La lectio divina esperienza di Israele e della Chiesa
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La lectio divina esperienza di Israele e della Chiesa
Già nell’antica economia di Israele, si pregava con la Parola e si ascoltava la Parola nella preghiera. Si può vedere la descrizione di questa prassi comunitaria leggendo il c. 8 del profeta Neemia. Tale metodo che prevede la lettura, la spiegazione e la preghiera diventò il modo classico giudaico della preghiera che anche il cristianesimo ha ereditato (cf. 2 Timoteo 3,14-16), metodo non descritto ma testimoniato in diversi luoghi del Nuovo Testamento.
Generazioni di cristiani hanno continuato a pregare così, senza cedere a una pietà non biblica e non riconoscente la signoria assoluta della Parola nella vita di preghiera della chiesa. Tutti i Padri della chiesa d’oriente e d’occidente hanno praticato questo metodo della lectio divina, invitando i fedeli a fare altrettanto nelle loro case, e consegnandoci i loro splendidi commenti della Scrittura che ne erano il frutto essenziale.
Che dire poi dei monaci? Questi ne hanno fatto il centro della loro vita nei deserti e nei cenobi chiamandola l’ascesi del monaco, il suo cibo quotidiano, sicuri che «non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (cf. Deuteronomio 8,3 e Matteo 4,4). A un certo punto si è anche sentita l’esigenza di fissare per iscritto il metodo, in modo da aiutare i neofiti a quest’acquisizione della Parola nello Spirito che non solo santifica ma anche divinizza.
Un tempo di silenzio perchè Dio parli
Cerca che il luogo della lectio divina e l’ora del giorno ti permettano il silenzio esteriore, preliminare necessario al silenzio interiore.
Il Maestro è qui e ti chiama (cf. Giovanni 11,28) e per udirne la voce devi far tacere le altre voci, per ascoltare la Parola devi abbassare il tono delle parole. Ci sono tempi più adatti al silenzio rispetto ad altri: nel cuore della notte, al mattino presto, alla sera… vedi tu secondo il tuo orario di lavoro, ma resta fedele al tempo e determinalo nella tua giornata una volta per tutte. Non è serio andare incontro al Signore quando hai un vuoto tra gli impegni da riempire con la preghiera come se il Signore fosse un tappabuchi. E non dire mai: «Non ho tempo!», perché così tu dichiari di essere idolatra: il tempo della giornata è al tuo servizio e non tu schiavo del tempo!
Sii dunque avvolto dal silenzio e il tempo della lectio ritmi la tua vita. Tu sai che bisogna pregare sempre, senza stancarsi mai (cf. Luca 18,1-8 e 1 Tessalonicesi 5,17), ma sai anche che occorrono dei tempi precisi e specifici per fare questo esplicitamente e visibilmente onde sostenere la memoria Dei in tutta la tua giornata. Sei un innamorato del Signore o tendi a esserlo? Allora non disdegnare di consacrare a lui quel tempo che consacri abitualmente, senza fatica, ogni giorno a tua moglie, a tuo marito, ai tuoi familiari, ai tuoi amici.
Da cuore a cuore
Se Dio ti ha chiamato alla solitudine silenziosa, in un tempo di dialogo, è per parlare al tuo cuore. Il cuore biblico è il centro, la sede delle facoltà intellettive dell’uomo, è l’intimo più profondo della tua persona. È dunque il cuore l’organo principale della lectio divina, perché è quel nucleo centrale in cui ogni uomo vive ed esprime la sua irripetibilità personale. Ma tu sai che questo cuore può essere non circonciso (Deuteronomio 30,6 e Romani 2,29), di pietra (Ezechiele 11,19), diviso (Salmo 119,113 e Geremia 32,29), cieco (Lamentazioni 3,65); tutte espressioní queste per indicare il cuore dell’uomo lontano da Dio, non toccato dalla fede. Il cuore del credente a volte può essere appesantito da dissipazioni, ubriachezze, affanni della vita (Luca 21,34), può essere indurito, malato di sclerocardia fino a non riconoscere e non capire le parole e l’azione del Signore (Marco 6,52 e 8,17), può essere instabile, incostante, portato dunque a dimenticare e traviare la Parola (2 Pietro 3,16 e Luca 8,13). Il cuore può essere questo se succhia la sua linfa dalla carne, dalle ideologie dominanti, dall’orgoglio che è il grande peccato. Tu che ti appresti all’ascolto di Dio prendi questo tuo cuore in mano, innalzalo a Dio, perché lui lo renda cuore di carne, lo unifichi, lo renda saldo e lo purifichi.
