Visitazione della Beata Vergine Maria

dal sito:
http://www.lavocecattolica.it/preghiera.benedetto.XVI.htm
PAPA BENEDETTO XVI
(9-10 DICEMBRE 2005)
PREGHIERA NEL SANTUARIO DI LORETO
Santa Maria, Madre di Dio, ti salutiamo nella tua casa.
Qui l’arcangelo Gabriele ti ha annunciato che dovevi diventare la Madre del Redentore; che in te il Figlio eterno del Padre, per la potenza dello Spirito Santo, voleva farsi uomo.
Qui dal profondo del tuo cuore hai detto: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc.1,38). Così in te il Verbo si è fatto carne (Gv.1,14).
Così tu sei diventata tempio vivente, in cui l’Altissimo ha preso dimora corporalmente; sei diventata porta per la quale Egli è entrato nel mondo.
Dopo il ritorno dall’Egitto qui, sotto la fedele protezione di san Giuseppe, hai vissuto insieme con Gesù fino all’ora del Suo battesimo nel Giordano.
Qui hai pregato con Lui, con le antichissime preghiere d’Israele, che allora diventavano parole del Figlio rivolte al Padre, cosicché ora noi, in queste preghiere, possiamo pregare insieme col Figlio e siamo uniti al tuo pregare, santa Vergine Madre.
Qui avete letto insieme le Sacre Scritture e certamente avete anche riflettuto sulle parole misteriose del libro del profeta Isaia: “Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità… Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo… Il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità” (Is.53,5.8.11). Già poco dopo la nascita di Gesù, il vecchio Simeone nel tempio di Gerusalemme ti aveva detto, che una spada avrebbe trafitto la tua anima (Lc.2,35).
Dopo la prima visita al tempio con il Dodicenne siete tornati in questa casa a Nazaret, e qui per molti anni hai sperimentato quello che Luca riassume nelle parole: “… e stava loro sottomesso” (Lc.2,51). Tu hai visto l’obbedienza del Figlio di Dio, l’umiltà di Colui che è il Creatore dell’universo e dai Suoi connazionali veniva chiamato ed era “il carpentiere” (Mc.6,3).
Santa Madre del Signore, aiutaci a dire “sì” alla volontà di Dio anche quando non la comprendiamo. Aiutaci a fidarci della Sua bontà anche nell’ora del buio. Aiutaci a diventare umili come lo era il tuo Figlio e come lo eri tu. Proteggi le nostre famiglie, perché siano luoghi della fede e dell’amore; perché cresca in esse quella potenza del bene di cui il mondo ha tanto bisogno. Proteggi il nostro Paese, perché rimanga un Paese credente; perché la fede ci doni l’amore e la speranza che ci indica la strada dall’oggi verso il domani. Tu, Madre buona, soccorrici nella vita e nell’ora della morte. Amen.
Benedetto XVI
dal sito:
http://www.qumran2.net/parolenuove/commenti.pax?mostra_id=22531
Visitazione della Beata Vergine Maria (31/05/2011)
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome
Movimento Apostolico – rito romano
Vangelo: Lc 1,39-56
Lo Spirito Santo si è posato sulla Vergine Maria. Il suo cuore è la sua casa sulla terra. La sua anima il suo respiro. Il suo corpo il suo cielo. La sua mente il suo pensiero. La Vergine Maria è tutta inabitata dallo Spirito del Signore in tutto il suo essere. Ella è da oggi vero strumento umano del suo amore, della sua verità, della sua santità.
Lo Spirito deve ricolmare di sé Giovanni il Battista che è ormai al sesto mese nel grembo della madre. Egli non si posa nel grembo di Elisabetta per via immediata. Lo fa per via mediata, attraverso la Madre del Figlio dell’Altissimo. Per questo muove la Madre di Dio ed Lei senza indugio, con sollecitudine e prontissima obbedienza, si reca a far visita alla cugina Elisabetta. Quando è lo Spirito che ci muove, noi facciamo le cose per un motivo, mentre sarà Lui a farle secondo il suo disegno di salvezza e la sua eterna verità di amore, misericordia, pietà, compassione, vera rivelazione.
