Amore e silenzio – introduzione (Certosini)
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Amore e silenzio – introduzione
Nostro Signore ci ha detto che il Regno di Dio è in mezzo a noi (Le. 17,21). E non solo in mezzo a noi, ma anche nel più intimo del nostro essere: « Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui » (Gv. 14,23).
Noi, sventuratamente, dimentichiamo troppo spesso queste verità. Ci sono, è vero, alcune anime che, nella Chiesa, si sforzano di vivere onestamente e cercano di avvicinarsi a un certo ideale di illibatezza morale, ma quanto poco sanno elevarsi nella fede, appoggiarsi nella speranza e infiammarsi di carità per partecipare completamente alla vita che Gesù ci vuole comunicare. Siamo circondati, avvolti da premure divine; abbiamo tutto ciò che è richiesto per cominciare oggi stesso un’esistenza sublime d’intimità con Dio. Cerchiamo, dunque, di avere la volontà di VIVERE la nostra VITA SOPRANNATURALE. Ne conosciamo i principi e il cammino ce n’è aperto: sarebbe una mancanza, da parte nostra, il non volerci impegnare.
Perché bisogna confessarlo » i figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce » (Le. 16,8). Abbiamo realmente ricevuto un tesoro infinito che non sappiamo apprezzare, e l’esserci dimenticati del suo vero valore non ci permette di usarlo come sarebbe conveniente. Non era forse questa dimenticanza che Nostro Signore aveva dinanzi quando ha parlato del talento sterile che il servo nasconde inutilmente sotto terra? (Mt. 25,18).
E tuttavia Gesù, più che offrirci il tesoro del suo amore intimo, ci spinge con tanta insistenza che sembra quasi costringerei ad accettarlo. Si comporta con noi un po’ come a riguardo di quei poveri dei quali parla il Vangelo che non avevano più neppure la libertà di rifiutare l’invito al divino banchetto: Forzali ad entrare » (Le. 14,23). Noi ascolteremo quest’appello e d’ora in poi la preghiera della
Chiesa sarà la nostra preghiera: « Accresci in noi, o Signore, la fede, la speranza e la carità ».
Non accontentiamoci solo di qualche atto di pietà all’inizio o nel corso delle nostre giornate. Tali pratiche non possono costituire una VITA: questo nome suppone un’attività permanente, continua. Nostro Signore vuol essere la nostra vita. Vo sono la Vita » (Gv. 11,25). Perciò bisogna aderire a Dio senza posa. Gesù non ci chiede il tal gesto o la tale formula di pietà o di devozione: Egli ci chiede ogni nostro istante, tutte le nostre forze, tutta l’anima nostra per farei, in cambio, cominciare qui in terra la nostra vita eterna. Sappiamo corrispondere all’appello di Cristo per respirare, finalmente, l’aria pura e luminosa della verità e della carità eterne.
Per aprire all’anima l’orizzonte soprannaturale, noi vorremmo abbozzare un metodo semplice e pratico di meditazione, per permetterle di abituarsi a fare di tutta la sua giornata un’orazione continua, secondo le parole del Vangelo Bisogna pregare sempre, senza stancarsi » (Le. 18, 1).
Prima di descrivere questo metodo, esporremo sommariamente i principi che gli devono servire di base; e dopo averli enunciati, mostreremo che questa dottrina, con le sue conseguenze, si trova chiaramente espressa nel Vangelo, nelle stesse parole di Gesù.
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