L’IMPORTANZA DELL’ALLELUIA
dal sito:
http://osbnorcia.org/2011/04/23/the-importance-of-alleluia/?lang=it
L’IMPORTANZA DELL’ALLELUIA
AUTORE:
Fr. Cassian Folsom, O.S.B.
DATA LITURGICA EF: Vigilia Paschalis
Con il canto del triplice Alleluia, la Chiesa proclama la Risurrezione di Cristo ed esorta tutti i fedeli a celebrare il Signore, perché è buono, perché eterna è la sua misericordia (Sal 117:1). L’Alleluia è uno dei simboli più importanti del Cristo Risorto – così importante che la Chiesa ha creato tutta una serie di gesti liturgici per sottolineare il suo ruolo privilegiato.
L’attenzione particolare alla parola “Alleluia” comincia già all’inizio della Settuagesima. Alla fine dei Primi Vespri, il Benedicamus Domino con il consueto Alleluia viene cantato secondo il tono pasquale. E da quel momento fino alla Veglia Pasquale, l’Alleluia viene sospeso. Per nove lunghe settimane non lo sentiamo più, e sostituiamo il canto dell’Alleluia con un’altra frase (Laus tibi Domine, Rex aeternae gloriae). Durante questo periodo, sentiamo la mancanza dell’Alleluia, e questa mancanza ha come obiettivo quello di aumentare il nostro desiderio per la Pasqua. San Benedetto esorta i monaci ad attendere la santa Pasqua con la gioia del desiderio spirituale (RB 49:7), e la sospensione dell’Alleluia è un modo concreto di rafforzare questo desiderio. Nel medioevo, c’erano canti speciali e riti particolari per congedare l’Alleluia in previsione del suo ritorno al momento della Veglia Pasquale. In alcune tradizioni monastiche, si scriveva la parola “Alleluia” su una pergamena, la si depositava in un contenitore speciale, e in una cerimonia para-liturgica, si nascondeva lo scrigno in uno dei locali del monastero, o addiritura si sepelliva l’Alleluia in un luogo particolare.
Successivamente aveva inizio il lungo periodo di attesa. La Veglia di questa santa notte non è un elemento isolato dall’insieme delle usanze quaresimali, ma i suoi elementi caratteristici sono presenti fin dall’inizio. Il periodo della sospensione dell’Alleluia è lungo. C’è tempo per riflettere. E’ un periodo di gestazione spirituale, di maturazione. E’ un tempo di purificazione e conversione. Il tempo non si può affrettare, si deve aspettare la Pasqua con pazienza, ma allo stesso tempo con uno slancio di desiderio spirituale. Durante questo periodo, comprendiamo meglio le parole del profeta Geremia: “E’ bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore” (Lam 2, 26).
La Veglia Pasquale, che stiamo per celebrare, completa questo lungo periodo di attesa, e quando arriva il momento giusto la Chiesa irrompe di gioia e intona solennamente l’Alleluia – non soltanto una volta, che sarebbe troppo poco, ma tre volte, per indicare la pienezza della gioia. L’Alleluia, sospeso per tanto tempo, è ormai restituito alla Chiesa, e lo cantiamo con slancio e grande entusiamo. Qual è il motivo della nostra gioia? Cristos anesti! Alethos anesti! Cristo è risorto, è veramente risorto, con la morte calpestando la morte, e ai morti nei sepolcri donando la vita. Tutto è nuovo! Nel Vangelo, si vede chiaramente che l’avvenimento della risurezzione fu totalmente inaspettato. Le donne vengono alla tomba per motivi di lutto. Per loro, l’annuncio dell’Angelo è motivo di spavento, proprio perché la risurrezione del Signore va oltre ogni categoria dell’esperienza umana. Ma quando i discepoli incontrano il Signore Risorto — e mentre, pian piano, si rendono conto del significato di questa nuova realtà — arde loro il cuore nel petto, e una nuova fonte di amore zampilla nei loro cuori al punto che devono esprimersi non in povere parole, ma in canto: Alleluia! Sant’Agostino osserva che “cantare amantis est” – è caratteristico degli inamorati di cantare. E i discepoli sono come gli inamorati, pieni di gioia indicibile. L’alleluia è il cantico nuovo della risurrezione.
Le nostre emozioni, però, sono effimere, e hanno bisogno di essere rafforzate. San Benedetto, proprio per gettare le fondamenta di una gioia duratura, prescrive che l’Alleluia debba essere cantanto per tutto il periodo che intercorre tra il giorno di Pasqua e la Pentecoste. Poi, San Benedetto spiega che oltre alla Pasqua annuale, c’è una Pasqua settimanale, cioè ogni domenica – e la domenica è un tempo privilegiato per cantare l’Alleluia. Inoltre, c’è un ricordo pasquale giornaliero, perché si canta l’Alleluia come antifona ai salmi del secondo notturno del Mattutino ogni giorno. Tutta la vita del monaco è quindi sigillata dalla Pasqua.
C’è una sequenza antica in cui l’Alleluia viene personificato, e l’inno si rivolge a questo simbolo di Cristo Risorto con l’esclamazione: “Alleluia, dolce carme, voce di gioia perenne! Alleluia, lode soave, melodia dei cori celesti” (cf. Guéranger, The Liturgical Year, v.4, p.114). Uniamo la nostra voce alla lode degli angeli, e cantiamo il nostro inno a Cristo Risorto con tutto il cuore e con tutta l’anima: Alleluia!

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