IL DUPLICE CARATTERE DELLA QUARESIMA
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TEMPO DI QUARESIMA
IL DUPLICE CARATTERE DELLA QUARESIMA
La Quaresima è il tempo dell’Anno Liturgico che va dal Mercoledì delle ceri al giovedì della Settimana santa e costituisce la prima parte del ciclo pasquale (tempo di Quaresima – Triduo santo – tempo di Pasqua/Pentecoste). Simbolicamente la durata di questo tempo liturgico è di quaranta giorni …
Per comprendere il tempo di Quaresima è necessario partire dalla costituzione sulla liturgia del Vaticano II. Nella costituzione Sacrosanctum Concilium il tempo di Quaresima è il tempo dell’Anno Liturgico che riceve maggiore attenzione e del quale si forniscono chiare linee per la successiva riforma.
SC afferma:
Il duplice carattere della Quaresima che, soprattutto mediante il ricordo o la preparazione al battesimo e mediante la penitenza, dispone i fedeli alla celebrazione del mistero pasquale con l’ascolto più frequente della parola di Dio e la preghiera più intensa, sia posto in maggior evidenza tanto nella liturgia quanto nella catechesi liturgica. Perciò:
a) si utilizzino più abbondantemente gli elementi battesimali propri della liturgia quaresimale e, se opportuno, se ne riprendino anche altri dall’antica tradizione;
b) lo stesso si dica degli elementi penitenziali.
Quanto alla catechesi poi, si inculchi nell’animo dei fedeli, insieme con le conseguenze sociali del peccato, quell’aspetto particolare della penitenza che detesta il peccato come offesa a Dio. Né si dimentichi la parte della Chiesa nell’azione penitenziale, e si solleciti la preghiera per i peccatori (SC 109: EV 1/194ss).
Il documento conciliare sottolinea che due sono le direttrici (« duplice carattere ») della Quaresima: quella battesimale e quella penitenziale. Gli elementi del tempo di Quaresima che possono « disporre » i fedeli alla celebrazione del mistero pasquale sono li battesimo (ricordo o preparazione), la penitenza, l’ascolto più frequente della Parola e la preghiera. Tuttavia preghiera e ascolto più frequente della parola di Dio sono « parte integrante » del « duplice carattere della Quaresima », cioè fanno riferimento al suo carattere battesimale e penitenziale. Infatti, se andiamo a vedere nella storia quali erano gli « ingredienti » del cammino dei catecumeni che si preparavano al battesimo e di quello dei penitenti che si preparavano alla « riconciliazione » , possiamo scoprire che preghiera e ascolto più frequente della parola di Dio, insieme al digiuno e alle opere di carità, ne facevano parte integrante.
A partire dal duplice carattere della Quaresima SC indica le linee della riforma di questo tempo liturgico. Innanzitutto si afferma che « il linguaggio » che la liturgia deve utilizzare nelle celbrazioni quaresimali è quello « battesimale ». Il concilio invita a utilizzare con più abbondanza quegli « elementi battesimali », che « sono propri » di questo tempo liturgico. Inoltre invita, se necessario, a recuperarne alcuni presenti nella tradizione, ma andati persi nel corso della storia. Possiamo pensare, ad esempio, al recupero dei « vangeli battesimali » (le narrazioni giovannee della samaritana, del cieco nato, della risurrezione di Lazzaro) nelle ultime tre domeniche di Quaresima (nell’anno A, oppure quando ci sono dei catecumi che si preparano a celebrare i sacramenti dell’iniziazione della Veglia pasquale).
Il secondo carattere della Quaresima su cui il concilio invita a porre attenzione è quello penitenziale. Anche riguardo a questo SC raccomanda di recuperare e sottolineare nelle celebrazioni liturgiche « gli elementi penitenziali ».
Il concilio quindi ci indica qual è il riferimento fondamentale per comprendere la Quaresima, e afferma che tale riferimento è duplice: il battesimo e la penitenza. A questo duplice riferimento corrisponde anche un « linguaggio » adeguato. La Quaresima per il concilio parla il linguaggio battesimale e penitenziale.
Noi possiamo affermare che, sebbene da un punto di vista storico, litugico e anche terminologico le linee di fondo della Quaresima siano due, in realtà tra le due c’è un’unità di fondo che deriva dal profondo rapporto esistente tra il battesimo e la penitenza. Un rapporto che occorrerebbe sempre approfondire per una migliore celebrazione di questi due sacramenti.
da: Matteo Ferrari, monaco di Camaldoli, Fedeltà nel tempo. La spiritualità dell’anno liturgico,
Edizioni EDB 2010, pg. 23-24

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