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« Come sei bella, amata mia, come sei bella »
La bellezza dell’amore nel Cantico dei Cantici
sintesi della relazione di Giuseppe Barbaglio
Verbania Pallanza, 16 dicembre 2000
Possiamo assegnare il seguente sottotitolo all’incontro di oggi: La bellezza dell’amore nel Cantico dei Cantici.Il Cantico è un libretto poetico formato da otto brevi capitoli.
il Cantico nella tradizione biblica
Il Cantico ha avuto difficoltà ad entrare nella bibbia ebraica, incluso poi tra i Ketubiim (gli altri scritti), insieme ai Salmi, ai Proverbi, a Giobbe e ad altri scritti recenti. Ci sono stati contrasti e perplessità. C’era chi si opponeva e chi, come il grandi Rabbi Aqiba, che sosteneva che L’intero mondo non vale il giorno in cui il Cantico fu dato ad Israele.
Una volta stabilito nell’assemblea di Jamnia (90 d.C.) il carattere sacro del testo, questo venne accolto anche dal canone cristiano, che si rifaceva a quello ebraico. Anzi nel mondo ebraico il Cantico venne utilizzato come testo liturgico in occasione della pasqua ebraica.
le interpretazioni del Cantico
Sin dai tempi antichi ha avuto molto successo la lettura allegorica. I due innamorati del libretto raffigurano Dio e il popolo di Israele. Effettivamente in molti brani della bibbia, soprattutto nella letteratura profetica, il rapporto tra Dio e il suo popolo è rappresentato in termini sponsali (Osea, Ezechiele, Geremia). Ma mentre in questi testi profetici si dice esplicitamente che Dio è lo sposo e il popolo di Israele la sposa, nel Cantico, che è una raccolta di canti di amore erotico, carnale, non si dice assolutamente nulla, non si nomina mai Dio o il popolo di Israele.
La lettura allegorica ha avuto degli sviluppi in ambito cristiano, dove l’innamorato è Dio o Cristo e l’innamorata la chiesa, facendo riferimento ad alcuni testi del Nuovo Testamento. Nei mistici poi l’innamorata diventa l’anima. Dio è l’amante a cui aspira l’anima credente. Lutero stesso sosterrà un’interpretazione simbolica. E anche in tempi recenti alcuni studiosi hanno riproposto una lettura allegorica.
La lettura letterale del testo, il suo senso primo e ovvio ci mostra che il Cantico è costituito da canti di amore di due innamorati, in un insieme difficilmente articolabile. Difficile è stabilire con esattezza epoca e ambiente di composizione dei testi.
Allo stesso modo è difficile individuare il piano dell’opera, anche se ci sono delle costanti, dei motivi che ritornano, come il motivo della contemplazione della bellezza dell’amato e dell’amata, il motivo del desiderio dell’uno verso l’altro, il motivo dell’attrazione dell’amplesso, il motivo dell’abbandono, della ricerca, e del ritrovamento, in un contesto di natura primaverile.
Oltre ai due protagonisti c’è anche un coro, che però ha un ruolo minore rispetto a quello assegnatogli nelle tragedie greche.
La poesia del Cantico e ricca di immagini che sono espressione di canoni di bellezza un po’ lontani dalla nostra sensibilità odierna. Inoltre si fa uso frequente del travestimento. I protagonisti assumono di volta in volta abiti diversi: una volta l’innamorato è il re, poi un pastore, altre volte addirittura Salomone. Lo stesso vale per l’innamorata.
esaltazione della bellezza
Questi canti sono l’esaltazione della bellezza.Sono anzitutto esaltazione della bellezza dell’innamoramento, non dell’amore. Il tema centrale è l’innamoramento tra amanti, non legati ad alcuna istituzione. Non è l’amore sponsale procreante, ma l’amore di amanti. E’ l’esaltazione dell’innamoramento per se stesso, senza altri scopi. E’ la bellezza di un amore travolgente.
E’ una bellezza dei corpi, presentati e descritti quasi anatomicamente, anche nelle parti più intime.
