L’inquinamento luminoso (Un problema ecologico visto da una prospettiva teologica)

dal sito: 

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L’INQUINAMENTO LUMINOSO

Un problema ecologico visto da una prospettiva teologica

Molte persone, particolarmente coloro che vivono in città, non hanno mai avuto la possibilità di osservare la Via Lattea ed in qualche luogo nemmeno le stelle. La triste realtà – quella di non potere ammirare gli astri – è solo una delle conseguenze create dal problema dell’inquinamento luminoso. La principale caratteristica dell’inquinamento luminoso è che esso è causato da ogni inefficiente e non necessaria emissione di luce al di fuori delle aree che dovrebbero essere illuminate siano esse piazze, strade, o altro. Questo problema è tipicamente causato dall’utilizzo di impianti di illuminazione non ecologici, che spesso sono installati in modo non appropriato.
Attualmente l’inquinamento luminoso è divenuto uno dei più grandi nemici dell’astronomia, per tacere delle conseguenze sulla sicurezza, sulla biologia, sulla psicologia, sulla morale e l’etica che questo problema porta con sè. In questo breve saggio cercherò di fornire alcuni fondamenti teologici ad un trattato teologico-ecologico in merito al problema dell’inquinamento luminoso.

Genesi 1-3
Nelle prime pagine della Bibbia, nel libro della Genesi, troviamo una frase che ci consente di dare un fondamento teologico ad un’affermazione di tipo ecologico: Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo coltivasse e lo custodisse. (1) Questo passo biblico ha un significato speciale in quanto in esso troviamo la descrizione dei doni di Dio all’Uomo (“lo prese e lo pose nel giardino”) e dei compiti affidati da Dio all’uomo (“lo coltivasse e lo custodisse”) (2).
Per l’analisi del problema di cui stiamo parlando, la nozione di “custodire”, in ebraico “shamar”, è di grande rilevanza. È importante notare che perfino a quel tempo lo scrittore biblico come un antico semita, sente necessario preservare (“custodire”) la terra. Da qui possiamo dedurre una connessione teologico-ecologica.
Non è mia intenzione fornire fondamento a qualche teologia ecologica, né ad una ecologia su basi teologiche. Voglio solo cercare di pensare al problema dell’inquinamento luminoso considerandolo da un punto di vista teologico attraverso i testi delle Sacre Scritture.
Nel libro della Genesi troviamo la descrizione della creazione del sole, delle stelle e della luna: E Dio disse: “Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra”. E così avvenne. Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona. (3)
Nel testo del primo racconto della creazione osserviamo che lo scrittore biblico considera alcuni elementi della natura, e questi sono la presenza del sole, della luna e delle stelle come luci nel cielo ma possiamo chiaramente notare come egli parli, seppur brevemente, della differenza tra la notte ed il giorno. Possiamo anche notare come l’estensore del libro della Genesi sia perfettamente conscio dell’ordine che Dio pose nel cosmo, ordine che definisce la differenza tra notte e giorno, tra luce e buio.
Come sappiamo, l’uomo è un essere principalmente attivo durante il giorno, ma sappiamo anche che grazie al progresso tecnologico, è spesso attivo anche durante la notte e da ciò comprendiamo la necessità della luce artificiale. Il bisogno di luce artificiale non è solo inerente alle attività notturne dell’uomo, ma anche una questione di sicurezza non solo fisica ma anche psicologica. Con questo bisogna comprendere che io non intendo suggerire di rimuovere tutte le luci artificiali, bensì che dovremmo installarle correttamente in modo che non disturbino l’ordine elementare della natura, così come esso è descritto nelle prime pagine della Bibbia.
Tutti gli esseri viventi su questo pianeta hanno bisogno della netta differenziazione tra notte e giorno, tra luce ed oscurità, in quanto è un elemento importante per il nostro ecosistema globale. Possiamo immaginare quali conseguenze avremmo sulla natura, e non solo su di essa ma anche sulla stessa vita umana, se fosse sempre giorno, se la notte non esistesse. Penso che sia giunto il momento di porci seriamente la domanda di quale specie animale potrebbe sopravvivere in tali condizioni, di quante persone avrebbero disturbi del sonno e disordini del bioritmo, e quanto e come tutto ciò nuocerebbe a tutta la vita sulla terra.

Teologia Pratica – La questione del messaggio
Abbiamo visto alcune conseguenze derivanti dalla realtà dell’esistenza dell’inquinamento luminoso analizzate attraverso i testi delle Sacre Scritture. Penso sia ora necessario considerare un’altra realtà e precisamente l’illuminazione artificiale delle nostre chiese.  Le nostre chiese sono spesso illuminate male o, per meglio dire, sovra-illuminate. Arrivando a questa conclusione, sento il bisogno di chiedermi quale sia il messaggio che trasmettiamo al mondo con tutte queste luci artificiali, con tutta questa luminosità, con tutto questo riverbero? La nozione di luce in teologia è la descrizione dell’essenza del bene, mentre la nozione di oscurità è l’essenza del male, ma non dobbiamo dimenticare che anche l’eccessiva luce, il riverbero, è incluso nel male.
Voglio tornare alle prime pagine della Bibbia, alla nota storia della torre di Babele (Genesi, 11, 1-9) che parla dello stesso desiderio, della stessa bramosia che è alla base del peccato originale e cioè: “Cercare di essere Dio” o “Cercare di possedere, di raggiungere, di diventare come Dio”.
Gli uomini hanno avuto questa idea fin dall’inizio e dai testi biblici sappiamo a cosa abbia portato tale idea. Applicando questa realtà all’idea delle luci artificiali sulle nostre chiese, dobbiamo chiederci quale messaggio intendiamo rivolgere al mondo: “Stiamo costruendo una torre di Babele fatta di luci” o piuttosto “Stiamo pregando per voi e vegliando su di voi”, utilizzando bene e senza  eccessi l’illuminazione?  Mi chiedo: qualcuno pensa in che modo questa cosa completamente esterna possa influenzare un credente o meglio ancora uno che non crede affatto? Lascio questa domanda aperta a chiunque e spero che tutti cerchino di fornire una propria risposta e, quando l’avessero trovata, cerchino di operare in modo di migliorare la situazione.

Dorian Bozicevic

(Presidente della Società Astronomica « Leo Brenner » e studente del quinto anno di Teologia Cattolica all’Università di Zagabria)

(1) Gen 2, 15
(2) cfr. Adalbert REBIC, Stvaranje svijeta i covjeka, KS, Zagreb, 1996., page 121.
(3) Gen 1, 14-19
L’articolo è stato pubblicato come: Dorian BOZICEVIC, Svjetlosno zagadenje – ekoloscki problem iz teoloske perspective, in Spectrum No. 1-2/ 2002., Glas Koncilia, Zagreb 2002.

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