Archive pour le 20 novembre, 2012

Annunciation, Nicolas Poussin – 1657

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« MARIA, MODELLO DI FEDE » (SECONDA PARTE) – Card. Comastri

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« MARIA, MODELLO DI FEDE » (SECONDA PARTE)

Catechesi del cardinale Comastri presso la comunità pastorale di Dugnano-Incirano

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 14 novembre 2012 (ZENIT.org).- Riprendiamo la seconda parte della catechesi tenuta il 20 ottobre scorso presso la comunità pastorale di Dugnano-Incirano dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano.
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Noi vogliamo essere credenti, per questo accostiamoci alla più bella credente, accostiamoci a Maria: cerchiamo di rivisitare, ecco, alcuni momenti della vita di Maria, nei quali risplende la bellezza della sua fede; … io quando parlo di questo perdonatemi, mi entusiasmo!! Vorrei partire da Nazareth. Entrate con me in quella piccola casa di Nazareth e immaginate una stalla. Oggi potremmo dire una stalla. Lì Dio manda l’Arcangelo Gabriele. … Non lo manda a Roma, centro dell’impero, non lo manda nemmeno a Gerusalemme, capoluogo religioso. … No, no!! Lo manda a Nazareth, un villaggio che viene nominato per la prima volta nell’Annunciazione di Maria! Riflettete bene! … E l’angelo fa irruzione nella casa di Maria. E porta un saluto da parte di Dio:“Gioisci, tu che sei stata riempita di grazia, di bellezza – Maria era bella. Ma bella dentro – il Signore è con te !”.
Maria sicuramente era abituata a sentire le scritture. Io personalmente penso che Maria non era istruita, probabilmente era analfabeta, non sapeva né leggere e né scrivere. A quei tempi pochissimi sapevano leggere e scrivere, però avevano la cultura della fede orale. Allora tutto veniva tramandato a voce, pochi sapevano leggere come gli scribi. Maria però sicuramente conosceva la “scrittura”. Quelle parole le fecero subito percepire che era un momento straordinario!
E Maria è TURBATA! Fu turbata Maria per quell’annuncio e si chiedeva che senso avessero quelle parole. … L’angelo: “Non temere – quant’è bello – non temere, hai trovato grazia presso Dio, concepirai un figlio, lo darai alla luce, lo chiamerai Gesù, sarà GRANDE, sarà chiamato FIGLIO DELL’ALTISSIMO.  Si siederà sul TRONO invidiabile di suo Padre.   E il suo REGNO non avrà fine”.
C’era da dire: “Eeeeh …, che fortuna?! E’ capitato proprio a me?!”. No, no, Maria non fa così!!!  … Maria avverte un problema. Noi facciamo fatica a capire dove stava effettivamente il problema. Poi Maria dice: ”Sì, ma cosa succederà?! Io non conosco uomo!”. Eppure era già fidanzato con Giuseppe e allora il fidanzamento era già l’inizio del matrimonio. …“Come accadrà?!” Perché pone questa domanda? Dalla risposta dell’angelo si capisce allora l’ansia di Maria.  L’angelo dice: “No, Maria, stai tranquilla, lo Spirito Santo scenderà su di te, così avverrà la tua maternità”.
Eeeeh …, Maria poteva dire: “E no eh! E chi mi tutela!!  Chi mi crederà!! E se io racconto a qualcuno quello che mi è accaduto, chi mi prenderà sul serio ?!!”. L’angelo stesso avverte che sta dicendo qualcosa di enorme, tant’è vero che aggiunge: “Guarda Maria, io ti dico quello che ti debbo dire, me lo ha detto il Signore. Però se è per incoraggiarti, sappi che Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia è al sesto mese e che tutti dicevano sterile; perché nulla è impossibile a Dio!”. E Maria prontamente risponde: “Eccomi! Sono la serva del Signore! Avvenga per me!”.  Cioè, ACCADA!, SEMAFORO VERDE!, PIENA DISPONIBILITA’ !!!.
