Archive pour le 29 novembre, 2012

Sant’Andre Apostolo, il protoclito

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30 novembre: Sant’Andrea Apostolo

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Sant’ Andrea Apostolo

30 novembre

Bethsaida di Galilea – Patrasso (Grecia), ca. 60 dopo Cristo

All’apostolo Andrea spetta il titolo di ‘Primo chiamato’. Ed è commovente il fatto che, nel Vangelo, sia perfino annotata l’ora («le quattro del pomeriggio») del suo primo incontro e primo appuntamento con Gesù. Fu poi Andrea a comunicare al fratello Pietro la scoperta del Messia e a condurlo in fretta da Lui.
La sua presenza è sottolineata in modo particolare nell’episodio della moltiplicazione dei pani. Sappiamo inoltre che, proprio ad Andrea, si rivolsero dei greci che volevano conoscere Gesù, ed egli li condusse al Divino Maestro. Su di lui non abbiamo altre notizie certe, anche se, nei secoli successivi, vennero divulgati degli Atti che lo riguardano, ma che hanno scarsa attendibilità. Secondo gli antichi scrittori cristiani, l’apostolo Andrea avrebbe evangelizzato l’Asia minore e le regioni lungo il mar Nero, giungendo fino al Volga. È perciò onorato come patrono in Romania, Ucraina e Russia.
Commovente è la ‘passione’ – anch’essa tardiva – che racconta la morte dell’apostolo, che sarebbe avvenuta a Patrasso, in Acaia: condannato al supplizio della croce, egli stesso avrebbe chiesto d’essere appeso a una croce particolare fatta ad X (croce che da allora porta il suo nome) e che evoca, nella sua stessa forma, l’iniziale greca del nome di Cristo. La Legenda aurea riferisce che Andrea andò incontro alla sua croce con questa splendida invocazione sulle labbra: «Salve Croce, santificata dal corpo di Gesù e impreziosita dalle gemme del suo sangue… Vengo a te pieno di sicurezza e di gioia, affinché tu riceva il discepolo di Colui che su di te è morto. Croce buona, a lungo desiderata, che le membra del Signore hanno rivestito di tanta bellezza! Da sempre io ti ho amata e ho desiderato di abbracciarti… Accoglimi e portami dal mio Maestro».

Patronato: Pescatori
Etimologia: Andrea = virile, gagliardo, dal greco
Emblema: Croce decussata, Rete da pescatore

Martirologio Romano: Festa di sant’Andrea, Apostolo: nato a Betsaida, fratello di Simon Pietro e pescatore insieme a lui, fu il primo tra i discepoli di Giovanni Battista ad essere chiamato dal Signore Gesù presso il Giordano, lo seguì e condusse da lui anche suo fratello. Dopo la Pentecoste si dice abbia predicato il Vangelo nella regione dell’Acaia in Grecia e subíto la crocifissione a Patrasso. La Chiesa di Costantinopoli lo venera come suo insigne patrono.
Tra gli apostoli è il primo che incontriamo nei Vangeli: il pescatore Andrea, nato a Bethsaida di Galilea, fratello di Simon Pietro. Il Vangelo di Giovanni (cap. 1) ce lo mostra con un amico mentre segue la predicazione del Battista; il quale, vedendo passare Gesù da lui battezzato il giorno prima, esclama: « Ecco l’agnello di Dio! ». Parole che immediatamente spingono Andrea e il suo amico verso Gesù: lo raggiungono, gli parlano e Andrea corre poi a informare il fratello: « Abbiamo trovato il Messia! ». Poco dopo, ecco pure Simone davanti a Gesù; il quale « fissando lo sguardo su di lui, disse: “Tu sei Simone, figlio di Giovanni: ti chiamerai Cefa” ». Questa è la presentazione. Poi viene la chiamata. I due fratelli sono tornati al loro lavoro di pescatori sul “mare di Galilea”: ma lasciano tutto di colpo quando arriva Gesù e dice: « Seguitemi, vi farò pescatori di uomini » (Matteo 4,18-20).
Troviamo poi Andrea nel gruppetto – con Pietro, Giacomo e Giovanni – che sul monte degli Ulivi, “in disparte”, interroga Gesù sui segni degli ultimi tempi: e la risposta è nota come il “discorso escatologico” del Signore, che insegna come ci si deve preparare alla venuta del Figlio dell’Uomo « con grande potenza e gloria » (Marco 13). Infine, il nome di Andrea compare nel primo capitolo degli Atti con quelli degli altri apostoli diretti a Gerusalemme dopo l’Ascensione.
E poi la Scrittura non dice altro di lui, mentre ne parlano alcuni testi apocrifi, ossia non canonici. Uno di questi, del II secolo, pubblicato nel 1740 da L.A. Muratori, afferma che Andrea ha incoraggiato Giovanni a scrivere il suo Vangelo. E un testo copto contiene questa benedizione di Gesù ad Andrea: « Tu sarai una colonna di luce nel mio regno, in Gerusalemme, la mia città prediletta. Amen ». Lo storico Eusebio di Cesarea (ca. 265-340) scrive che Andrea predica il Vangelo in Asia Minore e nella Russia meridionale. Poi, passato in Grecia, guida i cristiani di Patrasso. E qui subisce il martirio per crocifissione: appeso con funi a testa in giù, secondo una tradizione, a una croce in forma di X; quella detta poi “croce di Sant’Andrea”. Questo accade intorno all’anno 60, un 30 novembre.
Nel 357 i suoi resti vengono portati a Costantinopoli; ma il capo, tranne un frammento, resta a Patrasso. Nel 1206, durante l’occupazione di Costantinopoli (quarta crociata) il legato pontificio cardinale Capuano, di Amalfi, trasferisce quelle reliquie in Italia. E nel 1208 gli amalfitani le accolgono solennemente nella cripta del loro Duomo. Quando nel 1460 i Turchi invadono la Grecia, il capo dell’Apostolo viene portato da Patrasso a Roma, dove sarà custodito in San Pietro per cinque secoli. Ossia fino a quando il papa Paolo VI, nel 1964, farà restituire la reliquia alla Chiesa di Patrasso.

