Archive pour novembre, 2012

Bellini, Presentazione al Tempio

Bellini, Presentazione al Tempio dans immagini sacre Presentazione%20di%20Ges%F9%20al%20Tempio%20Mantegna

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« MARIA, MODELLO DI FEDE » (TERZA PARTE)

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« MARIA, MODELLO DI FEDE » (TERZA PARTE)

Catechesi del cardinale Comastri presso la comunità pastorale di Dugnano-Incirano

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 15 novembre 2012 (ZENIT.org).- Riprendiamo la terza parte della catechesi tenuta il 20 ottobre scorso presso la comunità pastorale di Dugnano-Incirano dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano.
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Passano tre mesi, Maria ritorna a Nazareth, ormai la maternità è evidente. Matteo racconta il disagio di Giuseppe (ndr: vedi capitolo 1 del Vangelo secondo Matteo). Maria non interviene.  Maria avrebbe avuto l’umiltà di aspettare. Una capacità di restare serena. Maria resta serena, sa che Dio ha i suoi tempi!  Dio non ha fretta e Maria non preme.   Interviene un angelo e chiarisce la posizione di Maria davanti a Giuseppe e Giuseppe è un uomo giusto: prende Maria, la introduce a casa. …  Passano alcuni mesi, arriva un ordine da Roma:  “Censimento per tutto l’impero”. Sicuramente Maria conosceva le profezie e conosceva anche le profezie di Michea, che dice: “E tu Betlemme, non sei la più piccola dei capoluoghi di Giuda, da te nascerà il DOMINATORE”.  E forse anche per questo Maria obbedì all’ordine: “Andiamo a Betlemme!”.   Ma attenti bene, Maria non sapeva quello che sarebbe accaduto a Betlemme!  … Arrivati a Betlemme, l’evangelista Luca riferisce che non trovarono posto nella locanda, non trovarono posto! …  Ma c’era da entrare in crisi, eeeh..??!!  Colui che ha creato ogni posto, NON trova posto !!!!  Sarà “GRANDE”, chiamato “FIGLIO DELL’ALTISSIMO”, “SIEDERA’ SUL TRONO DI  DAVIDE SUO PADRE”, “DORMIRA’ SULLA CASA DI GIACOBBE”, “IL SUO REGNO NON AVRA’ FINE”!!!!! …. E non c’era posto nell’albergo????!!!!!  Ma è un contrasto enorme!!!!!!!!! … Chiunque sarebbe entrato in crisi ! Maria scopre che Dio è umile! … Guarda che noi non siamo convinti. …  DIO E’ UMILE!!!
San Francesco si commuoveva davanti all’umiltà di Dio. Nelle sue ammonizioni più volte ritorna questa esclamazione: “Oooh, l’umiltà di Dio…, oooh l’umiltà di Dio”.  Maria non solo scopre che Dio è umile, Maria cammina nella via dell’umiltà con Dio.  “Lo avvolse in fasce, lo depose in una mangiatoia” dove c’è fieno e sterco.   “Figlio dell’Altissimo…Siederà sul trono di Davide…??!!”, … nella mangiatoia!!!  E Maria, obbediente, Maria si fida di Dio, Maria crede!
Passano 40 giorni, ci sarebbe da meditare una notte intera …, passano 40 giorni e Maria e Giuseppe vanno al Tempio per la presentazione del figlio. Tutti i bambini, tutti i figli venivano presentati a Dio, ma quello era un figlio particolare evidentemente.  Però Maria e Giuseppe non conoscono tutti i dettagli del “Mistero” perché, ritorno a ripeterlo, Dio non è impaziente, Dio non dà a nessuno la mappa della vita. Quindi piano, piano si svela, piano, piano si manifesta. … E vanno nel Tempio e vanno insieme a tutta la gente.  Sicuramente si misero in fila come tutti per aspettare il turno e presentarsi al sacerdote. E nessuno li salutò!  E portarono l’offerta dei poveri:  due colombe, o due tortore, nulla di più!
Improvvisamente scattò fuori Simeone – un uomo evidentemente illuminato dall’Alto -, che quando vede il bambino esclama: “Eeeeh …, ora Signore posso anche chiudere gli occhi, perché i miei occhi hanno visto la Tua salvezza preparata davanti a tutti i popoli!”.  E poi, rivolto a Maria dice: “Questo bambino sarà un segno di contraddizione , cioè, spaccherà la storia, o con lui o contro di lui!”. Guardate: … per una mamma che tiene il bambino al petto, sentirsi dire: “Questo bambino spaccherà la storia!”, ti fa venire i brividi!! … E aggiunge:”Guarda che la tua storia sarà talmente coinvolta con la storia di questo figlio, che una spada ti trafiggerà l’anima!”.   Attenti bene: una spada annunciata fa male subito …, fa male subito!!! E Maria capisce che Dio si muove nella storia con estrema mitezza e ne avrà conferma subito dopo.  Erode, messo in crisi dall’arrivo dei Magi, decide di uccidere i bambini al di sotto dei due anni.   Non ci stupisca questo fatto:  a quei tempi i bambini li uccidevano con estrema facilità.   Non che oggi siamo molto migliorati, eh…?! Assolutamente, non siamo migliorati! Ma allora non faceva cronaca, … e Maria e Giuseppe devono scappare.  … Fanno l’altra scoperta: Dio non affronta il male con altro male!  Dio affronta il male con la bontà! Dio è mite!  Quanto lo vorremo noi un “Dio guerriero, un Dio forte!”
Mi ricordo che una volta la mia mamma disse, – in toscana purtroppo bestemmiano un po’ troppo spesso – e lei mi disse: “Ma perché ogni volta che bestemmiano nessuno gli fa cascare in testa una sassata.  Una bella sassata in testa!”. “Eeeh …  – le dico – Mamma, se non lo fa vuol dire che non è il Suo stile!!”. Dio non lo fa, Dio è mite!  Dio non affronta il male con il male, Dio ha le sue vie, le vie lunghe dell’AMORE, della BONTA’. Però abbiamo la certezza che il bene vince!!! Noi siamo il popolo che crede che Cristo è risorto, il che vuol dire che il bene ha vinto. E il bene vince! …  E Maria fugge in Egitto.  Pensate che scoperta:  la mitezza di Dio, la pazienza di Dio…, e potremmo continuare …;  ritorna poi a Nazareth, i lunghi anni del silenzio …, e sicuramente Gesù non rivelò a Maria tanti particolari della Sua vita, perché Dio non dà a nessuno notizie in anticipo! E Maria cammina nella fede …!
Sui 12 anni accade un fatto impressionante:  vanno al Tempio a Gerusalemme per il pellegrinaggio della Pasqua e nel viaggio di ritorno Gesù si allontana dalla carovana, resta a Gerusalemme.  Pensate che prova?!  La sera si rincontrano, la carovana degli uomini e delle donne: “E il bambino?”, “Ma io credevo fosse con te!”, “Io credevo fosse con te!”, “Ma non c’è!”, “Non c’è ?!”.  … Di notte non si poteva viaggiare. Aspettano che passi la notte!   Ma ci pesate che dolore??!!  …  
Io mi ricordo quando ero a Loreto nel 2000 (ndr: come Vescovo, nominato da Papa Giovanni Paolo II), invitai gli ex sequestrati d’Italia, venne anche la signora Casella, alla quale sequestrarono il figlio in Calabria, che mi disse: “Io ho capito il mistero di Maria, quando Gesù resta a Gerusalemme, quando una sera mi hanno detto – Tuo figlio non è tornato -, quella sera ho capito quello che ha sofferto Maria!!”.
E vanno a Gerusalemme, ritornano e cercano: “Avete visto?, l’avete visto un ragazzo?, l’avete visto?…”  No, niente! Nessuno! No, nessuno!  Nessuno sapeva niente! Il terzo giorno, ma ci pensate che dolore, … vanno al tempio e lo trovano in mezzo ai dottori che parla …, risponde …, e tutti si meravigliano …!  … E Maria che – sono riferite le parole del Vangelo di San Luca e, le ha raccontate Maria evidentemente -  Maria dice: “Figlio < tecnon > – creatura vuol dire, bambino mio – perché ci hai fatto questo?! Tuo padre ed io angosciati ti cercavamo”.   Sentite quanto dolore in queste parole?!  … E Gesù che risponde: “Perché mi cercavate?”.  …Come !!!!  … perché mi cercavate ???? …  “Non lo sapevate che debbo occuparmi delle cose del Padre mio!”.  …  Maria capisce che quel figlio è un MISTERO! …  Capisce che quel figlio darà tante sorprese! … Capisce che quel figlio non le appartiene, ma è Lei che appartiene a Lui!! Heeeh … quant’è diverso …!  E crede …!! La FEDE di Maria …!!!  

