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il Libro di Baruc
[FILIPPA CASTRONOVO]
Il libro di Baruc mostra la vita religiosa della comunità dispersa tra le nazioni, il suo legame con Gerusalemme, la preghiera, il culto alla legge, i sogni messianici. Questo libro manca nell’elenco della Bibbia ebraica. È infatti, un libro deuterocanonico. Nella Bibbia cattolica è collocato tra Geremia e le Lamentazioni (LXX) e nella volgata dopo le Lamentazioni.
Il nome Baruc richiama un personaggio del passato – esattamente il segretario del profeta Geremia – dietro il quale l’autore reale del libro si nasconde. E’ questo uno dei casi biblici di pseudonimia (cfr. Ap,11). Il libro di Baruc si ritiene sia stato composto diversi secoli dopo l’esistenza di Baruc, il vero segretario di Geremia.
Il libro di Geremia riferisce diversi fatti della vita di Baruc storicamente esistito: è suo segretario (cap 5); consegnò a Geremia l’atto di acquisto del suo campo (32,12-16). Dopo che il rotolo, scritto da Geremia, fu bruciato, Baruc scrisse tutte le parole dettate da Geremia e le lesse davanti al popolo (36,4-32). Baruc fu accusato di incitare Geremia contro degli uomini superbi dopo la caduta di Gerusalemme e fu portato con Geremia in Egitto (43,1-7).
Il libro di Baruc, di carattere antologico, contenuto nel Canone biblico cattolico, sembra essere stato redatto in circostanze e momenti tra loro diversi, che rendono difficile stabilire con precisione la data e il luogo di composizione. I primi cinque capitoli hanno notevoli somiglianze con il libro di Daniele, da far collocare il libro di Baruc tra il II sec. a.C o l’inizio del I secolo a.C. Nello stesso periodo va, forse, collocata anche la stesura della Lettera di Geremia (cap. 6).
Il libro, dopo il prologo storico, presenta la confessione dei peccati, nello stile di una solenne e sentita liturgia penitenziale (Bar 1,15-3,8), che richiama il capitolo 9 del libro di Daniele. Il peccato è provocato dal rifiuto di ascoltare la voce del Signore e dal disprezzo dei suoi comandamenti. Segue una meditazione sulla sapienza dono di Dio al popolo (Bar 3,9-4,4) e un invito alla speranza rivolto a Gerusalemme, che non deve lasciarsi abbattere perché: «Sarai chiamata da Dio per sempre: “Pace di giustizia” e “Gloria di pietà”» (cfr. Bar 4,5-5,9). Infine vi è la lettera di Geremia contro l’idolatria (Bar 6, 1-72).
Il libro di Baruc, benché breve, è uno dei libri dell’Antico Testamento usati dalla liturgia cattolica. Si legge nei tempi liturgici forti: seconda domenica di Avvento anno C, per l’invito alla speranza (5,1-9); nella veglia pasquale, per il richiamo a seguire la Sapienza che risiede in Dio e si è rivelata al suo popolo (3,9-15.32-4,4) e nel tempo ordinario: venerdì (1,15-22) e sabato (4,5-12.27-27) della ventiseiesima settimana dell’ anno dispari.
Da sapere che
Il libro, almeno in alcune sue parti fu scritto originariamente in ebraico o aramaico. Il testo che possediamo ci è pervenuto nella versione greca dei LXX. Nella nostra Bibbia, che segue l’uso della Vulgata latina, del libro di Baruc fa parte anche la Lettera di Geremia (6,1-72).