Archive pour le 9 mai, 2011

Cirsium palustre

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Lauda Sion, italiano – Martedì della III settimana di Pasqua

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php

Martedì della III settimana di Pasqua

Meditazione del giorno

Sant Tommaso d’Aquino (1225-1274), teologo domenicano, dottore della Chiesa
Sequenza della festa del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo « Lauda Sion »

« Io sono il pane della vita »

Sion, loda il Salvatore,
la tua guida, il tuo pastore
con inni e cantici.

Impegna tutto il tuo fervote:
egli supera ogni lode,
non vi è canto che sia degno.

Pane vivo, che dà vita:
questo è tema del tuo canto,
oggetto della lode.

Veramente fu donato
agli apostoli riuniti
in fraterna e sacra cena.

Lode piena e risonante,
gioia nobile e serena
sgorghi oggi dallo spirito…

È il banchetto del nuovo Re,
nuova Pasqua, nuova legge;
e l’antico è giunto a termine.

Cede al nuovo il rito antico,
la realtà disperde l’ombra:
luce, non più tenebra.

Cristo lascia in sua memoria
ciò che ha fatto nella cena:
noi lo rinnoviamo.

Obbedienti al suo comando,
consacriamo il pane e il vino,
ostia di salvezza…

Mangi carne, bevi sangue;
ma rimane Cristo intero
in ciascuna specie.

Chi ne mangia non lo spezza,
né separa, né divide:
intatto lo riceve.

Siano uno, siano mille,
ugualmente lo ricevono:
mai è consumato…

Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non dev’essere gettato.

Con i simboli è annunziato,
in Isacco dato a morte,
nell’agnello della Pasqua,
nella manna data ai padri.

Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.

Tu che tutto sai e puoi,
che ei nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo
nella gioia dei tuoi santi.

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Our Lady of the Sign – Orthodox icons

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Lo stupore è la chiave dell’intelligenza

dal sito:

http://salute.leiweb.it/sesso-psicologia/10_a_stupore-intelligenza.shtml

Lo stupore è la chiave dell’intelligenza

Gli adulti in grado di sorprendersi hanno il cervello più sveglio e più allenato. I consigli per continuare a farvi incantare dalla vita

Lo stupore di fronte a un rubinetto: una vera sopresa per chi ha sempre preso l’acqua al pozzo (foto di Erwin Olaf apparsa su un numero di OK).

Sorpresa uguale plasticità mentale
Il verbo stupirsi, stando all’etimologia, vuol dire reagire a qualcosa di inaspettato, da cui siamo stati colpiti. «Se non sei in grado di provare né stupore né sorpresa sei per così dire morto, i tuoi occhi sono spenti», scrisse Albert Einstein.
Malgaroli annuisce: «Ha ragione lo scienziato. Lo stupore è una forma di plasticità mentale che si dovrebbe tenere viva a tutte le età».
Ma cosa avviene nella testa quando rimaniamo di sasso davanti a una situazione imprevista? «Succede che un’emozione forte stordisce il cervello», spiega Malgaroli. «All’inizio viene registrata come una sorta di preoccupazione per la novità. È il momento in cui si attivano amigdala e sistema limbico, coinvolti quando si prova una sensazione di paura, quindi la corteccia prefrontale, che interviene nella valutazione di un potenziale pericolo. Così si accende il sistema dell’attenzione, che ha sede nel tronco cerebrale e che è deputata a trovare le risorse per gestire un evento fuori dall’ordinario».
Ed è allora che l’emozione iniziale, quel misto di timore e curiosità, diventa stimolo a conoscere: carburante per la testa. «Ad accendersi sono le aree sedi del pensiero astratto: corteccia frontale, giro cingolato, lobo limbico. Infine entrano in gioco altre funzioni cognitive superiori, per stabilire un nesso tra la cosa sorprendente e quanto si conosceva. Il risultato è che, dopo essere rimasti a bocca aperta, si apprende qualcosa, e in fretta».