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PAPA BENEDETTO: « LA FEDE PERMETTE DI GUARDARE IL «SOLE», DIO »

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« LA FEDE PERMETTE DI GUARDARE IL «SOLE», DIO »

La catechesi di Benedetto XVI durante l’Udienza Generale di oggi

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 21 novembre 2012 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo della catechesi tenuta questa mattina da Benedetto XVI durante la consueta Udienza Generale del mercoledì, svoltasi nell’Aula Paolo VI.
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Cari fratelli e sorelle,
avanziamo in quest’Anno della fede, portando nel nostro cuore la speranza di riscoprire quanta gioia c’è nel credere e di ritrovare l’entusiasmo di comunicare a tutti le verità della fede. Queste verità non sono un semplice messaggio su Dio, una particolare informazione su di Lui. Esprimono invece l’evento dell’incontro di Dio con gli uomini, incontro salvifico e liberante, che realizza le aspirazioni più profonde dell’uomo, i suoi aneliti di pace, di fraternità, di amore. La fede porta a scoprire che l’incontro con Dio valorizza, perfeziona ed eleva quanto di vero, di buono e di bello c’è nell’uomo. Accade così che, mentre Dio si rivela e si lascia conoscere, l’uomo viene a sapere chi è Dio e, conoscendolo, scopre se stesso, la propria origine, il proprio destino, la grandezza e la dignità della vita umana.
La fede permette un sapere autentico su Dio che coinvolge tutta la persona umana: è un « sàpere », cioè un conoscere che dona sapore alla vita, un gusto nuovo d’esistere, un modo gioioso di stare al mondo. La fede si esprime nel dono di sé per gli altri, nella fraternità che rende solidali, capaci di amare, vincendo la solitudine che rende tristi. Questa conoscenza di Dio attraverso la fede non è perciò solo intellettuale, ma vitale. E’ la conoscenza di Dio-Amore, grazie al suo stesso amore. L’amore di Dio poi fa vedere, apre gli occhi, permette di conoscere tutta la realtà, oltre le prospettive anguste dell’individualismo e del soggettivismo che disorientano le coscienze. La conoscenza di Dio è perciò esperienza di fede e implica, nel contempo, un cammino intellettuale e morale: toccati nel profondo dalla presenza dello Spirito di Gesù in noi, superiamo gli orizzonti dei nostri egoismi e ci apriamo ai veri valori dell’esistenza.
Oggi in questa catechesi vorrei soffermarmi sulla ragionevolezza della fede in Dio. La tradizione cattolica sin dall’inizio ha rigettato il cosiddetto fideismo, che è la volontà di credere contro la ragione. Credo quia absurdum (credo perché è assurdo) non è formula che interpreti la fede cattolica. Dio, infatti, non è assurdo, semmai è mistero. Il mistero, a sua volta, non è irrazionale, ma sovrabbondanza di senso, di significato, di verità. Se, guardando al mistero, la ragione vede buio, non è perché nel mistero non ci sia luce, ma piuttosto perché ce n’è troppa. Così come quando gli occhi dell’uomo si dirigono direttamente al sole per guardarlo, vedono solo tenebra; ma chi direbbe che il sole non è luminoso, anzi la fonte della luce? La fede permette di guardare il «sole», Dio, perché è accoglienza della sua rivelazione nella storia e, per così dire, riceve veramente tutta la luminosità del mistero di Dio, riconoscendo il grande miracolo: Dio si è avvicinato all’uomo, si è offerto alla sua conoscenza, accondiscendendo al limite creaturale della sua ragione (cfr Conc. Ec. Vat. II, Cost. dogm. Dei Verbum, 13). Allo stesso tempo, Dio, con la sua grazia, illumina la ragione, le apre orizzonti nuovi, incommensurabili e infiniti. Per questo, la fede costituisce uno stimolo a cercare sempre, a non fermarsi mai e a mai quietarsi nella scoperta inesausta della verità e della realtà. E’ falso il pregiudizio di certi pensatori moderni, secondo i quali la ragione umana verrebbe come bloccata dai dogmi della fede. E’ vero esattamente il contrario, come i grandi maestri della tradizione cattolica hanno dimostrato. Sant’Agostino, prima della sua conversione, cerca con tanta inquietudine la verità, attraverso tutte le filosofie disponibili, trovandole tutte insoddisfacenti. La sua faticosa ricerca razionale è per lui una significativa pedagogia per l’incontro con la Verità di Cristo. Quando dice: «comprendi per credere e credi per comprendere» (Discorso 43, 9: PL 38, 258), è come se raccontasse la propria esperienza di vita. Intelletto e fede, dinanzi alla divina Rivelazione non sono estranei o antagonisti, ma sono ambedue condizioni per comprenderne il senso, per recepirne il messaggio autentico, accostandosi alla soglia del mistero. Sant’Agostino, insieme a tanti altri autori cristiani, è testimone di una fede che si esercita con la ragione, che pensa e invita a pensare. Su questa scia, Sant’Anselmo dirà nel suo Proslogion che la fede cattolica è fides quaerens intellectum, dove il cercare l’intelligenza è atto interiore al credere. Sarà soprattutto San Tommaso d’Aquino – forte di questa tradizione – a confrontarsi con la ragione dei filosofi, mostrando quanta nuova feconda vitalità razionale deriva al pensiero umano dall’innesto dei principi e delle verità della fede cristiana.
La fede cattolica è dunque ragionevole e nutre fiducia anche nella ragione umana. Il Concilio Vaticano I, nella Costituzione dogmatica Dei Filius, ha affermato che la ragione è in grado di conoscere con certezza l’esistenza di Dio attraverso la via della creazione, mentre solo alla fede appartiene la possibilità di conoscere «facilmente, con assoluta certezza e senza errore» (DS 3005) le verità che riguardano Dio, alla luce della grazia. La conoscenza della fede, inoltre, non è contro la retta ragione. Il Beato Papa Giovanni Paolo II, infatti, nell’Enciclica Fides et ratio, sintetizza così: «La ragione dell’uomo non si annulla né si avvilisce dando l’assenso ai contenuti di fede; questi sono in ogni caso raggiunti con scelta libera e consapevole» (n. 43). Nell’irresistibile desiderio di verità, solo un armonico rapporto tra fede e ragione è la strada giusta che conduce a Dio e al pieno compimento di sé.