Perché vi sia mediazione umana in ordine al dono dello Spirito Santo, è necessario che il discepolo di Gesù viva di pronta e sollecita obbedienza. Attraverso la nostra obbedienza lo Spirito di Dio si posa su di noi. Quando è su di noi, vivente in noi, operante in noi, perché noi siamo nella Parola di Cristo Gesù e del Padre dei Cieli, lo Spirito Santo ci muove per compiere le opere di redenzione, salvezza, giustificazione, elevazione spirituale e morale dell’uomo.
Se lo Spirito Santo non è in noi, perché noi non siamo nella Parola di Gesù, nella sua obbedienza e nella comunione di grazia e di verità, Egli mai potrà servirsi di noi come strumenti umani per la realizzazione della sua opera. Lo Spirito Santo è tutto nella Vergine Maria. Per mezzo di lei, Lui canta la verità della Madre di Dio e del Dio che l’ha scelta per essere la Madre del suo Figlio Unigenito. Quando noi non conosciamo la verità di una persona, è segno che lo Spirito Santo non abita in noi. Così dicasi anche della non conoscenza di Dio, imperfetta o parziale, anche questo è un segno che lo Spirito del Signore non abita in noi. Elisabetta fu piena di Spirito Santo e in un istante cantò tutto il mistero che stava vivendo la Cugina che veniva a trovarla dalla lontana Nazaret. In un attimo vive il mistero nella sua globalità e pienezza e lo cantò in modo mirabile. Se noi diventassimo un po’ più obbedienti alla Parola di Gesù, tutto il mondo per mezzo nostro sarebbe inondato di Spirito Santo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, aiutaci ad obbedire prontamente come hai fatto tu. Angeli e Santi di Dio, dateci una fede grande in ogni Parola di Dio e di Gesù.
dal sito:
http://www.zenit.org/article-26887?l=italian
IL POPOLO CATTOLICO CHE FECE L’ITALIA
Convegno a Roma su“Il contributo dei cattolici all’Unità d’Italia”
di Antonio Gaspari
ROMA, lunedì, 30 maggio 2011 (ZENIT.org).- “C’è un rapporto inscindibile tra l’Unità d’Italia e storia del cattolicesimo” lo ha affermato monsignor Rino Fisichella, intervenendo a Roma il 26 maggio al convegno sul tema “Il contributo dei cattolici all’Unità d’Italia” organizzato dalla Fondazione Italia Protagonista e dall’Associazione Cuore Azzurro.
Ribaltando i luoghi comuni che indicano l’Unità d’Italia come una guerra contro il Vaticano, il Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione ha spiegato che “ne è passata di acqua sotto i ponti da quando un frate francescano fra Giacomo da Poirino venne sospeso a divinis con la colpa di essere andato al capezzale di Cavour e di averlo confessato in punto di morte”.
“C’è una complementarietà tra i cattolici e l’Unità d’Italia”, ha sottolineato il presule ed ha poi aggiunto: “È vero, il non expedit è un fatto storico, ma nella Chiesa c’erano anche gruppi che lavoravano per la riconciliazione, i cosiddetti ‘cattolici transigenti’”.
“D’altra parte – ha continuato monsignor Fisichella – sebbene dal punto di vista culturale prevalesse una tendenza anticattolica questa non si identificava con tutto l’agire politico del momento, come dimostra il carteggio tra Pio IX e Vittorio Emanuele II”.
Secondo il Presidente del Dicastero vaticano “la politica voleva trovare una soluzione perché c’era soprattutto la dimensione del popolo naturalmente cattolico che soffriva molto del contrasto tra Chiesa e Stato”. E “in questo contesto i cattolici andarono a trovare quegli ambiti, come l’educazione, per costruire un tessuto unitario”.
