Archive pour le 8 novembre, 2012

La Basilica Lateranense, esterno, interno « Catino »

La Basilica Lateranense, esterno, interno

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Publié dans:immagini sacre |on 8 novembre, 2012 |Pas de commentaires »

Dedicazione della Basilica Lateranense, Giovanni Paolo II (Angelus, 1986)

http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/angelus/1986/documents/hf_jp-ii_ang_19861109_it.html

GIOVANNI PAOLO II

ANGELUS

Domenica, 9 novembre 1986

1. Oggi la Chiesa celebra la festa della Dedicazione della basilica Lateranense, “omnium urbis et orbis ecclesiarum mater et caput” (“madre e capo di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe”), la cattedrale di Roma, fatta costruire dall’imperatore Costantino e inizialmente dedicata al santissimo Salvatore, e poi, sotto il pontificato di san Gregorio Magno, intitolata anche ai santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, a ciascuno dei quali era consacrato un oratorio annesso al battistero.
La Basilica del Laterano, coi palazzi adiacenti, fu per molti secoli sede abituale del Vescovo di Roma. In essa si tennero cinque Concili ecumenici, tra i quali nel 1215, sotto il papa Innocenzo III, il Lateranense IV, considerato dagli storici il Concilio più importante del medioevo. Per mille anni la storia di Roma cristiana gravitò intorno a tale basilica, che papi, imperatori, re e fedeli adornarono via via di preziosi donativi e di splendide opere d’arte, segno della loro intensa fede in Cristo.
2. Nel ricordo della iniziale dedicazione della cattedrale di Roma a Gesù Salvatore del mondo, la festività liturgica odierna ci invita a meditare su uno dei misteri fondamentali della rivelazione cristiana: Gesù di Nazaret, Messia, Signore, Figlio di Dio, è colui che ha portato la salvezza totale e definitiva agli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi! Nella sua vita pubblica Gesù si rivela come salvatore anzitutto mediante i miracoli operati a favore degli infermi, lebbrosi, ciechi, muti, storpi e perfino di morti, che egli richiama alla vita. Gesù tuttavia fa comprendere che questi suoi prodigi, questi gesti di misericordia verso i malati devono essere intesi come atti che rimandano al di là della semplice salvezza corporale. Gesù porta agli uomini una salvezza ben più profonda e radicale: egli afferma di essere venuto per “salvare ciò che era perduto” a causa del peccato; per “salvare il mondo e non per condannarlo” (cf. Lc 9, 56; 19, 10; Gv 3, 17; 12, 47).
3. Dinanzi a Cristo Salvatore, l’uomo è chiamato a una scelta decisiva, da cui dipende la sua sorte eterna. Alla scelta di fede da parte dell’uomo corrisponde, da parte di Dio, il dono della redenzione e della vita eterna.
A Cristo, Uomo–Dio, Redentore dell’uomo e della storia, va oggi la nostra umile adorazione e la nostra ardente preghiera perché l’umanità intera accolga la salvezza, che egli offre, la liberazione, che egli promette. E chiediamo anche, per noi e per tutti, l’intercessione della sua santissima Madre, mentre recitiamo la preghiera che ci ricorda l’Incarnazione del Verbo.

9 Novembre, Dedicazione della Basilica Lateranense – Omelia

http://www.qumran2.net/parolenuove/commenti.php?mostra_id=23827

Ma egli parlava del tempio del suo corpo

Movimento Apostolico – rito romano 

Dedicazione della Basilica Lateranense (09/11/2011)

Vangelo: Gv 2, 13-22  

Una religione è fatta insieme di invisibilità e di visibilità. La via per entrare nell’invisibile è sempre il visibile. Dal visibile si misura la fede che uno ha nell’invisibile. Per cui la visibilità diviene il vero metro che ci consente di quantificare la grandezza o piccolezza di ogni nostra relazione con la verità invisibile. Se diciamo che Dio è carità, affermiamo la verità invisibile del nostro Dio. Se poi questa verità invisibile non diviene verità visibile allora la nostra fede è veramente poca, scarsa, inesistente. La purezza di una religione è la perfetta conformazione dell’invisibile al visibile e del visibile all’invisibile. Il visibile abbraccia ogni cosa che in qualche modo entra in relazione con l’invisibile. Nella vera religione tutto il visibile entra in relazione con l’invisibile e per questo ogni cosa deve essere manifestazione della realtà invisibile che noi confessiamo nella fede.
Questo vale anche per il nostro corpo. Essendo esso nella realtà invisibile tempio santo del nostro Dio, dimora dello Spirito del Signore, corpo mistico di Cristo Gesù, in ogni suo più piccolo gesto, dal mangiare, vestirsi, relazionarsi alla parola, ad uno sguardo, ad un’azione anche minima di un nostro senso, deve sempre manifestare la verità invisibile nella quale noi crediamo. Gesù oggi entra in Gerusalemme e vede che la casa del Padre suo era divenuta una spelonca di ladri, un luogo di mercato. Questo visibile peccaminoso attesta che vi è una fede non santa, non buona, non pura nel cuore di chi questo tempio frequenta. La purificazione che egli opera è attestazione della necessità di purificare la verità e la fede che regnavano nel cuore di tutti. Se il visibile non viene purificato, l’invisibile rimane in noi secondo una visione falsa e menzognera, bugiarda e deleteria, perché non dona alla nostra vita la verità che professiamo e la fede che diciamo di possedere.
Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
I Giudei sanno che Gesù ha compiuto un vero gesto profetico. Si è rivelato profeta del Dio vivente in mezzo a loro. La purificazione del tempio e del culto era opera puramente profetica. Gli chiedono su quale fondamento di verità e di missione Lui ha potuto fare questo. Gesù gli risponde semplicemente che la sua autorità, o potestà è una sola: quella di ricostruire il suo tempio – cioè il suo corpo – una volta che esso fosse stato distrutto da loro. Loro lo avrebbero distrutto e Lui in tre giorni lo avrebbe nuovamente riportato in vita. È sicuramente un linguaggio oscuro quello di Gesù. Anche questo è però il linguaggio dei profeti, la cui parola si comprende solo dopo che si realizzata, quasi mai prima, essendo questa carica di tutto il mistero dell’onnipotenza divina che continua a creare contro ogni modello delle antiche creazioni, già operate dal nostro Dio e Signore. Dopo la risurrezione dal sepolcro, i discepoli si ricordarono di questa Parola e si aprirono alla retta fede nella verità del mistero del loro Maestro.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi, fate vera ogni nostra visibilità.

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