Questa dottrina è facilmente riconoscibile in tutto il Nuovo Testamento. San Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, sostiene, come abbiamo sentito: «Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani» (1 Cor 1,22-23). Dio, infatti, ha salvato il mondo non con un atto di potenza, ma mediante l’umiliazione del suo Figlio unigenito: secondo i parametri umani, l’insolita modalità attuata da Dio stride con le esigenze della sapienza greca. Eppure, la Croce di Cristo ha una sua ragione, che San Paolo chiama: ho lògos tou staurou, « la parola della croce » (1 Cor 1,18). Qui, il termine lògos indica tanto la parola quanto la ragione e, se allude alla parola, è perché esprime verbalmente ciò che la ragione elabora. Dunque, Paolo vede nella Croce non un avvenimento irrazionale, ma un fatto salvifico che possiede una propria ragionevolezza riconoscibile alla luce della fede. Allo stesso tempo, egli ha talmente fiducia nella ragione umana, al punto da meravigliarsi per il fatto che molti, pur vedendo le opere compiute da Dio, si ostinano a non credere in Lui. Dice nella Lettera ai Romani: «Infatti le … perfezioni invisibili [di Dio], ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute» (1,20). Così, anche S. Pietro esorta i cristiani della diaspora ad adorare «il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1 Pt 3,15). In un clima di persecuzione e di forte esigenza di testimoniare la fede, ai credenti viene chiesto di giustificare con motivazioni fondate la loro adesione alla parola del Vangelo, di dare la ragione della nostra speranza.
Su queste premesse circa il nesso fecondo tra comprendere e credere, si fonda anche il rapporto virtuoso fra scienza e fede. La ricerca scientifica porta alla conoscenza di verità sempre nuove sull’uomo e sul cosmo, lo vediamo. Il vero bene dell’umanità, accessibile nella fede, apre l’orizzonte nel quale si deve muovere il suo cammino di scoperta. Vanno pertanto incoraggiate, ad esempio, le ricerche poste a servizio della vita e miranti a debellare le malattie. Importanti sono anche le indagini volte a scoprire i segreti del nostro pianeta e dell’universo, nella consapevolezza che l’uomo è al vertice della creazione non per sfruttarla insensatamente, ma per custodirla e renderla abitabile. Così la fede, vissuta realmente, non entra in conflitto con la scienza, piuttosto coopera con essa, offrendo criteri basilari perché promuova il bene di tutti, chiedendole di rinunciare solo a quei tentativi che – opponendosi al progetto originario di Dio – possono produrre effetti che si ritorcono contro l’uomo stesso. Anche per questo è ragionevole credere: se la scienza è una preziosa alleata della fede per la comprensione del disegno di Dio nell’universo, la fede permette al progresso scientifico di realizzarsi sempre per il bene e per la verità dell’uomo, restando fedele a questo stesso disegno.
Ecco perché è decisivo per l’uomo aprirsi alla fede e conoscere Dio e il suo progetto di salvezza in Gesù Cristo. Nel Vangelo viene inaugurato un nuovo umanesimo, un’autentica «grammatica» dell’uomo e di tutta la realtà. Afferma ilCatechismo della Chiesa Cattolica: «La verità di Dio è la sua sapienza che regge l’ordine della creazione e del governo del mondo. Dio che, da solo, «ha fatto cielo e terra» (Sal 115,15), può donare, egli solo, la vera conoscenza di ogni cosa creata nella relazione con lui» (n. 216).
Confidiamo allora che il nostro impegno nell’ evangelizzazione aiuti a ridare nuova centralità al Vangelo nella vita di tanti uomini e donne del nostro tempo. E preghiamo perché tutti ritrovino in Cristo il senso dell’esistenza e il fondamento della vera libertà: senza Dio, infatti, l’uomo smarrisce se stesso. Le testimonianze di quanti ci hanno preceduto e hanno dedicato la loro vita al Vangelo lo confermano per sempre. E’ ragionevole credere, è in gioco la nostra esistenza. Vale la pena di spendersi per Cristo, Lui solo appaga i desideri di verità e di bene radicati nell’anima di ogni uomo: ora, nel tempo che passa, e nel giorno senza fine dell’Eternità beata.
[Dopo la catechesi, il Papa si è rivolto ai fedeli provenienti dai vari paesi salutandoli nelle diverse lingue. Ai pellegrini italiani ha detto:]
E adesso, rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli delle parrocchie di San Giovanni Bosco, in Altamura e di San Michele Arcangelo, in Bono; ai rappresentanti della Clinica Odontoiatrica dell’Università degli Studi di Milano e all’Associazione musicale Giacomo Puccini, di Cave. Grazie per la musica.
Saluto con affetto i malati, gli sposi novelli e i giovani, specialmente gli alunni della Scuola Beata Maria Cristina Brando, di Casoria. Domenica prossima, ultima del Tempo ordinario, celebreremo la solennità di Cristo Re dell’universo. Cari giovani, ponete Gesù al centro della vostra vita, e da Lui riceverete luce e coraggio in ogni scelta quotidiana. Cristo, che ha fatto della Croce un trono regale, insegni a voi, cari malati, a comprendere il valore redentivo della sofferenza vissuta in unione con Lui. A voi, cari sposi novelli, auguro di riconoscere la presenza del Signore nel vostro cammino matrimoniale, così da partecipare alla costruzione del suo Regno di amore e di pace.
Oggi, memoria liturgica della Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio, si celebra la Giornata per le Claustrali. Alle sorelle chiamate dal Signore alla vita contemplativa, desidero assicurare la speciale vicinanza mia e dell’intera Comunità ecclesiale. Rinnovo, al tempo stesso, l’invito a tutti i cristiani affinché non facciano mancare ai monasteri di clausura il necessario sostegno spirituale e materiale. Tanto dobbiamo, infatti, a queste persone che si consacrano interamente alla preghiera per la Chiesa e per il mondo! Grazie.