Fatevi incantare ogni giorno
«Per continuare a stupirsi nella vita di tutti i giorni, potete provare con questi piccoli trucchi», suggerisce la psichiatra pisana Donatella Marazziti (puoi chiederle un consulto).
• Osservate il mondo che vi circonda con attenzione, soffermatevi sui particolari, cercate legami tra gli eventi. Provate a sentirvi parte viva della natura.
• Non date tutto per scontato: opinioni, gusti e preferenze si possono cambiare, a qualsiasi età e in qualsiasi momento. Non si rimane gli stessi nel corso di una vita, per cui i cambiamenti vanno assecondati e non ostacolati.
• Lasciatevi tentare, provate e sperimentate anche quello che a prima vista non suscita il vostro interesse o sembra annoiarvi. Ascoltate i consigli di altri per intraprendere un nuovo corso in palestra, dedicarvi a un hobby insolito, andare a vedere una mostra o uno spettacolo teatrale.
Francesca Gambarini – OK La salute prima di tutto

Ultimo aggiornamento: 26 gennaio 2010

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DISCORSO DEL PAPA NELLA BASILICA DI SAN MARCO A VENEZIA

dal sito:

http://www.zenit.org/article-26618?l=italian

DISCORSO DEL PAPA NELLA BASILICA DI SAN MARCO A VENEZIA

Presiedendo la terza Assemblea ecclesiale del Patriarcato di Venezia

VENEZIA, domenica, 8 maggio 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso pronunciato dal Papa questa domenica pomeriggio nella Basilica di San Marco a Venezia presiedendo la terza Assemblea ecclesiale del Patriarcato veneziano, indetta per la chiusura della Visita pastorale del Patriarca alle parrocchie e alle varie realtà del territorio diocesano.
* * *
« Magnificat anima mea Dominum »
Cari fratelli e sorelle! Con le parole della Vergine Maria desidero innalzare insieme a voi l’inno di lode e di ringraziamento al Signore per il dono della Visita pastorale, iniziata nel Patriarcato di Venezia nel 2005 e giunta oggi alla sua provvida conclusione in questa Assemblea generale. A Dio, datore di ogni bene, rivolgiamo la nostre lode per aver sostenuto i vostri propositi spirituali e i vostri sforzi apostolici durante questo tempo della Visita pastorale, compiuta dal vostro Pastore, il Cardinale Angelo Scola, che saluto e ringrazio per le gentili parole rivoltemi a nome di tutti. Con lui saluto il Vescovo Ausiliare e Vescovo eletto di Vicenza, i Vicari episcopali e quanti lo hanno coadiuvato in questo lungo e articolato impegno pastorale, evento di grazia e di forte esperienza ecclesiale, nel quale l’intero popolo cristiano si è rigenerato nella fede, protendendosi con rinnovato slancio alla missione. Ed è pertanto specialmente a voi, cari sacerdoti, religiosi, e fedeli laici, che rivolgo il mio affettuoso saluto e il sincero apprezzamento per il vostro servizio, in particolare nello svolgimento delle Assemblee ecclesiali. Sono lieto di salutare la storica Comunità armena di Venezia con l’Abate e i monaci mechitaristi. Un pensiero va al Metropolita greco-ortodosso d’Italia Ghennadios e al Vescovo della Chiesa Ortodossa Russa Nestor, come pure ai Rappresentanti delle Comunità luterana ed anglicana.
Gratitudine e gioia sono perciò i sentimenti che caratterizzano questo nostro incontro. Esso si svolge nello spazio sacro, colmo di arte e di memoria, della Basilica di San Marco, dove la fede e la creatività umana hanno dato origine ad una eloquente catechesi per immagini. Il Servo di Dio Albino Luciani, che fu vostro indimenticabile Patriarca, così descrisse la sua prima visita in questa Basilica, da giovane sacerdote: « Mi trovai immerso in un fiume di luce … Finalmente potevo vedere e godere con i miei occhi tutto lo splendore di un mondo di arte e di bellezza unico e irripetibile, il cui fascino ti penetra nel profondo » (Io sono il ragazzo del mio Signore, Venezia-Quarto d’Altino, 1998). Questo tempio è immagine e simbolo della Chiesa di pietre vive, che siete voi, cristiani di Venezia.
