Una breve, anzi brevissima, storia della musica (fino al medioevo)
dal sito:
http://www.antoniogramsci.com/angelamolteni/musica.htm
Una breve, anzi brevissima, storia della musica (fino al medioevo)
Milioni e milioni di anni fa, quando il nostro pianeta era appena nato e l’Uomo non ne aveva ancora calcato il suolo, già esistevano le voci della natura che riempivano l’aria con i loro molteplici suoni dai timbri diversi. Gli uccelli cantavano all’ombra delle immense foreste; i giorni, le notti si susseguivano con il loro ritmo regolare e continuo; la grande armonia dell’universo governava ogni cosa. La musica, dunque, l’eterna musica della natura, fatta di suoni, ritmi, melodie, armonie e timbri, esisteva già. Poi, dopo una lentissima e costante evoluzione, apparve l’Uomo: la sua unica forza era costituita dall’intelligenza che lo rendeva capace di comprendere l’ordine del mondo in cui viveva e di fabbricarsi i mezzi che gli avrebbero permesso di sopravvivere, ma anche, spesso, di prendere il sopravvento sulle forze ostili che lo circondavano. Egli modellò la propria voce imitando il grido degli animali che voleva attirare nei propri tranelli, studiò il ritmo delle stagioni per comprendere le abitudini degli uccelli migratori, per prevedere lo spuntare dei frutti selvatici, per fortificare i ripari per far fronte alle grandi tempeste, scrutò le leggi che governavano la natura per carpirle quei segreti che gli avrebbero permesso di rendere più agevole e sicura la propria esistenza. Nessuno può dire con certezza quali furono le prime manifestazioni musicali dell’uomo: si possono però fare congetture in base allo studio di popoli primitivi che ancora vivono nella nostra epoca: presso queste popolazioni la prima espressione musicale è il ritmo, che viene espresso con le mani, con i piedi, con i sassi, con gli utensili di lavoro. Il canto che spesso si accompagna a questo ritmo è fatto solamente di brevi sillabe gutturali, di grida inarticolate che sono espressione di sentimenti: gioia, dolore, paura, incitamento eccetera.
I primi strumenti. Non è difficile rintracciare le origini degli strumenti musicali. Dalle grosse conchiglie marine, dalle corna degli animali uccisi, dalle canne vuote nacquero i primi strumenti a fiato. I primi strumenti a corda furono invece gli stessi archi con i quali i cacciatori e i guerrieri scagliavano le loro frecce. Servendosi di tronchi cavi di alberi l’uomo imparò a costruirsi i primi strumenti a percussione. Più tardi l’uomo perfezionò la canna del proprio flauto, rendendola capace di produrre suoni diversi, aggiunse altre corde al proprio arco, creando così le prime arpe e quando imparò a lavorare i metalli si fabbricò le prime trombe. Non più allora gridi gutturali e colpi sordi e indistinti, ma la possibilità di creare vere e proprie melodie e di accompagnarle con suoni sempre più complessi. Questo processo si svolse nel corso di migliaia di anni poiché lungo e faticoso fu il cammino dell’Uomo attraverso le varie epoche che segnarono il suo cammino nella storia delle civiltà..
La musica nelle civiltà del passato. Presso i popoli più antichi la musica veniva utilizzata prevalentemente nell’ambito di cerimonie religiose. In Egitto, per esempio, i sacerdoti si tramandavano musiche sacre per accompagnare riti magici o propiziatori. Gli Egizi cantavano e danzavano accompagnandosi con arpe, flauti, cimbali durante le processioni destinate al culto pubblico. La musica era considerata un dono prezioso degli dei, fonte magica di letizia e di serenità. In Mesopotamia avvenne lo stesso, pur essendosi sviluppato un sistema di scrittura avanzato. La musica ebraica è particolarmente importante per l’influenza che avrà. Gli Ebrei attribuivano al canto un’enorme importanza nel campo spirituale. Sotto il regno di Davide le cerimonie erano imponenti e ad esse prendevano parte migliaia di coristi che accompagnavano il loro canto con gli strumenti musicali che Davide stesso aveva fatto costruire. L’esperienza musicale ebraica, attraverso la produzione di salmi, crea di fatto le basi di quello che diventerà il canto gregoriano. Alcuni documenti dell’antica musica cinese giunti fino a noi permettono di stabilire che, fin dall’antichità più remota, questo popolo impiegò per la sua musica una caratteristica scala di cinque suoni (corrispondenti agli attuali fa sol la do re = scala pentafonica): tali suoni corrispondevano rispettivamente all’imperatore, ai ministri, al popolo, ai servizi pubblici e ai prodotti della terra e del lavoro. I Cinesi costruirono diversi tipi di strumenti: timpani, tamburi, campane, flauti, liuti. Caratteristico è il king formato da pietre sonore fissate a un telaio di legno, percosse mediante martelletti. Gli Indiani coltivarono la musica fin dai tempi più antichi. Ebbero una musica religiosa e una profana destinata ad allietare i banchetti, per accompagnare le danze o le rappresentazioni teatrali. Tra i vari strumenti indiani (tam-tam, flauti, oboi, trombe) tipici sono la vina, caratteristico strumento a corde munito di due casse armoniche formate da zucche vuote e inoltre la ravanastra, il sarangi, il sitar, strumenti ad arco che si possono considerare i progenitori del violino.
