Sigilli e lische di pesce a Gerusalemme
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03.06.2007
Sigilli e lische di pesce a Gerusalemme
L’antico sistema idrico di Gerusalemme messo in luce negli ultimi anni comprende anche una piscina scavata nella roccia. Situata nei pressi della sorgente di Gihon, nella città di Davide, cessò di essere usata verso la fine dell’ottavo secolo a.C., dopo che il re Ezechia realizzò un nuovo progetto per l’approvigionamento dell’acqua, il tunnel di Siloe.
Il prof. Ronni Reich, del dipartimento di archeologia dell’università di Haifa, e Eli Shukrun, dell’Israel Antiquities Authority (IAA), ritengono che l’area della piscina non rimase inutilizzata a lungo. Verso la fine del secolo, infatti, fu adattata ad abitazione. I nuovi proprietari, per rendere più comoda la dimora, alzarono il livello del pavimento di tre metri, riempendo la piscina con pietre e terra.
Lo scavo, condotto dall’IAA in collaborazione con l’Israel Nature and National Parks Protection Authority (INNPPA), l’Elad Association e la Gihon Company, ha portato alla luce nel pavimento vasi di argilla risalenti all’ottavo secolo a.C. I ritrovamenti più interessanti, tuttavia, si trovavano nello strato sottostante. Reich e Shukrun decisero perciò di passare al setaccio il materiale del fondo nella speranza di rinvenire oggetti che potessero contribuire a datare la struttura. Il primo passaggio non offrì risultati degni di nota.
Dalla terra sono affiorati principalmente vasi fittili tipici della Gerusalemme del periodo del Primo Tempio insieme a ossi di bovini e ovini, la cui carne faceva parte della dieta degli abitanti della città.
Reich e Shukrun intuirono che il materiale esaminato nascondeva ancora altro, pertanto si risolsero a setacciare di nuovo i 250 metri cubi di terra. Questa volta la terra fu sciacquata con acqua. Il riesame ha richiesto un anno di lavoro ma i risultati hanno premiato lo sforzo.
Sono stati scoperti frammenti di ceramica che differiscono da quelli trovati finora nella città di Davide. I ricercatori li datano all’incirca tra la seconda metà del nono secolo e gli inizi dell’ottavo secolo a.C. Un periodo che va dal regno di Ioram (852-841), figlio di Giosafat, a quello di Ioas (798-783), figlio di Acazia, nel quale Gerusalemme subiva l’influsso dei vicini settentrionali, il regno di Israele e la Fenicia. Reich, però, ritiene che la datazione sia ancora da determinare con precisione.
Con i frammenti sono stati ritrovati una notevole quantità di piccoli sigilli di circa un centimetro di diametro, utilizzati per segnare documenti e merci. Sono tutti spezzati, perché erano stati rimossi dai documenti e dalle merci. Sotto questo aspetto si distinguono da quelli ritrovati in precedenza nella città di Davide, che erano tutti integri perché dovevano servire a sigillare i documenti conservati in locali della città.
Questi sigilli sono differenti rispetto a quelli rinvenuti da Shilo per le loro caratteristiche grafiche. Circa 170 portano bolli o parti di bollo, e parte di essi hanno segni di scrittura egiziana, diversamente da quelli di Shilo, dove i nomi apparivano in scrittura semitica. Per gli esperti la scrittura dei sigilli trovati da Reich e Shukrun non fornisce parole di significato comprensibile. Non sono che una copia di segni della scrittura egiziana diffusa nell’antico Vicino Oriente. Sigilli di questo tipo vennero alla luce in scavi condotti in Samaria, la capitale del regno di Israele.
Sui sigilli sono effigiate sfingi, immagini di persone alate e dello stesso sole, sempre con ali. Ve ne sono alcuni con incisioni di lettere capitelli proto-eolici, un motivo architettonico tipico delle strutture del nono – decimo secolo a.C. in Israele e Giudea, frequente in Fenicia nei bassorilievi in avorio.
Ha destato sorpresa l’abbondanza di lische di pesci ritrovate. Dopo il secondo vaglio se ne contavano quasi 10.000. L’analisi di questi resti è stata affidata al prof. Omri Landau, un chirurgo in pensione, ora impegnato in ricerche sui resti di pesci ritrovati negli scavi. Lo studioso non ha ancora completato la sua ricerca ma, a quanto pare, le lische sono soprattutto di pesce persico e di cernia. Non si tratta del primo ritrovamento di questo genere a Gerusalemme. Il fatto curioso è che si ritrovino in così grande quantità in un solo posto. Se ne deduce che per gli abitanti di Gerusalemme il pesce era importante per la loro dieta, al punto da investire un notevole sforzo per procuraselo dalle città costiere del Mediterraneo.
I dati finora registrati, il notevole numero di sigilli con motivi non tipici del periodo del Primo Tempio, l’insolita quantità lische di pesce forniscono una probabile prova della presenza a Grusalemme di Fenici e Israeliti nella seconda metà del nono secolo a.C.
Reich ricorda che la dinastia della casa di Omri (885-874), il sovrano del regno di Israele agli inizi del nono secolo, aveva legami familiari con i Fenici. Questi legami passarono al regno di Giuda, quando Ioram, re di Giuda nel corso della seconda metà del nono secolo, sposò Atalia, figlia di Omri o del suo successore, Acab (874-853), di origini fenice. Atalia assunse il potere con la forza e governò su Giuda per un certo numero di anni prima di essere deposta (2Re 11).
E’ possibile che l’alta concentrazione di lische e di sigilli con immagini di tipo fenicio – un sigillo riporta una tipica nave fenicia, un altro un’immagine di un pesce – stia ad indicare che, prima della costruzione dell’abitazione nella piscina, era attivo nei pressi un centro amministrativo di fenici.
Reich e Shukrun fanno notare che, oltre ad Atalia, anche Ioram e Acazia probabilmente avevano stretti legami con la capitale del regno di Israele e con città della Fenicia.
L’ipotesi dell’esistenza di rapporti tra Gerusalemme e la Fenicia tra lo scorcio dell’ottavo e del nono secolo a.C. trova conferma in altri ritrovamenti tra i quali un melograno in avorio rinvenuto nella terra (del sottopavimento).
I Fenici, esperti navigatori, costruttori e mercanti, furono preziosi intermediari tra le varie culture del bacino mediterraneo. Tra le altre cose appresero dagli egiziani l’incisione dell’avorio e dall’Egitto esportarono in Assiria l’avorio grezzo. Lo stesso avvenne con i motivi artistici che portarono da un luogo a un altro, come testimoniano i simboli egiziani che appaiono sui sigilli trovati da Reich e Shukrun.
Ran Shapira, Haaretz (30 maggio 2007)

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