A CASA DI PRISCILLA E AQUILA
ho saltato alcuni ammonimenti ed aiuti di tipo pastorale, in mezzo ad alla fine, dal sito:
www.webdiocesi.chiesacattolica.it/
(il link riguarda tutte le diocesi, se volete cercare l’originale è più semplice mettere il titolo nel motore di ricerca))
Arcidiocesi di Modena-Nonantola
Ufficio Famiglia
A CASA DI PRISCILLA E AQUILA
Atti 18 1 Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. 2 Qui trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall’Italia con la moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro 3 e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende. 4 Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci.
5 Quando giunsero dalla Macedonia Sila e Timòteo, Paolo si dedicò tutto alla predicazione, affermando davanti ai Giudei che Gesù era il Cristo. 6 Ma poiché essi gli si opponevano e bestemmiavano, scuotendosi le vesti, disse: “Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente; da ora in poi io andrò dai pagani”. 7 E andatosene di là, entrò nella casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che onorava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga. 8 Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare.
9 E una notte in visione il Signore disse a Paolo: “Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere, 10 perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città”. 11 Così Paolo si fermò un anno e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio.
…
18 Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s’imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che aveva fatto. 19 Giunsero a Efeso, dove lasciò i due coniugi, ed entrato nella sinagoga si mise a discutere con i Giudei. 20 Questi lo pregavano di fermarsi più a lungo, ma non acconsentì. 21 Tuttavia prese congedo dicendo: “Ritornerò di nuovo da voi, se Dio lo vorrà”, quindi partì da Efeso. 22 Giunto a Cesarèa, si recò a salutare la Chiesa di Gerusalemme e poi scese ad Antiochia.
23 Trascorso colà un pò di tempo, partì di nuovo percorrendo di seguito le regioni della Galazia e della Frigia, confermando nella fede tutti i discepoli.
24 Arrivò a Efeso un Giudeo, chiamato Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, versato nelle Scritture. 25 Questi era stato ammaestrato nella via del Signore e pieno di fervore parlava e insegnava esattamente ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni. 26 Egli intanto cominciò a parlare francamente nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. 27 Poiché egli desiderava passare nell’Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli di fargli buona accoglienza. Giunto colà, fu molto utile a quelli che per opera della grazia erano divenuti credenti; 28 confutava infatti vigorosamente i Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo.
COMMENTO
Il cap. 18 rappresenta negli Atti alcune grosse novità:
La rilevanza di due grosse comunità: Corinto e Efeso; l’incontro con l’autorità romana (Gallione) e il riconoscimento che il Cristianesimo non contraddice la legge dello stato; un nuovo modo di procedere nell’annuncio: non più nella sinagoga, ma in un locale “laico” per avere contatti con i pagani. Infine il contatto con altri evangelizzatori: Aquila e Priscilla, Apollo.
San Paolo a Corinto nella casa di Prisca e Aquila.
San Paolo raggiunge Corinto dopo l’esperienza di Atene e il contatto, per molti versi problematico con la cultura greca. Corinto è una città ricca di commerci, politicamente e amministrativamente rilevante (è sede del governatore romano) è sede di una vita dissoluta: “Vivere alla corinzia” = vita licenziosa), dire “ragazza di Corinto” voleva dire prostituta; a Corinto su 600.000 abitanti 400.000 sono schiavi.
Paolo a Corinto lavora, entrando nel quartiere e nella corporazione dei tessitori, in casa di Aquila e Priscilla.
Il lavoro è un dato importante: Paolo ha sempre riconosciuto il diritto dei missionari al loro sostentamento.
1 Cor 9,11:“Se noi abbiamo seminato in voi le cose spirituali, è forse gran cosa raccogliere beni materiali? Se gli altri hanno tale diritto su di voi, non l’avremo noi di più?”;
Paolo vuol lavorare con le sue mani per non essere d’intralcio al Vangelo:
1 Cor 9,13: “Noi però non abbiamo voluto servirci di questo diritto, ma tutto sopportiamo per non creare intralcio al vangelo di Cristo”.