« Oggi devo fermarmi a casa tua. In fretta scese e l’accolse » (Lc 19,5-6). Quante volte, durante la Visita pastorale, avete ascoltato e meditato queste parole, rivolte da Gesù a Zaccheo! Esse sono state il motivo conduttore dei vostri incontri comunitari, offrendovi uno stimolo efficace ad accogliere Gesù Risorto, via sicura per trovare pienezza di vita e di felicità. Infatti, l’autentica realizzazione dell’uomo e la sua vera gioia non si trovano nel potere, nel successo, nel denaro, ma soltanto in Dio, che Gesù Cristo ci fa conoscere e ci rende vicino. E’ questa l’esperienza di Zaccheo. Egli, secondo la mentalità corrente, ha tutto: potere e denaro. Può dirsi un « uomo arrivato »: ha fatto carriera, ha raggiunto ciò che voleva e potrebbe dire, come il ricco stolto della parabola evangelica, « anima mia hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divertiti » (Lc 12,19). Per questo il suo desiderio di vedere Gesù è sorprendente. Che cosa lo spinge a ricercare l’incontro con Lui? Zaccheo si rende conto che quanto possiede non gli basta, sente il desiderio di andare oltre. Ed ecco che Gesù, il profeta di Nazaret, passa da Gerico, la sua città. Di Lui gli è giunta l’eco di alcune parole inconsuete: beati i poveri, i miti, gli afflitti, gli affamati di giustizia. Parole per lui strane, ma forse proprio per questo affascinanti, nuove. Vuole vedere questo Gesù. Ma Zaccheo, seppure ricco e potente, è piccolo di statura. Perciò corre avanti, sale su un albero, un sicomoro. Non gli importa di esporsi al ridicolo: ha trovato un modo per rendere possibile l’incontro. E Gesù arriva, alza lo sguardo verso di lui, lo chiama per nome: « Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua » (Lc 19,5). Nulla è impossibile a Dio! Da questo incontro scaturisce per Zaccheo una vita nuova: accoglie Gesù con gioia, scoprendo finalmente la realtà che può riempire veramente e pienamente la sua vita. Ha toccato con mano la salvezza, ormai non è più quello di prima e come segno di conversione si impegna a donare metà dei suoi beni ai poveri e a restituire il quadruplo a chi aveva derubato. Ha trovato il vero tesoro, perché il Tesoro, che è Gesù, ha trovato lui!
Amata Chiesa che sei in Venezia! Imita l’esempio di Zaccheo e vai oltre! Supera e aiuta l’uomo di oggi a superare gli ostacoli dell’individualismo, del relativismo; non lasciarti mai trarre verso il basso dalle mancanze che possono segnare le comunità cristiane. Sforzati di vedere da vicino la persona di Cristo, che ha detto: « Io sono la via, la verità e la vita » (Gv 14,6). Come successore dell’Apostolo Pietro, visitando in questi giorni la vostra terra, ripeto a ciascuno di voi: non abbiate paura di andare controcorrente per incontrare Gesù, di puntare verso l’alto per incrociare il suo sguardo. Nel « logo » di questa mia Visita pastorale è rappresentata la scena di Marco che consegna il Vangelo a Pietro, tratta da un mosaico di questa Basilica. Oggi, simbolicamente, vengo a riconsegnare il Vangelo a voi, figli spirituali di san Marco, per confermarvi nella fede e incoraggiarvi dinanzi alle sfide del momento presente. Avanzate fiduciosi nel sentiero della nuova evangelizzazione, nel servizio amorevole dei poveri e nella testimonianza coraggiosa all’interno delle varie realtà sociali. Siate consapevoli d’essere portatori di un messaggio che è per ogni uomo e per tutto l’uomo; un messaggio di fede, di speranza e di carità.
Quest’invito è, in primo luogo, per voi, cari sacerdoti, configurati con il sacramento dell’Ordine a Cristo « Capo e Pastore » e posti a guida del suo popolo. Riconoscenti per l’immenso dono ricevuto, continuate a svolgere con generosità e dedizione il vostro ministero, cercando sostegno sia nella fraternità presbiterale vissuta come corresponsabilità e collaborazione, sia nella preghiera intensa e in un approfondito aggiornamento teologico e pastorale. Un pensiero affettuoso ai sacerdoti ammalati e anziani, uniti a noi spiritualmente. L’invito è poi rivolto a voi, persone consacrate, che costituite una preziosa risorsa spirituale per l’intero popolo cristiano e indicate in modo speciale, con la professione dei voti, l’importanza e la possibilità del dono totale di sé a Dio. Infine questo invito è rivolto a tutti voi, cari fedeli laici. Sappiate rendere sempre e dappertutto ragione