5 dicembre: San Saba Archimandrita Abate
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San Saba Archimandrita Abate
5 dicembre
Mutalasca, Cesarea di Cappadocia, 439 – Mar Saba, Palestina, 5 dicembre 532
Nasce nel 439 a Cesarea di Cappadocia. La sua famiglia, cristiana, lo indirizza verso gli studi presso il vicino monastero di Flavianae. Ne esce con un’istruzione e con il desiderio di farsi monaco. Attorno ai 18 anni arriva pellegrino in Terrasanta. Sul cammino sosta sempre in comunità monastiche di diverso tipo: di vita comune, anacoretiche, nelle loro grotte o capanne. È così che trova una guida nel monaco Eutimio detto «il grande», col quale condividerà la vita eremitica in Giordania. Dopo la morte del maestro si ritira verso Gerusalemme, nella valle del Cedron. Qui, col tempo, si forma intorno a lui un’aggregazione monastica frequente in Palestina: la laura. Una comunità destinata a crescere fino ad ospitare 150 monaci e far da guida ad altri «villaggi» monastici di questo tipo. Nel 492, Saba viene ordinato sacerdote, e il patriarca Elia di Gerusalemme lo nomina archimandrita, capo di tutti gli anacoreti di Palestina. Muore, ultranovantenne, nel 532. (Avvenire)
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: Vicino a Gerusalemme, san Saba, abate, che, nato in Cappadocia, raggiunse il deserto di Giuda in Palestina, dove istituì una nuova forma di vita eremitica in sette monasteri, che ebbero il nome di laure, nelle quali gli eremiti si riunivano sotto la guida di un unico superiore; passò lunghi anni nella Grande Laura, in seguito insignita del suo nome, rifulgendo come modello di santità e lottando strenuamente in difesa della fede calcedonese.
Nasce suddito dell’Impero romano d’Oriente, in una famiglia di cristiani, che da ragazzo lo mettono agli studi nel monastero di Flavianae, presso Cesarea di Cappadocia (attuale Kayseri in Turchia). Ne esce con un’istruzione e con il desiderio di farsi monaco. Si scontra con i suoi, che invece vorrebbero avviarlo alla carriera militare. E la spunta allontanandosi. Sui 18 anni arriva pellegrinoin Terrasanta, facendo sempre tappa e soggiorno tra i monaci: quelli di vita comune, e anche gli anacoreti, nelle loro grotte o capanne.Trova una guida decisiva nel monaco Eutimio detto “il grande”: ha convertito molti arabi nomadi, è stato consigliere spirituale dell’imperatrice Eudossia (la moglie di Teodosio II) nella prima metà del secolo.
Con Eutimio, Saba condivide la vita eremitica nei luoghi meno accoglienti: il deserto della Giordania, la regione del Mar Morto. Assiste poi fino all’ultimo questo suo maestro (morto intorno al473) e si ritira più tardi verso Gerusalemme, andando a stabilirsi in una grotta nel vallone del Cedron. Qui, col tempo, si forma intorno a lui un’aggregazione monastica frequente in Palestina: lalaura o lavra (“cammino stretto”, in greco), che è un misto di solitudine e di comunità, dove i monaci vivono isolati percinque giorni della settimana, e si riuniscono poi il sabato e la domenica per la celebrazione eucaristica in comune. Vivonosotto la guida di un superiore, e dal gennaio fino alla Domenicadelle palme sperimentano la solitudine totale in unaregione desertica.
Insieme a lui, nel vallone, i monaci raggiungono il numerodi 150, ma nuovi “villaggi” nascono in altre partidella Palestina, imitando il suo, che prende il nome diGrande Laura. Nel 492, Saba viene ordinato sacerdote,e il patriarca Elia di Gerusalemme lo nomina poi archimandrita, cioè capo di tutti gli anacoreti di Palestina.
Ma non è un capo dolce, Saba. Non fa sconti sulla disciplina e non tutti lo amano: tant’è che per qualche tempo lui si dovrà allontanare. E andrà a fondare un’altra laura a Gadara, presso il lago di Tiberiade. Poi il patriarca lo richiama, perché i monaci si sono moltiplicati: c’è bisogno della sua energia, per la disciplina e per la difesa della dottrina sulle due nature del Cristo, proclamatanel 451 dal concilio di Calcedonia, e contrastata dalla teologia “monofisita”, che nel Signore ammetteva una sola natura.Scontro teologico, con la politica di mezzo: c’è frattura a Costantinopoli tra l’imperatore Anastasio e il patriarca;e Saba accorre nella capitale, nel vano tentativo di riconciliarli.
Poi vi ritornerà altre volte. E l’ultima, nel 530 è per lui una fatica enorme: ha quasi novant’anni. Ma affronta il viaggioper difendere i palestinesi da una dura tassazione punitiva. La gente lo venera già da vivo come un santo.
E ancora da vivo gli si attribuisce un intervento miracoloso contro i danni di una durissima siccità. Canonizzato da subito, dunque. E sempre ricordato anche dal grande monastero che porta ilsuo nome: Mar Saba. È stato per lungo tempo centro di ascesi e di studio; ed esiste tuttora, dopo avere attraversato tempi di fioritura e di decadenza, di saccheggi e di devastazioni.
Autore: Domenico Agasso
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