1 Cor 4,12: “Ci affatichiamo lavorando con le nostre mani”.
Per non essere di peso ad alcuno:
2 Cor 9b: “In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò per l’avvenire”
e per dare prova di disinteresse
1 Cor 9,18: “Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di predicare il vangelo senza usare del diritto conferitomi dal vangelo”.
Così tutti dobbiamo lavorare per sovvenire alle proprie necessità
1 Tes 3,10: “Se qualcuno non vuole lavorare, non mangi!”
e a quella degli altri
Atti 20,35: “In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si debbano soccorrere i deboli, ricordandovi della parola del Signore Gesù che ha detto: ‘Vi è più gioia nel dare che nel ricevere’”.
Il lavoro di Paolo consente di cogliere la sua passione per il Vangelo, per non porvi intralcio, perché sia annunciato, perché la Parola non sia incatenata. È una prova di credibilità per il Vangelo. Paolo dirà ai Romani che non si vergogna dal Vangelo, e lo dimostra al punto di superare il suo diritto al mantenimento…
Aquila e Priscilla
A Corinto Paolo è accolto in una famiglia della quale si nominano sempre insieme i coniugi: Aquila e Priscilla ( o Prisca) Serve a tutti riflettere su di loro: agli sposi per individuare i tratti del ministero vissuto in coppia; ai preti per cogliere che gli sposi non sono solo i destinatari del nostro annuncio, ma nello stesso tempo possono essere cooperatori ( sun – ergoi) nell’annuncio del vangelo, cioè partecipi del “disegno” di evangelizzazione dell’apostolo e non semplicemente dei personaggi subordinati e relegati a un ruolo di contorno.
La fisionomia di questa coppia:
Vengono da Roma, allontanati per decreto di Claudio. Il provvedimento venne preso a seguito di tensioni verificatesi nel quartiere ebreo (Trastevere) dove vivono molti ebrei (forse 50.000 ). Il motivo delle tensioni può essere l’annuncio del Vangelo e l’allontanamento della coppia farebbe pensare a un loro ruolo attivo anche a Roma. Cosa probabile dato il loro comportamento.
Accolgono, aiutano e rincuorano Paolo e viaggiano con lui (Atti 18).
Ascoltano Apollo e lo catechizzano accogliendolo, forse, nella loro comunità domestica. Qui il testo menziona prima Priscilla quasi ad indicare un suo intervento. La loro casa diventa il luogo dell’approfondimento e della comprensione della fede, da parte di un grande evangelizzatore. Il seminario di Apollo è stata una casa!
Apollo
È colto, versato nelle Scritture, sa parlare. Viene da Alessandria, ambiente raffinato. Ha però bisogno di “formarsi”, manca di una formazione completa. Da battitore libero, diventa annunciatore. L’operato di Prisca e Aquila concorre alla formazione di questo apostolo che San Paolo apprezza e stima. Lo considera, infatti, quasi suo eguale, nella convinzione che l’azione degli apostoli è sostenuta dall’azione 1 Cor 3,5-8
“Ma che cosa è mai Apollo? che cosa è mai Paolo? Ministri attraverso i quali siete venuti alla fede e ciascuno secondo che il Signore gli ha concesso. Io ho piantato Paolo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere…
Non c’è differenza fra chi pianta e chi irriga, a ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro. »
Il ministero di Aquila e Priscilla è delicato e importante: ospitano la chiesa, rischiano e faticano per essa: San Paolo spesso li ricorda nelle sue lettere:
“Vi salutano molto nel Signore Aquila e Priscilla, con la comunità che si raduna nella loro casa”. 1Cor 16,19
“Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù, per salvarmi la vita essi hanno rischiato la loro testa, e ad essi non io soltanto sono grato, ma tutta la chiesa dei Gentili, salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa”. Rm 16,3
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Il cap. 18 rappresenta negli Atti alcune grosse novità:
La rilevanza di due grosse comunità:
Corinto
Efeso
L’incontro con l’autorità romana (Gallione) e il riconoscimento che il Cristianesimo non contraddice la legge dello stato.
Un nuovo modo di procedere nell’annuncio: non più nella sinagoga, ma in un locale “laico” per avere contatti con i pagani.