Annunciation, Nicolas Poussin – 1657

Annunciation, Nicolas Poussin - 1657 dans immagini sacre annunciation-4990-mid
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« MARIA, MODELLO DI FEDE » (SECONDA PARTE) – Card. Comastri

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« MARIA, MODELLO DI FEDE » (SECONDA PARTE)

Catechesi del cardinale Comastri presso la comunità pastorale di Dugnano-Incirano

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 14 novembre 2012 (ZENIT.org).- Riprendiamo la seconda parte della catechesi tenuta il 20 ottobre scorso presso la comunità pastorale di Dugnano-Incirano dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano.
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Noi vogliamo essere credenti, per questo accostiamoci alla più bella credente, accostiamoci a Maria: cerchiamo di rivisitare, ecco, alcuni momenti della vita di Maria, nei quali risplende la bellezza della sua fede; … io quando parlo di questo perdonatemi, mi entusiasmo!! Vorrei partire da Nazareth. Entrate con me in quella piccola casa di Nazareth e immaginate una stalla. Oggi potremmo dire una stalla. Lì Dio manda l’Arcangelo Gabriele. … Non lo manda a Roma, centro dell’impero, non lo manda nemmeno a Gerusalemme, capoluogo religioso. … No, no!! Lo manda a Nazareth, un villaggio che viene nominato per la prima volta nell’Annunciazione di Maria! Riflettete bene! … E l’angelo fa irruzione nella casa di Maria. E porta un saluto da parte di Dio:“Gioisci, tu che sei stata riempita di grazia, di bellezza – Maria era bella. Ma bella dentro – il Signore è con te !”.
Maria sicuramente era abituata a sentire le scritture. Io personalmente penso che Maria non era istruita, probabilmente era analfabeta, non sapeva né leggere e né scrivere. A quei tempi pochissimi sapevano leggere e scrivere, però avevano la cultura della fede orale. Allora tutto veniva tramandato a voce, pochi sapevano leggere come gli scribi. Maria però sicuramente conosceva la “scrittura”. Quelle parole le fecero subito percepire che era un momento straordinario!
E Maria è TURBATA! Fu turbata Maria per quell’annuncio e si chiedeva che senso avessero quelle parole. … L’angelo: “Non temere – quant’è bello – non temere, hai trovato grazia presso Dio, concepirai un figlio, lo darai alla luce, lo chiamerai Gesù, sarà GRANDE, sarà chiamato FIGLIO DELL’ALTISSIMO.  Si siederà sul TRONO invidiabile di suo Padre.   E il suo REGNO non avrà fine”.
C’era da dire: “Eeeeh …, che fortuna?! E’ capitato proprio a me?!”. No, no, Maria non fa così!!!  … Maria avverte un problema. Noi facciamo fatica a capire dove stava effettivamente il problema. Poi Maria dice: ”Sì, ma cosa succederà?! Io non conosco uomo!”. Eppure era già fidanzato con Giuseppe e allora il fidanzamento era già l’inizio del matrimonio. …“Come accadrà?!” Perché pone questa domanda? Dalla risposta dell’angelo si capisce allora l’ansia di Maria.  L’angelo dice: “No, Maria, stai tranquilla, lo Spirito Santo scenderà su di te, così avverrà la tua maternità”.
Eeeeh …, Maria poteva dire: “E no eh! E chi mi tutela!!  Chi mi crederà!! E se io racconto a qualcuno quello che mi è accaduto, chi mi prenderà sul serio ?!!”. L’angelo stesso avverte che sta dicendo qualcosa di enorme, tant’è vero che aggiunge: “Guarda Maria, io ti dico quello che ti debbo dire, me lo ha detto il Signore. Però se è per incoraggiarti, sappi che Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia è al sesto mese e che tutti dicevano sterile; perché nulla è impossibile a Dio!”. E Maria prontamente risponde: “Eccomi! Sono la serva del Signore! Avvenga per me!”.  Cioè, ACCADA!, SEMAFORO VERDE!, PIENA DISPONIBILITA’ !!!.
C’è da dire: “Maria? Ma che stai a dire? Prendi le tue garanzie, no??!!. No, no!, Maria NON chiede garanzie!. Maria si fida! Si fida ciecamente di Dio! E Maria non solo non chiede garanzie, Maria capisce, attenti bene, quello che spesso non capiamo: che Dio non dà a nessuno la “mappa della vita”. Bisogna fidarsi,  bisogna affidarsi!  … Maria poteva dire: “Beh, adesso aggiustiamo le cose …, spiega subito a Giuseppe, spiega …”. No, no! Maria capisce che Dio non è frettoloso!.  Noi vorremmo tutto in fretta!!!: Dio ha tempi lunghi è l’ETERNO. Il salmo che dice: “Mille anni davanti a te, sono come un giorno solo: il giorno di ieri che è passato”. Maria non si fa prendere dall’inquietudine, che cosa fa? Va da Elisabetta! Va a vivere la carità! Ha detto: “Sono la serva” e chi è servo di Dio, è servo anche dei fratelli!
Che meravigliosa coerenza è Maria. Chi è servo di Dio, è anche servo dei fratelli, chi ama Dio veramente, ama anche i fratelli perché sono figli di Dio; non si possono separare i due amori e Maria va a servire. E mentre va a vivere la carità, sentite cosa accade: Elisabetta la saluta e dice: “Appena è arrivato alle mie orecchie il tuo saluto, il bambino ha fatto un salto nel mio grembo” e , – illuminata dall’Alto evidentemente! – Elisabetta capisce che quello è il segno che le rivela un mistero che le era stato annunciato! “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?!”. Notate che era la prima voce umana che commentava il mistero avvenuto nel grembo di Maria, la prima voce umana! E aggiunge: “Beata te che hai creduto! (ndr: frase detta anche  in greco dal Cardinal Angelo Comastri,  una delle sue numerose citazioni in greco e latino non trascritte). Beata te che sei la credente, tu sei la credente per l’eccellenza!”. 
E Maria, – bada che la risposta di Maria è un vero gioiello, un capolavoro – Maria dice: “Elisabetta sono contenta, il mio spirito esulta, però guarda sono contenta non perché la mia casa è diventata una villa. La mia casa di Nazareth è quella che era prima. Sono contenta non perché mi hanno messo i vestiti di porpora, io sono vestita con le povere vesti di una popolana di Nazareth, nulla di più. Sono contenta non perché mi hanno messo a disposizione un cocchio per venire da te. Ho camminato! Ho faticato Elisabetta! Sono sudata! Ho i piedi sporchi! – sicuramente aveva i piedi pieni di polvere – Sono contenta Elisabetta, a motivo di Dio, mio salvatore, perché  – attenti a questo “perché” – perché ha posato lo sguardo sulla piccolezza della Sua serva”.
Maria capisce che Dio sta dalla parte degli umili! … Dio sta dalla parte dei piccoli! Sta dalla parte delle persone che non pesano di orgoglio! In Dio, non c’è orgoglio!! E allora Maria ritira la conseguenza, pensate che lucidità di fede, quella lucidità che spesso a noi manca.  Maria le dice: “Elisabetta siccome ho scoperto che Dio sta dalla parte degli umili come hanno annunciato tutti i profeti, allora vuol dire che gli orgogliosi stanno alle spalle di Dio!  Non vedono gli occhi di Dio!  Quelli non hanno futuro!  E allora con sicurezza, Dio disperde i superbi nei pensieri del loro cuore”. Guardate che è una parola ENORME!!! … Ma come faceva questa ragazza di 16-18 anni, vissuta in un piccolo villaggio, a dire cose così enormi??!! … Maria era donna di fede, era credente! Nessuno potrà arrivare a questa fede!  Nessuno!!! … Dio disperde i superbi nei pensieri del loro cuore, rovescia i potenti dai troni, innalza gli umili, rimanda i ricchi e gli egoisti a mani vuote: si troveranno foglie secche in mano. Che parole enormi che dice Maria! Maria è sicura di quello che dice!