C’è da dire: “Maria? Ma che stai a dire? Prendi le tue garanzie, no??!!. No, no!, Maria NON chiede garanzie!. Maria si fida! Si fida ciecamente di Dio! E Maria non solo non chiede garanzie, Maria capisce, attenti bene, quello che spesso non capiamo: che Dio non dà a nessuno la “mappa della vita”. Bisogna fidarsi,  bisogna affidarsi!  … Maria poteva dire: “Beh, adesso aggiustiamo le cose …, spiega subito a Giuseppe, spiega …”. No, no! Maria capisce che Dio non è frettoloso!.  Noi vorremmo tutto in fretta!!!: Dio ha tempi lunghi è l’ETERNO. Il salmo che dice: “Mille anni davanti a te, sono come un giorno solo: il giorno di ieri che è passato”. Maria non si fa prendere dall’inquietudine, che cosa fa? Va da Elisabetta! Va a vivere la carità! Ha detto: “Sono la serva” e chi è servo di Dio, è servo anche dei fratelli!
Che meravigliosa coerenza è Maria. Chi è servo di Dio, è anche servo dei fratelli, chi ama Dio veramente, ama anche i fratelli perché sono figli di Dio; non si possono separare i due amori e Maria va a servire. E mentre va a vivere la carità, sentite cosa accade: Elisabetta la saluta e dice: “Appena è arrivato alle mie orecchie il tuo saluto, il bambino ha fatto un salto nel mio grembo” e , – illuminata dall’Alto evidentemente! – Elisabetta capisce che quello è il segno che le rivela un mistero che le era stato annunciato! “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?!”. Notate che era la prima voce umana che commentava il mistero avvenuto nel grembo di Maria, la prima voce umana! E aggiunge: “Beata te che hai creduto! (ndr: frase detta anche  in greco dal Cardinal Angelo Comastri,  una delle sue numerose citazioni in greco e latino non trascritte). Beata te che sei la credente, tu sei la credente per l’eccellenza!”. 
E Maria, – bada che la risposta di Maria è un vero gioiello, un capolavoro – Maria dice: “Elisabetta sono contenta, il mio spirito esulta, però guarda sono contenta non perché la mia casa è diventata una villa. La mia casa di Nazareth è quella che era prima. Sono contenta non perché mi hanno messo i vestiti di porpora, io sono vestita con le povere vesti di una popolana di Nazareth, nulla di più. Sono contenta non perché mi hanno messo a disposizione un cocchio per venire da te. Ho camminato! Ho faticato Elisabetta! Sono sudata! Ho i piedi sporchi! – sicuramente aveva i piedi pieni di polvere – Sono contenta Elisabetta, a motivo di Dio, mio salvatore, perché  – attenti a questo “perché” – perché ha posato lo sguardo sulla piccolezza della Sua serva”.
Maria capisce che Dio sta dalla parte degli umili! … Dio sta dalla parte dei piccoli! Sta dalla parte delle persone che non pesano di orgoglio! In Dio, non c’è orgoglio!! E allora Maria ritira la conseguenza, pensate che lucidità di fede, quella lucidità che spesso a noi manca.  Maria le dice: “Elisabetta siccome ho scoperto che Dio sta dalla parte degli umili come hanno annunciato tutti i profeti, allora vuol dire che gli orgogliosi stanno alle spalle di Dio!  Non vedono gli occhi di Dio!  Quelli non hanno futuro!  E allora con sicurezza, Dio disperde i superbi nei pensieri del loro cuore”. Guardate che è una parola ENORME!!! … Ma come faceva questa ragazza di 16-18 anni, vissuta in un piccolo villaggio, a dire cose così enormi??!! … Maria era donna di fede, era credente! Nessuno potrà arrivare a questa fede!  Nessuno!!! … Dio disperde i superbi nei pensieri del loro cuore, rovescia i potenti dai troni, innalza gli umili, rimanda i ricchi e gli egoisti a mani vuote: si troveranno foglie secche in mano. Che parole enormi che dice Maria! Maria è sicura di quello che dice!

