14 FEBRAIO: SANTI CIRILLO E METODIO

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14 FEBRAIO: SANTI CIRILLO E METODIO

L’inizio della vita della Chiesa nel mondo slavo è legato all’opera di monaci – illuministi del IX secolo, ss. Cirillo e Metodio. I fratelli Costantino (il nome di Cirillo, Costantino ha preso soltanto dopo l’iniziazione della vita monasctica, non molto tempo prima della morte) e Metodio (nel mondo lo chiamavano originariamente Michele) erano discendenti di una conosciuta famiglia greca di Saloniki. Nel IX secolo in quella città vivevano molti slavi e i due fratelli, sembra, dall’infanzia conoscevano la lingua slava. Di una speciale preparazione scolastica si poteva vantare Costantino, che ha ricevuto dopo il sopranome il Filosofo. Studiava assieme al figlio dell’imperatore Michele III, e uno dei suoi maestri e protettori era un celebre teologo, patriarca di Costantinopoli, Focio.
I due fratelli erano attirati dalla vita monastica e volevano dedicarsi allo studio nel silenzio della cella monastica. Però la Chiesa e l’impero esigevano da loro un altro tipo di servizio. Così Cirillo veniva mandato nelle missioni religioso-diplomatiche dagli arabi e khazari. Uno dei suoi viaaggi al Principato Azaro, Cirillo ha compiuto con suo fratello Metodio. Come risultato, il principe Azaro ha permesso ai suoi cittadini ricevere il battesimo. I fratelli hanno battezzato personalmente 200 persone. Secondo parere di alcuni storici, i neo battezzati era anzitutto degli slavi.
Dopo il ritorno a Constantinopoli, Cirillo ha cominciato il lavoro di creazione dell’alfabeto slavo, cosidetta glagoliza, e ha iniziato anche la traduzione della Sacra Scrittura in un dialetto slavo usato nel sud a Saloniki. Alla base delle traduzioni di Cirillo e Metodio si è creata per la prima volta la lingua slava scritta e letteraria – il cosidetto paleoslavo.
In quel tempo le traduzioni di testi liturgici dal latino e dal greco in altre lingue non erano più una novità: le liturgie venivano celebrate in paleogieorgiano, armeno, siriaco, copto, gotico. I greci Cirillo e Metodio nei suoi progetti di illuminare il mondo slavo, che conosceva già parzialmente il cristianesimo, si basavano non sulle idee nazionalistiche, bensì su quelle della Chiesa Universale, nella quale « non c’è nè Greco, ne Ebreo » e la quale chiamava a portare la buona notizia « fino alle estremità del mondo ». Con l’appoggio del governo dell’imperio, sia quello chiericale sia quello laico, Cirillo e Metodio, sulla richiesta del principe di Moravia, Rostislav, sono partiti nel 863 con la misisone in Moravia. Lì hanno costruito la vita ecclesiale, portavano alla fede i moravi, insegnavano l’alfabeto slavo, traducevano i testi liturgici in paleoslavo e facevano delle celebrazioni in questa lingua.
Dopo tre anni, in compagnia di studenti-moravi, preparati per l’ordinazione sacerdotale, Cirillo e Metodio sono partiti verso la patria, però si sono fermati in Pannonia (parte sud-ovest dell’Ungheria), dove hanno continuato la loro attività missionaria. Avendo ricevuto nel 867 la notizia da Costantinopoli del colpo di stato alla corte imperiale e della detronizzazione del loro protettore, patriarca Focio, i due fratelli hanno decido di andare a Roma.
Il papa romano Adriano II ha sostenuto pienamente la loro iniziativa. Il debole di salute Cirillo non ha sopportato le difficoltà del lungo viaggo ed è morto a Roma nel 869, invece Metodio fu ordinato come arcivescovo di Pannonia e si è stabilito nella propria diocesi, sotto il principato di Kocel. Ancora in Moravia l’attività dei fratelli veniva messa in difficoltà attraverso la contrarietà del clero latino-tedesco, non contento del fatto di « slavinizzazione » della liturgia. Nel VIII secolo, uno dei grossi concili della Chiesa Occidentale ha proibito lo svolgimento delle celebrazioni in tutte le lingue, se non in latino, greco e ebraico antico. Metodio è stato accusato nella violazione dei canoni ecclesiastici ed è stato racchiuso per circa tre anni nella prigione. Il nuovo papa Giovanni VIII ha insistito per liberare Metodio e lo ha nominato arcivescovo di Moravia, però gli ha proibito di svolgere le liturgie in paleoslavo. Questa proibizione (a proposito, mai accettata da Metodio) è stata tolta formalmente soltanto nel 880.
Dopo la morte di Metodio nel 885, i suoi discepoli in Moravia furono perseguitati, e quelli che sono sopravissuti, hanno trovato il rifugio dal principi bulgaro Boris. Precisamente in Bolgaria l’opera di Cirillo e Metodio nel mondo slavo ha trovato la sua continuazione.

Publié dans : Santi |le 13 février, 2013 |Pas de Commentaires »

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