La musica al tempo dei Greci e dei Romani. Sull’esperienza delle altre civiltà, soprattutto quella egizia e quella indiana, la viva genialità del popolo greco seppe creare le basi teoriche e pratiche da cui si sviluppò in seguito tutta la musica dei paesi occidentali. In Grecia la musica era considerata uno dei mezzi più efficaci per l’educazione morale e intellettuale dei cittadini e faceva parte perciò dell’insegnamento scolastico. Gli strumenti nazionali con i quali si accompagnavano il canto dei poeti e i cori delle tragedie greche furono: la lyra, formata da un guscio di testuggine che recava alcune corde di budello tese sulla sua cavità, e l’aulòs, una sorta di flauto a doppia canna. Della musica su cui venivano cantate le diverse composizioni ci è giunto pochissimo: fra gli esempi più belli due inni di Delfi risalenti al II secolo a. C. Anche nell’antica Roma la musica ebbe una importante funzione, soprattutto quale accompagnamento nelle feste religiose. I Romani non ebbero uno stile musicale proprio, ma seppero piuttosto adattare, fondere e sviluppare gli stili delle diverse civiltà con le quali venivano a contatto. La musica fu però utilizzata dai Romani per rallegrare riunioni e intrattenimenti familiari, oppure per accompagnare le evoluzioni dei commedianti o per allietare i sontuosi festini dei patrizi. Tipici strumenti romani furono la tuba e la buccina, usati esclusivamente a scopi militari per dare segnali alle truppe, incitarle al combattimento o accompagnare imponenti marce trionfali.
Il Medioevo. Il cristianesimo primitivo, privo di una forte autorità centrale, ispirandosi a elementi musicali di aree diverse (Oriente, Africa, Europa) dà vita a liturgie differenti. Il canto gregoriano, una delle prime e più importanti forme di canto religioso, deriva da quella unificazione liturgica portata a termine dalla Chiesa di Roma dopo il pontificato di Gregorio I. A fine millennio un più vivace clima culturale porta alla nascita di una nuova forma musicale religiosa che sopravviverà per almeno due secoli: il dramma liturgico. Il suo intento principale è far rivivere i momenti più significativi della storia cristiana narrandoli, e successivamente rappresentandoli, in una forma facilmente comprensibile dal popolo. Per circa un millennio il canto gregoriano costituì comunque l’unica espressione musicale degna di rilievo; dopo l’anno Mille venne acquistando importanza anche la musica profana. Nell’intento di arricchire la struttura melodica del canto gregoriano, verso il X secolo, in particolare a Parigi (Scuola di Notre Dame, cosiddetta perché sorta presso la Schola cantorum della cattedrale di Notre Dame, allora in costruzione) e a Limoges (Abbazia di Saint-Martial), si compiono i primi esperimenti che consentiranno di gettare le fondamenta teoriche dalle quali poté svilupparsi la polifonia successiva. È l’inizio di una nuova era musicale caratterizzata da un tipo di canto in cui si sovrappongono più linee melodiche (due o più voci eseguono contemporaneamente differenti melodie formanti un insieme armonico). Accanto alla musica religiosa, come si è accennato, si sviluppa una produzione musicale profana. In Francia, i trovatori al sud e i trovieri al nord, allietano le corti con melodie celebranti l’amor cortese. Lo stesso faranno un po’ più tardi in Germania i Minnesänger. Fra le forme più importanti diffuse da trovatori e trovieri si ricordano la chanson in Francia e i Lied in Germania. Sulle basi delle elaborazioni polifoniche della Scuola di Notre Dame, nel secolo XV sorge la Scuola fiamminga da cui trarranno origine i grandi capolavori del Cinquecento. Mentre a Parigi nascono le prime forme polifoniche, in Italia il canto monodico raggiunge una delle sue espressioni più elevate con la lauda, canzone popolare di ispirazione religiosa nata in seno alle comunità religiose dell’Umbria. Nella Firenze del Trecento fioriscono, per opera di valenti musicisti tra i quali primeggia Francesco Landino (1335-1397), le prime forme polifoniche profane: il madrigale, la caccia, la ballata. Nel corso del XIV secolo in Francia e in Italia si afferma l’Ars nova, dal titolo del trattato di Philippe de Vitry Ars nova musicae, in cui la nuova musica viene contrapposta a quella dell’Ars antiqua. Le maggiori novità di questa produzione risiedono nel pieno sviluppo della pratica polifonica, nella grande varietà ritmica, nell’utilizzo delle più recenti e complesse notazioni e soprattutto nel deciso favore riservato alle già citate composizioni profane del madrigale, della caccia e della ballata. In particolare l’Ars nova italiana, a differenza di quella francese, intellettuale e complessa, assume le caratteristiche principali del dolce stil novo, emergendo per semplicità, genuinità e freschezza. Gli inizi del XV secolo vedono la fioritura in Belgio e in Olanda della cosiddetta Scuola fiamminga. Raccogliendo l’eredità dell’Ars nova francese, i maggiori esponenti di questa scuola (tra cui Dufay e Ockeghem) coltivano tecniche polifoniche arricchite dall’utilizzo di un numero sempre crescente di voci e di un elaborato contrappunto.
![](http://incamminoverso.unblog.fr/wp-content/themes/quentin/images/printer.gif)
Vous pouvez laisser une réponse.
Laisser un commentaire
Vous devez être connecté pour rédiger un commentaire.