La geografia del Vangelo: Un nuovo modo di disegnare la mappa del mondo
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LA GEOGRAFIA DEL VANGELO
Un nuovo modo di disegnare la mappa del mondo
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Hai mai disegnato una carta topografica? Che ne dici di provare? Ci vuole soltanto carta, matita, una bussola e tanta voglia di camminare e osservare! Ricordo l’entusiasmo degli scout quando al campo estivo si lanciava l’impresa di topografia! Ho rivissuto lo stesso slancio quando in missione il Vescovo mi chiese di fare la carta geografica della diocesi. I miei confratelli sparsi nelle varie parrocchie collaborarono all’iniziativa mobilitando i catechisti. Mio compito era quello di coordinare il lavoro e collegarlo nella mappa della diocesi, con il giusto orientamento e una scala delle distanze unitaria. Il risultato non fu certo da « National Geographic », ma permetteva una visione di insieme della presenza dei cristiani sul territorio e poteva suggerire idee per il cammino della missione.
È facile disegnare la mappa di un territorio limitato: ma se pensi alla cartina del mondo, intuisci subito la difficoltà di trasferire una realtà curva (la terra è rotonda!) su una superficie piana… Nella storia della cartografia sono stati tanti i criteri per compiere tale proiezione: la carta secondo Mercatore è ben diversa da quella di Peters. Se poi si risale ai tempi in cui si credeva che la terra fosse piatta, ci si accorge che la cartografia ha fatto veramente un lungo cammino! Con l’arrivo delle foto aeree e poi quelle da satellite, le proiezioni su carta sono divenute sempre più accurate.
Ma la « mappa della missione » è un’altra cosa! Occorre ripartire dal comando di Gesù: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura» (Marco 16,15). Tutto il mondo! Ecco la meta affidata da Gesù ai suoi discepoli… Fin dall’inizio i missionari hanno dovuto affrontare viaggi non facili e aprire il loro cuore ad una geografia senza confini: era la Parola di Dio che « cresceva e si diffondeva »! I missionari sapevano di essere semplicemente al servizio della Parola, che li spingeva ad intraprendere viaggi inaspettati.
La scelta di essere apostoli e di andare dietro a Gesù non risparmia né battaglie, né paure, né pericoli nei viaggi! Ecco come San Paolo presenta la sua esperienza: «…Tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità» (2Corinzi 11,25-27). Nonostante tutto ciò, San Paolo non ha mai smesso di viaggiare perché sapeva che tutti hanno il diritto di conoscere il Vangelo di Gesù: «Non è infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo!» (1Corinzi 9,16)..
Nei primi scritti apostolici possiamo scorgere la testimonianza di un modo nuovo di fare geografia! Ci sono nomi di città, di luoghi, di popolazioni… Tutto è collegato: non da coordinate geografiche, ma dalla consapevolezza che la mappa della missione è disegnata da Dio, che vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità.
San Paolo non ha dubbi: il Vangelo è una forza che mette subito in cammino! Così scrive ai Galati: «Quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque
di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco» (Galati 1,15-17). Convertitosi sulla strada di Damasco, San Paolo ha fatto della sua vita un viaggio continuo verso il cuore degli uomini, ovunque si trovassero: compiendo con loro il viaggio verso la pienezza di Cristo!
I viaggi di San Paolo non scaturiscono da una semplice strategia umana, ma dall’obbedienza allo Spirito che guida la missione. Così leggiamo negli Atti (16,6-10): «Attraversarono quindi la Frigia e la regione della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la parola nella provincia di Asia. Raggiunta la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; così, attraversata la Misia, discesero a Troade. Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un Macedone e lo supplicava: « Passa in Macedonia e aiutaci! ». Dopo che ebbe avuto questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del Signore».
Anche la predicazione a Corinto incomincia con un atto di docilità allo Spirito che guida la missione. Così si legge negli Atti: «E una notte in visione il Signore disse a Paolo: « Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città »» (Atti 18,9-10).
La geografia del Vangelo è disegnata dallo Spirito… «E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito» (1Corinzi 12,13)..
Anche per i missionari del P.I.M.E. la missione è collegata con la geografia del cuore… Tutto il mondo deve poter sentire l’abbraccio di Dio!
Fin dall’inizio le lettere dei missionari sul campo hanno portato in Italia la testimonianza di luoghi lontani, che il Vangelo rendeva vicini: non per conquista, ma scoprendo che la mappa del mondo è disegnata dall’amore di Dio!.
P. Achille Boccia

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