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PAPA BENEDETTO: « LA VOCE DELLA CHIESA DEVE FARSI SENTIRE SENZA POSA E CON DETERMINAZIONE »

http://www.zenit.org/article-33941?l=italian

« LA VOCE DELLA CHIESA DEVE FARSI SENTIRE SENZA POSA E CON DETERMINAZIONE »

Discorso del Papa al secondo gruppo di vescovi francesi in visita « ad limina Apostolorum »

CITTA’ DEL VATICANO, sabato, 17 novembre 2012 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza il secondo gruppo di vescovi francesi « ad limina Apostolorum ». Si tratta delle province ecclesiastiche di Lille, Reims, Paris, Besançon e Dijon; delle diocesi di Strasbourg e Metz; dell’Ordinariato militare e dell’Ordinariato dei cattolici delle Chiese orientali residenti in Francia. Presentiamo in traduzione italiana il discorso pronunciato dal Papa.
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Signor Cardinale,
cari fratelli nell’episcopato,
La ringrazio, Eminenza, per le sue parole; conservo un ricordo molto vivo del mio soggiorno a Parigi nel 2008, che ha permesso intensi momenti di fede e un incontro con il mondo della cultura. Nel messaggio che le ho rivolto in occasione del raduno a Lourdes che lei ha organizzato lo scorso marzo, ho ricordato che «il concilio Vaticano II è stato e rimane un autentico segno di Dio per il nostro tempo».
Ciò è particolarmente vero nell’ambito del dialogo tra la Chiesa e il mondo, questo mondo «con il quale vive e agisce» (cfr. Gaudium et spes, n. 40 § 1) e sul quale vuole diffondere la luce che la vita divina irradia (Ibidem, § 2). Come lei sa, più la Chiesa è consapevole del suo essere e della sua missione, più è capace di amare questo mondo, di volgere su di esso uno sguardo fiducioso, ispirato da quello di Gesù, senza cedere alla tentazione dello sconforto o del ripiegamento. E «la Chiesa, compiendo la sua missione già con questo stesso fatto stimola e dà il suo contributo alla cultura umana e civile» (Ibidem, n. 58, 4), dice il concilio.
La vostra nazione è ricca di una lunga storia cristiana che non può essere ignorata o sminuita, e che testimonia con eloquenza questa verità, che configura ancora oggi la sua singolare vocazione. Non solo i fedeli delle vostre diocesi, ma i fedeli di tutto il mondo, si aspettano molto, siatene certi, dalla Chiesa che è in Francia. Come pastori, noi siamo naturalmente consapevoli dei nostri limiti; ma, confidando nella forza di Cristo, sappiamo anche che spetta a noi essere «gli araldi della fede» (Lumen gentium, n. 50), che devono, con i sacerdoti e i fedeli, testimoniare il messaggio di Cristo «in modo tale che tutte le attività terrene dei fedeli siano pervase dalla luce del Vangelo» (Gaudium et spes, n. 43 § 5).
L’Anno della fede ci permette di accrescere la nostra fiducia nella forza e nella ricchezza intrinseche del messaggio evangelico. In quante occasioni abbiamo constatato che sono le parole della fede, parole semplici e dirette, cariche della linfa della Parola divina, a toccare meglio i cuori e le menti e ad apportare le luci più decisive? Non dobbiamo quindi aver paura di parlare con un vigore tutto apostolico del mistero di Dio e del mistero dell’uomo, e di mostrare instancabilmente le ricchezze della dottrina cristiana. In essa ci sono parole e realtà, convinzioni fondamentali e modi di ragionare che sono i soli a poter portare la speranza di cui il mondo ha sete.
