come tu hai detto”. Ha conosciuto Dio e ha riconosciuto se stessa, umile serva nella quale la grazia viene ad operare grandi cose.
Ecco il secondo tratto dei racconti biblici di vocazione: la risposta del chiamato.
Si tratta di una risposta che in Maria è totalmente positiva: vuota di sé, la vergine è piena di grazia. Ma la risposta del chiamato può essere anche negativa: si pensi al giovane ricco. Non ha voluto svuotarsi delle sue ricchezze, non ha lasciato spazio alla grazia, e se n’è andato via triste.
A ciascuno di noi, in ogni giorno della nostra vita, è data la possibilità di rispondere come Maria o come il giovane ricco.
E io, che cosa devo ancora lasciare, per seguire Gesù?
LA MISSIONE
“Tu hai trovato grazia presso Dio”, prosegue l’Angelo. “Avrai un figlio, e gli darai nome Gesù”.
È questo il terzo tratto dei racconti biblici di vocazione: la missione. Maria è chiamata ad essere madre, madre di quel Figlio, e in lui di tutti gli uomini. Ma è una missione che essa scoprirà gradualmente nel corso della sua vita, fino ad afferrarne completamente il senso solo ai piedi della croce di Gesù.
Sta qui un insegnamento importante per la nostra vita: anche noi dilateremo gli spazi della missione e ne scopriremo i risvolti più fecondi, se ci disporremo – come Maria – a un pellegrinaggio di fede, che è insieme via della croce.
Solo se siamo disposti ad abbracciare ogni giorno la croce e a seguire Gesù, scopriremo in profondità la missione che ci è affidata.
IL TURBAMENTO DI MARIA
“Maria fu turbata da queste parole… «Come è possibile tutto questo?»”.
Siamo al quarto tratto dei racconti di vocazione: le resistenze, i turbamenti, le tentazioni del chiamato. Il fatto che perplessità e interrogativi ricorrano di norma nei racconti biblici di vocazione significa che il dubbio in se stesso non è deviazione colpevole, ma è una tappa di discernimento necessaria.
Il fatto è che Dio interpella una libertà, e una libertà responsabile. Tuttavia, il dubbio non deve restare la nostra ultima parola: il dubbio permanente finisce per tarpare le ali della fede e paralizza le possibilità di una risposta generosa al Signore.
LA CONFERMA DI DIO
“Non temere, Maria!”. Ed ecco finalmente l’ultimo atto della storia: la conferma rassicurante da parte di Dio.
Soltanto che, ordinariamente, questa conferma sulla storia di vocazione non la si può sperimentare in forma previa, come una garanzia, un’assicurazione preliminare, mentre ce ne stiamo a braccia incrociate a guardare.
La conferma di Dio la si esperimenta all’interno del cammino di un’esistenza donata a Gesù e agli altri.
Allora, in un’esistenza impostata così, non verranno a mancare i segni di Dio, e, volgendoci indietro a guardare, scopriremo che alla fine tutto è grazia.
“Non temere, Maria…”. Non temere, tu che ascolti la chiamata del Signore! Egli è con te.
La storia è finita… Ma è una storia che si propone a noi in ogni giorno della nostra vita.
Riferiremo alla nostra storia la storia di Maria: e se sapremo svuotarci di noi stessi e dei nostri egoismi, ci scopriremo anche noi “pieni di grazia”.
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