Autore: Domenico Agasso

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IL CARD. SCOLA STANZIA 1 MILIONE DI EURO DELL’8XMILLE PER IL FONDO FAMIGLIA LAVORO

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IL CARD. SCOLA STANZIA 1 MILIONE DI EURO DELL’8XMILLE PER IL FONDO FAMIGLIA LAVORO

L’Arcivescovo di Milano ha messo all’asta i suoi presepi e altri oggetti preziosi per aiutare chi ha perso l’occupazione

MILANO, giovedì, 28 novembre 2012 (ZENIT.org) – «Il Fondo Famiglia Lavoro è il segno della grande capacità dell’avvenimento cristiano di fare futuro. E’ anche un tentativo umile ma concerto di dare una risposta a ciò che sta sotto la crisi economica che è il travaglio dell’uomo nel nuovo millennio. Solo l’io in relazione ci poterà fuori dalla crisi. E questa iniziativa mettendo in relazione la famiglia e il lavoro, cioè due aspetti fondamentali della vita, è un primo passo. Un segno vivo per la Milano Nuova, per le terre lombarde e non solo».
Con queste parole l’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola ha lanciato la seconda fase del Fondo Famiglia Lavoro questa mattina davanti ai rappresentati autorevoli del panorama finanziario nazionale: Alessandro Profumo (presidente di Banca Monte dei Paschi di Siena), Enrico Cucchiani, (ceo di Intesa San Paolo), Victor Massiah (Ubi Banca), Luciano Camagni (condirettore generale del Credito Valtellinese), Paola Pessina (cda Fondazione Cariplo). Presenti  anche i volontari del Fondo Famiglia Lavoro, gli operatori e gli esponenti del Terzo Settore che sostengono l’iniziativa: Acli, Compagnia della Opere, Confcooperative, Movimento dei Focolari.
«Non riusciremo a dare risposta alla crisi economica fino a quando non riconosceremo che è in atto una mutazione della società e dell’uomo di fonte alla quale siamo come pugili suonati su un ring», ha aggiunto il Cardinale Scola nel suo intervento. La visione dominante riduce l’uomo al solo frutto del suo esperimento, mettendo in secondo piano dignità e diritti, ha spiegato il Cardinale. Invece «proprio l’esperienza della perdita del lavoro» dice che si può affrontare la crisi, «solo se l’io si concepisce in relazione con l’altro». In questo senso il Fondo Famiglia Lavoro coglie al cuore il problema.
Proprio sul grande lavoro di relazioni costruite per rilanciare la seconda fase del fondo si era soffermato prima dell’intervento del Cardinale, mons. Luca Bressan, vicario episcopale per la Carità, la Cultura, la Missione e l’Azione sociale: «Questa seconda fase non è solo una nuova edizione, ma uno sviluppo e potenziamento della precedente, resa possibile grazie alla fitta rete di rapporti tra impresa, credito bancario e società civile, avviata dal mio predecessore monsignor Luigi Testore».
Riqualificazione professionale, auto-imprenditorialità, capacità di fare impresa saranno le linee guida della seconda fase del Fondo Famiglia Lavoro. Un salto di qualità rispetto alla precedente iniziativa, perché ha l’ambizione di aiutare le famiglie non solo a fronteggiare la crisi, ma a trovare il mondo per uscirne, mettendole nelle condizioni di avere un reddito continuo.
Per questa ragione il Fondo Famiglia Lavoro, in questa seconda fase, si avvarrà anche della collaborazione di nuovi soggetti: Compagnia della Opere e Economia di Comunione – Movimento dei Focolari, Confcooperative e Acli, già coinvolta nella prima fase, ma ora con un ruolo più significativo.