Publié dans:Cardinali, Maria Vergine |on 20 novembre, 2012 |Pas de commentaires »

PAPA BENEDETTO: « LA VOCE DELLA CHIESA DEVE FARSI SENTIRE SENZA POSA E CON DETERMINAZIONE »

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« LA VOCE DELLA CHIESA DEVE FARSI SENTIRE SENZA POSA E CON DETERMINAZIONE »

Discorso del Papa al secondo gruppo di vescovi francesi in visita « ad limina Apostolorum »

CITTA’ DEL VATICANO, sabato, 17 novembre 2012 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza il secondo gruppo di vescovi francesi « ad limina Apostolorum ». Si tratta delle province ecclesiastiche di Lille, Reims, Paris, Besançon e Dijon; delle diocesi di Strasbourg e Metz; dell’Ordinariato militare e dell’Ordinariato dei cattolici delle Chiese orientali residenti in Francia. Presentiamo in traduzione italiana il discorso pronunciato dal Papa.
***
Signor Cardinale,
cari fratelli nell’episcopato,
La ringrazio, Eminenza, per le sue parole; conservo un ricordo molto vivo del mio soggiorno a Parigi nel 2008, che ha permesso intensi momenti di fede e un incontro con il mondo della cultura. Nel messaggio che le ho rivolto in occasione del raduno a Lourdes che lei ha organizzato lo scorso marzo, ho ricordato che «il concilio Vaticano II è stato e rimane un autentico segno di Dio per il nostro tempo».
Ciò è particolarmente vero nell’ambito del dialogo tra la Chiesa e il mondo, questo mondo «con il quale vive e agisce» (cfr. Gaudium et spes, n. 40 § 1) e sul quale vuole diffondere la luce che la vita divina irradia (Ibidem, § 2). Come lei sa, più la Chiesa è consapevole del suo essere e della sua missione, più è capace di amare questo mondo, di volgere su di esso uno sguardo fiducioso, ispirato da quello di Gesù, senza cedere alla tentazione dello sconforto o del ripiegamento. E «la Chiesa, compiendo la sua missione già con questo stesso fatto stimola e dà il suo contributo alla cultura umana e civile» (Ibidem, n. 58, 4), dice il concilio.
La vostra nazione è ricca di una lunga storia cristiana che non può essere ignorata o sminuita, e che testimonia con eloquenza questa verità, che configura ancora oggi la sua singolare vocazione. Non solo i fedeli delle vostre diocesi, ma i fedeli di tutto il mondo, si aspettano molto, siatene certi, dalla Chiesa che è in Francia. Come pastori, noi siamo naturalmente consapevoli dei nostri limiti; ma, confidando nella forza di Cristo, sappiamo anche che spetta a noi essere «gli araldi della fede» (Lumen gentium, n. 50), che devono, con i sacerdoti e i fedeli, testimoniare il messaggio di Cristo «in modo tale che tutte le attività terrene dei fedeli siano pervase dalla luce del Vangelo» (Gaudium et spes, n. 43 § 5).
L’Anno della fede ci permette di accrescere la nostra fiducia nella forza e nella ricchezza intrinseche del messaggio evangelico. In quante occasioni abbiamo constatato che sono le parole della fede, parole semplici e dirette, cariche della linfa della Parola divina, a toccare meglio i cuori e le menti e ad apportare le luci più decisive? Non dobbiamo quindi aver paura di parlare con un vigore tutto apostolico del mistero di Dio e del mistero dell’uomo, e di mostrare instancabilmente le ricchezze della dottrina cristiana. In essa ci sono parole e realtà, convinzioni fondamentali e modi di ragionare che sono i soli a poter portare la speranza di cui il mondo ha sete.
Nei dibattiti sociali importanti, la voce della Chiesa deve farsi sentire senza posa e con determinazione. E lo fa nel rispetto della tradizione francese in materia di distinzione tra le sfere di competenza della Chiesa e quelle di competenza dello Stato. In tale contesto, proprio l’armonia che esiste tra la fede e la ragione vi dà una certezza particolare: il messaggio di Cristo e della sua Chiesa non è solo portatore di un’identità religiosa che esigerebbe di essere rispettata come tale; esso contiene anche una saggezza che permette di esaminare con rettitudine le risposte concrete alle questioni pressanti, e talvolta angoscianti, del tempo presente. Continuando a esercitare, come voi fate, la dimensione profetica del vostro ministero episcopale, portate in questi dibattiti una parola indispensabile di verità, che rende liberi e apre i cuori alla speranza. Questa parola, ne sono convinto, è attesa. Essa trova sempre un’accoglienza favorevole quando viene presentata con carità, non come il frutto delle nostre riflessioni, ma prima di tutto come la parola che Dio vuole rivolgere a ogni uomo.
A tale proposito, mi torna in mente l’incontro che ha avuto luogo nel Collège des Bernardins. La Francia può fregiarsi di annoverare tra i suoi figli e le sue figlie numerosi intellettuali di alto livello, alcuni dei quali guardano alla Chiesa con benevolenza e rispetto. Credenti o non credenti, essi sono consapevoli delle immense sfide della nostra epoca, in cui il messaggio cristiano è un punto di riferimento insostituibile. Può essere che altre tradizioni intellettuali o filosofiche si esauriscano, ma la Chiesa trova nella sua missione divina la sicurezza e il coraggio di predicare, in ogni occasione opportuna e non opportuna, la chiamata universale alla Salvezza, la grandezza del disegno divino per l’umanità, la responsabilità dell’uomo, la sua dignità e la sua libertà, — e malgrado la ferita del peccato — la sua capacità di discernere in coscienza ciò che è vero e ciò che è buono, e la sua disponibilità alla grazia divina. Nel Collège des Bernardins ho voluto ricordare che la vita monastica, interamente orientata alla ricerca di Dio, il quaerere Deum, risulta fonte di rinnovamento e di progresso per la cultura. Le comunità religiose, e soprattutto quelle monastiche, del vostro Paese, che conosco bene, possono contare sulla vostra stima e sulla vostra attenta sollecitudine, nel rispetto del carisma proprio di ciascuna. La vita religiosa, al servizio esclusivo dell’opera di Dio, alla quale nulla può essere preferito (cfr. Regola di san Benedetto), è un tesoro nelle vostre diocesi. Essa offre una testimonianza radicale sul modo in cui l’esistenza umana, proprio quando si pone interamente nella sequela di Cristo, realizza appieno la vocazione umana alla vita beata. L’intera società, e non solo la Chiesa, viene profondamente arricchita da tale testimonianza. Offerta nell’umiltà, nella dolcezza e nel silenzio, essa apporta per così dire la prova che nell’uomo c’è di più dell’uomo stesso.