Ma non è solo una bellezza statuaria delle forme esterne, ma è una bellezza interiore, che si esprime attraverso la voce e lo sguardo. Occhi e voce sono espressione dell’interiorità e grazie a loro tutto il corpo diventa espressione del mondo interiore dei due innamorati.
In questo quadro è esaltata la bellezza dell’amplesso tra i due, della loro unione estatica, attraverso le immagine ardite del pascere, del bere e del mangiare.
E’ una bellezza che coinvolge tutti i sensi. Quindi non solo la vista, ma anche l’ascolto della voce, l’odore dei profumi, il gusto dei frutti, il contatto dello stringere. La bellezza affascina e prende tutta la persona, anima e corpo.
Questa bellezza suscita e appaga il dei due che si cercano, che si ritrovano, che si uniscono. E il desiderio rinvia all’estasi gioiosa della mutua appartenenza: « io sono tua e tu sei mio ». Ma più che possesso reciproco, c’è mutua donazione. Non c’è nessuna violenza, nessun dominio, nessuna oppressione dell’uno sull’altro. I possessivi « tuo » e « mio » nel Cantico si coniugano nella reciprocità.
E’ poi la bellezza di un amore esclusivo. Alla fontana sigillata può abbeverarsi solo l’innamorato: Nel Cantico viene esaltato l’amore esclusivo, senza respingere evidentemente altre forme di rapporto.
La bellezza dell’innamoramento viene rappresentata sullo sfondo di una natura piena di vita. L’innamoramento è espressione della vitalità interpersonale.
Altra caratteristica, che sembra obsoleta nella nostra società dove tutto è ostentazione, esibizione e curiosità indiscreta, è la dimensione dell’intimità. E’ una bellezza rispettosa dell’intimità.
La bellezza dell’amore di questi innamorati conosce il dramma, le difficoltà, le incomprensioni. Non tutto è esaltazione e gioia, c’è anche distanza e separazione che spinge alla ricerca insonne.
Ma come possiamo inserire questa esaltazione della bellezza dell’innamoramento al di dentro di un’esperienza religiosa, di una credenza in Dio? Questi canti si collocano bene all’interno del quadro della creazione, del mondo che Dio ha creato e che ha fatto bella ogni cosa. La natura e le persone del Cantico fanno parte della creazione e quindi l’innamoramento, l’amore estasiante e anche drammatico tra i due, fa parte della creazione, è dono di Dio.
E’ vero che nella bibbia, soprattutto in alcuni libri sapienziali, si ritrova un approccio moralistico, che storce la bocca di fronte alla bellezza (vana est pulchritudo), poco in sintonia con lo sguardo incantato sulla bellezza del mondo creato da Dio proprio del Cantico.
Se la bellezza di cui si parla nel Cantico è la bellezza dell’innamoramento vuol dire allora che questa bellezza esaltante e beatificante riguarda solo una stagione della vita, che farà comunque sentire i suoi effetti su tutte le altre stagioni della vita, sui momenti più prosaici, quando l’amore è anche fatica, accettazione sofferta, reciproca sopportazione.
Nel Cantico troviamo la bellezza del piacere e del piacersi. Il piacere è un piacere scambiato, è un piacere condiviso, è un piacersi reciprocamente. In quanto piacere condiviso è un dono di Dio, e fa parte della creazione di Dio.
Nel Cantico al centro non c’è l’ammirazione per la bellezza di oggetti esteriori, sia oggetti della natura che oggetti prodotti dall’uomo. La bellezza si colloca all’interno dell’innamoramento, all’interno dell’esperienza del rapporto tra due persone. Non è il rapporto tra un oggetto, che può estasiarci, e noi, ma tra un tu che mi estasia e un io che estasia il tu.
Viviamo in una società delle cose, non delle persone e pertanto oggi è poco considerata la bellezza del rapporto, del piacersi l’un l’altro.
Nel Cantico c’è una carnalità, ma è una carnalità di persone: non una carnalità oggetto, ma una carnalità del tu e dell’io in relazione