Invocazione dello Spirito Santo
Prendi la Bibbia, portala davanti a te con riverenza perché corpo di Cristo, fai l’epiclesi, l’invocazione dello Spirito. E lo Spirito che ha presieduto alla generazione della Parola, è lui che l’ha fatta parlare e scrivere attraverso i profeti, i sapienti, Gesù, gli apostoli, gli evangelisti, è lui che l’ha data alla chiesa e l’ha fatta migrare intatta fino a te. Dettata dallo Spirito santo, solo dallo Spirito santo è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12). Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, la sua dynamis, tolga il velo ai tuoi occhi affinché tu veda il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera sola uccide! Quello Spirito che è sceso sulla vergine Maria adombrandola con la sua potenza e generando in lei il Lógos, la Parola fatta carne (Luca 1,34), quello Spirito che, sceso sugli apostoli, ha concesso loro di pervenire alla verità intiera (Giovanni 16,13) deve fare altrettanto su di te: in te generare la Parola, della totalità della verità farti partecipe. Lettura spirituale significa lettura nello Spirito santo e con lo Spirito santo delle cose dettate dallo Spirito santo. Attendilo, perché se indugia egli non tarderà (Abacuc 2,3). Sii certo della parola di Gesù: «Se voi essendo cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre darà lo Spirito santo a quelli che glielo chiedono!» (Luca 11,13).
Tu udrai dentro di te la sua parola efficace: «Effatà! Apriti!» (Marco 7,34) e non ti sentirai più solo ma accompagnato di fronte al testo biblico: come l’etiope che leggeva Isaia ma non capiva finché giunse a lui Filippo che con lo Spirito santo ricevuto nella Pentecoste gli aprì il testo e gli mutò il cuore (cf. Atti 8.2638), come i discepoli cui il Signore risorto aprì la mente all’intelligenza delle Scritture (Luca 24,45). Senza epiclesi la lectio divina resta esercizio umano, sforzo intellettuale, tutt’al più apprendimento di saggezza e non di Sapienza divina: ma questo non discernere il corpo di Cristo significa leggere a se stessi la propria condanna (cf. 1Corinzi 11,29).
Prega come sei capace, come il Signore ti concede, oppure prega anche così: «Dio nostro, Padre della luce, tu hai inviato nel mondo la tua Parola, sapienza uscita dalla tua bocca, che ha preso dominio su tutti i popoli della terra (Siracide 24,6-8). Tu hai voluto che essa prendesse una dimora in Israele e che attraverso Mosè, i profeti e i salmi (Luca 24,44) manifestasse la tua volontà e parlasse al tuo popolo del Messia Gesù.
Finalmente hai voluto che lo stesso tuo Figlio, Parola eterna presso di te, divenisse carne e ponesse la sua tenda tra di noi (Giovanni 1,1-14) quale nato da Maria e concepito dallo Spirito santo (Luca 1,35).
Manda ora su di me lo Spirito santo affinché mi dia un cuore capace di ascolto (1 Re 3,5), mi permetta di incontrarlo in queste sante Scritture e generi il Verbo in me. Questo tuo Spirito santo tolga il velo dai miei occhi (2 Corinzi 3,12-16), mi conduca a tutta la verità (Giovanni 16,13), mi dia intelligenza e perseveranza.
Te lo chiedo per Cristo, il Signore nostro, benedetto nei secoli dei secoli. Amen!».
Aiutati soprattutto, in questo tuo pregare preliminare, con il Salmo 119, il salmo dell’ascolto della Parola. È il salmo della lectio divina, il colloquio dell’Amato con l’Amante, del credente con il suo Signore!
ENZO BIANCHI, Pregare la Parola,
Introduzione alla «lectio divina»,
Piero Gribaudi Editore, Torino, 1990, pp. 94-96

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