Come ricorda il Concilio, l’azione liturgica della Chiesa fa anche parte del suo contributo all’opera civilizzatrice (cfr. Gaudium et spes, n. 58, 4). La liturgia è in effetti la celebrazione dell’evento centrale della storia umana, il sacrificio redentore di Cristo. Per questo testimonia l’amore con il quale Dio ama l’umanità, testimonia che la vita dell’uomo ha un senso e che egli è per vocazione chiamato a condividere la vita gloriosa della Trinità. L’umanità ha bisogno di questa testimonianza. Ha bisogno di percepire, attraverso le celebrazioni liturgiche, la consapevolezza che la Chiesa ha della signoria di Dio e della dignità dell’uomo. Ha diritto di poter discernere, al di là dei limiti che segneranno sempre i suoi riti e le sue cerimonie, che Cristo «è presente nel sacrificio della Messa, e nella persona del ministro» (cfr. Sacrosanctum concilium, n. 7). Conoscendo le cure di cui cercate di circondare le vostre celebrazioni liturgiche, v’incoraggio a coltivare l’arte di celebrare, ad aiutare i vostri sacerdoti in tal senso, e di lavorare senza posa alla formazione liturgica dei seminaristi e dei fedeli. Il rispetto delle norme stabilite esprime l’amore e la fedeltà alla fede della Chiesa, al tesoro di grazia che essa custodisce e trasmette; la bellezza delle celebrazioni, molto più delle innovazioni e degli accomodamenti soggettivi, fa opera duratura ed efficace di evangelizzazione.
Grande è oggi la vostra preoccupazione per la trasmissione della fede alle giovani generazioni. Molte famiglie nel vostro Paese continuano a garantirla. Benedico e incoraggio di tutto cuore le iniziative che prendete per sostenere queste famiglie, per circondarle della vostra sollecitudine, per favorire la loro assunzione di responsabilità nell’ambito educativo. La responsabilità dei genitori in questo ambito è un bene prezioso, che la Chiesa difende e promuove sia come una dimensione inalienabile e fondamentale del bene comune di tutta la società, sia come un’esigenza della dignità della persona e della famiglia. Sapete anche che in questo ambito le sfide non mancano: siano esse la difficoltà legata alla trasmissione della fede ricevuta, — familiare, sociale — quella della fede accolta personalmente alla soglia dell’età adulta, o ancora, la difficoltà costituita da una vera rottura nella trasmissione, quando si succedono diverse generazioni ormai allontanatesi dalla fede viva. C’è anche l’enorme sfida di vivere in una società che non sempre condivide gli insegnamenti di Cristo, e che a volte cerca di ridicolizzare o di emarginare la Chiesa, volendo confinarla nella sola sfera privata. Per accogliere queste immense sfide, la Chiesa ha bisogno di testimoni credibili. La testimonianza cristiana radicata in Cristo e vissuta nella coerenza di vita e con autenticità, è multiforme, senza alcun schema preconcetto. Nasce e si rinnova incessantemente sotto l’azione dello Spirito Santo. A sostegno di questa testimonianza, il Catechismo della Chiesa cattolica è uno strumento molto utile, perché mostra la forza e la bellezza della fede. V’incoraggio a farlo ampiamente conoscere, in particolare in questo anno in cui celebriamo il ventesimo anniversario della sua pubblicazione.
Nel posto che vi corrisponde, voi rendete altresì testimonianza attraverso la vostra dedizione, la vostra semplicità di vita, la vostra sollecitudine pastorale, e al di sopra di tutto, attraverso l’unione tra di voi e con il Successore dell’Apostolo Pietro. Consapevoli della forza dell’esempio, saprete così trovare le parole e i gesti per incoraggiare i fedeli a incarnare questa «unità di vita». Essi devono sentire che la loro fede li impegna, che è per loro una liberazione e non un fardello, che la coerenza è fonte di gioia e di fecondità (cfr. Esortazione apostolica Christifideles laici, n. 17). Ciò vale sia per il loro attaccamento e la loro fedeltà all’insegnamento morale della Chiesa, sia, ad esempio, per il coraggio di manifestare le loro convinzioni cristiane, senza arroganza ma con rispetto, nei diversi ambiti in cui operano. Quelli fra loro che sono impegnati nella vita pubblica hanno una responsabilità particolare in questo ambito. Con i Vescovi, avranno a cuore di prestare attenzione ai progetti di leggi civili che possono attentare alla tutela del matrimonio tra un uomo e una donna, alla salvaguardia della vita umana dal concepimento fino alla morte, e al giusto orientamento della bioetica in fedeltà ai documenti del Magistero. È più che mai necessario che siano in molti i cristiani che intraprendano il cammino del servizio al bene comune, approfondendo in particolare la Dottrina sociale della Chiesa.
Potete contare sulla mia preghiera affinché i vostri sforzi in questo ambito rechino frutti abbondanti. Per concludere, invoco la benedizione del Signore su di voi, sui vostri sacerdoti e i vostri diaconi, sui religiosi e le religiose, sulle altre persone consacrate che operano nelle vostre diocesi, e sui vostri fedeli. Che Dio vi accompagni sempre! Grazie.