«Fino ad oggi noi ci siamo concentrati sulle famiglie – ha spiegato il vicedirettore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti – Ma ora bisogna affrontare più affondo l’altro grande tema: il lavoro. I nuovi soggetti portano la conoscenza del mondo dell’impresa che è il loro valore aggiunto. L’allargamento a questi soggetti e a tutti coloro che vorranno partecipare ci consentirà di dare risposte più efficaci in questo difficile momento».
Erano presenti a rappresentare i nuovi protagonisti della seconda fase del Fondo Famiglia Lavoro: Paolo Petracca (presidente di Acli Milano e Brianza), Guido Bardelli (presidente Compagnia delle Opere Milano), Alberto Cazzulani (presidente Confcooperative Milano), Andrea Penazzi (Economia di Comunione – Movimento dei Focolari). A rappresentare il mondo della formazione esponenti di Fondazione San Carlo, Enaip, Galdus, Fondazione Clerici, Irecoop-Confcooperative.
In tre anni (dal 23 gennaio 2009 al 31 dicembre 2011) il Fondo Famiglia Lavoro (FFL) ha aiutato circa 7 mila famiglie ad affrontare la crisi. Oggi, la sfida è più alta: occorre riattivare i percorsi che portano a riavere un posto di lavoro. Con la seconda fase del Fondo si aiuterà chi ha perso il lavoro a riqualificarsi, ad aprire una piccola attività imprenditoriale e a farla crescere.
Per finanziare questa seconda fase l’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola ha deciso di destinare alle iniziative del Fondo un milione di euro dell’8 xmille. Queste risorse si aggiungono ad un altro milione di euro, che è il risultato delle offerte dei tanti piccoli donatori che hanno continuato a contribuire nel corso del 2012 nonostante non fossero attive particolari iniziative di raccolta fondi. Questo dice della credibilità che il Fondo Famiglia Lavoro ha guadagnato tra la gente.
E’ necessario però che questa dotazione di base di complessivi 2 milioni di euro sia ulteriormente arricchita.  Per questa ragione è stata lanciata un nuova campagna di raccolta fondi che ha come slogan “Ripartire si può”. E per contribuire direttamente a questa campagna, il Cardinale Scola ha deciso di regalare al Fondo Famiglia Lavoro presepi e oggetti d’arte ricevuti in dono lungo il suo ministero episcopale, in particolare a Venezia. Un’idea regalo preziosa originale e dalla finalità benefica. A curare questa operazione (il cui ricavato sarà devoluto interamente al Fondo) sono i club Rotary della Brianza Nord coordinati da Angelo Novara.
E’ possibile consultare il catalogo dei presepi e degli oggetti d’arte del Cardinale Scola sul sito www.fondofamiglialavoro.it
Per acquistare un oggetto 338.1200880
Maggiori informazioni su www.fondofamiglialavoro.it

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Quell’«informe» è il prodigio di Dio – Il biblista Mons. Gianfranco Ravasi spiega il salmo 138: «L’unico in cui è esplicitamente nominato l’embrione umano». Un testo in cui «Dio palesa tutta la sua maternità»

http://www.collevalenza.it/Riviste/2006/Riv0106/Riv0106_04.htm

Quell’«informe» è il prodigio di Dio

Il biblista Mons. Gianfranco Ravasi spiega il salmo 138: «L’unico in cui è esplicitamente nominato l’embrione umano». Un testo in cui «Dio palesa tutta la sua maternità»

Di Lucia Bellaspiga ha così raccolto una intervista a Mons. Gianfranco Ravasi.