della speranza che è in voi (cfr 1Pt 3,15). La Chiesa ha bisogno dei vostri doni e del vostro entusiasmo. Sappiate dire « sì » a Cristo che vi chiama ad essere suoi discepoli, ad essere santi. Vorrei ricordare, ancora una volta, che la « santità » non vuol dire fare cose straordinarie, ma seguire ogni giorno la volontà di Dio, vivere veramente bene la propria vocazione, con l’aiuto della preghiera, della Parola di Dio, dei Sacramenti e con lo sforzo quotidiano della coerenza. Sì, ci vogliono fedeli laici affascinati dall’ideale della « santità », per costruire una società degna dell’uomo, una civiltà dell’amore.
Nel corso della Visita pastorale avete dedicato speciale cura alla testimonianza che le vostre comunità cristiane sono chiamate a rendere, a partire dai fedeli più motivati e consapevoli. A tale proposito, vi siete giustamente preoccupati di rilanciare l’evangelizzazione e la catechesi degli adulti e delle nuove generazioni proprio a partire da piccole comunità di adulti e di genitori, che, costituendo quasi dei cenacoli domestici, possano vivere la logica dell’evento cristiano anzitutto nella testimonianza della comunione e della carità. Vi esorto a non risparmiare energie nell’annuncio del Vangelo e nell’educazione cristiana, promuovendo sia la catechesi ad ogni livello, sia quelle offerte formative e culturali che costituiscono un vostro rilevante patrimonio spirituale. Sappiate dedicare particolare cura alla formazione cristiana dei bambini, degli adolescenti e dei giovani. Essi hanno bisogno di validi punti di riferimento: siate per loro esempi di coerenza umana e cristiana. Lungo il percorso della Visita pastorale è emersa anche la necessità di un sempre maggiore impegno nella carità quale esperienza del dono generoso e gratuito di sé, come pure l’esigenza di manifestare con chiarezza il volto missionario della parrocchia, fino a creare realtà pastorali che, senza rinunciare alla capillarità, siano più capaci di slancio apostolico.
Cari amici, la missione della Chiesa porta frutto perché Cristo è realmente presente tra noi, in modo del tutto particolare nella Santa Eucaristia. La sua è una presenza dinamica, che ci afferra per farci suoi, per assimilarci a Sé. Cristo ci attira a Sé, ci fa uscire da noi stessi per fare di noi tutti una cosa sola con Lui. In questo modo Egli ci inserisce anche nella comunità dei fratelli: la comunione con il Signore è sempre anche comunione con gli altri. Per questo la nostra vita spirituale dipende essenzialmente dall’Eucaristia. Senza di essa la fede e la speranza si spengono, la carità si raffredda. Vi esorto pertanto a curare sempre più la qualità delle celebrazioni eucaristiche, specialmente di quelle domenicali, affinché il Giorno del Signore sia vissuto pienamente e illumini le vicende e le attività di tutti i giorni. Dall’Eucaristia, fonte inesauribile di amore divino, potrete attingere l’energia necessaria per portare Cristo agli altri e per portare gli altri a Cristo, per essere quotidianamente testimoni di carità e di solidarietà e per condividere i beni che la Provvidenza vi concede con i fratelli privi del necessario.
Cari amici, vi assicuro la mia preghiera, affinché l’impegnativo cammino di crescita nella comunione, che avete compiuto in questi anni della Visita pastorale, rinnovi la vita di fede dell’intera vostra Chiesa particolare e, al tempo stesso, susciti una sempre più generosa dedizione al servizio di Dio e dei fratelli. Maria Santissima, che voi venerate con il titolo di Vergine Nicopeja, la cui suggestiva immagine splende in questa Basilica, ottenga in dono per tutti voi e per l’intera Comunità diocesana la piena fedeltà a Cristo. All’intercessione della celeste Madre del Redentore e al sostegno dei Santi e Beati della vostra Terra affido il cammino che vi attende, mentre con affetto imparto a voi e all’intera Chiesa di San Marco una speciale Benedizione Apostolica, estendendola ai malati, ai carcerati e a quanti soffrono nel corpo e nello spirito.

Publié dans:Papa Benedetto XVI |on 9 mai, 2011 |Pas de commentaires »

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