Nei dibattiti sociali importanti, la voce della Chiesa deve farsi sentire senza posa e con determinazione. E lo fa nel rispetto della tradizione francese in materia di distinzione tra le sfere di competenza della Chiesa e quelle di competenza dello Stato. In tale contesto, proprio l’armonia che esiste tra la fede e la ragione vi dà una certezza particolare: il messaggio di Cristo e della sua Chiesa non è solo portatore di un’identità religiosa che esigerebbe di essere rispettata come tale; esso contiene anche una saggezza che permette di esaminare con rettitudine le risposte concrete alle questioni pressanti, e talvolta angoscianti, del tempo presente. Continuando a esercitare, come voi fate, la dimensione profetica del vostro ministero episcopale, portate in questi dibattiti una parola indispensabile di verità, che rende liberi e apre i cuori alla speranza. Questa parola, ne sono convinto, è attesa. Essa trova sempre un’accoglienza favorevole quando viene presentata con carità, non come il frutto delle nostre riflessioni, ma prima di tutto come la parola che Dio vuole rivolgere a ogni uomo.
A tale proposito, mi torna in mente l’incontro che ha avuto luogo nel Collège des Bernardins. La Francia può fregiarsi di annoverare tra i suoi figli e le sue figlie numerosi intellettuali di alto livello, alcuni dei quali guardano alla Chiesa con benevolenza e rispetto. Credenti o non credenti, essi sono consapevoli delle immense sfide della nostra epoca, in cui il messaggio cristiano è un punto di riferimento insostituibile. Può essere che altre tradizioni intellettuali o filosofiche si esauriscano, ma la Chiesa trova nella sua missione divina la sicurezza e il coraggio di predicare, in ogni occasione opportuna e non opportuna, la chiamata universale alla Salvezza, la grandezza del disegno divino per l’umanità, la responsabilità dell’uomo, la sua dignità e la sua libertà, — e malgrado la ferita del peccato — la sua capacità di discernere in coscienza ciò che è vero e ciò che è buono, e la sua disponibilità alla grazia divina. Nel Collège des Bernardins ho voluto ricordare che la vita monastica, interamente orientata alla ricerca di Dio, il quaerere Deum, risulta fonte di rinnovamento e di progresso per la cultura. Le comunità religiose, e soprattutto quelle monastiche, del vostro Paese, che conosco bene, possono contare sulla vostra stima e sulla vostra attenta sollecitudine, nel rispetto del carisma proprio di ciascuna. La vita religiosa, al servizio esclusivo dell’opera di Dio, alla quale nulla può essere preferito (cfr. Regola di san Benedetto), è un tesoro nelle vostre diocesi. Essa offre una testimonianza radicale sul modo in cui l’esistenza umana, proprio quando si pone interamente nella sequela di Cristo, realizza appieno la vocazione umana alla vita beata. L’intera società, e non solo la Chiesa, viene profondamente arricchita da tale testimonianza. Offerta nell’umiltà, nella dolcezza e nel silenzio, essa apporta per così dire la prova che nell’uomo c’è di più dell’uomo stesso.
Come ricorda il Concilio, l’azione liturgica della Chiesa fa anche parte del suo contributo all’opera civilizzatrice (cfr. Gaudium et spes, n. 58, 4). La liturgia è in effetti la celebrazione dell’evento centrale della storia umana, il sacrificio redentore di Cristo. Per questo testimonia l’amore con il quale Dio ama l’umanità, testimonia che la vita dell’uomo ha un senso e che egli è per vocazione chiamato a condividere la vita gloriosa della Trinità. L’umanità ha bisogno di questa testimonianza. Ha bisogno di percepire, attraverso le celebrazioni liturgiche, la consapevolezza che la Chiesa ha della signoria di Dio e della dignità dell’uomo. Ha diritto di poter discernere, al di là dei limiti che segneranno sempre i suoi riti e le sue cerimonie, che Cristo «è presente nel sacrificio della Messa, e nella persona del ministro» (cfr. Sacrosanctum concilium, n. 7). Conoscendo le cure di cui cercate di circondare le vostre celebrazioni liturgiche, v’incoraggio a coltivare l’arte di celebrare, ad aiutare i vostri sacerdoti in tal senso, e di lavorare senza posa alla formazione liturgica dei seminaristi e dei fedeli. Il rispetto delle norme stabilite esprime l’amore e la fedeltà alla fede della Chiesa, al tesoro di grazia che essa custodisce e trasmette; la bellezza delle celebrazioni, molto più delle innovazioni e degli accomodamenti soggettivi, fa opera duratura ed efficace di evangelizzazione.
