A Madrid risplende una stella (di Sandro Magister)

dal sito:

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1349004

A Madrid risplende una stella

Ma la star non sono io, avverte il papa: « Io sono solamente vicario. Rimando all’Altro che sta in mezzo a noi ». Alla vigilia della Giornata Mondiale della Gioventù, Benedetto XVI spiega perché ci va

di Sandro Magister

ROMA, 9 agosto 2011 – La preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, alla quale Benedetto XVI interverrà, è entrata nella sua fase ultima e più febbrile.
Ma entrano nel vivo anche le domande sul perché di simili adunate di giovani attorno al papa.
Già col cambio di pontificato molti avevano pensato e detto che tali Giornate si addicessero meglio a Giovanni Paolo II che al suo successore.
Ma Benedetto XVI non le ha interrotte. Nè ha rinunciato ad andarvi. Questa di Madrid è ormai la terza Giornata Mondiale della Gioventù alla quale egli partecipa, dopo quella di Colonia del 2005 e quella di Sydney del 2008.
Anzi, non ha mancato di introdurre in esse delle novità. Da Colonia in poi l’adorazione silenziosa e prolungata dell’eucaristia. E a Madrid la confessione sacramentale di alcuni giovani, da parte del papa in persona.
Le obiezioni, comunque, non sono sparite. Anche in campo cattolico gli scettici continuano a essere numerosi. Ritengono che le Giornate Mondiali della Gioventù siano « una specie di festival rock modificato in senso ecclesiale con il papa quale star », oppure « un grande spettacolo, anche bello, ma di poco significato per la domande sulla fede ».
A queste obiezioni Benedetto XVI non si è mai sottratto. Tant’è vero che le citazioni sopra riportate sono sue, testuali. Sintetizzare le critiche, per poi rispondervi, è nel suo stile.
L’ha fatto dopo la Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney, nel discorso che ha tenuto alla curia romana in occasione del Natale del 2008.
Oltre che in Australia, quell’anno papa Joseph Ratzinger si era recato negli Stati Uniti e in Francia. Qui, a Parigi, al Collège des Bernardins, aveva tenuto il 12 settembre il discorso forse più importante del suo pontificato, assieme a quello di Ratisbona.
Ebbene, riflettendo su questi suoi viaggi nel discorso alla curia romana, il papa disse che « il loro vero senso » è uno solo: « servire la presenza di Dio nell’attuale ora della storia ». Nei viaggi papali, infatti, « la Chiesa si rende pubblicamente percepibile, con essa la fede e perciò almeno la questione su Dio. Questo manifestarsi in pubblico della fede chiama in causa tutti coloro che cercano di capire il tempo presente e le forze che operano in esso ».
E subito dopo queste considerazioni, spiegò come egli vede le Giornate Mondiali della Gioventù.
Era la prima volta che rifletteva su di esse così a fondo e con parole così dirette.
Per capire con quale spirito papa Benedetto si recherà a Madrid, non resta che riascoltarlo.

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« UNA GIOIA CHE NON È PARAGONABILE CON L’ESTASI DI UN FESTIVAL ROCK »

