dal sito:
http://www.divinapastora.it/Convertire%20….in%20coraggio.htm
Convertire… in coraggio
Le preghiere che aprono e chiudono la messa di oggi sono una stupenda cornice per la rara lettura del libro di Ester durante la liturgia. Nella Colletta così preghiamo: «Ispiraci, o Padre, pensieri e propositi santi, e donaci il coraggio di attuarli…». Con ancora più grande decisione, subito dopo esserci nutriti del corpo e sangue di Cristo, benediciamo e imploriamo: «Questi santi misteri, che hai dato alla tua Chiesa come forza e vigore nel cammino della salvezza, ci siano di aiuto in ogni momento della nostra vita». Dopo aver pregato in questi termini, non possiamo che sperare ed essere certi di ottenere tutto quello che abbiamo chiesto, fidando sulla parola del Signore Gesù: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto» (Mt 7,7). Tutta questa sicurezza che ci viene dal vangelo non è assolutamente assimilabile a una sorta di comodità in cui sprofondano mollemente i ricchi e i potenti di questo mondo, e soprattutto i loro figli e i loro eredi. È lo stesso Signore a darci la «regola d’oro» non solo e non prima di tutto della vita morale, ma del nostro entrare in relazione con Dio attraverso la preghiera: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa è infatti la Legge e i Profeti» (7,12). Lungi dall’essere una scappatoia dalle proprie responsabilità, rappresenta la forza e il vigore per prendersi cura di tutti i propri obblighi nella coscienza che la vita è nelle nostre mani, ma non dipende da noi. Icona di questa capacità di rischiare tutta la propria vita per la vita degli altri è Ester: la regina povera che salva il suo popo lo non dimenticandosi di essere come tutti e scegliendo di stare con tutti. Sulla bocca di Ester, «presa da angoscia mortale per il pericolo che incombeva su di lei e il suo popolo» (Est 4,1), la preghiera assume i toni dell’estrema fiducia congiunta al rischio estremo. Nulla garantisce Ester di tornare viva dal trono impe riale del re «leone» (4,13). Al Signore non chiede garanzie, ma semplicemente il «coraggio» (4,12) purificato da ogni eccesso di temerarietà: «Metti sulla mia bocca una parola ben misurata» (4,13). Tutto il chiedere, il cercare e il bussare di Ester si basa su una duplice coscienza: riguardo a se stessa «sono sola» (4,3) e riguardo a Dio «tu sei giusto» (4,11). Con questa consapevolez za Ester può affrontare il pericolo senza fare mistero della sua paura, ma senza cedervi. Come spiega in un testo classico Ari stotele: «Il Coraggioso è un uomo che niente riesce ad abbattere, tanto quanto sia nelle possibilità di un uomo. Certo, potrà provare spavento ma terrà duro come si deve e come la ragio ne gli impone; in previsione del Bello. Perché l’obbiettivo finale della virtù è il Bello [...] così il Coraggioso è una cosa bella. È per il Bello che il Coraggioso resiste e compie tutti quegli atti che consacrano la sua virtù»[1]. In questo tempo di conversione e di fiducia possiamo chiedere a Dio, per noi e per i nostri fratelli, la grazia di avere il coraggio di cercare, di chiedere, di bussare senza cedere alla tentazione di pensare solo a noi stessi ma, di imparare a pensare agli altri come vorremmo essere pensati, soccorsi e aiutati. Se così fosse, anche il più terribile inverno si trasformerebbe in una magnifica primavera, perché il nome ebraico di Ester è Hadassa/«ramo di mirto» (Est 2.7).
Fratel Michel Davide OSB