Infine il contatto con altri evangelizzatori:
Aquila e Priscilla
Apollo
Proprio su questi personaggi oltre che su Paolo concentriamo la nostra attenzione sia nella comprensione del brano (I°), che sulla sua meditazione (II°).
Corinto è una città ricca di commerci, politicamente e amministrativamente rilevante (è sede del governatore romano) è sede di una vita dissoluta: “Vivere alla corinzia” = vite licenziosa, dire “ragazza di Corinto” voleva dire prostituta; a Corinto su 600.000 abitanti 400.000 sono schiavi.
Paolo vi giunge dopo lo smacco di Atene, segnato dal contatto con la sapienza greca.
Paolo a Corinto lavora, entrando nel quartiere e nella corporazione dei tessitori, in casa di Aquila e Priscilla.
Il LAVORO è un dato importante: Paolo ha sempre riconosciuto il diritto dei missionari al loro sostentamento.
1 Cor 9,11:“Se noi abbiamo seminato in voi le cose spirituali, è forse gran cosa raccogliere beni materiali? Se gli altri hanno tale diritto su di voi, non l’avremo noi di più?”;
Paolo vuol lavorare con le sue mani per non essere d’intralcio al Vangelo:
1 Cor 9,13: “Noi però non abbiamo voluto servirci di questo diritto, ma tutto sopportiamo per non creare intralcio al vangelo di Cristo”.
1 Cor 4,12: “Ci affatichiamo lavorando con le nostre mani”.
Per non essere di peso ad alcuno:
2 Cor 9b: “In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò per l’avvenire”
e per dare prova di disinteresse
1 Cor 9,18: “Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di predicare il vangelo senza usare del diritto conferitomi dal vangelo”.
Così tutti dobbiamo lavorare per sovvenire alle proprie necessità
1 Tes 3,10: “Se qualcuno non vuole lavorare, non mangi!”
e a quella degli altri
Atti 20,35: “In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si debbano soccorrere i deboli, ricordandovi della parola del Signore Gesù che ha detto: ‘Vi è più gioia nel dare che nel ricevere’”.
Il LAVORO di Paolo consente di cogliere la sua passione per il Vangelo, per non porvi intralcio, perché sia annunciato, perché la Parola non sia incatenata. È una prova di credibilità per il Vangelo.
Paolo dirà ai Romani che non si vergogna dal Vangelo, e lo dimostra al punto di superare il suo diritto al mantenimento…
Paolo è reduce dal fallimento di Atene
si scontra con la sinagoga
cerca vie nuove per l’annuncio
Proprio qui è confermato dalla potenza divina
Il voto di Paolo a Cenere.
Paolo uomo del suo tempo:
giudeo osservante, ma rapito da Cristo.
2 – Aquila e Priscilla
Anche per noi preti è importante riflettere su questi sposi: abbiamo davanti i destinatari del nostro annuncio e nello stesso tempo dei cooperatori del Vangelo.
Vengono da Roma, allontanati per decreto di Claudio. Il provvedimento venne preso a seguito di tensioni verificatesi nel quartiere ebreo (Trastevere) dove vivono molti ebrei (50.000 ± ). Il motivo delle tensioni può essere l’annuncio del Vangelo e l’allontanamento della coppia farebbe pensare a un loro ruolo attivo anche a Roma. Cosa probabile dato il loro comportamento.
Accolgono, aiutano e rincuorano Paolo e viaggiano con lui (Atti 18).
Ascoltano Apollo e lo catechizzano accogliendolo, forse, nella loro comunità domestica. Qui il testo menziona prima Priscilla quasi ad indicare un suo intervento.
“Vi salutano molto nel Signore Aquila e Priscilla, con la comunità che si raduna nella loro casa” 1Cor 16,19.
Nella loro casa ospitano la Chiesa riunita…
Rm 16,3: “Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù, per salvarmi la vita essi hanno rischiato la loro testa, e ad essi non io soltanto sono grato, ma tutta la chiesa dei Gentili, salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa”. Hanno un merito verso tutta la Chiesa…Accanto alla figura di Paolo c’è una coppia di sposi, nominata sempre insieme e con il nome della donna prima, a volte. Il loro servizio è a favore della chiesa, ed anche di Paolo.

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