di Benedetto XVI

[...] Il fenomeno delle Giornate Mondiali della Gioventù diventa sempre più oggetto di analisi, in cui si cerca di capire questa specie, per così dire, di cultura giovanile.
L’Australia mai prima aveva visto tanta gente da tutti i continenti come durante la Giornata Mondiale della Gioventù, neppure in occasione dell’Olimpiade. E se precedentemente c’era stato il timore che la comparsa in massa di giovani potesse comportare qualche disturbo dell’ordine pubblico, paralizzare il traffico, ostacolare la vita quotidiana, provocare violenza e dar spazio alla droga, tutto ciò si è dimostrato infondato.
È stata una festa della gioia, una gioia che infine ha coinvolto anche i riluttanti: alla fine nessuno si è sentito molestato. Le giornate sono diventate una festa per tutti, anzi solo allora ci si è veramente resi conto di che cosa sia una festa: un avvenimento in cui tutti sono, per così dire, fuori di sé, al di là di se stessi e proprio così con sé e con gli altri.
Qual è quindi la natura di ciò che succede in una Giornata Mondiale della Gioventù? Quali sono le forze che vi agiscono? Analisi in voga tendono a considerare queste giornate come una variante della moderna cultura giovanile, come una specie di festival rock modificato in senso ecclesiale con il papa quale star. Con o senza la fede, questi festival sarebbero in fondo sempre la stessa cosa, e così si pensa di poter rimuovere la questione su Dio. Ci sono anche voci cattoliche che vanno in questa direzione valutando tutto ciò come un grande spettacolo, anche bello, ma di poco significato per la questione sulla fede e sulla presenza del Vangelo nel nostro tempo. Sarebbero momenti di una festosa estasi, che però in fin dei conti lascerebbero poi tutto come prima, senza influire in modo più profondo sulla vita.
Con ciò, tuttavia, la peculiarità di quelle giornate e il carattere particolare della loro gioia, della loro forza creatrice di comunione, non trovano alcuna spiegazione.
Anzitutto è importante tener conto del fatto che le Giornate Mondiali della Gioventù non consistono soltanto in quell’unica settimana in cui si rendono pubblicamente visibili al mondo. C’è un lungo cammino esteriore ed interiore che conduce ad esse. La croce, accompagnata dall’immagine della Madre del Signore, fa un pellegrinaggio attraverso i paesi. La fede, a modo suo, ha bisogno del vedere e del toccare. L’incontro con la croce, che viene toccata e portata, diventa un incontro interiore con colui che sulla croce è morto per noi. L’incontro con la croce suscita nell’intimo dei giovani la memoria di quel Dio che ha voluto farsi uomo e soffrire con noi. E vediamo la donna che egli ci ha dato come Madre.
Le Giornate solenni sono soltanto il culmine di un lungo cammino, col quale si va incontro gli uni agli altri e insieme si va incontro a Cristo. In Australia non per caso la lunga Via Crucis attraverso la città è diventata l’evento culminante di quelle giornate. Essa riassumeva ancora una volta tutto ciò che era accaduto negli anni precedenti ed indicava colui che riunisce insieme tutti noi: quel Dio che ci ama sino alla croce. Così anche il papa non è la star intorno alla quale gira il tutto. Egli è totalmente e solamente vicario. Rimanda all’Altro che sta in mezzo a noi.
Infine la liturgia solenne è il centro dell’insieme, perché in essa avviene ciò che noi non possiamo realizzare e di cui, tuttavia, siamo sempre in attesa. Lui è presente. Lui entra in mezzo a noi. È squarciato il cielo e questo rende luminosa la terra. È questo che rende lieta e aperta la vita e unisce gli uni con gli altri in una gioia che non è paragonabile con l’estasi di un festival rock. Friedrich Nietzsche ha detto una volta: “L’abilità non sta nell’organizzare una festa, ma nel trovare le persone capaci di trarne gioia”. Secondo la Scrittura, la gioia è frutto dello Spirito Santo (cfr. Galati 5, 22): questo frutto era abbondantemente percepibile nei giorni di Sydney.
Come un lungo cammino precede le Giornate Mondiali della Gioventù, così ne deriva anche il camminare successivo. Si formano delle amicizie che incoraggiano ad uno stile di vita diverso e lo sostengono dal di dentro. Le grandi Giornate hanno, non da ultimo, lo scopo di suscitare tali amicizie e di far sorgere in questo modo nel mondo luoghi di vita nella fede, che sono insieme luoghi di speranza e di carità vissuta. [...]

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Publié dans : GMG 2011, Sandro Magister |le 17 août, 2011 |Pas de Commentaires »

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