Un salmo «straordinario», dove – unico esempio in tutta la Bibbia – viene esplicitamente nominato l’embrione umano; dove Dio, anziché nelle altezze, viene cercato nella profondità, nell’intimità, persino nel buio; dove l’utero è la galleria sotterranea che la donna offre come spazio all’azione fecondatrice di Dio; e dove il Creatore è madre, più che padre. «Un testo assolutamente unico, affascinante per i suoi frequenti contatti con le antiche culture dell’Oriente», dice monsignor Gianfranco Ravasi, biblista e prefetto della Biblioteca Ambriosiana.
«Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto… ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi…»: è chiaro il riferimento all’embrione, nonostante la traduzione poco letteraria.
Il termine che è stato tradotto con « informe », cioè la parola ebraica « golmì », in realtà significa « qualcosa di arrotolato su se stesso », ripiegato in posizione fetale. In questa immagine c’è l’idea primordiale dell’essere umano nel suo costituirsi e dello sguardo di Dio che lo vede nell’intimità assoluta del grembo, nella vita al suo minimo.
Il salmo va avanti dicendo che, quando l’essere umano è ancora soltanto un «golmì», un embrione, la sua intera esistenza è però già scritta nel libro di Dio, il suo futuro è stabilito… La Bibbia qui sottolinea che embrione e adulto non sono che «fasi» di una sola persona, dunque. « Tutto era scritto nel tuo libro: i miei giorni erano fissati quando ancora non ne esisteva uno… ». È la seconda grande intuizione del salmo 138: Dio conosce già nell’interno di questa creatura minima tutta la storia dell’uomo che nascerà, guarda già tutto il suo destino, glorioso o infame. L’attenzione qui è posta sul fatto che una vita all’origine è già l’intero arco della sua esistenza.
Contrariamente a quanto si vorrebbe sostenere quando si nega all’embrione il fatto di essere già la persona che verrà al mondo.
Oggi spesso è visto come un brandello di esistenza a compartimenti stagni, invece tutta la realtà è un progetto d’insieme: in questa luce si esalta nell’inizio già la totalità, il seme ha già tutte le potenzialità successive. La creatura è un progetto finalizzato e unitario, non una mera tappa biologica. E il « golmì », l’essere arrotolato su se stesso, è una sequenza che poi si srotolerà.
Come un Dna spirituale… Il commento del Papa, poi, insiste sul simbolismo utilizzato per definire la formazione dell’essere umano nel grembo della madre: l’opera del vasaio, del tessitore… Immagini già diffuse in altri luoghi biblici e non solo.
È proprio questo il terzo motivo che rende suggestivo il salmo in questione. Innanzitutto si dice che l’embrione è « intessuto » nelle profondità della terra, ma la traduzione letterale sarebbe « ricamato », perché la trama della pelle umana ha mille configurazioni, proprio come un pizzo stupefacente. Qui c’è l’idea del corpo come di un abito regale che Dio confeziona…
Nessuna connotazione negativa, dunque? Visto così il corpo sembrerebbe anzi qualcosa di mirabile ed elevato, possibile?
È proprio così: la concezione piuttosto ascetica e ostile al corpo nasce in tarda epoca cristiana e per influsso greco, ma per la Bibbia noi non abbiamo un corpo, noi siamo un corpo, non distinto dall’anima. Non si assegna importanza alla materialità, dunque, ma alla persona intera, la cui spiritualità è custodita nel corpo.
L’altra metafora ricordata dal Papa è quella del vasaio.
Il salmo è stato tradotto « non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto », dove in ebraico si diceva « plasmato ». Un concetto presente in molte culture e religioni orientali. Ad esempio in Egitto nella cella sacrale del tempio di Luxor è rappresentata la moglie del faraone con il ventre incinto e dentro, come ai raggi X, si vede un tornio: è il simbolo del dio Khnum, il dio artigiano, il dio creatore, che plasma corpo e anima del faraone. È interessante vedere come il grembo sia della madre ma in esso è in azione il dio… Lo stesso avviene nel salmo 138, che inizia con la vicenda di un uomo che cerca di scappare da Dio (« Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza? »), ma non riesce perché Dio è onnipresente e onnisciente (« se salgo in cielo là tu sei, se scendo negli inferi eccoti… nemmeno le tenebre per te sono oscure e la notte è chiara come il giorno… »). È come se l’autore ci dicesse che Dio perlustra anche il grembo della madre, che lì il Creatore opera e ci conosce. Anche nel Libro di Geremia, Dio dice al profeta « prima di formarti nel grembo io ti conoscevo ». E in Isaia dice al suo popolo « voi, portati da me fin dal grembo materno »: qui c’è Dio rappresentato come una donna incinta.
Una sorta di «Dio madre» così lontana dalla nostra concezione «maschile» di Dio…
Si dovrebbe cambiare molto dell’antropologia « maschilista » corrente. Noi usiamo solo metafore maschili, parliamo di « paternità di Dio », invece almeno 60 aggettivi di Dio nella Bibbia sono al femminile: esiste chiara una maternità di Dio e più di 260 volte si parla di « viscere materne » del Signore. Anche nel Corano tutte le sure iniziano con lo stesso attributo, erroneamente tradotto con « il misericordioso »: in realtà Allah è « il viscerale », colui che ama i propri figli come una madre. Cito ancora Isaia: « Può una madre dimenticare un figlio nelle sue viscere? – chiede Dio -. Io non ti dimenticherò mai, Israele ».
Il Papa ha scelto il salmo che nell’«informe» esalta lo sguardo attento di Dio.
È l’esaltazione della fisicità della nascita, dell’architettura complessa all’origine dell’essere umano, visto non solo come fatto biologico ma anche nel suo aspetto estetico. La visione è delicata, poetica: e l’essere in formazione è chiamato « prodigio ». (Av nr 305/XXXVIII – 29/12/2005)

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