Chiedete e vi sarà dato (Lc 11,1-13) [Padri della Chiesa]
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Chiedete e vi sarà dato (Lc 11,1-13)
Padri della Chiesa
Converrebbe esaminare piuttosto a fondo il cosiddetto Antico Testamento semmai vi si può trovare la preghiera di uno che chiami Dio col nome di Padre. Noi almeno per ora, per quanto cercammo, non abbiamo trovato. Non vogliamo dire che Dio non venga chiamato Padre o che coloro i quali si sono accostati alla Parola di Dio non siano chiamati figli di Dio, ma nel senso che nella preghiera non abbiamo in alcun modo trovato quella libertà di parola dimostrata dal Salvatore nel chiamare Dio: Padre. (…) Ora, non crediamo che tali espressioni ci siano state insegnate per dirle soltanto nel momento stabilito della preghiera, ma se intendiamo quanto fu spiegato … a commento di quel pregare senza interruzione (cfr 1Ts 5.17), tutta la vita di noi oranti dica incessantemente: Padre nostro che sei nei cieli, non avendo affatto sulla terra la cittadinanza, ma completamente nei cieli che sono i troni di Dio, perché il Regno di Dio è fondato in tutti coloro che portano l’immagine del Celeste (1Cor 15.49): per questo sono diventati celesti (Origene, La preghiera 22.1,5).
Quando dunque il Signore ci prescrive di chiamare nella preghiera Dio ‘Padre’, mi pare che non faccia niente altro che prescriverci il più alto ed elevato modello di vita: la verità infatti non ci insegna a mentire, così da farci dire quello che non siamo e chiamare come nostro quello che non ci è stato dato dalla natura; ma ci ammaestra in modo che chiamando nostro Padre l’incorruttibile, il giusto, il buono, mostriamo una vera parentela con lui, attraverso la rettitudine della nostra vita. Vedi quanta preparazione e qual genere di vita sono necessari per noi?
Quale e quanto zelo di pietà occorre perché innalzata la nostra coscienza a tale livello di fiducia, osiamo dire a Dio che è Padre? Se infatti badi alle ricchezze, se sei occupato negli inganni terreni, o vai in cerca della gloria da parte degli uomini, se sei schiavo delle brame delle passioni e con tutto ciò pronunci con le labbra una tale preghiera, che cosa pensi che dica chi guarda nella nostra vita ed ascolta tale preghiera? (Gregorio di Nissa, La preghiera del Signore 2).
Rivolgiti dunque direttamente al Signore: col pregare bussa, chiedi, insisti presso lo stesso Signore col quale riposano i suoi servi. (…) Quando sarai giunto ai tre pani, cioè a cibarti della Trinità e ad intenderla, avrai di che vivere e di che nutrire gli altri. Non devi temere un forestiero che arriva da un viaggio, ma accogliendolo cerca di farne un concittadino, un membro della tua famiglia, senza temere di esaurire i tuoi viveri. Quel pane non avrà fine, ma porrà fine alla tua indigenza. È pane Dio Padre, è pane Dio Figlio, è pane Dio Spirito Santo. Eterno è il Padre, coeterno il Figlio, coeterno lo Spirito Santo. Immutabile è il Padre, immutabile il Figlio, immutabile lo Spirito Santo. È creatore non solo il Padre, ma anche il Figlio e lo Spirito Santo.
È pastore e datore di vita non solo il Padre, ma anche il Figlio e lo Spirito Santo. È cibo e pane eterno tanto il Padre che il Figlio che lo Spirito Santo. Impara e insegna: vivi e nutrisci. Dio il quale dà a te, non ti dà di meglio che se stesso. O avaro, che cos’altro di più cercavi? Anche se tu chiedessi qualche altra cosa, come ti basterebbe dal momento che non ti basta Dio? (Agostino Disc. 105.4).
Altri autori cristiani
Gesù vive un rapporto nuovo col Padre, un rapporto intimo ed esclusivo, che esprime la sua identità più gelosa; c’è un segreto che unisce Gesù e il Padre: Nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre e nessuno sa chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare (Lc 10.22). Il discepolo dunque chiede di entrare in questo dialogo misterioso ed esclusivo; chiede di presentarsi davanti a Dio col volto di Gesù. E Gesù lo concede: ‘Quando pregate dite Padre …’ È la parola che egli usa regolarmente; la parola che esprime il mistero del figlio unigenito.
Poterla usare significa essere partecipi dell’esperienza di Cristo e fare con lui una cosa sola. La preghiera non è una semplice attività che l’uomo possa compiere accanto ad altre; nella preghiera l’uomo diventa se stesso nel modo più autentico, si trova senza maschere, esprime il nucleo più intimo della sua persona. E per il cristiano questo nucleo più intimo è il suo essere ‘figlio’, con un atteggiamento di piena sottomissione e di altrettanto piena fiducia. (Sirboni-Monari, Lampada ai miei passi-C p. 222)
Ma Gesù ci ripete: continua a chiedere, perché già il chiedere è una grazia, già il chiedere ti fa figlio, già il chiedere è l’esaudimento; se non trascuri questa preghiera, anche materiale, povera, ripetitiva, diverrai misteriosamente figlio, e riceverai pure il pane per nutrire altri, anche se sei stanco, arido, povero. Non si tratta, in questo brano, di una preghiera facile, tranquilla, gioiosa, che nutre, ma di una preghiera sofferta. Tuttavia è attraverso di essa che Dio ci dona il vero pane, cioè la consapevolezza della nostra condizione filiale, il dono di vivere abbandonati al Padre, con la certezza che egli non ci lascerà mai soli. (C.M. Martini, Briciole dalla tavola della Parola p. 43)

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