Publié dans:Papa Bendetto : discorsi vari |on 20 novembre, 2012 |Pas de commentaires »

Icon of the Last Judgment (17th Century)

Icon of the Last Judgment (17th Century) dans immagini sacre mhs_sad_ostateczny_xvii_w_lipie_p
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Publié dans:immagini sacre, Papa Benedetto XVI |on 16 novembre, 2012 |Pas de commentaires »

« MARIA, MODELLO DI FEDE » (PRIMA PARTE) (Catechesi del cardinale Comastri)

 http://www.zenit.org/article-33854?l=italian

« MARIA, MODELLO DI FEDE » (PRIMA PARTE)

Catechesi del cardinale Comastri presso la comunità pastorale di Dugnano-Incirano

CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 13 novembre 2012 (ZENIT.org).- Riprendiamo la prima parte della catechesi tenuta il 20 ottobre scorso presso la comunità pastorale di Dugnano-Incirano dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano.
***
Sia lodato Gesù Cristo, “Sempre sia lodato”.
Vi parlerò della fede stasera, guardando l’esempio della più grande che è Maria! Per noi che ci chiamiamo credenti e che vogliamo essere credenti, non è facile avere la consapevolezza della preziosità della fede, … perché è un po’ scontato! Quando ero parroco a Porto Santo Stefano, io ricordo di aver conosciuto una signora ucraina di nome Sascia, la quale era vissuta in Ucraina nel tempo della dittatura. Dittatura marxista, quando la fede era rigorosamente proibita, anzi perseguitata, ed era cresciuta in famiglia nella totale assenza di ogni riferimento religioso!   Nominare Dio era nominare qualcosa di pornografico. Lei scappò! Venne in Italia, si è sposata in Italia. In Italia ha trovato la fede! 
Ricordo che in un colloquio, in una conversazione, mi disse: “Voi non avete sperimentato il buio della mancanza di Dio, voi non avete sperimentato il buio di una vita che non abbia senso!  Per questo non apprezzate la fede e la cosa che mi fa più impressione in Italia – diceva lei -, è vedere che la gente non capisce il privilegio che ha: il privilegio di CREDERE !!”.
Però, per capire meglio del valore della fede, vorrei sottolineare alcune testimonianze, alcuni esempi, che ci fanno toccare con mano come cambia la vita quando si passa dalla incredulità alla fede:
Giovanni Papini !! Giovanni Papini è stato fino ad oltre trent’anni non solo ateo, ma “ferocemente ateo”. Pensate, nel 1911, lui era dell’81, quindi aveva 30 anni esatti, scrisse un libro. Un libro che lo potremmo definire una specie di proclama dell’ateismo che terminava così: “Uomini diventate atei tutti! Subito !  Dio stesso – attenti – il vostro Dio, il Dio vostro figlio – cioè che avete inventato voi – è lui che ve lo chiede con tutta l’anima! Atei subito !!”. Era il 1911.
L’anno dopo scrisse un libro intitolato “Un uomo finito”, che ancora oggi si legge con curiosità, perché è un libro che fa pensare.  Ebbene in questo libro sentite cosa viene a dichiarare Giovanni Papini: …“Ormai tutto è finito! – riprende un po’ il tema del titolo – tutto è perduto! Tutto è chiuso, non c’è più nulla da fare. Consolarsi? Neppure! Piangere? Ma per piangere ci vuole ancora dell’energia! Ci vuole un po’ di speranza! Io non sono più nulla, non conto più nulla, io non voglio niente. Io sono una COSA! Non sono un uomo!! Toccatemi, sono freddo come una pietra, freddo come un sepolcro. Qui, dietro il mio sterno, è sotterrato un uomo che non è riuscito a spodestare Dio!!!”. Impressionante !  Era il 1912 !
Nel 1921, Papini pubblica “La storia di Cristo”, ormai era credente !! Sentite cosa scrive nell’introduzione: “L’autore di questo libro ne scrisse un altro anni fa per raccontare la malinconica storia di un uomo che volle, per un momento, diventare Dio. L’orgoglio è la vera infezione dell’umanità!  L’ORGOGLIO !!!  Ora  – continua Papini – nella maturità degli anni e della coscienza, lo stesso autore che scrisse contro Dio, ha tentato di scrivere la vita di Dio che si fece uomo. Il rovescio !! In quel tempo di febbre e di orgoglio, quegli che scrisse offese a Cristo, come pochi altri prima di lui avevano fatto, eppure dopo 6 anni appena, ma sei anni che furono di gran travaglio e devastazione, fuori di lui e dentro di lui, dopo lunghi mesi di concitati ripensamenti, ad un tratto, interrompendo un altro lavoro, quasi sollecitato e sospinto da una forza più forte di lui: quell’uomo che scrisse quel libro dell’ateismo, cominciò a scrivere questo libro di Cristo che ora gli sembra insufficiente espiazione di quella colpa.  E inizia così la storia di un altro Papini”.
Un’altra testimonianza:  5 Novembre 1954, a Stoccolma viene trovato suicida nel suo appartamento, Stig Dagerman, uno scrittore che era molto noto in Svezia, ancora oggi è molto noto Stig Dagerman, ha scritto romanzi direi affascinanti. Si suicida a 31 anni al culmine della sua carriera. Viene trovato un foglio tra i suoi scritti, dove troviamo questi pensieri: “Mi manca la fede e non potrò mai quindi essere un uomo felice, perché un uomo felice non può avere il timore che la propria vita sia solo  – attenti! – un vagare insensato verso una morte certa”.
Guardate che questo è quello che pensa tanta gente oggi. … Tanta gente! La disperazione di oggi parte da qui! Tutto il subbuglio che c’è in giro, anche economico, parte da una crisi spirituale!  Si è smarrito il senso della vita!!!  E quando la vita non ha più senso, può accadere tutto! Non può essere felice un uomo che pensa che la vita sia un vagare insensato verso una morte certa. … 1954 !
1973, Augusto Guerriero, noto come Ricciardetto: chi ricorda l’epoca di quei tempi, ricorderà anche l’articolo che settimanalmente scriveva Ricciardetto e quasi sempre erano articoli che irridevano la fede.   Ebbene, ad un certo punto Ricciardetto viene interpellato da una ragazza che gli scrive e dice: “Ma lei con i suoi articoli ha messo in crisi la fede del mio fidanzato. La smetta di scrivere queste cose!!”   Sentite cosa risponde: “Lei ha ragione, ma la mancanza di fede, non è come la mancanza di qualsiasi bene morale o materiale.  Per me è un dramma!!  Un dramma intimo e doloroso, che mi ha colpito alla vigilia della mia morte:  quando l’anima non ha più la forza di recupero e di rinnovamento.  Sa – dice a quella ragazza – che a volte se ci penso mi commuovo?! Si proprio mi commuovo e piango,  piango su me stesso, sulla mia miseria”. E l’anno dopo pubblicò un libro intitolato: “Ho cercato e non ho trovato”.  In quel libro scrive: “Questo è un libro di un uomo che giunto alla sera della vita, ha perduto la pace. Quella pace di cui godei per tanti e tanti anni e che tutti mi invidiavano, era INCOSCIENZA!  Ora non ho più la pace, ma sono cosciente del mio dramma intimo! – e aggiunge – Ma quanti – attenti bene – quanti di coloro che predicano la fede, quanti di essi, sentono la fede come io sento la mancanza della fede!”. … Impressionano queste parole!! Pare che è un rimprovero rivolto a noi, perché molte persone che ci avvicinano talvolta vorrebbero avvertire in noi il profumo del Vangelo. Il profumo di Dio!
Madre Teresa diceva: “Io non voglio sentir parlare di lontani, – e precisava – non sono lontani, sono allontanati!”. …  E’ ben diverso, … è ben diverso!!
Indro Montanelli, 1996.  … Viene intervistato dal Corriere della Sera e Montanelli dichiara:  “Sebbene debbo chiudere gli occhi, senza sapere da dove vengo e dove vado e che cosa sono venuto a fare in questa terra, valeva la pena che aprissi gli occhi. La mia – conclude Montanelli – è una dichiarazione di fallimento!”.
Anno 2000, Norberto Bobbio: un pensatore di grande rispetto, non c’è dubbio! Sulla rivista degli atei Micromedia, fa questa dichiarazione: “Giunto al termine della vita, debbo dichiarare che non ho trovato la risposta alla domanda fondamentale della vita, CHE SENSO HA?!“. E’ una domanda che ha fatto a 90 anni, si è dato la risposta a questa domanda. Conclude, attenti bene: “La mia intelligenza è umiliata, però non mi piego alla fede!”. … Attenti bene che l’umiliazione è ben diversa dall’umiltà. Si può essere umiliati e non umili. “La mia intelligenza è umiliata, però non mi piego alla fede”.