Grande è oggi la vostra preoccupazione per la trasmissione della fede alle giovani generazioni. Molte famiglie nel vostro Paese continuano a garantirla. Benedico e incoraggio di tutto cuore le iniziative che prendete per sostenere queste famiglie, per circondarle della vostra sollecitudine, per favorire la loro assunzione di responsabilità nell’ambito educativo. La responsabilità dei genitori in questo ambito è un bene prezioso, che la Chiesa difende e promuove sia come una dimensione inalienabile e fondamentale del bene comune di tutta la società, sia come un’esigenza della dignità della persona e della famiglia. Sapete anche che in questo ambito le sfide non mancano: siano esse la difficoltà legata alla trasmissione della fede ricevuta, — familiare, sociale — quella della fede accolta personalmente alla soglia dell’età adulta, o ancora, la difficoltà costituita da una vera rottura nella trasmissione, quando si succedono diverse generazioni ormai allontanatesi dalla fede viva. C’è anche l’enorme sfida di vivere in una società che non sempre condivide gli insegnamenti di Cristo, e che a volte cerca di ridicolizzare o di emarginare la Chiesa, volendo confinarla nella sola sfera privata. Per accogliere queste immense sfide, la Chiesa ha bisogno di testimoni credibili. La testimonianza cristiana radicata in Cristo e vissuta nella coerenza di vita e con autenticità, è multiforme, senza alcun schema preconcetto. Nasce e si rinnova incessantemente sotto l’azione dello Spirito Santo. A sostegno di questa testimonianza, il Catechismo della Chiesa cattolica è uno strumento molto utile, perché mostra la forza e la bellezza della fede. V’incoraggio a farlo ampiamente conoscere, in particolare in questo anno in cui celebriamo il ventesimo anniversario della sua pubblicazione.
Nel posto che vi corrisponde, voi rendete altresì testimonianza attraverso la vostra dedizione, la vostra semplicità di vita, la vostra sollecitudine pastorale, e al di sopra di tutto, attraverso l’unione tra di voi e con il Successore dell’Apostolo Pietro. Consapevoli della forza dell’esempio, saprete così trovare le parole e i gesti per incoraggiare i fedeli a incarnare questa «unità di vita». Essi devono sentire che la loro fede li impegna, che è per loro una liberazione e non un fardello, che la coerenza è fonte di gioia e di fecondità (cfr. Esortazione apostolica Christifideles laici, n. 17). Ciò vale sia per il loro attaccamento e la loro fedeltà all’insegnamento morale della Chiesa, sia, ad esempio, per il coraggio di manifestare le loro convinzioni cristiane, senza arroganza ma con rispetto, nei diversi ambiti in cui operano. Quelli fra loro che sono impegnati nella vita pubblica hanno una responsabilità particolare in questo ambito. Con i Vescovi, avranno a cuore di prestare attenzione ai progetti di leggi civili che possono attentare alla tutela del matrimonio tra un uomo e una donna, alla salvaguardia della vita umana dal concepimento fino alla morte, e al giusto orientamento della bioetica in fedeltà ai documenti del Magistero. È più che mai necessario che siano in molti i cristiani che intraprendano il cammino del servizio al bene comune, approfondendo in particolare la Dottrina sociale della Chiesa.
Potete contare sulla mia preghiera affinché i vostri sforzi in questo ambito rechino frutti abbondanti. Per concludere, invoco la benedizione del Signore su di voi, sui vostri sacerdoti e i vostri diaconi, sui religiosi e le religiose, sulle altre persone consacrate che operano nelle vostre diocesi, e sui vostri fedeli. Che Dio vi accompagni sempre! Grazie.

Publié dans:Papa Bendetto : discorsi vari |on 20 novembre, 2012 |Pas de commentaires »

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