“Noi possiamo celebrare i centocinquant’anni – ha concluso monsignor Fisichella – perché c’è stato un processo dinamico alimentato dai cattolici, che l’ha posto in essere, molto prima del 1861”.
Facendo riferimento al libro da lei curato e pubblicato da Lindau, “I cattolici che hanno fatto l’Italia”, la professoressa Lucetta Scaraffia ha spiegato che “le indubbie violenze e prevaricazioni nei confronti dei cattolici anziché indebolire la Chiesa l’hanno purificata e anche fortemente modernizzata”.
La docente di Storia contemporanea de La Sapienza di Roma ha rivelato che “le banche cattoliche, gli ospedali, le scuole gestite dagli istituti religiosi, le società per Azioni, sono nate per far fronte alla legge Siccardi che aveva espropriato tutto quanto era in possesso delle congregazioni religiose”.
Con spirito di conciliazione il popolo cattolico insieme a molte congregazioni di vita attiva – soprattutto quelle di origine piemontese come i salesiani e le figlie di Maria Ausiliatrice, o le suore carcerarie della marchesa di Barolo – hanno realizzato una collaborazione fattiva con i governi che si sono susseguiti al potere nei primi decenni dell`Italia unita.
Secondo la Scaraffia “queste iniziative hanno avuto il merito di anticipare, la conquista dei diritti fondamentali della donna e dell’uomo in un periodo in cui la preoccupazione della società civile era quella di formare una coscienza ai propri cittadini”.
Così che “i religiosi si sono rivelati preziosi collaboratori di chi voleva fare gli italiani dopo che l’Unità della Penisola era stata raggiunta”.
Nel dibattito è intervenuto anche il senatore Maurizio Gasparri il quale ha detto che “senza la religione cattolica, l’Italia non sarebbe quello che oggi è”. Il presidente dei senatori della maggioranza ha spiegato che “la storia d’Italia non si limita ai 150 anni di Unità ma comprende anche i secoli del pensiero cattolico, le cattedrali, l’arte” ed è evidente che “il pensiero cattolico ha costituito una parte essenziale dell’identità italiana”.
Perchè “l’Italia ha avuto nel Risorgimento il suo riconoscimento di Stato nazionale, ma prima ancora si è espressa attraverso il cristianesimo”. A conferma dei profondi legami che esistono tra la Nazione, il popolo cattolico ed i Pontefici, Gasparri ha citato diverse parti della lettera che Papa Benedetto XVI ha inviato al Presidente della Repubblica in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Il senatore Stefano De Lillo ha ricordato le figure leggendarie di due eroi del Risorgimento: Antonio Rosmini e Silvio Pellico. Due personaggi tra i più famosi nell’Ottocento e che oggi invece sembrano un po’ dimenticati.
Di Pellico il senatore De Lillo ha ricordato la grandezza umana e culturale. I suoi libri più famosi “Le mie prigioni” e “I doveri degli italiani” sono stati tradotti in più di 269 lingue, e sono ancora le opere italiane più diffuse al mondo. Per il senatore De Lillo “l’eroismo e i valori espressi nella battaglia per la libertà e per il rispetto dei diritti umani di Pellico è paragonabile a quelli del Mahatma Ghandi per l’India e di Nelson Mandela per il Sudafrica”.
In termini concreti il senatore De Lillo ha proposto di far cantare la terza strofa dell’Inno D’Italia in ogni manifestazione sportiva e pubblica, perchè nelle parole “Uniamoci, amiamoci l’unione e l’amore, Rivelano ai popoli le vie del Signore. Giuriamo far libero il suolo natio. Uniti, per Dio, chi vincer ci può?” c’è racchiusa la vera identità e il destino degli italiani.
Inoltre, dopo aver letto la Preghiera all’Italia del beato Antonio Rosmini, il senatore De Lillo ha chiesto che le opere di Pellico e quelle di Rosmini vengano riprese dalle antologie in uso in tutte le classi scolastiche.