Publié dans:Cardinali, Maria Vergine |on 16 novembre, 2012 |Pas de commentaires »

Omelia XXXIII Domenica del Tempo Ordinario : Passato, presente e futuro in Dio

http://www.qumran2.net/parolenuove/commenti.php?mostra_id=26855

Passato, presente e futuro in Dio

padre Gian Franco Scarpitta 

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (18/11/2012)

Vangelo: Mc 13,24-32  

Se nelle precedenti Domeniche ci si era soffermati sul tema dei defunti e sulla vita dopo la morte, oggi ci si intrattiene sul tema della « fine cosmica universale », sull’epilogo della storia presente. La Scrittura ce ne parla con immagini tipiche dell’apocalittica, che descrivono scene sconvolgenti e impressionanti, che vanno interpretate ovviamente in senso figurato: non possiamo immaginarci la « fine del mondo » attraverso elementi naturalistici. La nostra fede ci ragguaglia che Cristo tornerà nella gloria e noi lo riconosceremo, tuttavia non vanno considerate letteralmente le immagini cosmiche della Bibbia. Come concepire allora l’evento culmine della nostra storia? Che cosa avverrà effettivamente alla fine dei tempi, quando si verificherà il tanto atteso « Giudizio universale? »
Ratzinger suggerisce una risposta a queste domande mettendo in relazione la predetta morte del singolo soggetto umano con la fine universale: ciò che avverrà alla fine dei tempi sarà analogo a quanto avviene al momento del trapasso di ciascuno. Quando ciascuno di noi transita da questa all’altra vita avviene la fine del nostro corpo terreno e al contempo il « ritorno » immediato di Cristo, che ci viene incontro. Di conseguenza si realizza un incontro fra noi e il Signore che si esprime in termini di « giudizio particolare », nel quale mi troverà di fronte a Dio a seconda di come avrò vissuto la mia vita terrena.. Al momento della morte incontreremo un Giudice si, ma pur sempre un Dio Amore misericordioso che vorrà salvarci fino all’ultima istanza e il cui amore si mostrerà comunque trionfante. Anche se è previsto un giudizio di condanna (inferno) per quanti ostinatamente avranno voluto vivere nella lontananza da Dio, questo sarà solo conseguenza di tutto il male che ci saremo procurati noi stessi con il peccato: nelle intenzioni del Risorto vi sarà in ogni caso la volontà di un incontro nell’amore e nella misericordia, la quale comunque ha sempre la meglio sul giudizio (Gc 2, 13). Il momento della morte è insomma per ciascuno « l’ultimo giorno » nonché « giorno del giudizio » in quanto Cristo morto e Risorto « torna » per ciascuno di noi.
Parimenti, alla fine del tempi avverrà per tutti quanti la conclusione di questo mondo perverso. Esso sarà rinnovato e portato alla perfezione, in quanto Dio interverrà per debellare definitivamente il male, e tutti assisteremo all’incontro con Cristo che visibilmente ci verrà incontro nella gloria per il giudizio finale. Che avvengano o meno delle catastrofi cosmiche non lo sappiamo e non ci importa saperlo. Quello che sappiamo con certezza è che incontreremo il Signore che opererà non una fine ma una trasformazione, in quanto tutti vivremo la comunione con Cristo, la pienezza dell’amore di Dio e il rinnovamento definitivo della vita. Il mondo quindi finirà nel senso che la nostra vita sarà trasformata in pienezza.
Anche la Lettera agli Ebrei ci parla di questo secondo incontro che farà seguito al primo: « È stabilito per gli uomini che muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio. Cristo, dopo essersi offerto una volta sola allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza »  » (9,27 – 28).
Tutto questo ci sprona allora non alla paura ma alla speranza. Non allo scoramento, ma alla fiducia. Vivere il presente è indispensabile perché ogni momento della nostra esistenza è unico e irripetibile e non possiamo certo delapidare il tempo prezioso che ci viene concesso. Ma proprio per questo, il nostro « frattempo » storico va vissuto anche in proiezione del futuro, perché mentre ci impegniamo nel presente abbiamo la consapevolezza che tendiamo anche verso un avvenire. E Dio in effetti non è solo presente, altrimenti non sarebbe Dio: egli è il nostro passato, il presente e contemporaneamente anche nostro futuro.
Credo che questa sia una delle spiegazioni dell’esistenza del male, della cattiveria e del dolore attorno a noi nonostante sia avvenuta la risurrezione di Cristo che ha confermato l’idea di un Dio giusto e buono: se il regno delle tenebre non sussistesse, se non dovessimo vivere l’aberrazione del male e la lotta continua contro di esso, ebbene non potremmo avere modo di coltivare la speranza di un Signore Futuro. Come afferma Paolo, ciò che si spera se è visto non è più speranza (Rm 8, 24) e come possiamo sperare nel Cristo che ci viene incontro attendendone la visione ultima se vengono meno le sfide e le ansie della vita di tutti i giorni? Un premio si gusta meglio dopa la fatica e un cammino privo di ostacoli probabilmente non condurrà a nulla, quindi potremo gioire del Signore solo quando avremo perseverato sino alla fine.
Qualche autore inglese diceva che la storia dell’uomo è « una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa nulla ». Noi diciamo che questa favola assume un significato in Dio, che la assume fino in fondo come la sua storia personale con gli uomini; riconosciamo anche che questa storia, com’è proprio di tutte le vicende, deve avere pure un termine,, ma nell’ottica della fede riconosciamo che se è vero che tutto finisce, è anche vero che in questa conclusione tutto si trasforma e ci si dischiude per la Verità. Passata, presente e futura.

Sant’Alberto Magno

Sant'Alberto Magno dans immagini sacre

http://www.santiebeati.it/immagini/?mode=view&album=29950&pic=29950I.JPG&dispsize=Original&start=0

Publié dans:immagini sacre |on 15 novembre, 2012 |Pas de commentaires »
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